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IL COMMENTO DI GUZZETTA SULLO SCUDO FISCALE

Sul merito dello scudo fiscale si è detto molto e lavoce.info ha fornito, come sempre, utilissimi elementi di conoscenza.
Ma il merito, ahimé, è solo una parte, molto grave, certo, del problema. Altrettanto, se non più grave, è la narrazione che lo accompagna.
Porcherie in Italia se ne sono fatte tante. Sia con le azioni che con le omissioni. Sia da governi di centro-destra (soprattutto azioni) sia da governi di centro-sinistra (soprattutto omissioni). E mi interessa poco, in questo momento, fare graduazioni di responsabilità. Non perché non siano importanti, ma perché penso che ognuno le possa fare per sé, da cittadino. E molti le abbiano già fatte.
Né mi interessa applicarmi ad una riflessione sullo spirito degli italiani (Vittime? Complici? Ignavi? Furbetti?  Semplicemente “adattivi” alle condizioni date?). Lo spirito italiano è piuttosto complesso per interpretazioni monocausali e unidirezionali (come dimostra, tra gli altri, il saggio di Guido Crainz, Autobiografia di una repubblica).
La logica di una lettura semplicemente partigiana (da destra o da sinistra) di quanto accade, ci consegna solo un fiume di recriminazioni reciproche. Buone per la polemica politica quotidiana e per quando si andrà a votare.
Ma c’è qualcosa che trascende le pur importantissime posizioni partigiane. C’è qualcosa che ci coinvolge, come si dice, in modo bi-partisan. Che riguarda ben più del rosicchiamento di qualche voto di qua o di là, della casacca che portiamo.
Che attiene al tono della nostra convivenza civile.
Ciò che mi interessa adesso è parlare del futuro e di cosa, qui e ora, la “politica dello scudo” consegna al nostro futuro.
Qualunque cosa si pensi, oggi, ci sono degli sconfitti certi dello scudo. Sconfitti che stanno, tanto per essere chiari, sia a destra che a sinistra.
E gli sconfitti sono i cittadini-contribuenti leali al fisco. Siano essi lavoratori dipendenti (che non possono evadere) o lavoratori autonomi (che possono e non lo fanno, e ce ne sono tantissimi, come quel gommista di Messina di cui conservo gelosamente la ricevuta di 5, dico 5, euro).
La sconfitta è innanzitutto culturale. Perché oggi, in Italia, si chiede a questi contribuenti qualcosa di più della semplice lealtà fiscale. Si chiede qualcosa di più della semplice responsabilità di essere cittadini responsabili, di temperamento civile.
Oggi si chiede loro di sopportare una duplice umiliazione.
La prima umiliazione è quella di sentirsi degli utili idioti, irrisi dal cinismo di frasi come “tanto tutti lo fanno”, “tanto tutti hanno il proprio scheletro nell’armadio” (e quand’anche fosse? Non ci sarà anche una questione di misura, di scala?), “se non lo fanno, non è perché siano particolarmente virtuosi, ma, semplicemente, perché non se lo possono permettere”. “Sono fondamentalmente dei fessi, perché si sono scelti un lavoro che riduce il margine per comportamenti da furbi, perché hanno sbagliato commercialista o, la cosa più grave, perché continuano a raccontarsi che esistono virtù normali, come pagare le tasse”. Insomma chi è causa del suo mal pianga se stesso.
La seconda umiliazione riguarda la narrazione che accompagna l’adozione dello scudo. Coerentemente col menzionato cinismo, l’argomento più o meno è: “non siamo stati in grado di pizzicarli prima, almeno cerchiamo di racimolare quanto si può”. E poco importa se non si è fatto abbastanza, se nulla lascia preludere che si farà di più nel futuro, se quello che si fa oggi non ha nulla a che vedere (sul piano del rigore) con quanto altri paesi (Stati Uniti e Regno Unito) fanno e se alcuni profili del provvedimento  oltre che discutibili nel merito, sono anche dubbi in punto di legittimità. Quel che importa è che si salvi il salvabile (sic!).
Ora queste argomentazioni sono umilianti perché narrano di un paese disperato, sull’orlo del fallimento, costretto a rivolgersi ai peggiori cittadini per chiedere loro aiuto. Come un imprenditore costretto a ricorrere agli strozzini per pagare i propri debiti.
E l’umiliazione sta proprio in questo: che i cittadini leali col fisco sono, per il tramite dello Stato che li rappresenta, costretti a rivolgersi a chi leale non è stato, a chi manca di qualsiasi responsabilità sociale, a chi ha concorso palesemente (sottraendo risorse al fisco e alla collettività o, peggio, riciclando proventi criminali) a determinare la situazione che ci costringe a chiedere disperatamente, proprio a lui, un aiuto estremo.
Oltre il danno, insomma, la beffa.
Ora, nel paese sgangherato in cui siamo, tutto può trovare una giustificazione. Persino lo scudo fiscale. Evviva la Realpolitik.
Ma una cosa non è tollerabile. Non è tollerabile che la narrazione di questa porcheria consegni alla coscienza nazionale, all’etica pubblica, al futuro di questo paese, l’idea che tutto ciò sia normale. E che da domani, i contribuenti leali, dovranno per giunta ritenersi soddisfatti che i propri rappresentanti hanno salvato il salvabile.
Faccio una proposta che non ha nulla di provocatorio o ironico. Ma che, nelle condizioni date, è un atto di onestà intellettuale e civile verso il paese.
Vorrei che qualcuno di coloro collocati ai vertici istituzionali del mio paese avesse il coraggio di presentarsi ai suoi concittadini, magari, stavolta sì, a reti unificate, e facesse questo semplice e drammatico discorso:

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“Scusateci, siamo disperati, l’Italia è alla frutta. Per non portare i libri in tribunale, siamo ridotti a blandire i peggiori cittadini (evasori, criminali, opportunisti) chiedendo il 5 % per le loro malefatte e per la loro impunità. Ci vergogniamo, ma non possiamo fare altrimenti. Non è il mondo alla rovescia. No, siamo noi italiani ad essere in una condizione disperata. Grazie, cari contribuenti, di non averci ancora mandati al diavolo!”.

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16 commenti

  1. fabio minoli

    A volte la machiavellica frase "il fine giustifica i mezzi" assicura indulgenza anche ad azioni poco condivisibili. In questo caso si è andati oltre. L’assenza dei parlamentari al momento del voto finale e le considerazioni del Capo dello Stato in relazione alla (dovuta?) firma del provvedimento la dicono lunga: siamo di fronte a una operazione spregiudicata per sperare di portare a casa i soldi utili per alimentare, provvisoriamente, le casse pubbliche in rosso. L’anticipazione della chiusura dei termini per aderire allo scudo a dicembre, con quattro mesi di anticipo, la dice lunga. La morale è che i cittadini per bene che pagano le tasse dovranno dire grazie ai furbacchioni che hanno imboscato i loro guadagni e che, da oggi, verranno accolti come i salvatori della Patria. Questa è ‘Italia di oggi bellezze!

  2. Claudio Lando Paoletti

    Fino a quando durerà? Sì, con siffatto debito pubblico, c’è da porsi questa domanda. Una domanda che inchioda tutta la classe politica, in particolare quella più incline ai condoni ed alle complicate ed inefficaci italiche politiche fiscali. Infatti, difficilmente si odono risposte circa il risanamento dei conti pubblici nostrani. Non potrebbe essere diversamente visti numerosi non eccelsi esempi. Non c’è che da dire: "speriamo che io me la cavi". Amarezza su amarezza: una cultura come quella italiana, con la sua storia, fatta anche di luci ed ombre, come le altre d’altronde, si merita altro presente e soprattutto altro futuro! Cosa possiamo fare per evitare il baratro?

