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Manovra economica ed evasione fiscale

Dell’evasione in Italia si sa praticamente tutto. Il problema di fondo consiste nel fatto che vi sono redditi completamente tracciabili e tracciati e altri che non lo sono. Se si ritiene che la riduzione dell’evasione sia utile, andrebbero reintrodotte integralmente le misure varate dal governo Prodi e subito abrogate dal governo Berlusconi. Con un passo ulteriore: grazie all’anagrafe dei conti bancari è possibile oggi richiedere agli intermediari finanziari la trasmissione al fisco dei saldi finali annuali di tutti i contribuenti, come avviene in altri paesi.

Sull’’evasione fiscale in Italia si sa praticamente tutto: si conosce il suo ammontare (circa 120 miliardi); la sua distribuzione territoriale a livello sia delle regioni che delle province (l’’evasione complessiva è più alta al Nord che al Sud, ma l’’evasione delle imprese e dei lavoratori indipendenti è più alta al Sud). Così come si conosce l’’incidenza rispetto alle diverse tipologie di reddito: è molto ridotta per i redditi da lavoro dipendente (3-4 per cento); inesistente per le pensioni (ma presente presso i pensionati che hanno un’altra fonte di reddito, spesso in nero); ridotta nell’’industria in senso stretto (5-7 per cento), ma molto elevata nel settore delle costruzioni e ancora più in quello dei servizi. Tra i lavoratori indipendenti, i professionisti evadono di meno (33-35 per cento) e gli imprenditori di più (50-60 per cento). Evadono più i giovani degli anziani, più gli uomini delle donne, molto più le imprese piccole, non strutturate a stretto controllo familiare, che non le grandi, che peraltro eludono quello che possono.

OSTACOLI TECNICI E POLITICI

La conoscenza del fenomeno dovrebbe essere la premessa necessaria (ma non sufficiente) per intervenire efficacemente. Esistono infatti problemi tecnici che rendono impossibile in una economia capitalistica basata sull’’iniziativa privata eliminare completamente l’’evasione; e probabilmente non sarebbe neppure conveniente da un punto di vista strutturalmente economico. Ma esistono soprattutto problemi politici che ostacolano il contrasto all’’evasione derivanti dal fatto che riguarda categorie numerose e spesso influenti di contribuenti che possono essere elettoralmente decisivi soprattutto in una contesa bipolare o bipartitica. Inoltre, molto spesso, l’’influenza politica di questi contribuenti è ben maggiore del loro peso numerico. In ogni caso gli evasori e l’’evasione presentano origini e caratteristiche molto simili in Italia e all’’estero, con la differenza che in Italia l’’evasione risulta il doppio o il triplo di quella degli atri paesi Ocse. (1)
Cosa si può fare in proposito? Si può fare molto, come dimostrano i dati presentati da Alessandro Santoro su questo sito, da cui risulta che in alcuni periodi della nostra storia recente l’’evasione è stata considerevolmente ridotta.
In ogni caso, il problema di fondo consiste nel fatto che vi sono redditi (lavoro dipendente, pensioni, alcuni redditi da professione, redditi da capitale) che sono completamente “tracciabili” e “tracciati”, e altri redditi che non lo sono e quindi il fisco non li conosce in maniera automatica e diretta. Stando così le cose,  in assenza di poderosi (costosi) investimenti amministrativi, e con un numero di “indipendenti” particolarmente elevato, il mondo dei contribuenti tende inevitabilmente a dividersi tra “evasori e tartassati”.

