A quali esigenze risponde la Banca del Mezzogiorno? Se il problema sono le banche italiane incapaci o non interessate a valutare il merito di credito delle piccole imprese, la soluzione è nell’apertura alla concorrenza, non nella creazione di un nuovo istituto di credito. Il sospetto è che la Banca del Mezzogiorno non avrà come bussola della sua attività la redditività degli impieghi. Ma allora quali saranno i criteri con cui allocherà i fondi? Di solito, in questi casi, prevalgono i criteri politici. Un’esperienza che abbiamo già vissuto e che ci è costata cara.
Il Consiglio dei ministri del 15 ottobre ha approvato il disegno dei legge che istituisce la Banca del Mezzogiorno. I dettagli non sono ancora chiari e quindi si possono al momento fare solo delle valutazioni preliminari. Lo Stato dovrebbe partecipare al capitale della banca solo con 5 milioni e per un periodo di tempo limitato, cinque anni. Le banche di credito cooperativo (le Bcc) operanti al Sud e le Poste dovrebbero entrare nellazionariato. Ma gran parte del capitale dovrebbe essere costituito mediante unemissione di obbligazioni garantita dallo Stato. Le obbligazioni dovrebbero essere assoggettate a un trattamento fiscale agevolato rispetto alle normali obbligazioni: 5 per cento invece che 12,5.
CHI METTE IL CAPITALE
È bene precisare subito che le emissioni garantite dallo Stato fanno parte a tutti gli effetti del debito pubblico. Quindi il capitale della Banca del Mezzogiorno, malgrado le affermazioni in senso contrario del ministro dellEconomia, andrà ad aumentare il debito pubblico. Anche le altre obbligazioni di scopo garantite dallo Stato che potranno essere emesse da enti diversi dalla banca per finanziare investimenti nel Mezzogiorno nellambito del pacchetto Sud approvato ieri, proprio in quanto garantite dallo Stato, porteranno ad aumentare un debito pubblico già tornato vicino al picco storico del 1992-3.
Resta anche aperto il dubbio su chi nominerà i vertici della Banca. Le Poste, il cui capitale è detenuto per il 65 per cento dallo Stato e per il 35 per cento dalla Cassa depositi e prestiti? Insomma, al di là dei proclami, cosa ci sarebbe di privato in una banca il cui capitale è costituito da obbligazioni garantite dallo Stato e i cui vertici sono nominati, seppur indirettamente, dallo Stato?
La Banca del Mezzogiorno, per evitare i costi derivanti dallapertura di nuovi sportelli, dovrebbe appoggiarsi a quelli delle banche di credito cooperativo, la cui presenza al Sud è peraltro piuttosto limitata, e, soprattutto, degli sportelli del Banco Posta. Si tratterebbe dunque di 650 sportelli delle Bcc più circa 4mila uffici postali, secondo le stime del Corriere della Sera. Non è chiaro se le Poste abbiano le competenze e il personale necessario a svolgere compiti addizionali, ma questi sono aspetti secondari.
PERCHÉ UNA BANCA DEL MEZZOGIORNO
Il vero punto è un altro: a quali esigenze risponde la Banca del Mezzogiorno? Secondo il ministro, la Banca nasce per incrementare la capacità di offerta del sistema bancario e finanziario del Mezzogiorno, sostenere le iniziative imprenditoriali più meritevoli, canalizzare il risparmio verso iniziative economiche che creino occupazione nelle regioni meridionali. E aggiunge il Ministro:In questa banca non si parlerà inglese. La nostra logica, la nostra visione è quella dell’albergo che vuole ampliarsi, del comune che vuole fare un centro congressi, dell’esercente di uno stabilimento balneare che vuole aprire una pizzeria. Sul fatto che non si parlerà inglese, non abbiamo dubbi, purtroppo. Qualche dubbio in più lo abbiamo sul resto.
Il ministro non tocca infatti il vero punto: perché oggi le banche non finanziano la pizzeria o lalbergo del Sud? Ci sono due possibilità. La prima è che le nostre banche siano pigre, incapaci o non interessate a valutare il merito di credito delle piccole imprese. Banche che si accontentano di controllare se limprenditore ha delle garanzie. Questo è possibile. La struttura proprietaria delle banche e la composizione dei consigli di amministrazione non è certo tale da mettere pressione ai vertici manageriali. Prova ne è lintervista di alcuni mesi fa in cui lamministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, allora cinquantenne, con il titolo di Unicredit in picchiata, prometteva di lasciare il suo posto
a 60 anni! Ma se questo è il problema, allora la risposta è nel cercare di promuovere una maggiore concorrenza nel settore bancario. O si pensa veramente che la nuova banca potrà rappresentare uno stimolo alla concorrenza? Quali saranno le competenze, il capitale umano della nuova Banca del Mezzogiorno che le consentiranno di essere più efficiente delle banche che oggi operano al Sud?
