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ASSENTEISMO, DATI E POLEMICHE

La riduzione dell’assenteismo dei dipendenti pubblici ottenuta dal ministero della Pubblica amministrazione è un risultato positivo e rimarrebbe tale anche qualora il calo di assenze alla fine risultasse molto inferiore a quanto indicato dallo stesso dicastero. Per questo la polemica tra l’Espresso e il ministero appare stucchevole. Più importante sarebbe discutere come limitare l’assenteismo senza ricorrere a strumenti di contrasto draconiani. E come far sì che il ridimensionamento del fenomeno si traduca effettivamente in un miglioramento della produttività del lavoro pubblico.

Nei giorni scorsi si è riaccesa la discussione sull’assenteismo dei dipendenti pubblici. A un articolo dell’Espresso intitolato “Brunetta bluff” è seguita la riposta del ministero per la Pubblica amministrazione e l’innovazione sul sito ufficiale di Palazzo Vidoni.

DATI IN DISCUSSIONE

Titolo e sommario dell’Espresso (“Ha vantato risultati clamorosi contro gli assenteisti. Ma ora si scopre che purtroppo non sono diminuiti”) “promettono” più di quello che poi effettivamente si ritrova nel testo. In sostanza nell’articolo si dice che 1) i dati diffusi dal ministero sopravvalutano il fenomeno della riduzione dell’assenteismo, che in realtà è molto inferiore; 2) anche se c’è stato, l’effetto Brunetta negli ultimi mesi si sta esaurendo.
Il punto 2 è una sciocchezza. L’Espresso sottolinea come la riduzione delle assenza per malattia, dal picco di settembre 2008 (meno 44,6 per cento), sia inesorabilmente scesa a meno 41 a novembre, meno 33 ad aprile, meno 27 a giugno per finire con il meno 17 di luglio 2009. È ovvio che la riduzione delle assenze non poteva continuare all’infinito con tassi così elevati. Anzi, ha ragione il ministero a ritenere, al contrario, eccezionale che le assenze continuino ancora a diminuire in misura così forte un anno dopo l’emanazione del decreto legge 112 del giugno 2008. In realtà, lo stesso articolo dell’Espresso ammette il punto quando dice che “le assenze non possono continuare a calare all’infinito”. E allora? Misteri del giornalismo.
Più interessante, e controversa, è la contestazione dei dati del ministero. Si basa su un po’ di aneddotica (dal comune di Napoli a quello di Sondrio) e su due studi. Il primo, di Giulio Zanella, discute le caratteristiche del campione su cui si fonda il monitoraggio condotto dal ministero. Benché il campione sia molto ampio, comprende un numero di amministrazioni pari a poco meno della metà del totale, soffre pur sempre del difetto indicato dagli statistici come “selection bias”: non è un campione casuale, ma include solo le amministrazioni che volontariamente partecipano all’indagine. Non è detto che le assenze per malattia nelle amministrazioni che hanno scelto di non partecipare abbiano la stessa dinamica di quelle incluse nel campione. Anzi, ci si dovrebbe attendere il contrario: è plausibile che rispondano al questionario del ministero le amministrazioni che hanno ottenuto buoni risultati nella lotta all’assenteismo; invece, non rispondono le amministrazioni dove le assenze non sono diminuite o sono diminuite poco. Se così fosse, sostiene Zanella, le stime del ministero della riduzione delle assenze dovrebbero essere dimezzate (al limite, meno 20 per cento delle assenze nel 2008 nel campione autoselezionato, niente nell’altra metà della popolazione, quindi la vera riduzione è del 10 per cento). È così? Sarà possibile rispondere solo quando saranno disponibili i dati per tutte le amministrazioni: il fatto che il campione sia molto grande o che sia stato ricalibrato dall’Istat per renderlo rappresentativo della popolazione, come fa rilevare la risposta del ministero, è irrilevante. Certo è che aggregando i dati del ministero su tutto il periodo settembre-luglio si ottiene una diminuzione delle assenze nel 2008-2009 rispetto al 2007-2008 del 36,5 per cento. Difficile immaginare che questa sparisca quando si avranno i dati per l’intera popolazione.
Espresso cita poi un lavoro di due ricercatori dell’Istat, Riccardo Gatto e Andrea Spizzichino, basato sui dati della rilevazione Istat sulle forze di lavoro: il numero di individui con assenze per malattia sul totale dei dipendenti della Pa passa tra il terzo trimestre del 2007 al terzo trimestre del 2008 dall’1,8 all’1,3 per cento; nel quarto trimestre il fenomeno non mostra significative variazioni dopo l’introduzione della nuova normativa. Insomma, effetti modesti e solo transitori. A dire il vero, una sintesi dello studio è pubblicata nel sito del ministero, insieme però con altri lavori (non considerati dall’Espresso) che giungono a conclusioni diverse. Ad esempio, uno studio di Leonello Tronti, usando la stessa base dati, e confrontando l’andamento delle assenze per malattia nel settore pubblico e in quello privato (nell’ipotesi che su entrambe le serie agiscano fattori epidemiologici comuni), stima in una riduzione di 22,3 punti percentuali l’effetto delle nuove norme sulle assenze per malattia nel settore pubblico nel quarto trimestre 2008.

