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QUANTO VALGONO I BENI CONFISCATI ALLA MAFIA

La confisca dei beni di proprietà mafiosa costituisce uno strumento giudiziario decisivo nella lotta contro la criminalità organizzata. Sono soprattutto gli immobili a essere sottoposti al provvedimento. La regione più interessata è la Sicilia, ma confische si registrano anche in Lombardia. Il legislatore è già intervenuto per cercare di ridurre i tempi tra il sequestro e la destinazione del bene al comune o allo Stato. Ora si dovrebbe rivedere la norma per meglio tutelare i terzi in buona fede e per prevedere norme-paracadute più efficaci per le aziende in fase di sequestro.

La confisca dei beni di proprietà mafiosa costituisce uno strumento giudiziario decisivo nella lotta contro la criminalità organizzata.

LUCI E OMBRE

È evidente che la destinazione dei beni confiscati a usi sociali ha effetti positivi nel territorio: dalla creazione di occupazione legale al valore pedagogico del fatto che la comunità si riappropria, grazie all’azione dello Stato, di quanto le era stato sottratto con la violenza. D’altra parte, rispetto al passato, è oggi più difficile individuare i patrimoni delle organizzazioni criminali perché queste – lo sottolinea il Rapporto Svimez 2008 sull’economia del Mezzogiorno – “hanno ridotto notevolmente l’acquisizione dei beni immobili prediligendo forme di ricchezza più difficilmente individuabili, ricorrendo a prestanome estranei alla cerchia familiare, mascherando i movimenti di denaro con affinate tecniche commerciali, tributarie e finanziarie, intensificando gli investimenti all’estero”. (1) Critiche vengono altresì rivolte ai tempi, spesso eccessivamente lunghi, che intercorrono tra il sequestro, la confisca e l’assegnazione del bene.
Tuttavia, nell’ultimo anno, proprio su questi due aspetti, il legislatore è intervenuto con importanti novità. Il cosiddetto “pacchetto sicurezza”, la legge 15 luglio 2009 n. 94, assegna la destinazione dei beni mobili e dei beni aziendali al prefetto dell’ufficio territoriale di governo del luogo dove si trovano i beni o ha sede l’azienda, su proposte non vincolanti dell’Agenzia del Demanio, cui resta intestata la gestione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. La norma dovrebbe favorire tempi più rapidi nella fase di affidamento. Risultati positivi dovrebbe produrre anche la cosiddetta “confisca estesa”: quando non è possibile procedere alla confisca del denaro, dei beni o delle altre utilità economiche, il giudice ordina la confisca di altre somme di denaro, di beni e altre utilità per un valore equivalente, delle quali il mafioso ha la disponibilità anche per interposte persone o società.

I NUMERI DELLE CONFISCHE

Ma quale è il valore dei beni confiscati dal 1983, quando è entrata in vigore la legge Rognoni-La Torre che ha introdotto appunto le figure giuridiche del sequestro e della confisca di patrimoni illegalmente accumulati? La risposta è nella Relazione sui beni sequestrati e confiscati, presentata al Parlamento dal ministro della Giustizia: il valore dei beni confiscati ammonta (prezzi 2009) a 220.906.129 euro, e si tratta di una stima comunque per difetto. (2) E per avere un’idea dell’accumulazione mafiosa di capitale, basta pensare che il procuratore capo della Direzione nazionale anti-mafia, Piero Grasso, stima che il valore dei beni confiscati rappresenti ragionevolmente il 10 per cento del patrimonio mafioso.

Quale è, invece, la collocazione geografica degli 8.446 beni immobili complessivamente confiscati? L’83,5 per cento è stato confiscato nelle quattro regioni tradizionalmente interessate dai fenomeni di tipo mafioso, con una netta prevalenza della Sicilia (46,5 per cento), seguita dalla Campania (15 per cento), dalla Calabria (14 per cento) e dalla Puglia (8 per cento). Da notare però la presenza di regioni come la Lombardia (7,2 per cento) e Lazio (3,9 per cento). Tra le città con un maggior numero di beni confiscati, spicca Palermo (946), seguita da Roma (590) e Milano (374). Nella tipologia dei beni confiscati, prevalgono di gran lunga gli immobili, che raggiungono un valore di oltre 370 milioni di euro a prezzi 2009. I beni finanziari (quasi 38 milioni di euro negli ultimi cinque anni) prevalgono leggermente sui beni mobili (circa 34 milioni e mezzo). Peraltro, queste due tipologie mostrano tra di loro nel tempo un discreto tasso di sostituzione. (3)
La lettura di questi dati fa sorgere due quesiti, sui quali sarà necessario avviare una riflessione.

