In questi ultimo periodo della politica italiana siamo stati sollecitati a riflettere sulla relazione tra uso del corpo e potere, potere economico e potere politico. Analizziamo da un punto di vista economico quanto sta succedendo: dal lato della domanda e dal lato dell’offerta.
Dal lato dell’offerta, in un certo senso, tutti usiamo il corpo per guadagnare, chi usa la voce, chi usa le mani, chi usa altre parti del corpo. In una situazione di forte disparità economica (il differenziale salariale tra uomini e donne in Italia è tra il 20 e il 30 per cento) saranno le donne ad utilizzare di più alcune tipologie di lavoro come vendere l’immagine del proprio corpo, prestarla per servizi di escort, oppure per vendere servizi sessuali. Dal lato dell’offerta non sembra ci siano domande rilevanti. L’uso del corpo delle donne e degli uomini fa parte di una logica economica molto chiara che è alla base dei modelli di economia del lavoro. E’ una questione di salario orario e di disparità economica. Politiche che diminuiscano la disuguaglianza economica avrebbero un effetto negativo sull’offerta.
Molto più complessa è l’analisi della domanda. Tuttavia mai come in questa stagione della politica italiana e’ emersa chiaramente la logica della doppia morale. Una logica molto vecchia che ha radici profonde anche in certo cattolicesimo. Perche’ doppia morale? Da un lato si approva un disegno di legge (approvato dal Consiglio dei Ministri l’11 Settembre 2008) che prevede pene severe per chi compra o vende servizi sessuali in luoghi pubblici cioe’ un disegno di legge di stampo proibizionista, dall’altro si utilizza il corpo come richiamo sessuale per aumentare l’audience dei programmi televisivi e si accetta una mentalita’ di potere che "utilizza" il corpo delle donne in modi diversi inclusi servizi di escort e servizi sessuali.
Questa doppia morale ha effetti diversi sulla domanda; se il disegno di legge venisse approvato in Parlamento e se ci fossero sufficienti risorse in termini di controlli per penalizzare i clienti, un primo effetto sulla domanda potrebbe essere di scoraggiamento. A questo effetto si aggiungerebbe anche un effetto di occultamento del fenomeno; si ricorda infatti che il disegno di legge proibisce sia di vendere sesso che di comprarlo in luoghi pubblici, ma non si pronuncia se lo scambio avviene in luoghi privati. D’altro lato, invece, il continuo utilizzo di immagini di corpi come richiamo sessuale nei programmi televisivi e l’accettazione di una mentalità in cui le donne sono considerate oggetti da mostrare, da "utilizzare" ha un effetto positivo sulla domanda.
Le interpretazioni che la maggior parte delle testate giornalistiche ha contributo a diffondere sulle questioni che riguardano il corpo, il potere politico e il potere economico sono sostanzialmente di due tipologie: da un lato si sottolinea che l’attuale maggioranza politica ed in particolare il Presidente del Consiglio abbia una visione delle donne come oggetti da utilizzare, dall’altro si sottolinea l’importanza della divisione tra vita privata e vita pubblica.
La prima e’ riduttiva, la seconda incoerente.
La visione che accentua l’uso del corpo delle donne come oggetti da mostrare, da "utilizzare" di cui vantarsi in un certo mondo politico, corrisponde senz’altro a quanto abbiamo appreso da alcune interviste con Maria Teresa De Nicolò e Patrizia D’Addario (donne che hanno rilasciato interviste alla Repubblica e sono state chiamate a testimoniare dai magistrati di Bari come persone informate dei fatti) e dallo stesso avvocato del Primo Ministro.
Tuttavia è riduttiva. E’ riduttiva perché non considera che quello che conta qui non è tanto la visione della donna ma la visione del potere. Se infatti le preferenze sessuali degli uomini di potere fossero diverse non si esiterebbe a "usare" anche uomini. Inoltre non sappiamo, perché non è verificabile nel nostro contesto politico, se un potere politico femminile utilizzerebbe gli stessi strumenti. Non è verificabile ma molti studi nel settore del mercato del sesso mostrano che la richiesta di prestazioni sessuali maschili per clienti donne sia in aumento. Quindi clienti americane o europee che richiedono servizi di escort e servizi sessuali a pagamento a uomini che provengono da paesi in via di sviluppo (Brasile, Cuba, Bahamas). Anche una visione superficiale dei quotidiani, di riviste e di programmi televisivi ci conferma che l’uso del corpo maschile non solo di quello femminile serve per vendere il prodotto.
L’altra posizione quella che invoca la divisione tra vita pubblica e vita privata è anche molto difficile da sostenere. Questa divisione potrebbe essere invocata da un governo che non si pronunci su questioni morali. Un governo che non invochi la morale a sostegno di scelte e di proposte di legge sulla procreazione assistita, sul testamento biologico, sulla prostituzione. Un governo liberale nel senso storico del termine. Ma non da questo governo.
Quindi l’argomento è molto più ampio. Dal lato dell’offerta, una situazione di povertà e di disuguaglianza economica e, dal lato della domanda, una mentalità della maggioranza delle persone italiane che accetta che il potere si eserciti anche sull’ "uso" del corpo delle donne. Ma potrebbe essere anche di quello degli uomini. Infatti quello che conta qui è la disuguaglianza di potere e di risorse economiche.