Vero che oggi il Sud vanta una minore presenza di sportelli bancari che il resto del paese: 35 ogni centomila abitanti contro 50. Ma la presenza fisica e capillare sul territorio non è certo garanzia di maggiore capacità di finanziare progetti meritevoli sostenendo così lo sviluppo locale. La Sicilia, in virtù del suo statuto speciale, non è mai stata soggetta ai vincoli nellaccesso al credito imposti dalla Legge bancaria del 1936 e nel dopoguerra ha conosciuto uno sviluppo imponente della propria rete di sportelli bancari: quasi 500 in più nei soli anni Sessanta, tanti quanti in tutto il resto del Mezzogiorno. Eppure unisola così banchizzata e irrorata di credito (più che dacqua) non vanta certo condizioni di sviluppo superiori al resto del Mezzogiorno. Il suo reddito pro-capite è superiore solo a quello di Calabria e Campania, la speranza di vita tra le donne è addirittura inferiore a quella media del Mezzogiorno, è seconda solo alla Sardegna nel tasso di abbandono degli studi, offre meno servizi per la cura degli anziani di molte altre regioni meridionali. E potremmo continuare.
La seconda possibilità è che le banche raccolgano risparmio al Sud, ma investano principalmente al Nord perché al Nord ci sono progetti migliori o meno rischiosi. Insomma, progetti che consentono alle banche di realizzare maggiori profitti rispetto al finanziamento dei progetti delle piccole imprese al Sud. Per varie ragioni, quali ad esempio una presenza meno invadente della criminalità organizzata. Questo spiegherebbe anche il maggiore costo del credito al Sud rispetto al resto del Paese. Se veramente la banca del Mezzogiorno avrà azionisti privati, perché essi dovrebbero accettare di fare minori profitti e di prendere più rischi? In cambio di cosa? Il sospetto è che la Banca del Mezzogiorno non avrà come bussola nella sua attività la redditività dei suoi impieghi. Ma allora quali saranno i criteri con cui allocherà i fondi? Di solito, in questi casi, prevalgono criteri politici. Basta guadare alla recente storia italiana. Le cosiddette banche di interesse nazionale (Bin) hanno prestato massicciamente a gruppi imprenditoriali vicini a partiti o a uomini politici, realizzando perdite ripianate poi dallo Stato.
E ancora viva la memoria delle riunioni sulle nomine bancarie tra esponenti delle forze di governo e Banca dItalia una lottizzazione meno simile a un mercato delle vacche. Le notti delle nomine erano una delle poche cose del passato di cui nessuno, a parte il ministro Tremonti sembrava sentire la mancanza. Francesco Forte concludeva il suo articolo di ieri sul Foglio con questa frase: Vogliamo tornare a queste avventure (
)? Si rimettano questi sogni neo mercantilisti nel cassetto. Ci sono costati abbastanza. Per una volta siamo daccordo con lui.
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Gianluca Di Lorenzo
Questo governo, che la vulgata vuole appiattito sui diktat della Lega Nord mi sembra in realtà uno dei più assitenzialisti e sud-democrisitani di sempre. Elenco solo alcuni provvedimenti, che si aggiungono all’arcinota maggiore spesa pubblica statale per abitante a parità di poteri di acquisto – come ben documentato dagli interventi di Alesina sul Sole 24 Ore. Ponte sulle stretto, bail out di amministrazioni meridionali in dissesto, 4 miliardi aggiuntivi di fondi per il Sud, e da ultimo questa riedizione del Banco di Napoli. Ricordo che a Luglio, nel giorno in cui veniva dato il via libera ad una grossa tranche di fondi per il Sud, mentre tutti i maggiori giornali nazionali aprivano sulla notizia, il quotidiano La Padania apriva con: "I Dialetti al Festival Di Sanremo". Sciur Padrun da li beli braghi bianchi fora li palanchi fora li palanchi….
max
Una banca del Sud? Potevano chiamarla Cassa del Mezzogiorno…Sono passati 50 anni e non è cambiato proprio niente.La creazione di questo nuovo organismo non è altro che il fallimento di uno Stato e di una classe politica (di qualsiasi bandiera) che non è stato mai in grado di garantire sviluppo e lavoro.Non garantisce sicurezza agli imporenditori contro le mafie, le crisi globali, non valorizza i giovani e in una parola non investe e non ama rischiare.