a) Il maggior numero di beni confiscati in Sicilia è effetto di un’azione giudiziaria locale che ha ormai una capacità di indagine consolidata oppure nasce da inestricabili radici nel territorio, più precipue a Cosa Nostra che ad altre organizzazioni?
b) La quota dei beni immobili rispetto alle altre tipologie è conseguenza di una legislazione che non impone rigidi controlli sulla loro acquisizione oppure è soltanto frutto di una vecchia concezione  del risparmio, “la roba” di verghiana memoria?

Ultimo punto è la destinazione dei beni confiscati. Nel 2008, il valore dei beni destinati ai comuni ammontava a 115 milioni di euro contro i 39 milioni del 2005, mentre sempre nel 2008 e rispetto al 2005, raddoppiava il valore dei beni destinati allo Stato: 23 milioni contro 12 milioni. La gestione di beni non è però agevole per le amministrazioni locali, per la scarsa solidità dei comuni stessi sia in termini di bilancio che di capacità operative, ma anche perché sono soggetti al ricatto delle organizzazioni criminali che hanno interessi su quel territorio. (4)
In conclusione, quali sono i punti sui quali dovrebbe incentrarsi una opportuna rivisitazione del sistema normativo sulle confische? Per un problema di risorse disponibili, finora è servito a poco affidare i beni mobili registrati (soprattutto veicoli) in custodia giudiziaria alle forze di polizia, non in grado di utilizzarli. L’Agenzia del Demanio, poi, suggerisce un ritocco alla legislazione civile sulla tutela dei terzi in buona fede. E infine occorrono norme-paracadute più efficaci per le aziende in fase di sequestro, in modo che non debbano chiudere nell’attesa che si proceda al suo dissequestro o a una definitiva confisca. Così da salvaguardare il lavoro dei dipendenti, spesso ignari di operare all’interno di un’azienda mafiosa. (5)

(1) Rapporto Svimez 2008 sull’economia del Mezzogiorno, Il Mulino, pag. 486.
(2) Ministro della Giustizia – Relazione sulla consistenza, destinazione e utilizzo dei beni sequestrati o confiscati e sullo stato di procedimenti di sequestro e confisca (aggiornata al 30 aprile 2009).
(3) Censis, Il condizionamento delle mafia sull’economia, sulla società è sulle istituzioni del Mezzogiorno, Roma, settembre 2009, pag.41.
(4) Pagina 15 della Relazione del ministro della Giustizia. Bisogna tuttavia sottolineare che, con eccezione della sola voce dei beni destinati, per i quali deve comunque essere resa nota la stima, nelle analisi ci si scontra con la scarsa sensibilità degli uffici giudiziari nella comunicazione degli importi dei beni oggetto di indagine, sia quando restano ancora a livelli di proposta di sequestro, sia quando risultano poi sequestrati e ancor più oggetto di confisca. Il fatto che conosciamo solo per  approssimazione il valore di tutti i beni sequestrati e confiscati è evidente nella voce dei beni mobili registrati che pur essendo la seconda per numero di beni oggetto di confisca (sono cinquemila circa dal 2005 al 2009) diviene poi l’ultima per valore, con importi statisticamente quasi irrilevanti: poco più di un milione di euro nei cinque anni citati. A dimostrazione che quando si parla di auto, moto, camion, imbarcazioni, spesso lasciate a lungo inutilizzate nei depositi giudiziari, il loro valore effettivo viene quasi sempre tralasciato.
(5) Vincenzo R. Spagnolo, “Tempi più rapidi tra sequestro e confisca”, Avvenire, 17.7.2009.