UNA RIFLESSIONE PIÙ SERIA

Cosa dire in conclusione? Nel pubblico impiego, l’assenteismo è tradizionalmente più alto che nel settore privato. È un malcostume. Combattendolo con sistemi draconiani, e certamente discutibili, l’assenteismo si riduce. Di quanto? Per ora non lo sappiamo con certezza. Naturalmente, la riduzione dell’assenteismo di per sé non migliora la produttività degli impiegati pubblici, né la qualità dei servizi. Ma è difficile non essere d’accordo sul fatto che riportare l’assenteismo a livelli fisiologici sia un pre-requisito per un recupero di efficienza nella pubblica amministrazione. Insomma, va riconosciuto che è un risultato positivo e rimarrebbe tale anche se la riduzione fosse molto inferiore a quanto si rileva sulla base del monitoraggio del ministero. Non fosse altro perché è stato riportato alla ribalta un fenomeno negativo con il quale ormai ci eravamo abituati a convivere. Naturalmente è importante valutare esattamente la dimensione dei risultati ottenuti con gli strumenti fin qui utilizzati. Ma è una questione secondaria rispetto ad altre che sembrano più importanti: 1) è possibile ridurre l’assenteismo nel settore pubblico senza ricorrere a strumenti di contrasto con aspetti “odiosi”? 2) come si garantisce che la riduzione dell’assenteismo si traduca effettivamente in un miglioramento della produttività del lavoro pubblico?

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LUCI E OMBRE NEL FONDO PER L’UNIVERSITÀ

51 commenti

  1. Chiara Fabbri

    Il provvedimento del Ministro Brunetta, che mi delude non vedere stigmatizzato da osservatori accorti come voi, si inserisce in una deplorevole strategia legislativa volta esclusivamente all’effetto annuncio e non ad affrontare seriamente la problematica di cui solo asseritamente si interessa. L’assenteismo nel settore pubblico è innanzitutto sentito da chi, come me, ci lavora e subisce i comportamenti fraudolenti dei cosiddetti "fannulloni", che si riflettono nell’aumento del carico di lavoro di chi, come me e tantissimi altri, lavora duramente e con grande sacrificio personale al servizio del Paese. Se il Ministro Brunetta avesse avuto intenzione di affrontare seriamente il deplorevole fenomeno, avrebbe potuto avvalersi degli strumenti già presenti nell’ordinamento, assolutamente adeguati ed efficaci ma, purtroppo, privi dell’effetto annuncio tanto caro ai politici. I comportamenti stigmatizzati dal Ministro costituiscono infatti violazioni passibili di sanzioni disciplinari fino al licenziamento e presupposto di reati già previsti (falso, peculato etc.). Il Ministro preferisce insultare e non affrontare realmente i problemi, così almeno la stampa lo cita.

  2. giascomo

    Vai ad un safari a caccia di leoni, torni e dici :- cinque! Poi si viene a sapere che erano due . Il succo dell’articolo dell’espresso.

  3. Luca Cigolini

    Le misure "draconiane" sono ingiuste quando colpiscono indiscriminatamente: fino al momento in cui è rimasta in vigore la norma che imponeva la reperibilità per visita fiscale durante tutta la giornata, i dipendenti onesti delle pubbliche amministrazioni assenti per vera malattia ne hanno subìto le conseguenze, ritrovandosi vessati da malati, oltre che onerati di carichi di lavoro eccessivi da sani, come dice Chiara Fabbri. Evidentemente il ministro ha preferito giocare sull’effetto annuncio, ma questo quanto dura? Quando le assenze torneranno a salire dovremo aspettarci nuove misure punitive di massa?

  4. Massimo Cerro

    L’attacco de L’Espresso al ministro non è tanto sull’efficacia del provvedimento, ma sulla partigianeria dei risultati. Non si possono omettere aspetti quali la rappresentatività del campione (e su questo si è ampiamente dibattuto), il periodo preso in esame e il confronto con il settore privato. La percentuale di assenze "ingiustificate" incide molto più nei mesi di agosto e settembre di quanto accada durante il picco influenzale. Inoltre, nell’inverno 2008/09 non vi è quasi traccia di questo famoso picco. Le assenze si sono ridotte anche nel settore privato e questo è un fatto non trascurabile (quanto abbia influito la crisi economica su questo aspetto non saprei). In ogni caso, per un’analisi corretta del fenomeno non sarà sufficiente analizzare i dati della Ragioneria, ma sarà opportuno rimettere la valutazione a persone non condizionate dalla congiuntura politica. E’ insita in ciascuno di noi la pessima abitudine di scartare tutte le informazioni che non confermano la nostra ipotesi iniziale e accettare senza alcuna remora tutte le altre. L’affermazione «nel pubblico impiego, l’assenteismo è tradizionalmente più alto che nel settore privato» è un giudizio di valore collettivo.

  5. Daniele Sireus

    Non ho mai creduto nell’efficacia delle battaglie basate su sondaggi e statistiche. Anche io, come emerge dal vostro articolo, trovo la polemica de "L’Espresso" del tutto sterile e fuorviante rispetto al cuore vero del problema che emerge dagli interventi del Ministro Brunetta. Le guerre mediatiche e gli interventi "drastici" intrapresi da Brunetta per combattere il fenomeno dell’assenteismo, sarebbero dovuti servire come mezzo per raggiungere l’obiettivo, tanto necessario nel nostro paese, di un forte impulso alla produttività. I risultati hanno visto una riduzione dell’assenteismo. Bene! Ma nessun aumento significante della produttività. Male! Il ragionamento è semplice: più ore lavorate, produttività stabile = interventi sull’assenteismo fini a se stessi!…non efficaci. Se non addirittura deleteri! visti gli attriti sociali che hanno generato. Il Ministro Brunetta e il governo dovrebbero riflettere su tutto ciò, anziché sbandierare con orgoglio ogni giorno statistiche, numeri, sondaggi … la politica è ben altro dalla mera comunicazione.

  6. Giovanni Piazza

    Il punto è che se il campione non è rappresentativo, c’è poco da fare. Possiamo contarcela su come vogliamo, ma non ha senso trarre tendenze di medio-lungo periodo da analisi basate su un campione distorto. Questo il senso dell’artcolo dell’Espresso. Direi che ce ne sarebbe di che discutere; peccato che la statistica sia la solita scienza che tutti usano ma nessuno comprende.

