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GIORNALI, PREVISIONI E ALTRI VENEFIZI

Apprendiamo che buona parte delle responsabilità della crisi sono attribuite dal Presidente del Consiglio ai giornali che parlano della crisi stessa e creano “sfiducia e paura, nel pubblico di consumatori, che così indugiano in comportamenti di risparmio invece che di spesa”. E poi che “non si deve continuare a parlare di una crisi profonda, chi lo fa porta nei consumatori una paura che modifica le abitudini degli acquisti. Da qui si verifica la regressione negli ordini delle aziende”. Insomma la crisi è propagata da chi ne parla e fa previsioni pessimiste.
La mente corre a frasi lette e rilette in gioventù…

“Coloro i quali avevano impugnato così risolutamente, e così a lungo, che ci fosse vicino a loro, tra loro, un germe di male, che poteva, per mezzi naturali, propagarsi e fare una strage; non potendo ormai negare il propagamento di esso, e non volendo attribuirlo a que’ mezzi (che sarebbe stato confessare a un tempo un grand’inganno e una gran colpa), erano tanto più disposti a trovarci qualche altra causa, a menar buona qualunque ne venisse messa in campo. Per disgrazia ce n’era una in pronto nelle idee e nelle tradizioni comuni allora, non qui soltanto, ma in ogni parte d’Europa: arti venefiche, operazioni diaboliche, gente congiurata a sparger la peste, per mezzo di veleni contagiosi, di malíe. Già cose tali, o somiglianti, erano state supposte e credute in molte altre pestilenze, e qui segnatamente, in quella di mezzo secolo innanzi” (A. Manzoni, I promessi sposi, Einaudi-Gallimard, pp. 457-458).
“In principio, dunque, non peste, assolutamente no, per nessun conto: proibito anche di proferire il vocabolo. Poi febbri pestilenziali: l’idea s’ammette per isbieco in un aggettivo. Poi una vera peste; vale a dire peste sì, ma in un certo senso; non peste proprio, ma una cosa alla quale non si sa trovare altro nome. Finalmente, peste senza dubbio, e senza contrasto: ma già ci s’è attaccata un’altra idea, l’idea del venefizio e del malefizio, la quale altera e confonde l’idea espressa dalla parola che non si può più mandare indietro” (ibidem, p. 461).

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10 commenti

  1. Erica Giors

    A dimostrazione del classico: cambiare tutto per non cambiare niente!

  2. marco

    Mi pare inappropriato e infelice il paragone suggerito: la peste era un fatto del tutto reale e il negarla era criminale; viceversa è innegabile che la paura giochi un ruolo non marginale nei comportamenti dei cittadini, anche di quelli che, come i dipendenti pubblici, non dovrebbero avere timori per i loro stipendi. Quanto sia importante la componente psicologica è discutibile, ma che abbia un peso è sicuro.

  3. Bruno Stucchi

    L’aspetto inconsapevolmente umoristico di questo passaggio dei Promessi Sposi è che quando Manzoni lo scrisse, sulla peste ne sapeva più o meno quanto ne sapevano i vari Don Ferrante e altri protagonisti del romanzo. E’ insomma la stessa situazione di oggi per quanto riguarda "la crisi" di cui tutti parlano senza saperne spiegare le cause reali e l’evoluzione. Forse anche in economia stiamo aspettando un AlexandreYersin?

  4. vincesc

    Siamo alla solite, per qualcuno la causa della crisi è di chi ne parla, così, come quando si scopre un reato, la colpa non è di chi l’ha fatto ma di chi l’ha scoperto…

  5. lucio

    Quando non si ha uno straccio di idea da mettere in capo per provare a risolvere il problema o quando non si ha il coraggio di agire per paura di scontentare alcuni, si grida "dagli all’untore". Siamo messi proprio male con questo governo ma siamo messi ancora peggio considerando che l’opposizione non ha né progetti alternativi e convincenti né leadership credibili.