SERGIO RISTUCCIA
Non ho mai sostenuto progetti di banche del sud senza un progetto chiaro, rigoroso e destinato ad una gestione rigorosa. Così come in tempi più lontani non mi parve una buona idea riunificare vecchie macchine consunte in Sviluppo Italia. Ma la Banca ci sarà. Allora bisogna chiamarla a chiarezza d’intenti e di azione. Innanzitutto lavorando per la concorrenza. Si può e, a questo punto, si deve. Poi mettendo a punto "criteri politici" che siano radicalmente diversi dai soliti ispirati da un ceto politico senza idee che rompe la propria afasia e mancanza d’attrezzatura intellettuale solo per chiedere arrogantemente favori per il cd.consenso. Anche qui si può. E si deve. Magari non mettendo in prima linea progetti di nuove pizzerie. Ma pensando, fuor di retorica, al sostegno dei ricercatori del Sud che operano in solitudine o riversano i prodotti del proprio ingegno in altre sedi lontane.
Roberto Simone
E in tutto questo i leghisti non hanno proprio nulla da dire? Giocano al “non vedo, non sento, non parlo” come un anno fa con il caso Alitalia?
Crepaldi Fabio Luca
A quanto mi risulta, allo stato, l’eventuale patrimonio raccolto mediante l’emissione obbligazionaria garantita dallo stato (e soggetta a fiscalità agevolata) non sarebbe computabile tra il patrimonio di base a fini di vigilanza (cd.: Tier 1). Se questa è l’idea, ritengo si renderebbero necessarie una rivisitazione delle disposizioni di vigilanza (circolare Banca d’Italia 263 del 26 dicembre 2007 e successive integrazioni) e una valutazione della sostenibilità di tale intervento nell’ambito del quadro regolamentare comunitario (rif.: Capital Requirment Directive – direttiva 2006/48/CE del parlamento europeo, articoli 57 e successivi). Non mi sembra i mass media ne abbiano parlato. Mi sono perso qualcosa? Grazie. Fabio Crepaldi
quinzio
La Banca del Mezzogiorno è l’ennesima fregatura per gli italiani. Una cambiale, a lunga scadenza per le generazioni future. É noto che al Sud, le banche erogano prestiti alle imprese con il contagocce. Non voglio entrare in polemica con il solito virtuosismo Nord/Sud. Ma se le banche private (ora in regime di concorrenza) non danno prestiti alle aziende, quando verrà creata questa "nuova" banca (pubblica!) verranno concessi finanziamenti a quelle aziende che probabilmente giocano sporco al limite del truffaldino, e ci sarà da scommetere che dopo aver incassato i denari, queste aziende truffaldine falliranno o verranno messe in liquidazione, con il risultato che i rientri non verranno mai ripresi. E la "Banca del Mezzogiorno" ci rimetterà.
salvatore bragantini
Si sentiva la mancanza della Banca del Mezzogiorno: è per la mancanza di soldi erogati da banche locali che lo sviluppo del Mezzogiorno dopo la seconda guerra mondiale è rimasto indietro rispetto al Centro-Nord. Questa fondamentale lacuna sarà colmata grazie ad una banca tanto privata, che nasce con una legge dello Stato. Dato che il suo nome è ancora provvisorio, ne suggerisco uno innovativo: Istituto per lo Sviluppo Economico dellItalia Meridionale, in forma abbreviata Isveimer. Avrei anche un nome per il presidente, ma è passato a miglior vita. È un peccato: Ferdinando Ventriglia saprebbe ben realizzare la missione affidata allIsveimer. Si può stare tranquilli, però. Non è che manchino, oggi, gli epigoni del mai abbastanza compianto Don Ferdinando. Abbiamo ben chi saprebbe raccogliere una tanto prestigiosa eredità. Si potrebbe magari, solo per esempio, pescare fra i "patron" di Eurocredinord, la prestigiosa banca leghista che riuscì in poco tempo, pur insistendo su un territorio ben altrimenti ricco di opportunità, a scavarsi la fossa, e che fu salvato dal fido Fiorani. Basta con le banche ingorde e mercatiste, viva le banche colbertiste e generose; coi nostri soldi.
raffaele principe
Questa iniziativa, la creazione della Banca del Mezzogiorno, fa il paio con il controllo prefettizio del credito erogato dalle banche che avessero richiesto i Tremonti bond. Mi ritrovo sostanzialmente con l’analisi fatta e se è possibile un paragone fra questa iniziativa e la ex Cassa per il Mezzogiorno non si può convenire che almeno quella aveva uno scopo: costruire le infrastrutture nel sud d’Italia. Al sud non mancano i soldi, tant’è che c’è un flusso di denaro dal sud al nord, ma il governo: da quello comunale a quello regionale per finire allo stato. Spesso al sud l’amministrazione è solo spesa pubblica, e per il resto non sente, non vede non dice. Mentre i risparmi privati sono investiti nell’edilizia e nella distribuzione, spesso di scarsa qualità e con problemi di abuso del territorio. Oggi servirebbe invece stimolare investimenti in altri settori più innovativi, con strutture gestionali e proprietarie moderne capaci anche di guardare al mercato globale. L’idea di obbligazioni di scopo potrebbe essere una buona idea se legata all’ammodernamento delle infrastrutture del mezzogiorno: strade, porti, scuole, ospedali, energie innovative, riciclo, difesa del territorio ecc.
