Samuelson fu ad Harvard allievo di Schumpeter (un altro dei massimi economisti del Novecento). Io sono stato allievo di Richard Goodwin, coetaneo e pure lui allievo di Schumpeter. Mi raccontava spesso un divertente aneddoto. Samuelson si rodeva il fegato perchè, pur essendo insieme a Goodwin e a Paul Sweezy il più brillante allievo di Schumpeter, il comune maestro, politicamente acceso conservatore (se non decisamente reazionario: a favore della Triplice, dopo Pearl Harbour!), gli preferiva Goodwin e Sweezy noti comunisti (tanto che Goodwin dovette abbandonare gli Stati Uniti e trovare asilo a Cambridge, UK, e Sweezy, rimasto in America, fu sempre emarginato dall’ambiente accademico tradizionale). Goodwin, sorridendo, mi diceva che la vera ragione della preferenza contraria a Samuelson, non fosse tanto dovuta alla loro superiore brillantezza intellettuale, quanto piuttosto al fatto che loro due (Goodwin e Sweezy) erano alti, belli, biondi, con gli occhi azzurri e di famiglia molto ricca, tipici WASP), mentre Samuelson era un povero ebreo, nè biondo nè particolarmente bello. A grande onore di Schumpeter, va detto che quando, proprio per le sue origini ebraiche, Harvard negò a Samuelson la sua prima posizione accademica, costringendolo ad andare al MIT (da cui non si spostò più, divenendone una delle grandi glorie), l”antisemita’ e reazionario Schumpeter minacciò le dimissioni da Harvard.

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