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GLI INCENTIVI FANNO BENE ANCHE ALLA CONSOB

Il Governo deve nominare il presidente e un commissario della Consob. L’indipendenza è un requisito fondamentale. Ma servono anche competenze tecniche per tutelare la trasparenza dei mercati finanziari e prevenire frodi. Un ripensamento della struttura dei compensi del personale, con l’introduzione di incentivi, aiuterebbe a passare da una mentalità burocratica a un atteggiamento più focalizzato sui risultati. Di informazione finanziaria si discuterà al prossimo Festival dell’Economia di Trento.

 

“O Platone, vedo il cavallo ma non la cavallinità”. “Perché non hai gli occhi per vederla.” I membri del Consiglio dei ministri dovrebbero riflettere con attenzione su questo dialogo tra Platone e il filosofo scettico Antistene non soltanto per amore della sapienza, ma anche per prepararsi al momento in cui dovranno nominare, su proposta del premier, i due nuovi commissari Consob. Fuor di metafora, la motivazione è presto detta: l’autorità che vigila sul funzionamento dei mercati finanziari non soltanto deve essere il più possibile indipendente dal potere politico e dai gruppi di interesse, ma deve avere le competenze e gli strumenti tecnici per tutelare la trasparenza di questi mercati. Ovvero, deve avere gli occhi per vedere, possibilmente in anticipo, le frodi finanziarie che minacciano la buona fede dei risparmiatori.

PERCHÉ LA SEC NON HA FERMATO MADOFF

Negli Stati Uniti il tema della competenza delle autorità di vigilanza è stato portato alla ribalta con forza dal caso Madoff, la “madre di tutte le frodi finanziarie”. Nella fattispecie, ha destato molta impressione l’audizione al Congresso Usa di Harry Markopolos, l’analista finanziario che per quasi dieci anni aveva vanamente agito come whistleblower – letteralmente colui che fischia, cioè che dà informazioni alle autorità di vigilanza a proposito delle malefatte altrui – a proposito delle “strane” performance dei fondi di investimento gestiti dallo stesso Bernie Madoff. (1)

Markopolos racconta quasi con desolazione come i vertici della Sec, l’equivalente statunitense della nostra Consob, abbiano per lunghi anni sostanzialmente ignorato i suoi ripetuti e argomentati avvertimenti a proposito del pesantissimo rischio di frode insito nelle gestioni di Madoff. Secondo Markopolos, i funzionari della Sec non erano in grado di vedere la frode perché non avevano gli occhi per vederla, ovvero non avevano le competenze tecniche per capire come nessuna strategia realistica di investimento potesse dare i rendimenti elevati e costanti ottenuti da Madoff. I grafici sull’andamento dei fondi di Madoff mostrano una crescita costante ed elevata, cioè la sostanziale assenza di periodi in cui – a motivo dell’andamento del mercato – le quotazioni scendono. Ciò si scontra con il principio fondamentale della finanza, secondo cui rendimenti elevati sono la compensazione per un rischio elevato, cioè un’oscillazione nei rendimenti stessi. Dall’altra parte, nessuno era in grado di replicare gli stessi rendimenti offerti da Madoff replicando la semplice strategia che Madoff stesso dichiarava di utilizzare.

Le parole più pesanti di Markopolos a proposito del personale Sec sono per Meaghan Chung, la responsabile per la sede di New York: secondo Markopolos costei “[…] non era quasi mai in grado di comprendere i concetti presenti nella mia relazione, né aveva sufficiente amor proprio o cortesia da farmi domande al proposito. La sua arroganza denotava un’assoluta mancanza di professionalità […]”. (2)

COMPETENZE E INCENTIVI

Nella seconda parte della testimonianza, Markopolos fornisce alcuni suggerimenti su come migliorare il funzionamento della Sec. Queste proposte di riforma evidentemente hanno un respiro più ampio rispetto a un atto di ordinaria amministrazione come la nomina governativa dei vertici Consob, ma danno comunque molto materiale su cui riflettere.