Rossano Zanin
La Banca del Mezzogiorno diventerà una torta da spartire fra i vari partiti di turno. Oltre che aumentare il debito pubblico (già fuori controllo), ci troveremo sicuramente di fronte ad un nuovo Ente Inutile con una ventina di amministratori, portaborse e autoblu che si troveranno a svolgere una delle attività più difficili: le gestione del credito. Per delucidazioni sulla gestione del credito chiedere direttamente alla Lega Nord (vedi fallimento della CreditNord Banca).
AL
Credo che per incrementare la capacità di offerta del sistema bancario e finanziario del Mezzogiorno, sostenere le iniziative imprenditoriali più meritevoli, canalizzare il risparmio verso iniziative economiche che creino occupazione nelle regioni meridionali" sarebbe meglio puntare a ridurre le cause strutturali che contribuiscono nel Mezzogiorno ad avere un rischio sistemativo per l’attività d’impresa maggiore che in altre aree geografiche in Italia ed all’estero.
Giacomo Costa
A rigore, il fatto che le banche attualmente presenti nel Sud non operino esclusivamente ivi non implica che la loro attività sia intrinsecamente discriminatoria nei confronti del Sud. D’altra parte, banche che avevano quella caratterizzazione regionale c’erano, ma gli esiti non sono stati felici…D’altra parte ancora, l’Italia, e non solo il Sud, è piena di gente che lamenta che gli è stato arbitrariamente negato il credito… Come fa Tremonti a sapere che ad esempio il Centro Congressi Comunale di cui parla sarebbe solvente? Le dichiarazioni del Ministro, se vogliamo trarne, come tentano di immaginare in modo costruttivo Boeri e Panunzi, delle argomentazioni, sono degli sconfortanti non sequitur. Ma anche se volessimo tentare di andare oltre l’esercizio di interpretazione simpatetica di Boeri e Panunzi, e decidessimo che in realtà ciò che il Ministro intende è che ormai è venuto il momento di trovare altri modi per sussidiare il Sud, non ne seguirebbe che la creazione di carrozzone creditizio sia il modo più efficace di farlo.
alessandra pera
Sono siciliana e perfettamente d’accordo con Tito Boeri. Peraltro, vorrei ricordare che la Sicilia, in particolare, ha già conosciuto un’esperienza analoga, seppure non identica, con la Cassa di Risparmio per le Provicie Siciliane, poi Sicilcassa ed oggi Sicilcassa Spa in LCA, le cui attività sono state cedute ad una – all’epoca relativamente – "new-good company", ovvero il Banco di Sicilia (oggi Unicredit). Abbiamo tutti la memoria corta? Non ricordiamo i motivi e le ragioni di carattere politico-ambientale che hanno determinato la LCA della Sicilcassa?I debitori della Sicilcassa in bonis e poi della LCA erano e sono ancora i vari Cavalieri del Lavoro anni 70-80 (Graci, Costanzo, Rendo, Cassina) e non pochi gruppi societari, il cui patrimonio è stato confiscato ai sensi della Legge Rognoni-La Torre ovvero (e forse peggio) continua a rappresenare una "risorsa" per l’economia siciliana. Chiedo scusa per la veemenza, ma vorrei che qualcosa cambiasse sul serio. Mi domandò però – non senza angoscia – se questa Banca del Mezzogiorno sarà di aiuto alle piccole imprese o foraggerà circuiti economici e di potere che non possono essere considerati "economia sana".
luigi zoppoli
Nella drammatica situazione del Mezzogiorno questi vogliono contrabbandare che serve una banca del territorio? E la banca del mezzogiorno lo sarebbe? Non hanno neppure verificato se ci sia una domanda di credito, sano, inevasa e, non so perchè, sono certo che i prefetti non ne sanno nulla. E’ fuffa, una giocata al monopoli sulla pelle del paese. Il ‘non parla inglese’ è poi fenomenale. Infatti useranno il bergamasco ed useranno le best practices da polenta taragna messe in campo dalla famosa banca padana. Quella salvata da compa Fiorani. luigi zoppoli.
Paolo M.