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Luca Boccianti
Potrei avere qualche esempio? Mi pare che esistano ccnl, minimi sindacali, parcelle minime eccetera che non fanno differenze di sesso. certo vi sono grandi quantità di uomini e donne che lavorano al di fuori di questi inquadramenti, ad esempio partite iva, collaboratori a progetto eccetera. conosco bene la situazione perché è la mia. ma anche qui, non ho mai visto differenze retributive in base al sesso. anzi, se una donna fosse disposta ad accettare di meno di un uomo, il tipico datore non aspetterebbe altro per "licenziare" l’uomo e "assumere" la donna. esisteranno senz’altro situazioni lavorative in cui l’arbitrio del datore permette di dire "a te dò 100 perché sei maschio, a lei dò 80 perché è una donna": sarebbe interessante sapere quante donne rispetto al totale delle occupate lo sono in queste situazioni. sarebbe anche interessante notare come se aumentasse la tutela verso il lavoro tout court e si limitasse l’uso di forme contrattuali "precarie" là dove il rapporto di lavoro è praticamente quello del subordinato, di ciò ne gioverebbero in ugual misura sia uomini che donne.
Sestante
Mi pare che qui manchi un elemento importante che incide sull’etica pubblica. gli scambi tra prestazione sessuale e concessioni politico o economiche. Un capo potrebbe offrire, in cambio di una prestazione sessuale, un favore di qualsiasi tipo: non solo denaro, ma, per esempio, una candidatura politica. E questo trovo che perturbi non poco l’etica pubblica, con in più la beffa di far passare queste concessioni come un contributo alle pari opportunità, e con questa mistificazione ci guadagnerebbe anche il consenso politico delle donne.
Valerio
Sono completamente d’accordo! Studio psicologia e vorrei segnalare il processo di "oggettivazione", che qui è ben accennato, come "strumentalizzazione e utilizzazione di qualcuno come fosse un oggetto per determinati propri scopi indipendenti da quella persona, che non viene più considerata come tale, ma in base ad alcune specifiche caratteristiche escludendo tutte le altre, fino a svuotarla della sua umanità". Questa è l’idea delle donne in particolare, cioè l’oggettivazione femminile, che ci viene somministrata soprattutto dalle televisioni, quelle mediaset prima ed ora tutte le altre. Consiglio di guardare questo interessante documentario: . Ma io pongo una domanda: quali sono gli effetti di questa oggettivazione collettiva e non solo femminile? L’utilizzo dell’altro che è considerato oggetto per raggiungere i propri fini. Contro lo svuotamento dell’altro non vengono prodotte leggi e nessuna sanzione, penso, potrà eliminare o almeno limitare gli abusi dell’altro(in ogni senso)! Serve un cambiamento della società attraverso la modificazione della nostra cultura e partendo quindi dai mass media!
Giovanna Cosenza
Cara Maria Laura,
ho apprezzato molto il tuo articolo e condivido appieno la tua posizione, che ho ripreso qui:
http://giovannacosenza.wordpress.com/2009/07/24/corpo-potere-e-disuguaglianze-economiche/
Grazie per l’intelligenza che ci hai regalato,
Giovanna Cosenza
Elisa
La differenza di retribuzione tra uomini e donne e’ stata dimostrata in moltissimi studi (interessanti quelli della UE che paragonano diversi Stati). Non so dare un link, ma con un po’ di tempo su internet c’è l’imbarazzo della scelta (come ho detto sul sito dell’Eurostat ad esempio). A questo poi vogliamo aggiungere la disparita’ di trattamento delle donne in fase di colloquio (a qualche uomo e’ mai stato chiesto se ha intenzione di fare figli?) o per quanto riguarda il congedo maternita’? Complimenti a Maria Laura per l’analisi.
Luca Boccianti
Elisa, io non nego che ci possano essere differenze di salario e che quindi ci siano "studi" che lo dimostrano. Detto questo, potrei avere degli esempi concreti? ad esempio, io faccio il programmatore. Non vedo nel mio ambiente alcuna differenza di retribuzione, altrimenti, ripeto, manderebbero via me e prenderebbero una programmatrice. Conosco anche la situazione in studi professionali: le considerazioni sono identiche, e le donne sono ben rappresentate. la retribuzione degli impiegati pubblici prevede forse differenziazioni in base al sesso? Anche in questo settore le donne sono assai ben rappresentate. quindi, a mio avviso, la discriminazione retributiva avviene solo per quei rapporti di "lavoro" che non dovrebbero nemmeno poter esistere in quanto non regolamentati.
giovannitalleri
Questa mattina a Rai 3 ho sentito parlare del sito la voce, ed eccomi a dare unocchiata. Larticolo mi è parso una semplice occasione per unulteriore mazzata al signor Berlusconi, nellassoluta ignoranza, evidentemente voluta, di tutta la storia, dalla più lontana alla cronaca attuale. Nel merito mi associo a quanto precisato da Boccianti. http://www.giovannitalleri.it