  3. dvd

    Mi permetto di farle notare dopo avere appezzato con sincerità le sue parole, che il contenuto, il significato del tutto, per me, lo ha già detto. Quando dice …"Il lavoratore dipendente (che non può evadere) – (non del tutto vero es. acquisto casa o idraulico, ecc.) – e l’imprenditore (che se anche può non lo fa, e ce ne sono tanti). Questo è il problema: differenza tra chi può e chi no! Perchè al fine di dare un giudizio morale complessivo di un paese (e per questa via alle norme varate) non si chiede al lavoratore dipendente se è tentato di evadere!? E chiediamo anche il motivo di questo comportamento anomalo e sicuramente distorto per la maggioranza che è "onesta". Credo che una percentuale molto elevata direbbe: certo che sì, se ne avessi la possibilità, visto che poi quando posso lo faccio, e sai perchè? Perchè i miei soldi sono spesi male, da gente senza arte e parte, senza criterio e non servono a chi ne ha davvero bisogno, allora più che lo spreco che è altamente immorale, meglio tenerli. Si concorda che questa potrebbe essere la risposta più gettonata? Se sì, allora pensiamo ad eliminare alla radice i problemi che sono arcinoti.

  4. lucio

    La conclusione del commento è molto amara, lucida e veritiera ma nessuno dei nostri governanti e più in generale della nostra classe dirigente troverà il coraggio di fare pubblicamente dichiarazioni di questo tipo. Quindi anche se purtroppo rimane uno sfogo senza alcuna conseguenza pratica, grazie per averlo scritto. Qualche risultato concreto potrebbe forse essere raggiunto con un manifesto sottoscritto dagli economisti più accreditati e responsabili e dai cittadini più sensibili da far pubblicare, mi augurerei a titolo gratuito, sui principali quotidiani e sui canali televisivi della RAI, di SKY ed eventualmente di Mediaset.

  5. luigi zoppoli

    Ma egregio Professore! L’insigne ministro del tesoro ha affermato che la norma italiana è tra le più severe. Vero che, come di consueto, non ha documentato la sua affermazione che quindi rimane una chiacchiera da bar. Ma forse non ha torto se si riferisce all’Argentina peronista di Carlos Meném.

  6. AMSICORA

    La contrapposizione fra "dipendenti onesti" ("non possono evadere") e autonomi disonesti, naturaliter evasori, è manichea e fittizia. Ad esempio dalle ultime statistiche sulle dichiarazioni dei redditi si evince che imprenditori e professionisti dichiarano quasi il doppio della media, ovvero 37 mila euro. Inoltre, tralasciando il problema del “doppio lavoro” in nero, non è vero nemmeno che i dipendenti pagano "fino all’ultimo euro" le imposte perché queste, al pari dei contributi previdenziali, vengono trattenuti alla fonte dai loro datori di lavoro, che svolgono il ruolo di gabellieri (e gratis, a differenza degli esattori) per lo fisco, l’Inps e l’Inail… Siamo davvero sicuri che un impiegato o un operaio trovandosi nelle mani 2000 o 3000 euro invece di 1000 o 1500 sarebbe così onesto (o fesso) da darne la metà allo Stato?

  7. Roby

    Sono un lavoratore e in tempi non sospetti, quando tutti buttavano i risparmi in azioni Cirio, Parmalat e bond argentini, pensai di accompagnare la mia INPS con un piccolo fondo assicurativo svizzero. Praticamente un piccolo salvadanaio da duemila euro l’ anno per i miei figli …un domani. La metà della gente della mia provincia lavora in Svizzera o ci ha lavorato. Vi ricordate i tempi in cui la Lira svalutava del 20% l’ anno rispetto al Franco? Quale fesso avrebbe mai convertito in Lire risparmi ? Certo oggi c’è l’ Euro ed è il Franco svizzero in posizione debole. Tuttavia, se permettete, me lo lasciate qualche dubbio sul banchiere italiano che gioca coi fondi americani ? Suvvia ! in fondo non avrei potuto bruciarmeli al casinò di Montecarlo, o passare annualmente una settimana a Cuba? a Sharm? Forse sarebbe stato meglio, Oggi non mi avreste definito un evasore.