  7. Adamo

    Il punto 2) è una fesseria? I dati di settembre 2008 si confrontano con quelli di settembre 2007; quelli di maggio 2009 si confrontano con quelli di maggio 2008. Se a settembre c’è stato un calo del 40% perché non dovrebbe esserci anche a maggio 2009? Pisauro non lo spiega perché non può spiegarlo; il suo discorso varrà per settembre 2009. Altro punto: c’è un calo costante del 10% negli ultimi anni: perché dovrebbe arrestarsi? Altro punto: difficile che il dato aggregato del 50% della PA che indica un calo del 36,5% possa sparire? Perché mai?

  8. Andrea Garbin

    Concordo con Chiara e devo dire che il commento di Pisauro sulla querelle tra l’espresso e Brunetta è altresì stucchevole, non aggiunge e non toglie niente. Se si è costatato e lo ha fatto anche Lavoce.info che i dati del Ministero sono quelli delle amministrazioni virtuose che hanno interesse a fare conoscere la loro efficienza, non si è ottenuto nessun risultato. Quelle Amministrazioni erano già efficienti e Brunetta gli ha permesso di emergere. L’effetto del discredito di Brunetta verso i dipendenti pubblici è uno specchietto per le allodole, una trovata mediatica, come si dice è come sparare sulla croce rossa o andare in un bar e parlare male dei dipendenti pubblici. Non a caso anche l’autore dell’articolo dice che sarebbe meglio verificare che incidenza abbia sulla produttività del lavoro pubblico. Per carità il rispetto dell’orario e la presenza in servizio sono la regola, ma anche un comodo alibi per non affrontare il rinnovamento della P.A., la gestione dei dirigenti, l’ingerenza della politica, la formazione e l’incentivazione, il cambiamento dettato dalle nuove tecnologie. Dare credito a Brunetta è insultare chi lavora e si batte per il cambiamento.

  9. Mauro Ferri

    Chiunque può stigmatizzare Brunetta, semplicemente non votandolo alle prossime elezioni (e con lui chi lo candida), evitando di chiedere ad altri di farlo, anche perché magari hanno un’opinione diversa dalla nostra. Perché invece non stigmatizzare i colleghi "fannulloni", che esistono, ed i loro capi, che non fanno niente. Perché i dipendenti pubblici virtuosi o semplicemente onesti non denunciano (magari ai sindacati, se questi hanno ancora una funzione) i colleghi ed i loro responsabili inetti? Complicità, comodità o timore di perdere i privilegi di un posto pubblico?

  10. Giorgio

    Il problema della efficienza della pubblica amministrazione si risolve solo eliminando la corruzione. Si parla di "meritocrazia" come se fosse una cosa stravagante; in realtà è un bel nome per dire quello che nei paesi più civili del nostro è la normalità, ovvero: assumere persone perché sono capaci e non perché sono amici di qualcuno, promuovere solo chi se lo merita, punire o cacciare chi lavora poco o male. Se il capo dell’ufficio fosse una persona capace e stimata dai dipendenti, avrebbe la autorevolezza per farli lavorare, e bene; se i dipendenti non fossero protetti da qualcuno, potrebbero essere puniti se non lavorano e premiati se se lo meritano. Ma le cose non stano così… e quindi il sistema non funziona. Ma cosa si può pretendere da un parlamento che – tra i paesi più evoluti – ha il maggior numero di membri inquisiti, condannati, pregiudicati, ed il minor numero di laureati? Gli italiani cominciano a pretendere di essere governati bene, non dimentichiamo che nessuna maggioranza negli ultimi anni è stata confermata… quando è che i nostri parlamentari se ne accorgeranno? O forse nemmeno loro sanno più lavorare bene?

  11. lucibelli anna

    il ministro da ex socialista ha infilato nell amministrazione un buon 50 per cento di dipendenti inutili per clientelismo,deve prima fare autocritica 4 poi provvedere a mandarli via sono troppi e inutili.

  12. Carlo Cipiciani

    Che l’assenteismo sia un fenomeno riprovevole (nel settore privato come nel pubblico) è un dato di fatto. Che per combatterlo non si deve "sparare nel mucchio" mi pare altrettanto incontestabile. Che Brunetta abbia più di una volta dato quest’impressione (un esempio? Nel sito del ministero, prima dell’esplodere della querelle con l’Espresso, troneggiava a caratteri cubutali un dato che veniva chiamato tasso di assenteismo ma che era calcolato includendo anche le ferie! con il risultato che a Luglio il dato – chissà perchè – s’impennava). Quindi, ci vorrebbe serietà. E non sempre su questa faccenda il ministro ha dato prova di averne. Io piuttosto porrei l’enfasi sulla conclusione del prof. Pisauro: cioè che ridurre l’assenteismo (quello vero, non quello a volte urlato di Brunetta) è cosa buona e giusta. Ma che è semplicemente il primissimo passo. Tra stare seduti su una sedia a non far nulla (magari in parte per colpa di strutture che non ti fanno lavorare) e stare in malattia anche se non si è davvero malati non è che ci sia una grandissima differenza, per il cittadino.

  13. et

    Non so quanto sia vero o meno sull’assenteismo pero’ so per certo che esistono medici che si fanno certificati tra loro con date precedenti e/o future e poi li vedi bellamente in giro (in Italia o addirittura all’estero). Ma i controlli nella Sanità vanno richiesti solo dal responsabile non dall’utente e/o dall’infermiere ed esistono sempre i famosi protetti. Ricordiamoci che siamo in Italia.

  14. luigi zoppoli

    L’osservazione di Zanella è squisitamente tecnica ed ha fondamento tecnico. Che l’assenteismo è ridotto è credibilissimo e ne va dato merito al ministro. Quando vengono comunicati i dati sarebbe preferibile che venissero calcolati con idonei strumenti che la statistica offre e che l’ISTAT è ben in grado di usare. Altrimenti si richia di essere dei demagoghi senza neppure volerlo. Votare o non votare il ministro sulla basa di dati, impone che i dati siano solidamente fondati. Ed allo stato dei fatti questo lo si vedrà a breve.

