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UNO STOP SULLA STRADA DEL RITORNO ALLA CRESCITA

Il ritorno alla crescita del Pil dell’Italia si è fermato subito: il dato destagionalizzato del Pil (stima preliminare) indica -0.2 per cento rispetto al terzo trimestre, quando era invece aumentato dello 0.6%. Il dato medio 2009 rispetto alla media 2008 è -4.9 per cento.
Non sono ancora disponibili dati disaggregati sulle varie voci del Pil, ma si può dire che sul brutto dato del quarto trimestre hanno pesato soprattutto due elementi: la battuta d’arresto della Germania e il peggioramento del mercato del lavoro italiano. Il Pil tedesco (da cui dipendono in modo rilevante le nostre esportazioni e che aveva trainato la crescita europea nel secondo e terzo trimestre) ha subito una battuta d’arresto inattesa, almeno inattesa sulla base dell’andamento della produzione industriale tedesca che era stata sostanzialmente positiva nel quarto trimestre. Sul fronte interno i consumi hanno mostrato segnali di cedimento. Ha cominciato pesare con maggiore evidenza sui consumi l’aumento della disoccupazione che, sulla base dei dati provvisori, ha raggiunto in dicembre l’8,5 per cento, cioè un punto e mezzo in più rispetto al dicembre 2008. Sembra tornare a valere la cosiddetta legge di Okun: per ogni due punti di calo del Pil la disoccupazione dovrebbe salire di un punto percentuale. E’ quello che è successo negli ultimi dodici mesi. Un segno che la cassa integrazione non basta più.
Siccome non è possibile fare conto su un rapido recupero del mercato del lavoro, è venuta l’ora che il governo dedichi uno sforzo ulteriore a reperire le risorse per alimentare i consumi senza peggiorare il debito pubblico. Bisogna togliere a chi ha una minor propensione a consumare (i "ricchi") e dare a chi consuma di più (i "poveri" e il ceto medio). Certo, avere a disposizione un’imposta sulla prima casa delle persone più abbienti (si chiamava Ici fino ad un paio di anni fa) farebbe comodo in questa situazione.

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TUTTI NELLA RETE

  1. Dino Battistuzzo

    Distribuire risorse da chi è ricco a chi è meno ricco per incentivare i consumi è una soluzione intelligente al problema della crescita economica, non solo in Italia. Ma c’è un problema. Come fa l’uomo più ricco d’Italia ha proporre una soluzione del genere. Gradirei una risposta. Grazie

    • La redazione

      L’uomo più ricco d’Italia potrebbe fare un bel gesto. Tra l’altro sarebbe per Lui meno costoso che in passato ora che si accinge a frazionare parzialmente il suo patrimonio immobiliare ..

  2. Giovanni Somogyi

    Siamo veramente messi male, se dobbiamo contare sulla reintroduzione dell’ICI per i ricchi! Alla voce info pare che non vi siate accorti che l’ICI per i ricchi finirebbe per esentare gli evasori fiscali, e per colpire invece contribuenti quali i pensionati statali a medio reddito e simili; per non parlare di altre storture che una simile imposta genererebbe, e che sarebbe lungo spiegarvi. Cercate di procurarvi economisti di buon livello. E’ un peccato che un sito che era partito così bene sia anch’esso finito vittima della sindrome antiberlusconiana. Magari si risolvessero i nostri problemi facendo fuori Berlusconi! Speriamo in un colpo di reni e in una opportuna autocritica della voceinfo. Coriali saluti, Giovanni Somogyi

    • La redazione

      Quando la crescita va male e i conti pubblici peggio, la coperta è davvero corta. Bisogna trovare le risorse per aumentare le possibilità di spesa di chi ha la propensione a consumare più elevata senza peggiorare il deficit. Cioè bisogna aumentare qualche tassa (il condono fiscale della legislatura è già stato fatto e reiterato). Tra le varie tasse, meglio aumentare una tassa la cui base imponibile non si muove, come la casa. Dimenticavo, grazie per la cortesia e le frasi di stima.