  8. Elia Franco

    Bella rifllessione quella di Guzzetta, che ringrazio di cuore. E’ doveroso però per me dire che chiedere a qualcuno delle istituzioni di fare una così sincera dichiarazione di scuse presuppone un riconoscimento di immacolata onestà e disinteresse equivalente alla ingenuità più assoluta. Sotto gli occhi di tutti sono apparsi i moduli per il rientro dei capitali predisposti dalla Banca Mediolanum già prima della controversa e vile firma. Qualcuno ricorda ancora come andò a finire l’inchiesta che pur si ordinò dopo che il governo Amato decretò la falcidia sui conti correnti bancari degli ignari cittadini e società che non facevano capo alla suddetta Mediolanum sulla quale tra le altre non si riuscì a sapere come e perchè tanti clienti furono telefonicamente invitati per tempo a dirottare o realizzare i loro conti. I proverbi restano sempre la saggezza dei popoli e mai come in questo momento il nostro agire politico deve farne riferimento a due: "Il pesce puzza dalla testa" e "l’occasione fa l’uomo ladro". Se manca il coraggio, aggiungo umilmente io (che ricordo -guardo e penso con il cuore- le pagine del vangelo), non ci sarà salvezza. Coraggio!

  9. Alessandro Morelli

    L’arretramento del limite finale, per partecipare allo scudo fiscale, a metà dicembre è la prova definitiva, se mai ce ne fosse bisogno, che questo Governo non sa fare altro che navigare a vista. La chiusura dei termini entro fine anno serve per capire quale sarà la misura della finanziaria. E così, dovremo pure ringraziare i delinquenti di turno per aver finanziato, con un loro piccolo obolo scontato con l’impunità, quelle due o tre spesucce che la PA riuscirà a fare. Intanto, invece di aggredire gli evasori stendiamo loro un tappeto rosso, ed il debito pubblico decolla verso vette inopinate senza neppure aver fatto investimenti degni di nota. L’unica cosa di cui si parla è il ponte di Messina, opera inutilmente faraonica il cui progetto nasce già fallimentare perché si regge su assunti mai verificati e su ipotesi inattendibili. Ecco a voi il Governo del fare. Ma del fare deficit. Tanto poi ci penserà il prossimo centrosinistra a venire a cercare di risistemare i conti pubblici, come succede ormai da quindici anni a questa parte. Il centrosinistra ricostituisce il portafoglio ed il centrodestra lo svuota, con l’aggravante che le spese hanno impatto zero sullo sviluppo.

  10. Chiara Fabbri

    Noi abbiamo avuto, in tempi recenti, un coraggioso ministro (Padoa Schioppa, per fare nomi e cognomi) che ha giustamente detto: è bello pagare le tasse, perché le tasse ci permettono di pagare quei servizi, scuola per tutti, assistenza medica etc., che ci rendono una società migliore. Ricordo ancora con amarezza lo scherno con il quale è stata accolta, a destra come a sinistra, questa frase sacrosanta e la misera fine che ha fatto il coraggioso ma sfortunato ministro, insieme con lo sciagurato governo che lo aveva reclutato. Spero solo che gli evasori si trovino, e lo dico con grande cattiveria, a dover usufruire di un pronto soccorso chiuso per mancanza di fondi, o che distruggano una delle loro lussuosissime auto intestate a società inesistenti sulle buche delle strade che non ci sono soldi per riparare, forse solo così potranno capire che ci sono beni che necessariamente sono pubblici e che il loro "risparmio" fiscale non può loro fornire.

  11. CRISTINA

    Concordo al 100% su quanto scritto.

  12. Giorgio Massarani

    “I reati sono fuori dallo scudo”. Vengo dalla lettura di un articolo, anzi una pagina, del Sole 24Ore di domenica 4 ottobre, che porta questo titolo distinguendo i reati di natura strettamente tributaria, coperti dall’ombrello dello scudo, da quelli non coperti ai quali solo viene applicata la definizione di “reati” mentre gli altri sarebbero di rango ben inferiore e sarebbero definiti quindi soltanto “violazioni”. Per fare un esempio, dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture false, ma sono in totale otto voci di analogo tenore, è coperta dall’immunità dall’azione giudiziaria portata dallo scudo. Nell’arco dei passati sei mesi si è assistitito al braccio di ferro tra l’amministrazione finanziaria americana e la UBS, spalleggiata dalla Confederazione Elvetica, che si è concluso con il compromesso del famoso elenco dei cinquemila, parte di molte decine di migliaia di clienti della banca. Ebbene l’accanimento da parte del fisco USA riguarda proprio questa questione, una cosa è la semplice evasione fiscale, altra cosa è la frode fiscale: c’è un continuum a gradi progressivi di gravità, anche in funzione dell’entità dell’evasione…

