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LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringraziamo gli intervenuti, aggiungendo un nostro commento che non ha pretesa di essere esaustivo rispetto a tutte le osservazioni a noi fatte. Sono certamente condivisibili le riflessioni che affermano che l’attuale configurazione dei licei italiani dovrebbe essere più onnicomprensiva, più flessibile e al tempo stesso più verificabile nei suoi esiti di apprendimento. Così pure lo sono le osservazioni sulle discipline forti, alle quali nessun giovane dovrebbe rinunciare nella sua formazione. Tuttavia, se ci poniamo in una prospettiva pragmaticamente costruttiva, che a noi sembra corretta, il dato da cui partire è la riforma già approvata nella sua architettura generale, che risulta migliorabile solo con riferimento ai contenuti. In buona sostanza la riforma conferma il modello liceale italiano – idealistico gentiliano -, introducendo alcune novità, alcune delle quali a nostro avviso interessanti. In particolare, e questo è il tema del nostro intervento, riteniamo positivo che vi siano delle nuove opzioni liceali dedicate alle scienze della modernità: le economico-sociali e le scientifico-tecnologiche. In particolare le scienze economico-sociali possono assumere una valenza formativa liceale se dispiegano appieno il loro valore di lettura, interpretazione ed orientamento rispetto alla complessità delle società moderne. Questo passaggio rappresenta un’evidente discontinuità da quello tecnico-professionale sinora assolto dall’economia (aziendale più che politica) nei corsi tecnici per ragionieri e periti, quali Igea ed altri. Il modello di riferimento è quello francese, in cui l’economia fonda un vero e proprio Liceo Economico e sociale, che ha un taglio liceale generale molto apprezzato dai giovani francesi (costituisce, infatti, la seconda scelta per numero tra le tre previste nella Voie générale). D’altra parte l’economia ha un ruolo professionalizzante nei corsi STG (Science et technologies de la gestion), simili ai nostri corsi tecnici per ragionieri.
Riuscirà il nuovo Liceo Economico e sociale a produrre effetti generatori di nuove e più ampie conoscenze per la società italiana? Occorre a questo punto entrare nel merito, perché i rischi che si tratti di un’operazione nominalistica di facciata destinata a fallire nel giro di poco tempo ci sono tutti. La questione fondamentale, su cui vedremmo con piacere un positivo movimento di opinione, è che discipline, orari, metodologie siano coerenti a una concezione delle scienze economiche, sociali, giuridiche, aziendali e quantitative come scienze forti in quanto aperte, duttili, critiche. Chiaro cha questo obiettivo potrà essere raggiunto solo se le discipline, i piani orari e le metodologie saranno ad esso coerenti. Occorrono quindi sostanziosi miglioramenti al regolamento prima della sua definitiva emanazione. Come spesso accade, il successo di una riforma dipende più dai regolamenti attuativi che dal quadro generale Questi miglioramenti renderanno più credibile quella giustamente auspicata maggiore presenza dell’economia (e del diritto e delle altre scienze sociali) in tutti i licei italiani e nella cultura dell’Italia di oggi.

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  1. BOLLI PASQUALE

    Ritengo opportuno, in questa occasione , ritornare sul concetto che le PMI accedono ai rapporti bancari con il classico "cappello in mano". Molto spesso non è un problema di merito creditizio ma è di storico approccio. Da sempre le banche hanno avuto questo atteggiamento di superiorità nei confronti di altre imprese. Questa superiorità è, però, in rapporto inverso alla dimensione dell’ azienda: più sofferenze per le piccole, meno per le grandi. In favore di queste ultime ha sempre giocato la Politica. Le sofferenze bancarie, in modo prevalente, sono state create dalle grandi aziende. I buchi nei bilanci delle banche sono stati creati o da errori delle Banche stesse o da dissesti di grandi aziende. Non è,quindi, un problema,di favori nelle concessioni creditizie, bensì di atteggiamento. E’ giusto che normative come Basilea 2 non siano sospese o modificate nella loro sostanza, ma è anche giusto,, tenere conto che nelle concessioni di credito si confrontono due imprenditori con rapporti paritari. Parmalat e Cirio,infine, ci dicono che anche le Banche italiane hanno le loro colpe.

  2. BOLLI PASQUALE

    Ritengo opportuno, in questa occasione , ritornare sul concetto che le PMI accedono ai rapporti bancari con il classico "cappello in mano". Molto spesso non è un problema di merito creditizio ma è di storico approccio. Da sempre le banche hanno avuto questo atteggiamento di superiorità nei confronti di altre imprese. Questa superiorità è, però, in rapporto inverso alla dimensione dell’ azienda: più sofferenze per le piccole, meno per le grandi. In favore di queste ultime ha sempre giocato la Politica. Le sofferenze bancarie, in modo prevalente, sono state create dalle grandi aziende. I buchi nei bilanci delle banche sono stati creati o da errori delle Banche stesse o da dissesti di grandi aziende. Non è,quindi, un problema,di favori nelle concessioni creditizie, bensì di atteggiamento. E’ giusto che normative come Basilea 2 non siano sospese o modificate nella loro sostanza, ma è anche giusto,, tenere conto che nelle concessioni di credito si confrontono due imprenditori con rapporti paritari. Parmalat e Cirio,infine, ci dicono che anche le Banche italiane hanno le loro colpe.

  3. BOLLI PASQUALE

    Ritengo opportuno, in questa occasione , ritornare sul concetto che le PMI accedono ai rapporti bancari con il classico "cappello in mano". Molto spesso non è un problema di merito creditizio ma è di storico approccio. Da sempre le banche hanno avuto questo atteggiamento di superiorità nei confronti di altre imprese. Questa superiorità è, però, in rapporto inverso alla dimensione dell’ azienda: più sofferenze per le piccole, meno per le grandi. In favore di queste ultime ha sempre giocato la Politica. Le sofferenze bancarie, in modo prevalente, sono state create dalle grandi aziende. I buchi nei bilanci delle banche sono stati creati o da errori delle Banche stesse o da dissesti di grandi aziende. Non è,quindi, un problema,di favori nelle concessioni creditizie, bensì di atteggiamento. E’ giusto che normative come Basilea 2 non siano sospese o modificate nella loro sostanza, ma è anche giusto,, tenere conto che nelle concessioni di credito si confrontono due imprenditori con rapporti paritari. Parmalat e Cirio,infine, ci dicono che anche le Banche italiane hanno le loro colpe.

  4. antonio gasperi

    Ringrazio gli autori per una battaglia che condivido. purtroppo i quadri orari di tutti gli indirizzi previsti dal Regolamento sono piuttosto rigidi, perchè si basano sulle "materie comuni" e su "materie d’indirizzo" che riducono di fatto l’economia ad una "scienza umana". come dice G. Saint-Paul in un articolo qui pubblicato, l’economia è una scienza umile, sicuramente però anche "forte", nel senso matematico del termine. Dunque è una forzatura inserirla nell’indirizzo scienze umane. Va ricordato che nel 2005 il liceo economico fu affossato perché le forze produttive, in primis Confindustria, si opposero alla regionalizzazione dei tecnici. Vien da chiedersi se non ci siano ragioni strutturali profonde che – più del fantasma di Gentile – impediscono lo sviluppo di una cultura economica di base nel nostro paese.

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