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LA REPLICA DI BOITANI E SCARPA A FS

Federico Fabretti ha deciso di inviare a lavoce.info la sua lunghissima replica a un breve articolo pubblicato quasi un mese fa. La stessa prolissa missiva era stata inviata anche a Finanza & Mercati (3 giugno), che il 19 maggio aveva ripreso l’articolo che tanto dispiace a Fabretti. Qui di seguito, i lettori potranno trovare la nostra risposta, già pubblicata su Finanza & Mercati del 5 giugno.
Omettiamo di rispondere “a tono” e con la stessa estensione per non annoiare i suoi lettori. Ci limitiamo a osservare che, poiché il presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato, Catricalà (1), dice sostanzialmente quanto diciamo noi – anche se in modo assai più articolato, data la natura del documento della Autorità – immaginiamo ci troveremo querelati al suo fianco.
I dettagli si possono trovare nel documento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, disponibili sul sito della stessa Autorità. In realtà, su certe cose l’Antitrust è stata assai più pesante di noi, anche perché il nostro intento non era certo di scrivere un atto di accusa complessivo a FS, ma di lamentarne alcuni specifici aspetti della comunicazione. Comunicazione che – detto per inciso – abbiamo letto su una intera pagina dedicata su un noto foglio della free press nazionale, che a quanto ci consta vive dei contributi dei suoi inserzionisti; a noi non pare che questi quotidiani siano da annoverare tra i “i media istituzionali” del gruppo FS.
Sulle gare, l’Autorità antitrust dice che il provvedimento da noi stessi richiamato finisce per “sottrarre ad ogni confronto concorrenziale il settore, ben oltre la data limite del 31 dicembre 2010 prevista dalla riforma dei servizi pubblici locali, di fatto almeno fino al 2015 – se non al 2021”, che è esattamente quanto dicevamo noi. Le ragioni per le quali finora le gare sono state poco efficaci sono ampiamente spiegate nello stesso documento, nel quale si chiede poi che venga riveduta la recente normativa approvata dal Senato e ora in discussione alla Camera, perché minaccia di rendere di fatto impossibile l’adozione delle gare da parte delle regioni. Strano che FS – a suo dire tanto impegnata a favore del processo di liberalizzazione ferroviaria – non si lamenti pubblicamente per norme che, secondo l’antitrust, minacciano seriamente di far scomparire la già pallida concorrenza nel settore.
Quanto al denaro pubblico versato a FS, ci limitiamo a sottolineare come il documento dell’Antitrust lamenti che questo denaro pubblico viene pagato a FS a fronte di servizi mal (o mai) definiti, tanto che non si escludono sussidi incrociati (“il riconoscimento di corrispettivi a fronte di una mancata individuazione del confine fra l’ambito di mercato e quello del servizio universale … non esclude in linea di principio che Trenitalia possa trascinare parte dei sussidi a suo vantaggio nel mercato concorrenziale”). Allora, paghiamo questi soldi a FS come “contributi” o come “corrispettivi”? Come si vede, anche secondo l’antitrust il confine è assai labile. E comunque si tratta sempre di denaro pubblico che viene dato a FS, e dubitiamo che ai contribuenti italiani faccia una gran differenza che li si chiami “contributi” o che li si chiami “corrispettivi”. Tanto più che, in assenza di meccanismi competitivi di affidamento, nessuno sa se quei “corrispettivi” siano i minimi possibili, dato il servizio prestato. Allo stesso modo, la distinzione tra conferimenti di capitale e contributi in conto impianti (tanto cara al nostro interlocutore) è interessante dal punto di vista contabile (con evidenti riflessi sugli ammortamenti) ma poco cambia: è altro denaro pubblico che fluisce nelle casse di FS.
La cosa che veramente fatichiamo a capire è per quale ragione gli esponenti di FS si adombrino se qualcuno lo rileva. Non è colpa di FS se lo Stato e le regioni decidono di porre a carico dei contribuenti una parte del costo del servizio. È una decisione politica, non è di FS, e – detto per inciso – ci pare anche una decisione opportuna, che difendiamo. E che difenderemmo ancora di più se i soldi venissero dati, in modo trasparente, a chi ha vinto una gara realmente competitiva. Ma perché scrivere che FS non grava più sui contribuenti, se così non è?
Infine, sempre il documento dell’Autorità antitrust sottolinea ripetutamente come FS operi in un campo in cui le regole non sono bene definite, in cui non si capisce quale sia l’ambito del mercato e quello del servizio universale, e che – nelle more di tale definizione – tenga comportamenti che l’Autorità antitrust teme interferiscano con la concorrenza, danneggino i consumatori, coprano inefficienze. Ovvero, ci dice l’antitrust, abbiamo un pezzo dell’amministrazione pubblica (organizzato in forma di SpA controllata dallo Stato al 100%, e quindi da considerarsi un pezzo dell’amministrazione pubblica ai sensi di diverse Direttive Comunitarie) che opera senza chiare regole e senza che si sappia dove e se i soldi pubblici finanziano attività di servizio pubblico o attività “in concorrenza”. Difficile pensare a una definizione migliore di “Stato nello Stato”…
Il fatto che poi l’Autorità antitrust esprima anche timori che il comportamento di FS in realtà danneggi in vari modi la collettività aggiunge solo ulteriori preoccupazioni. Alla quale speriamo che FS vorrà rispondere con i fatti.
Per conto nostro, poiché FS è una impresa al 100% dello Stato e che gestisce miliardi di denaro pubblico, crediamo di avere il diritto, ma anche il dovere, di continuare a pretendere comportamenti e comunicazioni al pubblico che siano rispettose del denaro che i cittadini mettono in questa impresa.