  13. Davide Colaiocco

    Concordo pienamente con quanto scritto in questo intervento: il rischio più grave è che tutti i cittadini da ora in poi si sentano legittimati ad evadere potendo contare su "favori" di questo genere che lo Stato concede. Siamo in una situazione drammatica perchè si mette in discussione il principio costituzionale secondo cui tutti i cittadini sono tenuti a "concorrere alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva" (Art. 53). Non è accettabile che un cittadino onesto debba sentirsi "preso in giro" in questo modo da chi li governa. Inoltre, la necessità di dover far fronte ad una situazione di disperazione chiedendo aiuto perfino ai cittadini peggiori: non è con questo scudo fiscale che si crea gettito per "fare cassa" e dare una spinta allo sviluppo economico. Anche se non si è aprioristicamente contrari ad ogni "scudo", certamente lo si poteva concepire meglio, come del resto avviene in Paesi come USA e Gran Bretagna (come veniva ricordato nell’intervento): il costo dell’operazione (comprensivo di penale) è del 49% (Usa) o del 44% (GB) con la possibilità di finire su elenchi pubblici. Questa ed altre ipotesi avrebbero, almeno, "educato" per il futuro.

  14. AMSICORA

    Verosimilmente anch’io, se, come l’infausto ministro di cui sotto, intascassi ogni mese uno stipendio da ministro più una pensione della BCE ed una della Banca d’Italia pagate dai contribuenti con benefits annessi e connessi (auto blu, casa, assicurazione medica, personale a disposizione…) riterrei le tasse una cosa bellissima…Per dirla con Marx è il tuo essere sociale che determina la tua coscienza e non viceversa: evidentemente chi lavora ed è costretto a dare più della metà di ciò che guadagna allo Stato non è dello stesso avviso dell’esimio economista, per dirla con un eufemismo. Probabilmente se l’ex ministro gestisse un negozio o un’officina sarebbe costretto a chiudere, per incompetenza, dopo una settimana. Infine ricordo che l’invidia è un peccato capitale.

  15. Alberto

    Ricondurre tutto a questioni di principio contraddice la logica del fine e spesso ciò mi rievoca il vangelo di Giovanni :” chi è senza peccato scagli per primo la pietra”. Una guerra condotta su armi di distruzione di massa inesistenti o il penoso indulto tra i primi atti del passato governo Prodi. Dov’erano le questioni di principio ? Ad esempio tra gli oltre 2000 balzelli fiscali: le accise sulla benzina, l’acconto IRPEF per redditi non ancora percepiti, la tassa sulla tassa, le imposte su canoni di locazione non corrisposti (salvo disposizioni del giudice con i tempi della giustizia italiana e comunque mai sulle locazioni commerciali). Gli studi di settore che ogni anno costringono milioni di piccoli contribuenti a versare quanto richiesto (e non quanto dovuto) per adeguarsi solo per evitare contradditori dall’esito incerto in cui è stato perfino invertito l’onere della prova. Alle spese per l’assistenza fiscale, alle perdite di tempo e l’ansia, si preferisce a priori pagare il “di più” per non avere problemi. Dove sono tra queste, e molte altre non menzionate per ragioni di spazio, le questioni di principio. Cordialmente. Uno studente

  16. AM

    Condivido gran parte del commento di Guzzetta, ma non si deve generalizzare affermando che tutti coloro che utilizzeranno lo scudo sono evasori o peggio criminali. Pensiamo ai nostri frontalieri con Austria e Svizzera ed agli immigrati stranieri in Italia oppure ai risparmiatori non evasori che per motivi personali di varia natura (escludendo l’evasione fiscale) hanno preferito tenere una parte dei loro averi all’estero.

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