E’ curioso che tale proposta arrivi da uno schieramento politico che si definisce liberale. Neanche a Bertinotti sarebbe passata per la testa una cosa simile. In Italia urge un partito liberale, o che le correnti liberali prendano il potere nei partiti già esistenti. Bersani e Fini per citarne uno per schieramento, anche se poi si guarda il loro passato e fa una certa impressione pensare che siano tra i più liberali e amanti della concorrenza, questo la dice lunga sulla situazione politica attuale.
Marcello Battini
Le banche "private" non intendono organizzarsi per finanziare le attività imprenditoriali, senza un’adeguata garanzia patrimoniale. Non lo faranno mai finchè il grosso delle operazioni "imprenditoriali" è costituito dall’attività immobiliare. Qualcuno deve provvedere a coprire questo settore del credito se non si vuole che il Paese continui a scendere sempre più rapidamente nella graduatoria dei paesi sviluppati. Sarebbe preferibile che quest’attività, fosse svolta da banche private (private equity), ma nessuno o quasi intende affrontere il rischio paese, prima ancora del rischio imprenditoriale. Ridurre il rischio paese è compito della politica che sembra in altre faccende affaccendata. Creare il mercato, regolamentarlo opportunamente, rendere efficiente, equa, tempestiva la giustizia. In una situazione così disastrata l’iniziativa della banca del sud, affidata, per giunta, ad aziende impreparate, non può che finire in disastro colossale. Sono certo di poche cose, nella mia vita, ma una è questa.
alberto ferrari
L’avvio della banca del Sud, in concomitanza con il condono sui rientri dei capitali all’estero, senza indagine sui capitali rientranti, non lo credo,ma sembra quasi fatta apposta per far reinvestire al sud i soldi illeciti fuggiti dal meridione. Secondo la logica tremontiana che pecunia non olet e che dunque, piuttosto che perdere i soldi della mafia è meglio lasciare che vengano" legalmente reinvestiti al sud". Pensare male si fa peccato, diceva Andreotti, ma a volte ci si azzecca.
Manzella Francesco
La concorrenza bancaria seppur inferiore del Nord, è presente anche al Sud commisurata alla sua fragile economia. Purtroppo non è solo un problema di credito, ma è un problema di sviluppare l’economia. Da parte loro le banche dovrebbero mediare nella concessione del credito tra un equilibrato buon credito e validi progetti industriali nel senso più ampio del termine.Inoltre, le banche dovrebbero tastare più a fondo le specificità del territorio, fidelizzare la clientela ed avere un "vero" occhio da poliziotto giudiziario.
Massimiliano Forte
Una iniziativa che non trova nessuna logica politica, economica e finanziaria. Un veicolo che ci porta indietro anni luce nato per venire in soccorso nel modo più sbagliato a un sistema economico e sociale che non ha mai rispettato le regole economiche e sociali. Al mezzogiorno non mancano le banche, al mezzogiorno mancano i cervelli e il rigoroso rispetto dei valori imprenditoriali. La Banca dove non si parlerà inglese è la consapevolezza di avere un figlio ritardato, che non sa andare avanti se non con il sostegno e l’aiuto. Il mezzogiorno non è povero di denaro ma povero di risorse e di idee, e quelle poche sono intrise di malaffare e furberie. Io sono un uomo del mezzogiorno che lavora con orgoglio al Nord, ma avrei voluto avere lo stesso orgoglio lavorando nella mia città. Il sistema non me lo ha permesso perchè figlio di una cultura parentale, nepotistica e assistenziale. Se voi prendete 5 milioni di svedesi e li portate in sicilia, questa diventerà come la svezia, ma i 5 milioni di siciliani in svezia ne farebbero scempio come hanno fatto e stanno facendo della loro terra. il Mezzogiorno ha bisogno di un ricambio generazionale, di un risorgimento e non dell’ennesima banca.
marco
Dovreste trovare il modo di porre certe domande a Tremonti che sembra sempre molto convinto delle sue azioni. Quando non vuole aumentare i fondi per la sanità la scuola ecc fa sempre rifermento al debito pubblico che potrebbe crescere e poi fa queste manovre…
Biagio Vacirca
Mi chiedo quali siano le proposte degli autori per favorire il rilancio del mezzogiorno. La "provocazione" del ministro, per quanto discutibile sotto il profilo dell’efficienza, ha il merito di tenere alta l’attenzione sulla complessa questione meridionale. Bene farebbero gli autori ad approfondirla invece di adagiarsi ai soliti toni un po’ paternalisticie ad argomenti un po’ datati (acqua,criminalità…), sicuramente avremmo un contributo più costruttivo. Valutare quale è il riflesso del gap infrastrutturale e di una burocrazia inefficiente sulle performance delle imprese sarebbe di certo un primo passo per concentrarsi verso una discussione e una politica di rilancio che non sia sempre il solito stereotipo sud-criminalità.