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L’AIUTO DELLA TECNOLOGIA

Oggi tuttavia le nuove tecnologie consentono di rendere “tracciabili”, o per lo meno molto più “tracciabili”, anche i redditi che finora non lo sono stati. A questo obiettivo tendevano le misure antievasione introdotte durante l’’ultimo governo Prodi: conto corrente dedicato per i professionisti e pagamenti in contanti limitati a importi minimi; elenco clienti e fornitori per la tracciabilità dei rapporti economici tra le imprese; trasmissione telematica dei corrispettivi (ricavi) dei commercianti; impossibilità di girare gli assegni; anagrafe dei conti correnti; fatture telematiche per i rapporti economici con la pubblica amministrazione senza soglie di importo. (2) Si trattava di misure logicamente coerenti, di un sistema organico per cercare di ristabilire una certa parità di trattamento tra i contribuenti, nonché di misure facilmente attuabili e con bassissimi costi data l’’evoluzione delle tecnologie informatiche. In fondo, si trattava della semplice evoluzione del fisco telematico introdotto da chi scrive nel 1998.
Guardando alle misure del governo attuale da questa prospettiva, i suoi limiti appaiono chiari: si cerca di escludere dagli obblighi di tracciabilità (utilizzo di mezzi diversi dal contante per pagamenti superiori a 5mila euro e fattura elettronica per importi superiori a 3mila euro) i contribuenti “normali” quelli, cioè, che non sono grandi imprese strutturate e che quindi possono facilmente suddividere i pagamenti in più tranches. Le misure introdotte, quindi, sembrano avere più un significato “politico” che una efficacia potenziale adeguata; anzi rischiano di non toccare affatto gli evasori veri e razionali che possono facilmente “aggiustarsi”. (3)
In conclusione, se si ritiene che la riduzione dell’’evasione sia cosa utile, le misure antievasione varate dal governo Prodi e subito abrogate dal governo Berlusconi, andrebbero reintrodotte integralmente e andrebbe compiuto anche l’’ultimo passo: avendo costituito l’’anagrafe dei conti bancari è possibile oggi richiedere annualmente agli intermediari finanziari la trasmissione al fisco dei saldi finali di tutti i contribuenti, come avviene in Francia, Spagna e altrove. Infine la disponibilità di queste banche dati, oltre a determinare un effetto di deterrenza imponente, consentirebbe ai funzionari del fisco di poter adottare una politica di verifiche e (se necessario) di accertamenti basata sul rapporto personale e diretto con ogni singolo contribuente, e non solo su parametri statistici medi come avviene oggi con i pur utili studi di settore. (4)

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(1) Per una analisi dell’’evasione fiscale e delle categorie di evasori negli Stati Uniti, si veda Joel Slemrod, “Cheating Ourselves: The Economics of Tax Evasion”, Journal of Political Perspectives, 2007. In sostanza, Slemrod conclude che chi non ha la ritenuta alla fonte e il sostituto di imposta, tende a evadere.
(2) La fatturazione elettronica differisce dagli elenchi clienti e fornitori per il fatto che ogni fattura, appena emessa, viene trasmessa automaticamente non solo al cliente della impresa, ma anche al fisco. Per questo motivo mentre non vi è alcuna giustificazione tecnica per il limite di 3mila euro indicato dal governo, è molto improbabile che la fattura elettronica prevista nella manovra possa riguardare tutti i settori e tutte le imprese anche al di là dei rapporti con la Pa, perché la strutturazione tecnica del sistema è molto complessa e la sua organizzazione richiede tempo. Se così non fosse non si tratterebbe, probabilmente, di vera fatturazione elettronica.
(3) L’’evasore razionale del modello teorico canonico sull’’evasione, è approssimato molto da presso in Italia dal rapporto contribuente-commercialista.
(4) In proposito vedi Romano M. e Visco V. “Più banche dati meno evasione”, Il Sole-24Ore 2010.