  15. Giovanna

    Sempre il mitico ministro Brunetta aveva promesso una "moralizzazione" della P.A. riducendo il ricorso alle collaborazioni esterne. Una normativa appostita è stata varata affinchè i "consulenti" possedessero un indiscutibile spessore tecnico – scientifico. Poi, come spesso fa questo governo, nella distrazione generale, la normativa è stata "addolcita"; adesso si può essere "consulenti" anche senza disporre di una laurea se artigiani, professionisti dello spettacolo ecc. Lavoro in un ente pubblico che pochi mesi fa ha "stabilizzato" (ovvero assunto a tempo "indeterminato" ) 250 precari e nel contempo confermato con contratto a tempo determinato per 6 anni circa 300 co.co.co.. Abbiamo ancora così bisogno di "consulenti" esterni"? Evidentemente sì, se da gennaio ad oggi ne abbiamo già contrattualizzati più di 100 e con requisiti professionali molto spesso assai discutibili.

  16. Franco

    Il ministro Brunetta ha avuto il coraggio di affrontare uno dei nodi nevralgici del sistema paese; e da buon italiano sà che senza metodi draconiani il fannullone che lavora per lo stato non considera il proprio ruolo lavorativo come un "posto per lavorare", ma solo come "un posto di lavoro inamovibile: un diritto acquisito e inalienabile". Ho profonda ammirazione per quegli statali che hanno sempre lavorato seriamente, mossi da un profondo senso di rettitudine interiore e non da riconoscimenti di carriera o pecuniari. Gli statali che hanno sempre lavorato non hanno nulla da temere dalla politica brunettiana: i metodi draconiani non sono per loro.

  17. Giorgio Ragazzi

    Caro Giuseppe, concordo che, col "bastone", non si può ottenere molto, soprattutto per quanto riguarda la produttività dei dipendenti pubblici. Moltissimi di 3 milioni di dipendenti pubblici esercitano professioni con "output" non quantificabile, come insegnanti, sanitari etc. Si può motivarli solo diffondendo la cultura del valore del lavoro, dell’impegno a favore della collettività. Ma qual’è il messaggio che viene dal vertice? Si legge di europarlamentari pagati tre volte i loro colleghi inglesi, commessi della camera con pensioni di migliaia di euro, fiumi di soldi ai partiti ed infiniti altri esempi di sperperi ed abusi. Se il messaggio dal vertice è quello di arraffare dallo Stato il più possibile, come non aspettarsi che il dipendente non decida di prendersela comoda? Certo, ci saranno sempre santi ed eroi.

  18. Enrico

    Scusate, ma la riforma Brunetta non è più in vigore: al di là delle varie pagliacciate trionfali del ministro nei vari programmi televisivi (quando era stato raccolto solo il 7% dei dati delle amministrazioni), mi sembra che la migliore dimostrazione dell’inutilità del provvedimento sia questa.

  19. astolfo

    1) è possibile ridurre l’assenteismo nel settore pubblico senza ricorrere a strumenti di contrasto con aspetti “odiosi”? 2) Come si garantisce che la riduzione dell’assenteismo si traduca effettivamente in un miglioramento della produttività del lavoro pubblico? Domande surreali! Timbrare il cartellino dovrebbe essere normale per tutti: solo una radicata mentalità malata considera "odioso" il controllo delle assenze; la riduzione dell’assenteismo si traduce "ipso facto" in aumento di produttività.

  20. Luigi Del Monte

    I comportamenti dei fannulloni sono già perseguibili penalmente. Certo, peccato però che oggi in Italia la giustizia non funzioni. A me basterebbe responsabilizzare il "capo" e dargli la possibilità di licenziare/assumere promuovere/declassare come si diceva in un articolo de lavoce a riguardo delle università e delle scuole. Come mai il tribunale di Torino e quello di Trento funzionano meglio di altri con analoghe risorse? Qui ci dovrebbe essere meritocrazia: aumentare lo stipendio ai lavoratori di quegli apparati. Poi vedi che nelle varie conferenze dei magistrati si vada a studiare il "caso Torino" per guadagnare (migliorare) il sistema!

  21. Economista

    Ho dato un’occhiata alla presentazione dello studio di Tronti (consulente economico del Ministro) sull’effetto Brunetta. Ha regredito le assenze per malattia nel pubblico sulle assenza per la malattia nel privato (solo su questa variabile) per i trimestri che vanno dal 2004 al I trimestre 2008. Usando questa regressione ha calcolato i valori teorici delle assenze nel settore pubblico negli ultime tre trimestri del 2008. Dal confronto dei valori teorici e di quelli effettivi viene fuori un effetto complessivo del 22,3 per cento. Ci sono diverse assunzioni discutibili dietro questo risultato ma prendiamo per buona questa analisi e il metodo. Guardate a pagina 7 il grafico dello presentazione di Tronti. Ci sono altri due dati osservati che sono sotto la linea piu’ bassa dell’intervallo di confidenza (Tronti deduce l’effetto Brunetta da altrettanti due dati osservati fuori dall’intervallo). Quindi nel periodo 2004 – I trimestre 2008 abbiamo avuto per due trimestri un altro Brunetta e non ce ne siamo accorti?

  22. Luca Moretti

    Brunetta può avere sbagliato ma è possibile che ogni intervento il quale tenda a porre dei limiti allo schifo che contraddistingue (disgraziatamente..e parla il figlio di due funzionari pubblici che sono stati presi in giro da colleghi o bravi cittadini perchè hanno cercato di dare dignità al loro mestiere..) ormai la maggior parte degli uffici del pubblico impiego. Qualcuno per caso è passato ultimamente per il Consolato Italiano a Londra vicino a Kensinghton, oppure in qualche uffico ICE, oppure in qualche ufficio del Dipartimento delle Dogane…devo continuare? Disgraziatamente il problema esiste e nessuno, per convenienza politica o per altro, ha intenzione di affrontarlo con strumenti duri che colpiscano in maniera forse ingiusta anche chi compie regolarmente il suo dovere, perchè così non è ammissibile che si possa continuare. Poi ogni idea migliore di quelle presentate dal Ministro Brunetta sarà ben accetta, purchè sia realizzabile in tempi brevi perchè la situazione è alquanto grave.

