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UN INDICE PER CAPIRE CHI VINCE LE ELEZIONI

I risultati elettorali si prestano a più letture, il che consente spesso a tutte le coalizioni di dichiararsi comunque vincitrici. Nelle elezioni regionali, per esempio, si può guardare al numero di Regioni conquistate, oppure a quelle passate da uno schieramento all’altro. Oppure si può considerare il totale dei voti ottenuti. Per capire chi ha vinto davvero si può invece usare un indice che coniughi più sistemi di analisi. Se ne ricava una valutazione più equilibrata. E acquista importanza la soglia del 50 per cento.

I numeri sono sempre difficili da leggere, ma nel caso dei risultati elettorali lo sono anche di più: vediamo spesso che i partiti cercano di dimostrare la loro vittoria attraverso una interpretazione ad hoc del risultato. In effetti, diverse sono le modalità per valutare il risultato elettorale. Nel caso delle elezioni amministrative regionali, quello più utilizzato è in prima battuta il numero di regioni vinte. In seconda battuta, invece, si guarda quante regioni sono “passate di mano”, cioè il numero di regioni strappate alla controparte.

LA LETTURA DEI RISULTATI

In realtà, questo tipo di analisi dei risultati spesso tende a essere fuorviante. Prendiamo per esempio i passati risultati elettorali del 1995, 2000, 2005. È possibile osservare che applicando il criterio del numero di regioni vinte nel 1995 finì 9 a 6 (il 60 per cento contro il 40 per cento) per il centro-sinistra; nel 2000, il risultato fu 8 a 7 (53 per cento contro 47 per cento) per il centro-destra e infine nel 2005 il centro-sinistra conseguì la maggioranza in 11 regioni contro 4 (73 per cento contro 27 per cento). Quindi, si potrebbe dire che nel 1995 vinse il centro-sinistra, con un discreto margine, nel 2000 vinse il centro-destra con un margine più limitato, mentre nel 2005 il risultato fu una vera caporetto per il centro-destra.
Tuttavia, i contendenti spesso fanno riferimento al fatto che sono riusciti a strappare una o più regioni agli avversari. Di conseguenza, diviene importante il secondo criterio, cioè il numero di regioni passate da un versante all’altro. Ciò è accaduto in passato diverse volte. In particolare, le regioni del Sud e del Nord-Ovest. (1)
Questo tipo di analisi molto semplice, e quindi di facile lettura, non tiene conto tuttavia dell’importanza delle diverse regioni sia in termini di elettori (potenziali) che in termini economici: vincere in Basilicata e Molise e perdere la Campania è meglio o peggio che vincere in Lazio e perdere in Liguria e Calabria? Infatti, se si prende in considerazione il numero di voti espressi per ciascuna coalizione come terzo criterio, piuttosto che la popolazione complessiva, allora la lettura risulta essere diversa. Nel 1995 il centro-sinistra prevalse in 9 regioni su 15, ma si aggiudicò solo il 49,7 per cento dei votanti. Nel 2000 fu la volta del centro-destra ad aggiudicarsi la maggioranza delle regioni, 8 su 15, ma anche la maggioranza dei votanti: il 53 per cento contro il 47 per cento. In questa circostanza, il risultato per numero sia di regioni che di votanti è stato identico. Infine, nel 2005 il centro-sinistra ottenne il 54 per cento dei votanti contro il 46 per cento del centro-destra, ma si portò a casa 11 regioni su 15. Quindi, la valutazione ex-ante non è possibile in quanto le regioni che tendono a passare da un versante all’altro sono molte, spesso sono le più numerose e di conseguenza il numero delle regioni vinte e il numero di voti ricevuti possono non coincidere.

UN NUOVO INDICE

È evidente quindi che, a seconda del sistema di analisi utilizzato, si possono ottenere risultati e soprattutto valutazioni diverse. Forse una metodologia più appropriata potrebbe utilizzare tutta l’informazione coniugando più sistemi di valutazione. Aggiudicarsi le regioni più popolose – Lombardia, Veneto, Lazio, Puglia e Campania – è particolarmente importante. Quindi, si dovrebbe utilizzare un indicatore composto che sia allo stesso tempo molto semplice e in grado di garantire equilibrio tra i diversi criteri. 
In sostanza, si tratterebbe di sommare i voti ottenuti in tutte le regioni e dividere per la somma dei votanti dei due schieramenti. Fare la somma delle regioni conquistate e dividere per il numero delle regioni al voto. Sommare il dato dei votanti con quello delle regioni e dividere tutto per due (link metodologia). 
Una volta presentato l’indice, non resta che provarlo. Se si prendono come esempio le passate elezioni regionali e si applica la formula, si constata che nel 1995 il centro-sinistra ottenne complessivamente il 54,8 per cento delle regioni-votanti mentre il centro-destra il 45 per cento. Nel 2000 il centro-destra ottenne il 53 per cento contro il 47 per cento del centro-sinistra. Infine, nel 2005 il centro-sinistra vinse le elezioni aggiudicandosi il 63 per cento delle regioni-elettori-votanti contro il 37 per cento del centro-destra. Come si può osservare la valutazione sembrerebbe più equilibrata e, aggiungiamo, per ciascuna coalizione diviene importante mantenersi sopra la soglia del 50 per cento. Infatti, solo la soglia del 50 per cento garantisce alla coalizione di essersi aggiudicata almeno la metà di regioni-elettori-votanti.

(1) Piemonte (CD, CD, CS), Liguria (CS, CD, CS), Lazio (CS, CD, CS), Abruzzo (CS, CD, CS), Molise (CS, CS, CD), Campania (CD, CS, CS), Puglia (CD, CD, CS) e Calabria (CD, CD, CS). Lombardia e Veneto sempre al centro-destra; Toscana, Marche, Emilia Romagna, Umbria e Basilicata sempre al centro-sinistra.

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  1. Carlo Bottai

    Il sistema proposto è molto interessante, ma trovo che trascuri l’importante aspetto, del resto riportato anche nell’articolo, delle Regioni conquistate all’avversario. Per svariate ed evidenti ragioni, come è noto, è più difficile farsi eleggere in un seggio detenuto nella legislatura precedente dall’altro schieramento. A mio parere si potrebbe migliorare il calcolo inserendo una differente pesatura dei dati che tenga conto di questo fatto.

  2. ciro daniele

    La proposta è interessante e l’indicatore sintetico potrebbe essere integrato in vari modi. Manca solo un riferimento alle risorse amministrate dalle diverse coalizioni, che sono la vera misura del "potere" acquisito o perso dopo una tornata elettorale. Forse la semplice somma delle spese,rispettivamente delle regioni "rosse" e "blu",potrebbe rappresentare l’indicatore economicamente più rilevante.

  3. de conno

    L’indice è semplice e convincente. Suggerirei una piccola "stravaganza". Aggiungerei un ulteriore indicatore che tenga conto del numero degli astenuti nella regione di riferimento rispetto agli astenuti totali. Potrebbe essere utile per valutare l’adesione reale dei cittadini con diritto di voto della regione a quel progetto politico/candidato piuttosto che ad un altro. Mi sembra un parametro importante in termini di governance.

  4. Giorgio

    Ho fatto due conti sui dati del Viminale. Se non ho fatto errori, con la metodologia proposta il centrodestra vince, ma di pochissimo. 50.8% contro 49.2% del centrosinistra.

  5. Luigi

    Perchè castrare le discussioni e togliere a coloro che hanno perso la convinzione di aver vinto ?

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