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MA IL TELEVOTO NON È LA DEMOCRAZIA DEL NUOVO MILLENNIO

Finito Sanremo, restano le polemiche sul televoto, indicato come procedura democratica di espressione della volontà popolare. Ma è corretto nutrire più di un dubbio in proposito. Per almeno tre ragioni. Non è rappresentativo, con questo sistema i soldi votano due volte, funziona bene dal punto di vista dello spettacolo, ma manca di trasparenza. Anche nelle elezioni politiche i contributi in denaro finanziano le campagne elettorali, però il voto dei cittadini resta libero, unico e non direttamente costoso in termini monetari.

 

Per chi avesse voglia di farlo, il festival di Sanremo di quest’anno sarà senz’altro ricordato per il gesto artigianal-pirotecnico degli orchestrali, che hanno appallottolato e gettato sul palco gli spartiti in segno di protesta contro il sovvertimento delle loro preferenze da parte del famigerato “televoto”. Le polemiche, non solo degli orchestrali, si sono naturalmente focalizzate sull’ammissione alla terna dei finalisti della canzone monarchico-patriottico-tenorile di Pupo, Emanuele Filiberto e Canonici, e sulla vittoria per il secondo anno consecutivo di un cantante proveniente dal programma Amici.
 
IL POPOLO SOVRANO
 
A parte i giudizi di carattere musicale, gli italiani si sono messi a discutere animatamente sul contenuto democratico del televoto, come procedura di decisione che permetterebbe alla volontà popolare di emergere. La stessa Antonella Clerici si è espressa in termini perentori a proposito della questione, sovrastando i fischi del pubblico con la seguente massima: “Il popolo sovrano ha scelto i suoi tre finalisti”. Le dirette televisive dal teatro Ariston non sono fatte per le riflessioni filosofico-politiche, ma è giusto nutrire qualche dubbio sul televoto come procedura democratica di espressione della volontà popolare.
Nell’attesa che anche il commissario tecnico della Nazionale di calcio venga eletto direttamente dal popolo, metto insieme qui tre riflessioni sul meccanismo del televoto.
 
IL TELEVOTO NON È RAPPRESENTATIVO
 
Soltanto per caso il televoto potrebbe essere rappresentativo dell’opinione degli italiani in campo musicale, o in qualsiasi altro campo. Non si tratta infatti di un sondaggio, basato sul principio di raccogliere le opinioni di un gruppo che “assomiglia” alla popolazione nel suo complesso, ma di un meccanismo in cui si sceglie di partecipare, telefonando o mandando un sms. Si potrebbe obiettare che anche le elezioni politiche non sono rappresentative, in quanto i cittadini decidono autonomamente se andare a votare. E in effetti il gruppo di chi va a votare alle elezioni politiche è sistematicamente diverso dal gruppo di chi non va, ad esempio banalmente è più interessato alla politica rispetto a chi resta a casa. Ma il televoto – a differenza del voto vero e proprio – è direttamente costoso in termini monetari e permette di votare ripetutamente: nel caso di Sanremo cinque volte per ogni utenza telefonica e per ogni tornata di voto.
 
CON IL TELEVOTO IL DENARO VOTA DUE VOLTE
 
Il televoto costituisce il terreno ideale per piccoli gruppi organizzati che sono disposti a spendere tempo e denaro per sostenere un certo concorrente. Ciò può dare spazio a facili manipolazioni. L’anno scorso nella trasmissione Striscia la notizia il manager Lele Mora ha confessato di avere investito 25mila euro per sostenere Walter Nudo nei televoti inerenti l’Isola dei Famosi. Un investimento dal punto di vista di Mora, in quanto manager di Walter Nudo. Ma in questo modo il denaro vota due volte: da una parte finanzia il battage pubblicitario a favore di un artista, e dall’altra foraggia il televoto. Anche nelle elezioni politiche i contributi in denaro finanziano le campagne elettorali, ma il voto dei cittadini resta libero, unico e non direttamente costoso in termini monetari.
 