  6. R. Pilotta

    La crisi è un fatto del tutto reale e il negarla è criminale; viceversa è innegabile che la paura giochi un ruolo non marginale nei comportamenti dei cittadini, anche di quelli che (come i medici nel caso della peste) dovrebbero avere meno timori per la loro salute. Quanto sia importante la componente psicologica nessuno lo mette in duscussione, ma non è di questo che ha parlato il governo: il suo discorso era e continua a essere in termini assoluti e non relativi. Ciò che ha sicuramente un peso è quindi il non percepire questa differenza.

  7. corrado

    Continua ancora l’azione di disinformazione a tutto campo messa in atto da questo governo che definire irresponsabile e dannoso è ancora poco. Come si può pensare che una popolazione allo stremo dopo aver esaurito anche la propria capacità di indebitamento possa ricominciare a consumare senza un serio intervento di redistribuzione del reddito? Quando si ammetterà pubblicamente che la crisi finanziaria è frutto di una politica dei redditi irresponsabile che ha finito per affossare tutta l’economia e di una ridicola pretesa della classe politica mondiale di risolverla facendo indebitare all’inverosimile le famiglie che perdono potere d’acquisto ogni giorno? In Italia sono anni che i salari diminuiscono sia in termini reali che relativi (ad esempio nell’azienda di trasporti della mia città un figlio appena assunto riceve uno stipendio che è esattamente la metà di quello del padre che fa lo stesso lavoro, ma è stato assunto prima dell’introduzione di tutte quelle leggi e regolamenti che di fatto hanno "sbianchettato" il lavoro nero). Io non credo che sia necessario scomodare la psicologia per analizzare la spesa di uno che guadagna 800 euro al mese ed è costretto a vivere in famiglia.

  8. Marino

    Gli aspetti psicologici conteranno pure, ma anche i dipendenti pubblici, avvantaggiati da stipendi sicuri e calo dell’inflazione, primo non possono costituire da soli tutta la domanda per rilanciare i consumi, e secondo, dopo dieci anni di potere d’acquisto eroso, viene spontaneo cercare di risparmiare, ricrearsi un margine per affrontare possibili difficoltà, estinguere debiti.

  9. luigi zoppoli

    E’ un segno della modernità del pensiero del presidente del consiglio e del suo governo: la peste si diffonde grazie agli untori. La crisi si diffonde per colpa di chi ne parla. Mi spiace rilevare che di fronte a queste idiozie indegne del bar sport che non escludono Banca d’Italia, ISTAT e prestigiose istituzioi oltre che organi di stampa, nessuno scriva un fondo pregando il presidente del consiglio ed il suo governo di smetterla con le fesserie e cominciare a fare il mestiere che dovrebbero. Se ne fossero capaci.

  10. Francesco

    Come sempre, la verità sta nel mezzo. Questa crisi è dovuta al denaro o meglio alla mancanza di denaro che impedisce l’accesso ai consumi, anche quelli di base, di una quota sempre crescente di persone. Oltre alla innegabile mancanza fisica del denaro (Berlusconi la nega perchè quello di vendere alle persone una realtà costruita ad arte e meno spiacevole è il suo lavoro da una vita) c’è però anche un’altrettanta innegabile mancanza di fiducia. Il denaro è infatti essenzialmente una promessa. Chi possiede il denaro ha in mano una promessa, che solo grazie alla legge diventa una quasi-garanzia, garanzia e non certezza – e qui c’è implicita la fiducia – che qualcuno faccia un lavoro per lui o che possa comprare dei beni che qualcuno produrrà. Non è forse anche fiducia quella che il lavoratore ripone nel datore di lavoro che a fine mese lo dovrà pagare per il lavoro prestato? E non è forse anche fiducia quella che il lavoratore ha nel valore del denaro che gli dovrebbe permettere di acquistare le merci per la sua sopravvivenza? Non si può negare che in questo momento storico, anche chi ha molto denaro non lo vuole spendere perchè non ha fiducia nel fatto che lo riavrà indietro.

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