  23. Christian

    1) Non è chiaro se la riduzione dei vari mesi viene calcolata sul mese precedente o sullo stesso mese dell’anno prima, ma se come sembra dall’articolo è il primo caso allora una azzeramento della riduzione significa in realtà il consolidamento del successo ottenuto, non il contrario; 2) cosa significa campione non significativo? E’ comunque quasi il 50% della popolazione. Se davvero c’è questa riduzione dell’assenteismo, il risultato è ottimo. A meno che il restante 50% non sia aumentato, ma non credo proprio; 3) Utilizzare dei "quick win" (assenteismo) è prassi comune di ogni progetto che vuole fare risultati. Nel frattempo si lavora a obiettivi di medio-lungo (produttività). Speriamo sia così.

  24. ELIA Franco

    Nella misura in cui l’accesso al posto pubblico deriva dalla raccomandazione politico-governativa si determina un corrispondente obbligo verso il raccomandante e un disinteresse per l’utente. Brunetta è un valido economista prestato al governo, ma in questo prestito ha perso la sua vocazione socialista ed è rimasto solo un economista che deve fare quadrare i bilanci fatti da altri. Una statistica completa metterebbe in evidenza a mio parere che sì l’assenteismo è calato, ma è calato solo perchè i raccomandati sono stati giustamente richiamati all’ordine, tanto la produttività l’hanno fatta sempre gli altri: ecco perchè non aumenta.

  25. giovanna roiatti

    L’altro giorno vedo una dipendente del comune in strada; per non disturbarla nella pausa caffe, (sono le 9 del mattino e quindi probabilmente ha già timbrato) le dico mentre si avvia verso l’entrata dell’ufficio: ti chiamo dopo al telefono, va bene? Appena arrivo a mia volta in studio ti chiamo. Mi risponde che va bene. Risultato: dopo tre quarti d’ora non era ancora arrivata alla sua scrivania! Inoltre, nei 2 giorniu seguenti il suo telefono era perennemente occupato o non rispondeva. Dipendenti pubblici, rispondete al telefono e alle mail!

  26. Giovanni Moschini

    Il diverbio Espresso-Brunetta sarà meno stucchevole quando, tra 3-5 anni come annunciato dal ministro, si sarà realizzato o no il risparmio di 40 miliardi di euro (Brunetta 29 5 2008). Il riflesso di questo risparmio sui saldi finanziari sarà evidente, se sì. Ci si potrà pagare la metà degli interessi sul debito, se sì, rimettendo a galla l’avanzo primario che vedo di nuovo gravemente affondare come nel 2001-2006. Ma io sono un medico e quindi sarò scusabile se sbaglio. Sono anche figlio e marito di statali però e, in un’intera vita passata accanto ai miei, i fannulloni conosciuti o sentiti rammentare sono meno delle dita di una mano. Naturalmente il termine ‘statali’ non si identifica con quello di ‘pubblica amministrazione’, anche se Brunetta non ha fatto molti distinguo al riguardo: centrale o periferica? "Abitudini" diverse.

  27. Damiano Vezzosi

    Anche l’articolo de L’espresso manca di analizzare la sostanza del modo in cui Brunetta ha ridotto l’assenteismo, secondo me il modo peggiore. Il ministro ha tagliato lo stipendio a tutte le assenze per malattia. Il risultato è che i furbi che stavano a casa magari hanno smesso perché adesso fare il malato immaginario costa, in compenso chi si ammala sul serio si vede ridotto lo stipendio. Un’enorme ingiustizia. Concordo ovviamente con l’articolo de lavoce sul problema produttività.

  28. lormar

    Si parla sempre di dipendenti fannulloni, ma dei vertici della PA e dei dirigenti che dovrebbero essere responsabili dell’organizzazione ne vogliamo parlare? Non so se il Ministro Brunetta (assenteista come deputato europeo) conosca la metodologia del BPR (business process re-engineering); non mi risulta che la stessa venga applicata nella PA dove sarebbe essenziale per razionalizzare i processi produttivi dell’amministrazione, individuare chi produce e isolare i fannulloni. Altra considerazione correlata è il bilanciamento del carico di lavoro trasversale. Una persona a me vicina ha gestito per alcuni anni la contabilità di una mensa distaccata ministeriale con un carico di lavoro stimato di cinque giorni al mese. Ora lavorando in una Prefettura di una città media del Nord svolge da sola un delicato lavoro e non sa a chi dare i resti. Tale lavoro a Viterbo (guarda caso siamo vicini a Roma!)viene svolto da 4 persone. La gran parte dei dirigenti statali per non avere rogne non perseguono i casi eclatanti di lunghe malattie, scoraggiati altresì dai loro referenti. I tornelli con i trucchi e le connivenze non risolvono il problema.

  29. dipendente comunale

    Servo la P.A. da ben 25 anni e mi sono servito della mutua solo nei casi di influenza, operazioni varie e stop, è ora di finirla con questa caccia alle streghe per allontanare l’opinione pubblica dal vero problema, quanto ci costa la dirigenza nella P.A.? Io prendo scarsi 1.100 euri al mese dopo ripeto 25 anni, un dirigente indipendentemente dagli anni guadagna 5.000 euro al mese, un direttore generale prende piu di 100.000 euro all’anno. Quante persone, operai, impiegati si potrebbero far lavorare ed incentivare facendo piazza pulita di costoro?