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(1) Segnalazione AS528 del 1 giugno 2009

 

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MERCATI DEL LAVORO SULL’ORLO DELLA CRISI

10 commenti

  1. Nello

    La replica degli autori alla supponente missiva delle FS è a dir poco commovente. Sembra incredibile che in questo paese esista gente così preparata e ardimentosa come gli autori dell’articolo. Mi sento orgoglioso, una volta tanto, di essere italiano.

  2. Alessandro Spinelli

    Trovo estremamente sgradevole e vergognoso il tentativo di stroncare ogni critica (presente, ma soprattutto futura) utilizzando la minaccia della querela, ed esprimo tutta la mia solidarietà agli autori. Avendo inviato recentemente una mail di reclamo per disservizi, mi attendo che i soloni delle fs mi rispondano in tono analogo, anzichè far funzionare le loro carrette in modo migliore. Forse per fs (e non solo per loro; si possono citare decine di casi analoghi) il miglior "ritorno sull’investimento" si ottiene pagando persone che minacciano querele a chi esprime critiche. Che tristezza.

  3. sigieri

    Sarebbe interessante conoscere il contenuto della relazione che il magistrato della Corte dei Conti presso le FS ha l’obbligo di redigere sulla gestione dei fondi che lo Stato trasferisce annualmente all’impresa ferroviaria ( specificatamente, ma non solo su finalità e trasparenza degli impieghi). Trovo affatto singolare che una discussione civile finisca con la minaccia di adire le vie legali nei confronti di autori che cercano di fare chiarezza e razionalità sull’intervento pubblico nell’economia.

  4. PAOLO

    Sono uno studente di economia delle imprese Coop. e ONp il vostro lavoro è indispensabile, lavorate per chi dorme (ossia studenti, lavoratori, parte dei giornalisti, parte di docenti universitari, politici, genitori). Quindi avete un ruolo patriottico, didattico. Chi non scava non capisce e voi scavate per chi non vuole, o per chi vuole ma non ha tempo. Spero la vostra redazione duri per sempre. Continuate.

  5. Antonio Massarutto

    Lascia interdetti la risposta tra offeso e minaccioso della direzione di Trenitalia a un articolo che non faceva altro che sottolineare il vizio tutto italiano delle imprese mezze pubbliche e mezze private, che possono giocare a seconda delle convenienze la parte dell’una o dell’altra. Mentre leggevo replica e controreplica, ho pensato a quanto sarebbe stato divertente se lo scambio di opinioni fosse avvenuto non sulle asettiche pagine di un giornale online, ma a bordo di uno qualsiasi degli impresentabili carri bestiame che Trenitalia adibisce alla tratta Udine-Venezia. E hanno anche il coraggio di sostenere che negli altri paesi i corrispettivi sono allineati con i nostri? Ma hanno una vaga idea di cosa ricevono, in cambio di quel corrispettivo, i viaggiatori degli altri paesi? Una proposta per passare oltre: possibile che, nel paese dei Festival – non c’è capoluogo di provincia che non ne organizzi uno per le più svariate questioni – nessuno abbia voglia di organizzarne uno dedicato a trasporti e infrastrutture?