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  1. ugo

    Dai tempi di Vanoni e ancora di più, dopo la riforma fiscale del 1973/74, vige l’obbligo generalizzato della dichiarazione dei redditi. Sostanzialmente si è invertito il rapporto fisco-cittadino: non è più il contribuente a stare inerte aspettando l’attività di controllo del fisco ma è il fisco a stare inerte in attesa che l’autodichiarazione – auto liquidazione del contribuente manifesti elementi gravi di irregolarità, intervenendo con il controllo, com’è noto a tutti, soltanto eventualmente ed in casi "sporadici". In questo quadro totalmente mutato, dove la ricchezza viene autocertificata dal contribuente, è rimasta ferma l’impostazione ultragarantistica ottocentesca di affidamento pregiudiziale dell’apparenza giuridica in tema di proprietà privata. In altri termini, se Tizio dichiara zero redditi per trenta anni e contemporaneamente risulta possessore di patrimoni mobiliari e immobiliari per miliardi di euro, il principio della intangibilità della proprietà vieta di sospettare che tali patrimoni siano ingiustificatamente posseduti (e ciò risulta oltremodo paradossale, in presenza di una fattispecie -707cp- che prevede come reato il possesso ingiustificato di grimaldelli..)

  2. Antonio Perricone

    Ogni volta che apprendo dai TG e dai giornali la notizia di un sequestro d’immobili o aziende mi chiedo come vengano calcolate i valori relativi; sono i giudici o gli organi di polizia in grado di effettuare valutazioni? Qual è il reale valore "cash" di un bene sequestrato alla mafia se messo all’asta in modo trasparente? qual è il reale costo di transazione per un bene del genere? Temo che una parte cospicua di questi patrimoni sia illiquida e quindi valga molto meno di quanto annunciato.

  3. paolo scatozza

    Francamente non ho ben capito quale sia l’effettivo valore stimato dei beni sequestrati alla mafia dal 1983 ad oggi a prezzi attuali. Credo che si faccia confusione fra miliardi e milioni di euro. Mi piacerebbe conoscere il dato vero magari ripartito per tipologia di beni. Grazie

  4. giusy cartia

    Non sono un ‘economista, non sono un giornalista, non sono un politico, sono semplicemente una libera professionista offesa dalla crisi attule in quanto: ha colpito piu’ non solo la mia categoria ma la popolazione dei lavoratori dipendenti in modo vergonoso! A pensare che tutti i beni confiscati alla mafia e ad altre organizzazioni simili ad essa, il loro valore ad oggi non e’ reso pubblico, ma sicuramente si parla di beni e’ facilmente stimabile. Mi chiedo come mai i nostri politici non hanno lavorato nel controllo e destinazione di tali beni a contrastare la crisi attuale. Forse perche’ e’ piu’ facile taglire salari, posti di lavori, aumento di bollette ecc.. Non ho mai sentito parlare di provvedimenti che toccano il portafoglio dei parlamenteri, ma la crisi non dovrebbe colpire anche loro? Perche’ il povero cittadino che paga le tasse e’ sempre al centro di qualsiasi crisi e i politici sono sempre immuni a tutto cio’? L’Italia e’ alla disperazione per la soglia di poverta’ raggiunta, la giovane generazione sta’ pensando di andare all’estero per trovare lavoro, non e’ vergognoso solo il pensiero di fuggire?

  5. Aigon

    Non valgono nulla se non vengono venduti immediatamente, anzi diventa un costo per la collettività. Per le obiezioni, che certamente ci sono attuando un simile procedimento; daranno i suoi frutti se i Magistrati avessero la disponibilità della macchina della verità, per vendere i beni; mobili e immobili, in seguito, la ricerca delle prove e le leggi dovrebbero agevolare simile meccanismo. Cosa fare: rendere illegale la massoneria e similari, (P2 e P3 sono solo scatole cinesi perché non si affossi il nucleo, la massoneria), dare alla Magistratura il controllo dei servizi segreti oltre alla macchina della verità e delle attività connesse come la totale esclusiva facoltà di intercettare chiunque, (macchina d verità utilizzata anche per accertare la fedeltà di loro stessi) eliminare gli Ordini professionali, eliminare le prescrizioni su alcuni reati che riguardano l’economia e la pedofilia, modificare l’art. 2944 c. c. in toto, nell’amministrazione pubblica non possono esserci simpatizzanti per strane associazioni. Eliminare i segreti di Stato, ecc. ecc..

  6. paolo anglisani

    Perchè mi sono stati sequestrati e confiscati 2 milioni di euro di immobili e 400mila euro in contanti, però sono uscito assolto. Perchè non restituiscono immobili e contanti se una persona viene assolta ?

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