Innanzitutto, il personale di un’agenzia di vigilanza come la Sec dovrebbe essere in media dotato di un’elevata competenza nell’ambito della finanza, della matematica finanziaria e della contabilità. Attualmente, secondo Markopolos, è molto probabile che presso la Sec vi siano più persone con competenze giuridiche che finanziarie. Che dire della Consob?

In secondo luogo, il processo di selezione del personale è importante, e deve basarsi su stipendi sostanziosi, specialmente se la sfida consiste nell’indurre persone competenti di finanza a lasciare impieghi ancora più lucrosi nel settore privato. Infine contano anche gli incentivi per i singoli membri del personale, e in particolare, ma non solo, per coloro che detengono posizioni elevate nella gerarchia: costoro dovrebbero ricevere bonus importanti in funzione dell’ammontare delle frodi scoperte. Ciò aiuterebbe a passare da una mentalità burocratica, soddisfatta nel contare il numero degli “atti di vigilanza”, a un atteggiamento più focalizzato sui risultati. (3)

Casi come quelli di Parmalat e Cirio mostrano come non manchino frodi finanziarie genuinamente “made in Italy”. Una Consob indipendente e competente è necessaria per evitare che se ne ripetano di simili. La finanza insegna che un mercato dei capitali trasparente, cioè capace di minimizzare le frodi, è vantaggioso non solo per i risparmiatori, ma anche per le imprese, che possono per l’appunto raccogliere capitali a un costo minore. Ci hanno mai pensato dalle parti di Confindustria?

(1)L’audizione di Harry Markopolos è disponibile qui: http://ncc.gmu.edu/events/09_MOT-markopols/markopolos_020409.pdf

(2)Testimonianza di Harry Markopolos, pagina 15, traduzione mia.

(3) Si veda l’articolo “Consob: per non perdere altri sette anni”, disponibile qui: https://www.lavoce.info/articoli/pagina1001640.html

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12 commenti

  1. Vinzo FRANCO

    Mi chiedo: c’è qualcuno di lorsignori che si sia mai posto il problema della elevata indulgenza (miopia, cecità, eccesso di benevolenza, ecc. ecc.) della Consob nei confronti dell’operato delle società di revisione che hanno sistematicamente certificato senza rilievi tutti i bilanci delle società (Cirio, Parmalat, Giacomelli, e chi più ne ha più ne metta) che sono poi andate in default, travolgendo i risparmi di centinaia di migliaia di risparmiatori? Le sanzioni comminate sono ridicole ed il danno reputazionale non morde affatto. Ciò nonostante le sedicenti quattro big della certificazione, continuano a dividersi un mercato che, worldwide, vale cifre enormi.

    • La redazione

      Lei pone l’accento sul tema dell’indulgenza, la quale tipicamente nasconde comportamenti gravemente colposi o direttamente dolosi. Se fossi in vena di slogan, le direi che alla colposa e dolosa indulgenza si risponde con la competenza e l’indipendenza.

  2. Claudio Bellavita

    il meccanismo standard delle operazioni di M&A, importato dagli USA , comporta che la finanziaria che acquista il pacchetto di controllo di una società, sempre inferiore ai limiti per cui in Italia diventa obbligatoria l’OPA (ma bisogna fissarlo per legge? siamo proprio maniaci, basta l’osservazione empirica società per società) succcessivamente si fonde con la società acquistata, portandole in dote i debiti. E’ vero che in molti casi gli azionisti hanno diritto di recesso, ma è facile manovrare le quotazioni per indurli a non esercitarlo. Se però la società acquisita e fusa dovesse fallire, il giudice persegue per bancarotta consiglieri e sindaci che han preso la decisone di fusione. E fa bene.