  30. Nicola Peis

    Ciao, anche io sono del vostro stesso avviso. Ne scriviamo sul nostro sito. http://www.fbassociati.it/blog/2009/09/18/lespresso-di-brunetta/

  31. trombetta giovanni

    Sono d’accordo che nella PA c’è un assenteismo enormemente più alto che nelle aziende private (lo so perchè ci lavoro) e anche meno produttivo, fatto grave soprattutto perchè è un servizio pubblico pagato dai cittadini (sarebbero nostri dipendenti). Ma Brunetta colpisce il lavoratore più in basso nella scala gerarchica. Se la postina o l”infermiera va a farsi la spesa, cosa fa la caposala? Gioca a tennis con il Direttore Sanitario? Chi controlla i dirigenti? Il pesce puzza dalla testa. I veri problemi sono anni di clientelismo, raccomandazioni, assunzioni politiche, voti di scambio, incapacità di organizzare, incoscienza professionale, corruzione, abusi di atti d’ufficio, arroganza del potere di chi sta dietro uno sportello o di chi ha il potere di gestire la cosa pubblica. Quanti reati non sono più punibili o sono stati depenalizzati nell’esercizio delle proprie funzioni, nelle PA? Nel privato c’è un controllo gerarchico: capo squadra, capo reparto, capo officina, ecc, e questi stanno dalla parte dell’azienda (ovviamente incentivati). Inoltre, un imprenditore o un carrozziere ha interesse ad assumere uno capace non un raccomandato. Il problema andava affrontato, ma non con una soluzione da propaganda elettorale.

  32. Paolo Bizzarri

    "è plausibile che rispondano al questionario del ministero le amministrazioni che hanno ottenuto buoni risultati nella lotta all’assenteismo; invece, non rispondono le amministrazioni dove le assenze non sono diminuite o sono diminuite poco". Dire che il 50% della PA è un campione è semplicemente ridicolo. Un campione si fa su numeri molto più piccoli, e poi si dimostra la bontà dell’estrapolazione; il 50% riesce già a tenere sotto controllo tutte le deformazioni possibili. L’affermazione poi che il bias sarebbe avvenuto eccetera è indimostrata e priva di qualsiasi fondamento scientifico: con ugual criterio si può supporre che avvenga l’esatto contrario.

  33. Danilo Galassi

    Le riforme del ministro Brunetta sono pari alla sua statura: minuscole. Ha introdotto qualche legge un po’ dura e paranoica, al limite della vessazione e sfruttando l’effetto mediatico si è ottenuto un provvisorio risultato. Passata la paura iniziale le percentuali di assenteismo rientreranno a livelli "storici". Il ministro Brunetta propone delle riforme ridicole annunciando delle rivoluzioni, mentre quando ha avuto occasione di fare una riforma vera, come l’innalzamento dell’età pensionabile del personale femminile, si è ritirato con la coda tra le gambe. Come si diceva una volta: tutto chiacchiere e distintivo!

  34. giuliano vergnasco

    Ridurre l’assenteismo alle assenze per malattia è un esercizio stucchevole di ignoranza, infatti, come ben sanno i dipendenti pubblici, i veri assenteisti nominalmente non mancano mai dal lavoro eppure scompaiono per lunghi tratti della giornata, chi a far la spesa, chi a far colazione, chi per gli affari suoi. Le misure sulla malattia sono sostanzialmente, e inutilmente, punitive nei confronti di chi sta male sul serio.

  35. gianfranco brevetto

    quando le polemiche si placheranno spero che si possa iniziare a discutere in modo appropriato, e possibilmente non sulle macerie. L’attacco al pubblico impiego, e il dibattito di facciata (che sostanzialmente si divide tra innocentisti e colpevolisti) che ne è seguito, non giova alla pubblica amminsitrazione ed ai servizi che questa eroga. In sostanze gli interventi tanto declamati hanno avuto come limiti la loro generalità (come messo in luce da "lavoce.info") ed un sostanziale uso politico dei mali della PA italiana. Nei fatti nulla, o pochissimo è cambiato. Nulla vale a diminuire l’assenteismo se chi lavoro resta inserito in un’organizzazione che oltre a non essere efficiente (in molti casi) deprime le potenzialità esistenti. Una serie politica del personale non può che prevedere una seria riforma a tutto campo che preveda oltre che la diminuizione della mobilità, la ricerca delle sue cause, l’impiego virtuoso del potenziale umano, una seria responsabilizzazione della dirigenza. Combattere l’assenteismo, che non vuol dire le assenze tout court, ma è completamente inutile se non si definisce un quadro di accountability.

  36. alias

    Lavoro per l’amministrazione pubblica. Mi occupo di statistiche. Noto che il primo DL (luglio 2008, quello che sanzionava le assenze e allungava la reperibilità obbligatoria a casa per gli assenti per malattia, da 4 ore al giorno ad 11) è stato poi modificato a luglio 2009. Il ministro potrà disporre, a fine 2009, di un’ottima verifica per dimostrare che aveva ragione, dato che – le statistiche che utilizza sono basate sui dati semestrali; – il ripristino della vecchia fascia di reperibilità, quella di 4 ore, ha effetto da metà 2009 in avanti (guarda caso…). La maggioranza di noi statali, che si dà da fare e non vuole screditarsi agli occhi della collettività, pagherà per i soliti comportamenti da free rider della solita minoranza dominante. Quelli che han cantato vittoria al ripristino delle 4 ore (francamente, ridicolo). Il ministro si sentirà un genio (già lo sa), e gli statali, oltre che fannulloni, passeranno anche da fessi (il che, in Italia, è doppiamente grave). Quando diventeremo un paese di gente adulta e normale?

  37. Adriano

    Fra tanti commenti, alcuni evidentemente interessati, ne manca uno. Se l’apparato dello stato funziona anche con il 25% di assenteismo, o quello che è, che cosa si aspetta a licenziare il 25% dei dipendenti pubblici? Nelle aziende private sane è così che si ragiona. Infine una parola sui dirigenti, accusati di inefficienza. E’ vero che il pesce puzza dalla testa, ma è altrettanto vero che nella PA il pesce viene fatto puzzare proprio dalla testa: chiedere ai sindacati per riferimento. Finché i dirigenti non avranno potere reale (come nelle aziende private sane) di premiare i veri capaci, le cose non andranno bene. Ma questo è osteggiato dai sindacati che vogliono per sè il potere contrattuale.