IL TELEVOTO È TELEGENICO
 
A parte i ricavi monetari che ne derivano, il televoto ha l’indubbio vantaggio per chi lo organizza di essere telegenico, ovvero adatto a essere rappresentato in televisione. Un sondaggio rappresentativo della popolazione sarà forse più equo, ma rischia di essere più noioso, in quanto il cittadino potrebbe essere poco interessato a quello che in media pensano i suoi concittadini. Il televoto mobilizza invece le fazioni, e la fazione che a un certo punto è perdente ha l’incentivo a organizzarsi meglio per il prossimo televoto. E nel caso in questione coloro che hanno tele-votato per Pupo, Emanuele Filiberto e Canonici potrebbero essersi mobilitati esattamente a motivo dei fischi partiti dalla platea dell’Ariston. A conti fatti, il televoto funziona bene dal punto di vista mediatico perché ha la dinamicità di una gara sportiva combattuta. Ma se vogliamo metterla dal punto di vista dello spettacolo – e vogliamo dimenticarci delle riflessioni precedenti – perché mai non mostrare in tempo reale il numero di persone che votano per i diversi cantanti? La trasparenza può fare spettacolo.

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20 commenti

  1. Renato E.

    Credo che Qualcuno abbia già pensato, per le prossime politiche magari, a un Televoto in tempo reale, con criteri derivanti dal Festival (cinque votanti, SMS, eccetera). Luminoso esempio di democrazia. Vorrei anche aggiungere un altro, e forse più nascosto corollario: lo share dello spettacolo. Con programmi di pura sussistenza sugli altri canali (RAI e non), non mi par difficile invogliare i telespettatori a guardare Sanremo…

    • La redazione

      Il Nume (e la Costituzione) ci scampino dal televoto applicato alle elezioni politiche! Dall’altro lato, sulla scarsa concorrenza tra RAI e Mediaset in termini di palinsesto penso che si possano scrivere cose molto interessanti, prendendo spunto dai molti episodi specifici. Ma a questo punto sarebbe soprattutto importante effettuare uno studio empirico rigoroso sulla cosa.

  2. marcello Sassoli

    Circola la voce che gruppi organizzati abbiano appaltato callcenters per spostare il televoto verso certi concorrenti. Sarebbe una palese violazione non solo di un metodo di per sè “democratico”, ma anche un episodio della ricorrente corruzione endemica…

    • La redazione

      Bello il titolo del post. Purtroppo il televoto dà adito a questo tipo di comportamenti, e forse servono regole diverse. La manipolazione delle classifiche musicali non è cosa nuova, e tende a creare favoritismi spiacevoli. Mi spiego: spingere a suon di acquisti manipolativi una canzone orribile può essere estremamente costoso, mentre è più facile dare quella spinta in più ad una canzone di livello medio-alto, che compete con altre canzoni di livello simile, ma non altrettanto sponsorizzate.

  3. nodar10

    Concordo con il contenuto della riflessione. Aggiungo che quanto visto a Sanremo e’ stato nel suo complesso uno spettacolo che riflette il degrado culturale della societa’ italiana. Da una parte l’impostazione data alla manifestazione con la scelta della presentatrice, personaggio da sagra della castagna, dall’altra l’ammissione del patetico trio con una canzone ed un atteggiamento palesemente offensivi del minimo di dignita’ rimasta al popolo italiano, o almeno a parte di esso. Pur non avendo seguito per scelta il festival, ho sentito nei TG e trasmissioni collaterali le esternazioni del monarchico rampollo e mi sono sentito profondamente offeso. Lo spazio concesso dalla TV ad un pupazzo come il Pupo e al deteriore principe rasenta la vergogna. E’ chiaro che il televoto non ha riflettuto il sentimento della maggioranza degli italiani e quindi e’ stato inquinato da fazioni organizzate, come ben spiegato nella vostra riflessione. Mai come in questo festival le cose sono state cosi’ diverse da come si e’ voluto farle apparire. Ma tutta la TV italiana ormai non serve piu’ agli spettatori ma alla TV stessa.