    • La redazione

      Da economista mi sono focalizzato sul tema della competenza economica e finanziaria. Ciò naturalmente non toglie che sia assolutamente importante anche la competenza giuridica specifica. Nel mio piccolo penso che le norme dovrebbero il più possibile badare all’aspetto sostanziale dei beni giuridici da tutelare, e che nel caso in questione sia importante valutare l’aspetto elusivo di alcune pratiche come quella da lei esposta. Ma non dirle di più, in quanto non sono per niente competente sul tema specifico.

  3. Roberto BACENETTI

    Con Cardia lo staff della Consob è aumentato di 97 posti, senza giustificazione alcuna, adesso dobbiamo anche premiarli ?

    • La redazione

      Nessuno si infiamma di gioia di fronte alla prospettiva dare un premio ad un’organizzazione che non funziona adeguatamente. Ma gli incentivi, i premi, servono esattamente per allineare il comportamento dei membri di un’organizzazione alle finalità ultime di questa. E tra le altre cose la CONSOB ha senz’altro il compito di prevenire le frodi finanziarie, quindi ben vengano incentivi in questo senso.

  4. Trallallà

    Chi pagherebbe così profumatamente questi rampolli così brillanti? La dura legge della domanda e dell’offerta e della “meritocrazia” vale per i figli dei piccolo borghesi che si sono sacrificati una vita per far studiare i figli. In Consob il figlio di un senatore che arriva undicesimo ad una selezione a contratto per tre posti viene assunto. Deve essere assunto, perché l’istituto non può farne a meno. E Voi accademici che discettate di incentivi vi guardate bene dal commentare, visto che avete famiglia pure voi.

    • La redazione

      La valutazione del merito è una questione di assoluta importanza, ma il problema sta nel fatto che un sistema poco meritocratico ha dei costi che si spalmano su tutti gli altri, quegli "altri" che non riescono a farla franca tramite una qualche connessione, un qualche aggancio. Queste considerazioni valgono senz’altro anche per l’ambiente accademico, anche se non mancano buoni esempi di trasparenza, come il bollettino dei concorsi di Roberto Perotti. Il suo messaggio è interessante ma non totalmente trasparente, in quanto non è dato sapere chi sia il figlio del senatore in questione…

  5. Giavallin

    In un’organizzazione gerarchica incentivare i singoli significa attribuire ancora più potere ai superiori. Mi sembra molto improbabile che in un sistema fortemente gerarchico il singolo possa essere incentivato all’indipendenza di pensiero, quando eventuali critiche si pongano in contrapposizione con gli indirizzi indicati dai superiori. I guasti del pensiero di gruppo, del conformismo e dei legittimin obiettivi di carriera di ciascuno sono noti. In definitiva: l’incentivazione personale può funzionare soltanto con un temperamento dell’organizzazione gerarchica, ma mi sembra difficilmente praticabile.

    • La redazione

      Non sono certamente un esperto di organizzazione aziendale, ma credo che un sistema di incentivazione basato su regole chiare e sensate non vincoli soltanto le persone sui gradini più bassi della gerarchia, ma anche i vertici della gerarchia stessa. E in una democrazia rappresentativa le regole alla base del funzionamento dell’amministrazione pubblica -anche di quella indipendente- sono decise dal Parlamento, che è dunque in grado di vincolare in qualche modo l’intera struttura gerarchica pubblica.

  6. Gli incentivi

    Ecco rivelato il nuovo modello di struttura del personale: un figlio di politico, un figlio di docente universitario, uno che lavora… un amico del figlio di politico, un’amica di docente, un parente di docente, e uno che lavora..

    • La redazione

      Il senso di responsabilità non è certamente il bene più diffuso a questo mondo. Il problema diventa ancora peggiore quando c’è qualcun altro "che paga", in questo caso i contribuenti italiani. Buone regole che responsabilizzano il personale pubblico per la loro prestazione sono a mio parere la risposta più sensata alle situazioni di spreco e di inefficienza. Pura illusione? Speriamo di no.

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