  38. dvd

    E’ deludente come un settimanale polemizzi per il fine della politiche di parte e per le proprie vendite a discapito della collettività, quando un solo dato è certo: la pubblica amministrazione in Italia spreca di più e produce di meno che in qualsiasi altro stato occidentale evoluto. Detto questo, se si vuole affrontare seriamente il problema si potrebbe fare come dice sotto Adriano: semplicistico, ma condivisibile perchè è un dato di fatto. Volendo si può anche "concertare", ma poi senza alcun effetto pratico, chiamiamo anche chi concerta così a vuoto "i furbetti del quartierino con il denaro altrui", sindacati compresi, ossia più furbetti di chi lo faceva con i propri! Tanto cosa importa e a chi, di chi rimmarà senza assistenza sociale o senza pensione un domani e per le prossime generazioni, meglio dare da mangiare oggi a tutti. Ci sono tante commissioni di inchesta inutili in Italia, ma perchè non la si fà per gli sprechi nella P.A. e si inizia poi a dare della galera per d’avvero a chi sgarra. Risultato che vedo: meno soldi gettati e più tasse incamerate. Due piccioni con una fava!

  39. Gesualdo Nardo

    Indubbiamente un elogio al Ministro Brunetta. Ma, Signori, siamo italiani e qualunque pentola si scopre, qualunque essa sia, sono tutte uquali e fanno puzza, si va bene qualche bella canzone, un po’ inventori, un po’ estrosi, ci lamentiamo che a fine mese non ci arriviamo, ma poi in estate tutti nei paesi esotici e allora? (Che sono un qualunquista?) No Signori sono come Voi solo che ogni tanto il bue lo prendo per le corna.

  40. qpdm

    In sintesi fra L’espresso, lavoce e Brunetta direi che è diminuito l’assenteismo, in proporzione minore di quanto si vanti il ministro, ma il risultato c’è: è un buon risultato, ma: 1) quanti sono andati a lavorare malati per non perdere quote variabili di retribuzione? 2) quanti sono andati al lavoro senza fare nulla nelle ore lavorative? 3) Quanti continuano a timbrare senza entrare in ufficio, in assenza di controlli? 4) Perchè le amministrazioni non virtuose possono farla franca e non mandare i dati? 5) Perchè non si premia la produttività, dando incentivi e non solo punizioni? 6) Perchè non si facilitano le procedure di licenziamento per chi truffa la PA?

  41. giuseppe baratta

    Condivido le osservazioni del prof. Pisauro: la riduzione dell’assenteismo, al di là di inutili polemiche sui numeri (polemiche che a dire il vero lo stesso ministro sembra a volte cercare, per intuibili motivi), quello che conta è il che fare. Io sono convinto che il punto di svolta si avrà quando nella PA si inizierà davvero (e non solo a parole) a lavorare per obiettivi e non per ore. Quando avremo un sistema di responsabilità chiaro e di attribuzione di obiettivi e valutazione di risultati, a partire dalla dirigenza, trasparente, oggettivo e condiviso. Quando si riuscirà a volorizzare e retribuire in modo giusto e dignitoso anche le professioni operative, evitando la corsa alla scrivania, che costituisce una risposta alle aspettative di progressione economica dei dipendenti pubblici, che per "difendersi" dalla rigidità delle carriere basate sulle qualifiche ed ai relativi livelli salariali, mirano ad abbandonare corsie, asili nido, strade, giardini, bus, ecc., per andare ad ingrossare le fila degli impiegati.

  42. dipendente comunale

    Vorrei poter tornare alla carica contro il ministro e chiedergli se ieri sera 20 settembre ha visto su rai tre presa diretta, la trasmissione sui tagli agli sprechi? Ha per caso sentito a quanto ammonta il numero delle macchine blu in tutta Italia? Questo non è uno spreco 620.000 auto blu in tutta Italia! E tutto il personale prelevato per guidare le auto blu? Questo non è uno spreco in materia di risorse umane, perché lui e tutti i compari e dico tutti non si pagano autisti e scorte private lasciando cosi i militi di ogni arma a fare il proprio lavoro? E poi i corpi dei vigili urbani di tutta italia perché non vengono accorpati ai commissariati locali? Per fare multe bastano gli ausiliari del traffico! Tutto questo c’entro con l’assenteismo e la battaglia che lui ci ha scatenato contro! Grazie, prendo sempre e solo 1.100 euro al mese ed una filgia all’università una alle superiori ed una alle elementari, ma siccome sono un assenteista ed un fanullone me le faccio mantenere dallo stato ( che poi siamo noi stessi)! Ma cosa li votiamo a fare? Qualcuno mi può rispondere? Non ho piu voglia di assistere allo sfacelo di questa nostra Italia facciamo qualcosa di positivo!

  43. Dario

    Per una discussione chiara dell’effetto Brunetta si veda l’articolo su noisefromamerika

  44. AMSICORA

    Non vedo per quale motivo non si possano utilizzare strumenti "odiosi" per ridurre il fannullonismo negli enti pubblici, fermo restando che lo strumento principe resta il licenziamento del fannullone, extrema ratio che fino ad ora è stata solo minacciata e non ancora attuata. Infatti quando si tratta di "lotta all’evasione" non ci si è fatto scrupoli per introdurre redditometri, inversione dell’onere della prova, indeducibilità delle spese, schedature dei pagamenti e dei conti correnti, obbligo per i professionisti di fare la delazione nei confronti dei propri clienti in in funzione "antiriciclaggio" (altro che medici-spia o presidi-spia!) chiusura del negozio nel caso un commerciante non batta uno scontrino etc etc. Singolare doppiopesismo: garantismo assoluto fino al parossismo per i dipendenti pubblici, giustizialismo e persecuzione fiscale per i lavoratori del settore privato, naturaliter evasori (autonomi ma anche dipendenti: quanti sono stati richiamati dall’agenzia delle entrate per "rendere conto" di 100 euro di spese sanitarie?)