    • La redazione

      Non so esattamente come si possa misurare il degrado culturale della società italiana, ma certamente lo andrei a cercare in fatti più seri di quelli relativi al festival di Sanremo. I miei sono soltanto giudizi personali, che lasciano il tempo che trovano, ma invito a non sottovalutare l’intelligenza -e l’intelligenza mediatica- della Clerici. Un indizio? Beh basterebbe confrontare il modo di porsi della stessa (anche dal solo punto di vista lessicale) durante le serate del festival e durante le conferenze stampa del giorno dopo. La canzone del trio non mi piace molto, specialmente dal punto di vista melodico, in quanto enfatica e non molto innovativa. Ma non si può negargli il merito di essere terribilmente produttiva di ogni tipo di parodia!
      Ma vi sono altre canzoni che mi sembrano piuttosto valide (sperando che mio fratello non mi legga), ad esempio quella di Cristicchi, quella di Irene Fornaciari e di Arisa, che vagamente mi ricorda "Girotondo" di De Andrè.

  4. Massimiliano R.

    Hanno votato 3 soggetti distinti: a) un gruppo popolare demoscopico ( selezionato sulla base di abitudini di ascolto/acquisto/fruizione della musica leggera; b) un’orchestra composta da docenti di discipline musicali; c) il “popolo televotante”. A quest’ultima è stato riservato un peso crescente nella fase piu avanzata della competizione. Non sorprende la foto dei finalisti: il primo classificato è risultato no. Secondo nella trasmissione Amici, che ha tenuto occupato il popolo televotante da Settembre a Marzo del 2009; nel trio calssificatosi secondo, E.Filiberto fu eletto vincitore in “ballando sotto le stelle”, che il popolo televotante ha seguito per ben tre mesi nel 2009. il 3 classificato è colui che ha vinto, grazie ancora una volta al popolo televontante, la trasmissione “X factor”, in onda da settembre a dicembre 2009. Non sorprende la rivolta ( forse i modi di quella possono sorprendere). Chi deve selezionare la migliore canzone del festival italiano piu’ importante? Il gruppo di esperti? Il campione rappresentativo amico della musica? O il popolo che il fine settimana ama stare in poltrona e appoggiare i propri beniamini di turno, a prescindere da contesto e canale TV?

    • La redazione

      La sua analisi è dettagliata e condivisibile. E sono d’accordo in particolare con il suo finale interlocutorio. Verrebbe da dire che il vincitore finale di Sanremo è quello che riesce poi a vendere più dischi e ad essere programmato con più frequenza sulle radio. Ma anche in questo caso non mi stupirei del fatto che le case discografiche abbiano un certo potere, che si esplica nello spingere all’interno della programmazione radiofonica un cantante al posto di un altro.

  5. Michele perillo

    L’ho sempre pensato che i call center fossero la rovina della società do oggi. Si sta dimostrando tale per tutte le attività che esegue. Il televoto effettuato tramite i call center come già è stato affermato da parecchi gestori di tali attività è ormai pane a cui ricorrere per tutte quelle lobby dello spettacolo che vogliono far emergere un loro rappresentante . Nella programmazione rai ecc ci sono parecchie , trasmissioni collegate al televoto . E’ tutto un imbroglio ? Credo proprio di sì. Sicuramente sarà vincente chi ha solidità a investire denaro per un obiettivo più che sicuro . Eliminiamolo e sarà certamente meglio tornare a far decidere l’utenza /il consumatore codificato e selezionato per regione e tramite avviso pubblico certificato da un rappresentante dello stato.

    • La redazione

      Non mi sento di considerare il televoto (e gli annessi call center) come il capro espiatorio di tutti i nostri mali. Comunque ribadisco il fatto che con il televoto il denaro riesce a votare due volte: questa è una riflessione che condivido con lei.

  6. Antonio

    Concordo sull’impopolarità del voto popolare via SMS. La volontarietà dell’espressione di voto è totalmente differente da quella che è alla base del voto elettorale, in quanto in quest’ultimo caso va ad incidere su un universo già selezionato in base a requisiti prefissati e rispondenti a logiche precise. Forse sarebbe più obiettivo un televoto (per sanremo) aperto a chi abbia acquistato almeno un prodotto musicale nell’anno precedente con tanto di registrazione e consegna di codice autorizzativo all’acquisto (una sorta di scheda elettorale per il popolo musicale).