  6. Stefano Andreoli

    "La cosa che veramente fatichiamo a capire è per quale ragione gli esponenti di FS si adombrino se qualcuno lo rileva… perché scrivere che FS non grava più sui contribuenti, se così non è?" La mia impressione è che FS voglia far credere agli italiani di essere sottoposta alle regole del mercato, per sottrarsi a quel poco di attenzione dell’opinione pubblica e dell’accademia (grazie a Dio qualche volta indipendente) che ogni tanto la infastidisce. Inoltre i politici (e dunque anche i vertici di FS, da loro nominati) vorrebbero nascondere agli italiani che i treni, di cui tutti si lamentano, li paghiamo anche con le tasse oltre che acquistando i biglietti. Sarebbe interessante fare un sondaggio per capire quanto ci siano riusciti.

  7. bellavita

    La stagione delle privatizzazioni ci ha portato al fiorire di numerose spa che hanno preso il posto dei vituperati enti pubblici che erano tanto burocratici e fuori moda. Nessuno ha rilevato un diverso modo di procedere delle nuove spa rispetto agli enti , tolto gli astronomici compensi a amministratori delegati e no. Ma soprattutto nessuno ha rilevato il grande vantaggio procedurale per chi governa le spa: si possono facilmente aggirare le norme sugli appalti affidandosi a main contractor se non a contratti di investimento finanziario. E, soprattutto, mentre furti e tangenti all’interno di un ente pubblico sono perseguuibili d’ufficio dal pm, in una spa occorre la denuncia del rappresentante legale. Come noto, a pensar male si fa peccato…

  8. Giuliano Delfiol

    Al di là del tono sgradevolmente minatorio della lettera del Direttore R.E. di Trenitalia (siamo al punto che chi pone quesiti sulla gestione del denaro pubblico viene minacciato di querela), viene da domandare al Dirigente "Ma lei ci va mai in treno?". Intendo non solo viaggiare fra Milano e Napoli in Frecciarossa, ma anche su treni ordinari sulla stessa tratta, e sulle tratte secondarie o regionali, dove il servizio è scandaloso sotto qualsaisi punto di vista. Arzigogolare statisticamente sui costi di questa o quella voce di spesa porta poco lontano, la realtà è quella che ogni viaggiatore vive ogni giorno, a fronte della quale la lettera di Trenitalia è solo una manifestazione di supponenza. Sbandierare che con l’introduzione degli Eurostar la domanda di questi treni è esplosa, a dimostrazione del "gradimento" da parte della cosiddetta "clientela" è ridicolo: tutti viaggiano in Eurostar perchè praticamene su molte tratte non vi sono alternative accettabili, per orari e servizio. Sentir solo parlare di "clientela" da parte di Trenitalia è un’offesa al buon senso dei viaggiatori, che non sono "clienti" ma utenti obbligati di un pessimo servizio.

  9. gianluca ricozzi

    Come sempre in questo paese quando si vanno a toccare nervi scoperti del potere politico – economico, si minacciano querele e quant’altro. Tutta la mia solidarietà va agli autori, dei quali ammiro peraltro la preparazione e la onesta intellettuale. Se non fossi certo che sono già ben più che tutelati, mi offrirei io di difenderli in tribunale dalla prepotenza e supponenza di Tenitalia.

  10. federico ghezzi

    Sono amico di Carlo, e non ho nulla a che fare con FS. Sono certissimo dell’onestà intellettuale di Carlo (e Andrea). E sono piuttosto convinto che le loro critiche siano corrette. Posso dire una cosa contro corrente? Il rappresentante FS snocciola una serie di obiezioni contro le ipotesi di Carlo e Andrea. Loro si limitano a rispondere che il loro è un articoletto supportato da una approfondita analisi dell’Autorità garante. E se fosse che l’Autorità ha sbagliato? Capita anche alle migliori…. Dunque, l’eccessivo e univoco riferimento a indagini dell’Autorità potrebbe rivelarsi insufficiente. Dopo di che, ciascuno dice la sua e ciascuno può contare sui dati che il mercato mette a disposizione. Quello che in tutta la vicenda colpisce è però, secondo me, già stato messo in risalto da un messaggio precedente. Chi ha ruoli (anche) di natura istituzionale deve essere consapevole che le sue osservazioni e/o repliche hanno un peso e qualche effetto. Un economista che con dati alterati o artefatti attacchi un’impresa o una industria deve essere stigmatizzato come una impresa che si difende con dati non veritieri. La minaccia di azioni legali trascende però il dibattito civile.

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