Michele Giardino
Come cambiano le mode nella percezione (!) della funzione bancaria. Nel Paese del "piccolo é bello" (più micro che piccolo) ora in crisi, oltre al nemico esterno, la globalizzazione, serviva indicare una quinta colonna: va sans dire, il sistema bancario. Il quale sarà anche a volte pigro e magari un po’ vile, godrà anche di rendite di mercato e di spazi normativi comodi, ma dopo tutto fa nel suo campo ciò che tante grandi imprese fanno nel loro. Magari aiutate. O no? Ciò banalmente detto, poche glosse ai giusti dubbi degli Autori. Che i 4 o 5mila Uffici postali meridionali possano, subito o a breve, istruire ed erogare (!) crediti alle imprese, può pensarlo solo chi non conosce le Poste o fa propaganda. Se al Sud non nascono nuove BCC, molto facili da costituire, é perché non lo é tenerle in vita; più o meno per le stesse ragioni per le quali le reti delle grandi banche non erogano di più: imprese poche, deboli e già indebitate, diciamo. Sulla bancabilità, il test Sicilia basta e avanza. Insomma: il consenso costa risorse. Le banche le hanno. Se non le mollano, si fondi una banca ad hoc su deboli pilastri di forte spesa pubblica. Tutto già visto, purtroppo…
giancarlo arcozzi
Credo che ogni italiano di buon senso nutra dubbi sull’efficacia di questa operazione, ma nella nostra storia è anche successo che banche pubbliche abbiano ben operato. Non certo la banca di Nitti, e di altri ras meridionali…. Ad ogni buon conto e per dare a cesare quel che è di cesare, vi segnalo, dato che nessun organo di informazione ne tiene conto, che l’idea della banca del sud nasce da D’Alema. O almeno lui così lasciò intendere in un’intervista di qualche mese fa su "la7". Disse che aveva avuto questa idea, che l’aveva discussa a Bruxelles, e che ne aveva parlato con Tremonti. Agggiunse che Tremonti non gli era sembrato entusiasta, ma che ci avrebbe pensato. I tempi evidentemente hanno portato consiglio…… Cordialmente Giancarlo Arcozzi
Marcello Graziano
Le politiche economiche di questo governo stanno all’economia come un diabetico alla sacher torte…inutile quindi cercare di capirne le ragioni ricorrendo a spiegazioni puramente economiche. Qualcuno una volta ha detto "Parlare di economia e fare riferimento a Tremonti è come parlare di astrofisica siderale e riferirsi a Star Trek…". Non e’ stato Samuelson, né sono certo, ma la sapeva lunga….
Marcello Novelli
La notizia della Banca del Sud mi ha lasciato senza parole. In particolare perché e contro quello che questo Governo dovrebbe rappresentare: il libero mercato e la libera iniziativa. Mi nasce peroòspontanea una domanda: il dibito pubblico alla fine di questo anno sara’ il 120% del PIL, ma il debito pubblico è un pozzo senza fondo? Fino a quando i governanti potranno pescare denaro senza che lo stato faccia bancarotta? Esiste un limite teorico oltre il quale il debito non può essere spinto? Grazie.
Rocco Papaleo
Cosa può partorire un Parlamento dove ci sono, tra molti opportunisti, una settantina tra indagati e condannati (20 passati in giudicato)? Più veline e escort? Queste sono le fondamenta del nostro sistema. Se non si pulisce il Parlamento tutti i nostri commenti sono quanto meno inutili.
Giuseppe
E’ inutile cercare di capire le motivazioni alla base della costituzione della Banca del Mezzogiorno… il punto è che il nostro Ministro dell’Economia, non ci ha mai capito niente di economia, non ci capirà mai niente e soprattutto non vuole capirci niente. Non é un economista, non ha mai studiato economia, ed è contro gli economisti. Semplice. É inutile perdere tempo a ragionarci…lasciate perdere, io ci ho rinunciato ormai da tempo.
marco parigi
Sono molto d’accordo con le critiche rivolte al progetto tremontiano e, a dire il vero, quando si tratta di Tremonti oramai sto finendo gli aggettivi, nn so più cosa dire, nè cosa pensare. Credo che la seconda ipotesi degli autori sia la più probabile: il binding constraint del Sud non è lo scarso accesso al finanziamento ed è ragionevole pensare che gli scarsi investimenti privati nn dipendano, come si dice, da un "lack of access to finance", ma da "low perceived returns". Un unico appunto: il commento su Profumo, il titolo a picco e la sua inamovibilità mi pare del tutto gratuito e senza troppo fondamento: "Prova ne è lintervista di alcuni mesi fa in cui lamministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, allora cinquantenne, con il titolo di Unicredit in picchiata, prometteva di lasciare il suo posto a 60 anni!". Grazie al cielo non bastano le bizzarrie del mercato azionario per rimuovere un manager.