    • La redazione

      Non saprei, ma non escludo che anche un televoto basato sugli acquisti precedenti di musica porti alla stessa classifica finale di Sanremo, in quanto i gruppi organizzati di fan sarebbero forse i primi ad acquistare in massa i cd del loro cantante preferito. La proposta è comunque interessante: potrebbe essere persino un modo intelligente per invogliare all’acquisto di prodotti musicali.

  7. giancarlo c

    In futuro si potrebbe votare con la carta d’identità elettronica o la carta nazionale dei servizi (o qualcosa del genere): voto gratis e pro capite. PS: alla fine non è mai l’uomo che progredisce, ma la sua tecnologia e le sue organizzazioni…

    • La redazione

      Interessante quest’ultima idea della tecnologia che progredisce al posto dell’uomo. Non so come funzionerebbe un meccanismo di scelta canora basato su voto gratuito e unico, anche se anche in questo caso si metterebbe in moto qualche meccanismo di selezione. Certamente diventerebbe più difficile convogliare in maniera artificiale i voti su un certo cantante. Ma non impossibile.

  8. Ajna

    Bell’articolo, ben ragionato, ma continua a sembrarmi materia indegna de “la voce”; sarà solo indigestione da festival o no?

    • La redazione

      Mah non saprei. Tendo piuttosto a pensare che non vi siano argomenti "indegni", ma soltanto modi indegni -in quanto approssimativi etc.- di affrontare un qualsiasi argomento…

  9. Marco La Colla

    Aggiungo alle riflessioni di chi mi ha preceduto anche la mia sul vero motivo del televoto che imperversa sulle nostre televisioni. Ogni voto espresso costa all’utente 75 centesimi o più, a seconda della trasmissione che lo richiede. Ciò serve a rimpinguare le casse esauste della TV pubblica ed ad aumentare a dismisura i guadagni di quella privata. La presentatrice di San Remo si è lasciata scappare, a votazioni ancora in corso, che fino a quel momento erano arrivate 500.000 telefonate che corrispondono a 375.000 euro e questo in una sola votazione. Qualcuno dovrebbe spiegarmi per quale motivo dovrei pagare un parere richiestomi da una qualsiasi trasmisiione televisiva. Paradossalmente, dovrebbe essere chi richiede il giudizio per stilare una qualsiasi classifica, a pagare chi lo esprime! Per concludere, questo mi sembra un modo subdolo per finanziarsi, considerato che gli sprovveduti che partecipano al televoto, spesso non sanno che è a pagamento e se ne accorgono, forse, solo quando ricevono la bolletta del telefono. Auspico una legge che blocchi definitivamente questo stato di cose, ma so di passare per ingenuo, considerato il giro di milioni sta dietro a questo sistema…

    • La redazione

      Sulla questione non riesco a non pensare da economista (o da economo): se qualcuno decide di acquistare un certo bene -in questo caso il diritto a votare per una competizione canora-, se ne può dedurre che il valore che costui dà al bene in questione è superiore al prezzo. Quindi sia il produttore che il consumatore del bene ne traggono un vantaggio, mentre gli altri sono ben liberi di non acquistare quel bene. Quindi da questo punto di vista non vedo problemi strutturali. La situazione è al contrario problematica quando si è costretti a pagare "troppo" un bene necessario, ad esempio perché vi è un solo produttore che fissa il prezzo.

  10. roberto fiacchi

    Penso che il termine democrazia sia stato sufficientemente abusato. Penso che la speranza di avere una società in crescita, non solo nel benessere, ma, soprattutto, nel rispetto della dignità della persona, abbia avuto una forte battuta di arresto. Il televoto è un esempio eclatante. La televisione è stata una grande conquista e come ogni innovazione, se utilizzata bene dà grandi opportunità, al contrario, offre mistificazione, compra/vendita e molta iposcrisia, etc…e troppa finzione "teatrale"; forse che anche ai Professori dell’Orchestra a Sanremo abbiano fatto fare una plateale sceneggiata ad hoc predisposta….tutto costruito ad arte per un consenso di massa da bruciare velocemente…Sono convinto, spero, che ci sarà, chissà quando, una rispresa della strada del progresso, intendo quello umano, non meno importante di quello scientifico.

  11. Lorenzo A.

    In merito a ciò che ha scritto un lettore mi è subito balzato alla mente questo articolo di Massimo Gramellini, che rende molto bene l’idea.

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