  45. Disperato

    Io sono lo Stato, ho bisogno di un dipendente ad Agrigento e, dopo una selezione pazzesca su cui stendiamo un velo, lo trovo e lo assumo. Un secondo dopo che gli ho comunicato di averlo assunto il nuovo dipendente chiede l’assegnazione provvisoria a Cuneo, per motivi familiari. Io, lo Stato, sono buono, gliela concedo e lo mando a Cuneo, dove non ho bisogno di nessuno, e ad Agrigento resto con un buco. Dopo qualche tempo di assegnazione provvisoria il mio nuovo dipendente ha maturato il diritto di chiedere l’assegnazione definitiva a Cuneo, cosa che puntualmente fa, ed io, Stato gentile, gliela concedo. Risultato: ho un dipendente in più dove non mi serve e uno in meno dove mi serve. Allora io voglio sapere se c’è una persona in Italia che mi riesce a spiegare che senso abbiano queste concessioni, che mi indichi se la PA è un pezzo di welfare o no, che mi spieghi perché nessuno (men che meno Brunetta) mette mano a queste semplicissime norme operative e ponga fine a questa gestione del personale scandalosa.

  46. luigi zoppoli

    Nel riferimento al contenuto dell’articolo che si riferisce all’opinione espressa da Giulio Zanella, manca l’elemento ulteriore del trend cui Zanella si riferisce. E’ un elemento che unito alla composizione del campione, renderebbe l’analisi più credibile e soprattutto misurerebbe, ove mai esista , come possibile o probabile, l’effetto delle misure Brunetta. Altrimenti facciamo il doppione dei dati sulla criminalità forniti dal ministro Maroni che, raffrontando 2007 e 2008 ed ingorando trend e mille altri elementi, non dimostrano un bel nulla.

  47. alberto

    Ottenere di far stare più dipendenti pubblici sul posto di lavoro è senz’altro positivo, cerrtamente chi è assente non può produrre… mai il punto ora è come far in modo che questi dipedenti, ora presenti, producano un servizio migliore per i cittadini… e qua il rimedio sarebbe manager capaci ed effettivamente indipendenti sule modalità di raggiungere gli obiettivi e sulla scelta di quali collaboratori premiare… ma poi questi manager potrebbero mettersi in testa, in nome del servizio al cittadino, di non obbedire più al politico che ce li ha messi… ed allora perchè rischiare ? Lasciamo i soliti mediocri yes man e prepariamoci alla prossima menata propagandistica mentre il cittadino che aspetta il servizio… farebbe bene a rassegnarsi.

  48. mlv

    Noto con piacere che l’argomento è di gran lunga il più discusso, mentre è forse l’unico che non viene mai affrontato in modo serio da nessun programma c.d. di "approfondimento". Si aspetta solo la "sparata" di Brunetta (novità assoluta per l’Italia) e via alla marea di commenti pro/contro ma nessun serio provvedimenti. Solo timidi segnali più psicologici che altro del povero Brunetta, solo contro tutti. Nel paese c’è stata la "rivolta" "indignazione" per mani pulite, per un periodo contro la mafia, contro tangentopoli, ma mai contro gli sprechi e le inefficienze della "cosa pubblica". Domandiamoci perchè tutto sommato non c’è nemmeno contro gli evasori (come dovrebbe essere in uno stato sano). Sono lo stesso problema, le due faccie della stessa medaglia! Risolto uno anche l’altro segue. Domanda: quale dei due si deve però risolvere prima? L’evasione? no non credo, perchè è più immorale lo spreco e la non curanza del denaro pubblico che l’avidità del singolo privato. E’ una questione di "diritto naturale" …

  49. assomid

    Qualcuno ha interesse a stigmatizzare l’assenteismo nel pubblico impiego (contano perfino le ferie come assenze colpevoli!) per colpire, in realtà, tutti i lavoratori. Questo perché nel p.i.: – non si investiga prima dell’assunzione delle lavoratrici su eventuali matrimoni imminenti; -non si fanno firmare lettere di dimissioni senza data, da usare in caso di gravidanze; – non si disapplicano nei fatti le norme che tutelano la lavoratrice madre; -non si disapplicano le norme che tutelano le persone con handicap grave; – non si licenziano i lavoratori quando superano i 40 anni di età, perché diventano meno produttivi e costano più di un apprendista; – non si licenzia nei periodi di crisi, come nel privato, dove sono salvi solo parenti, coniugi e amanti dei padroni e dei loro amici influenti (raccomandati anche qui…), anche se inetti; – si versano completamente i contributi e si pagano tutte le tasse. E’ un esempio pericoloso, da eliminare. Meglio concionare di assenteismo e produttività nella P.A., tramando in realtà contro i diritti di tutti i lavoratori, per smantellarne poco a poco lo Statuto oltre allo Stato sociale. E gli italiani "abboccano".

  50. Filippo Crescentini

    Durante il 2009, molti dipendenti pubblici che si sono veramente ammalati (capita anche ai tempi di Brunetta…) hanno preferito farsi "addebitare" i giorni di assenza dal lavoro in conto ferie, per non farsi detrarre dallo stipendio le penalità previste. Queste assenza, pertanto, non vengono registrate come dovute a causa di malattia, le cifre relative alle assenze migliorano, Brunetta si attribuisce meriti che non ha, i poveri dipendenti pubblici devono usare le ferie per stare a casa quando stanno male. Vi sembra che tutto questo rappresenti un progresso?

  51. stefi

    E una buona tecnica ma bisogna ridurre i premi a chi veramente fa assenteismo non si possono
    perdere oltre 1000.00 euro a fine anno
    anche perche una diagnosi di guarigione da influenza puo variare da 10 a15 giorni.
    In questo caso si perde il premio.

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