MD
Perché oggi le banche non finanziano la pizzeria o lalbergo del Sud?" perché trovano un rapporto rendimento/rischio superiore quando investono nel centro/nord dove il rapporto sofferenze/impieghi è tre-quattro volte inferiore rispetto a quello delle Regioni del sud. Il sistema bancario ha il compito di raccogliere il risparmio e allocarlo valutando il merito di credito delle imprese. Poiché il mercato del credito è caratterizzato dalla presenza di esternalità positive è soggetto per il suo efficiente e regolare funzionamento al necessario intervento da parte dello Stato. Con la legge bancaria del ’36 la competenza territoriale imponeva che il trasferimento del risparmio dal sud al nord passasse per il mercato interbancario; con il Testo unico del ’93 viene meno il vincolo territoriale e si assiste impotenti all’emorragia del risparmio che dal sud defluisce direttamente nelle imprese del nord, svuotando di significato la funzione e l’efficenza allocativa del sistema bancario nel mezzogiorno. Occorre porre rimedio, questo è certo.
Claudio Braccesi
Le banche moderne devono essere governate da parametri oggettivi di capitalizzazione e da regole cristalline come Basilea 1 e 2? Bene. Con queste regole alla base, molte banche europee sono finite in bancarotta e sono state salvate dagli stati membri. Le nostre non avevano bisogno di essere salvate, ma chissà perchè, sono sottocapitalizzate. La crisi in atto molto dipsnde dalle regole liberiste del sistema bancario. Bene di nuovo. Quindi largo agli eretici. A quelli che ancora pensano che la politica del Tesoro possa determinare le sorti di un paese. Che l’economia possa essere governata dalle scelte. Quindi lunga vita a Tremonti ed alla banca del sud.
Michele Paciello
Il "progetto" della Banca del Sud così impostato ha oggettivamente poco senso e sembra appartenere alla serie dei "mega annunci"" a cui ultimamente ci sta abituando il governo; ma vorrei soffermarmi sul debito pubblico, che nell’articolo viene trattato in modo marginale. L’odierna crisi finanziaria ci ha mostrato che l’emissione di bond con garanzia dello Stato è una realtà in quasi tutti i Paesi europei (tranne ovviamente in l’Italia), dove la garanzia è stata concessa non per pura beneficenza, ma facendo pagare alle banche delle fees periodiche. L’utilizzo delle fees, oltre a responsabilizzare tali banche verso un atteggiamento "economicamente efficiante", consente allo Stato di avere un cuscinetto da utilizzare nel caso sia necessario l’intervento (monetario) Statale. Secondo un parere dell’ UE, il debito obbligazionario garantito dallo Stato che rientri in tale forma di garanzia, non deve essere considerato nel calcolo del Debito Pubblico, quindi se proprio si deve fare questa Banca del Sud, perchè la garanzia in oggeto dell’emissione dei suoi bond non viene assoggettata a tale schema?
Emilio Calvano
Condivido le perplessita’ degli autori su questo progetto. E penso onestamente che le condivida anche il ministro. Mi chiedo allora quale possa essere il motivo di tanto attaccamento a questo progetto ("altrimenti me ne vado"). Dubito che il ministro cerchi di aumentare il suo potere, ne ha gia’ tantissimo. Forse e’ gia’ lanciato verso il posto del presidente Berlusconi? Non solo la mossa e’ populista, ma e’ anche strategica perche’ si sa, controllare l’accesso alle risorse finanziarie del mezzogiorno in tempo di elezioni non e’ cosa da poco…
aris blasetti
A differenza della maggior parte dei commentatori della Voce mi sento di apprezzare l’opera del ministro Tremonti che, fino ad ora ha dato dimostrazione di capacita’ e lungimiranza nell’affrontare la crisi economica anche con misure non popolari ma che possono dare dei risultati pratici. Detto questo non posso che criticare la decisione riguardo la Banca del Sud. Non gli hanno insegnato nulla le vicende del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia o della Cassa di Risparmio della Calabria? Sara’ l’ennesimo carrozzone pubblico mangia soldi e fonte di clientelismo. Certo, dopo aver accontentato l’elettorato nordista con il federalismo fiscale (se mai verra’ alla luce) bisognava accontentare anche quello meridionale. Buona mossa elettorale ma pessima dal punto di vista economico. Spero che la cosa vada per le lunghe e che si impantani nelle secche della burocrazia.
stefano
Buongiorno, si parla in questi giorni di banca del sud. come mai? Visto che è già stata istituita da più di un anno con legge 6 agosto 2008, n. 133. cito dalla legge: Legge 6 agosto 2008, n. 133 "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 195 del 21 agosto 2008 – Suppl. Ordinario n. 196 ……… Art. 6-ter. Banca del Mezzogiorno 1. Al fine di assicurare la presenza nelle regioni meridionali d’Italia di un istituto bancario in grado di sostenere lo sviluppo economico e di favorirne la crescita, e’ costituita la società per azioni «Banca del Mezzogiorno».