  3. Sauro

    Gentile lavoce, oramai da molto tempo sento sempre piu’ spesso e in misura maggiore la parola "decrescita" e sempre meno "crescita". Non vorrei riempirmi la bocca con belle parole ma irrealizzabili, pero’ le ragioni della decrescita mi sembrano molto piu interessante di quelle della crescita. E’ da poco che seguo il vostro sito forse mi sono perso qualcosa nel recente passato. Potreste farmi sapere che cosa ne pensate? E’ davvero realizzabile una decrescita o solo un’utopia? E se si, a cosa dovremmo rinunciare? Chi ne rimetterebbe e chi ne guadagnerebbe? Quanto a quel punto sarebbero legate economia e qualità della vita (come natura dovrebbe essere)? Grazie mille del vostro contributo alla rete e saluti cordiali

  4. Francesco Burco

    La crisi epocale che stiamo vivendo va letta, a mio parere, in chiave "austriaca": è dettata dall’offerta spropositata di moneta che ha contraddistinto la sbornia dell’economia mondiale dalla seconda metà degli anni ’90, passando per l’11 settembre, sino ai giorni di oggi. I saggi di interesse sono scesi "innaturalmente" creando sovraconsumo, distorcendo l’allocazione di risorse verso investimenti sbagliati, ponendo le basi per il maxi riaggiustamento (leggi crisi) che stiamo vivendo. A questo punto occorre prendere atto della realtà (cioè della crisi) e gestire nel modo più soft possibile (eufemismo) il riequilibrio: politica monetaria gradualmente restrittiva, crescita del risparmio, tagliare la spesa pubblica, aumentare la produttività, ritornare finalmente ad una crescita sostenibile. Pena, prima o poi, ma forse più prima che poi, il crollo del sistema monetario.

  5. Luigi Calabrone

    La proposta di aumentare le tasse e far piangere i ricchi, anziché quella di iniziare a ridurre le spese, appariva sui muri qualche tempo fa, ma almeno allora non proveniva da economisti. Così non si andrebbe da nessuna parte: il gettito aggiuntivo servirebbe per finanziare la sanità del Sud, la Sicilia, le Provincie, l’elettricità a prezzo politico per le fonderie di alluminio, le tangenti pagate per opere pubbliche, eccetera. Gli economisti invece sanno bene quali sono gli interventi che produrrebbero riduzioni di spesa: li elenchino su questo sito in ordine di fattibilità e grandezza del risultato atteso e lascino la demagogia a quelli che scrivono sui muri.

  6. Carlo Turco

    Sono pienamente d’accordo sul danno prodotto dall’abolizione dell’Ici per i contribuenti a reddito più elevato. Sarebbe tuttavia impossibile aggirare la difficoltà con una addizionale sull’Irpef dei contribuenti a reddito più elevato per la quota relativa ai redditi da immobili? Addizionale magari da destinare agli enti locali? Rimane pur sempre il problema enorme degli evasori, totali e non. Mi chiedo se non sarebbe il caso di ricorrere all’incremento di tasse su particolari consumi. Penso che le sigarette non siano affatto gli unici beni a domanda inelastica rispetto ai prezzi. Aumentando la tassazione indiretta su beni di lusso a largo consumo (Suv, televisori megagalattici, alberghi di lusso, yachts, ecc.) si potrebbe aumentare il gettito senza deprimerne la domanda e cavando qualcosa anche agli evasori.

  7. LUIGI PANACCIONE

    L’articolo suggerisce, giustamente, di trasferire il prelievo tributario dai ricchi, soggetti con una più bassa propensione al consumo, verso i meno abbienti e rilanciare così i consumi. Questo Governo agisce in modo diametralmente opposto. Avete ricordato le scelte in materia Ici. Ma hanno fatto di peggio. Svolgo l’attività di dottore commercialisti e i clienti di studio da tempo mi segnalano l’esplosione degli incassi da giochi (gratta e vinci, superenalotto, lotto, ecc.) tra operai e pensionati che rimettono le loro sperenze di miglioramento al fato e, vittime dei numerosissimi messaggi pubblicitari, destinano al gioco quote crescenti del loro reddito (emblematica la foto vincitrice del concorso indetto da lavoce.info). E’ chiaro dunque, alla luce delle scelte del governo anticipate dal Ministro del Turismo, che per il 2010 continuerà a crescere il prelievo mascherato sotto questa forma ludica che garantirà gettito per lo Stato ma che ha come conseguenza l’ulteriore riduzione dei livelli di consumo proprio tra le persone meno abbienti. Dunque, sommate tra loro la mancata redistribuzione e crescita del prelievo e otteniamo una miscela esplosiva.

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