BOLLI PASQUALE
Il ponte sullo stretto,la Banca del Sud ed il posto fisso sono tutti pura demagogia e vuoti proclami. Domani ci diranno di credere alla befana! Siamo seri! Il popolo italiano non è fatto di tutti incopetenti e creduloni. In verità, senza essere troppo pessimisti, ma analizzando la situazione della Politica, dell’economia e della finanza pubblica non possiamo che concludere che l’Italia è da tempo in situazione fallimentare: evasione fiscale e Politica hanno sottratto ogni risorsa possibile, due soli provvedimenti sarebbero urgenti ed importanti ma, che non verranno mai presi:l a riforma e moralizzazione del sistema politico e la drastica riduzione degli Enti Territoriali. Tutto il resto sono chiacchiere al vento. Per il ponte sullo stretto non ci sono risorse; di posto fisso non è il caso di parlarne perchè ci sono solo licenziamenti e compressioni di organici e nel pubblico e nel privato; la Banca del Sud, inoltre, non risolverebbe la drammatica situazione economica meridionale.La nuova istituzione creditizia, dovrebbe, allo stato, erogare soltanto crediti a fondo perduto.Dopo il drammatico saccheggio dello storico Banco di Napoli, però, malavita e Politica attendono fiduciosi.
Disperato
Forse non tutti sanno che per ogni banca privata del globo il prestito è una delle (una volta era "la più" poi è arrivata la finanza ecc..) attività più redditizie. Concedere credito è il mestiere e la ragion d’essere di una banca, su quello l’azienda bancaria sostanzialmente "campa". In sostanza la banca vuole prestare, ha interesse a farlo, ma ovviamente c’è un problemino: vuole pure che i soldi tornino indietro (vedi alla voce "prestito"). Perchè allora tante (centinaia) di istituti di credito italiani impiegano complessivamente poco o malvolentieri o comunque in quantità ritenuta insufficiente al sud? perchè sono cattive? oppure capitanate da spietati nordisti che vogliono affossare il sud a rimettendoci utili succosi di tasca propria? Evidentemente no. Evidentemente i prestiti che la famigerata Banca del Mezzogiorno concederà più largamente di quanto non faccia il normale sistema bancario saranno immancabilmente "sofferenti" e chi ripianerà i conti disastrati di una banca statale? Evidentemente lo Stato-noi.
Giuseppe M.
«Dobbiamo accettare le disuguaglianze come la via per raggiungere una prosperità più grande per tutti», ha detto Brian Griffiths tenendo una conferenza nella cattedrale di S. Paolo a Londra. Sembrerebbe l’affermazione dei principi liberali contro l’appiattimento marxista; in realtà è la risposta a quanti tra i presenti gli domandavano se erano etici i 16,7 miliardi di $ accantonati da Goldman Sachs per premiare alcuni dipendenti. Domanda legittima, poiché Griffiths è vice presidente di Goldman Sachs International. L’oratore è andato oltre, dimostrando una visione religiosa dell’economia. «Da quelli cui molto è stato dato, molto si aspetta», ha spiegato, parafrasando a suo modo la parabola dei talenti nel Vangelo secondo Matteo. Ma con tutti i talenti ricevuti, non si può dire che i banchieri abbiano prodotto ricchezza, visti i miliardi di miliardi di $ che sono stati bruciati. E quasi a nessuno di loro è capitato d’essere gettato «nelle tenebre, dove è pianto e stridore di denti (Matteo 25,14-30)». (W.R.)
Giacomo Morandi
Concordo su quasi tutto, dell’articolo di Boeri e Panunzi. Sono un ex dirigente (di Direzione Centrale) della vecchia Comit, una delle tre BIN, presso la quale ho lavorato per oltre 50 anni e posso assicurare che l’influenza della politica e dello stesso IRI, azionista di controllo, è sempre stata poca. Il management della Comit aveva una sua forza, un suo prestigio anche internazionale che gli consentivano di tenere testa efficacemente alle pressioni, quando c’erano. Mi pare di poter affermare che sostanzialmente era lo stesso per il Credito Italiano, altra BIN milanese, mentre non mi sentirei di affermarlo per il Banco di Roma e, ancor più per le altre banche controllate direttamente dallo stato, Bancoper, Napoli, Sicilia, eccetera.