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32 commenti

  1. Alessio Cannucci

    Queste parole mi sembrano sacrosante, tuttavia il problema sta alla fonte. Se sono i componenti del governo, il premier in primis, ad evadere le tasse, come è possibile cambiare il paese? Fino a quando la mentalità del disonesto uguale furbo e dell’interesse personale ad ogni costo è prevalente nella classe politica lo sarà anche nella gente comune. Purtroppo io non mi aspetto niente da questo governo, spero soltanto che faccia meno danni possibile… Ma da qui al 2013 quale sarà l’alternativa? Se tutto fosse andato come doveva andare, oggi avrebbe governato Prodi e probabilmente qualche miliarduccio riuscivamo ad averlo per investire nella crescita … forse. Distinti Saluti Alessio Cannucci

  2. luciano scalzo

    Ammoniva Galileo che la presunzione di sapere tutto non ha che una sola spiegazione: non sapere niente. Si sa tutto dell’evasione tranne che due blasonate aziende del settore telefonico hanno per anni industurbatamente frodato il fisco IVA per oltre € 300 ml. Sia sa tutto dell’evasione salvo scoprire che una primaria azienda pubblica Italiana, notizie di questi giorni, avrebbe costituito illecitamente fondi neri all’estero. Si sa tutto sull’evasione e si scopre che Callisto Tanzi è nullatenente (!!!!). Si sa tutto dell’evasione eppure secondo Trasparency International siamo uno dei paesi più corrotti al mondo (si corrompe costituendo fondi neri e si corrompono funzionari pubblici e politici). Eppure ci volete far credere che ad evadere sia ancora l’idraulico o il dentista sotto casa su cui si accanisce smodatamente una macchina fiscale tarata per un economia preindustriale dove, per esempio, a dotazione di macchinari (chiodi e presse) fa presumere reddito.

  3. Aram Megighian

    Ho letto con interesse l’articolo e la chiara definizione del problema anche per un profano come me. Ho letto pure le misure suggerite ed in gran parte adottate precedentemente e poi tolte (ecco un altro dei punti che inducono, a mio parere, l’idea negativa del Fisco e quindi in parte l’evasione: il continuo cambiamento delle regole). Non riscontro tuttavia nell’articolo, alcun cenno sull’incrocio dei dati fiscali con altri tipi di dati (consumi elettrici, acquisti di beni mobili ed immobili, ecc.). Eppure, questo è una dei temuti meccanismi dei controlli fiscali americani, come mi ricordava un amico di là. Le tecnologie citate nell’articolo, potrebbero aiutare (penso ad esempio a tutte le case "fuorilegge" scoperte sovrapponendo dati del catasto ad immagini del satellite). Anche se non decisivo, potrebbe essere un fattore di "pressione continua" che assieme ad altri, dovrebbe rendere meno propensa la persona ad evadere.

  4. Mario Massa

    Insistere tanto sulla tassazione delle piccole imprese e dei professionisti/artigiani/commercianti mediante interventi sulla privacy (trasmissione dei saldi dei c/c) è odioso, perché effetti simili si avrebbero semplicemente consentendo la detrazione di tutte le proprie spese con percentuali variabili per la tipologia di acquisto (alta per le spese essenziali, bassa per le spese voluttuarie tipiche di chi ha redditi alti).

  5. Marziano Sgro'

    Per le piccole società con fatturato annuo dell’ordine dei 200.000 Euro, il costo del commercialista è significativo e si somma a tutti gli altri costi fissi anelastici come i vari balzelli (vidimazione libri, camera di commercio, ecc..) che costituiscono un consistente zoccolo rigido indipendente dall’andamento economico. Questo sommato all’esosità fiscale impedisce di fatto alle piccole aziende di crescere e le condanna al nanismo eterno. Oggi internet e l’informatica renderebbe facilmente praticabile una contabilità on line gestita direttamente dall’agenzia delle entrate con la predisposizione di un opportuno pacchetto ove le piccole aziende dovrebbero trasmettere la prima nota con cadenza ragionevole. Tale pacchetto potrebbe anche costituire uno strumento utile per le stesse aziende che potrebbero disporre in tempo reale di partitari, proiezioni finanziarie,..ecc. Su base volontaria le aziende potrebbero aderire o meno. Questo sarebbe certamente desiderabile per le imprese che, per il tipo di attività specifico, non possono comunque evadere. Sarebbe inoltre ragionevole che lo stato attribuisse un vantaggio fiscale alle aziende aderenti.

  6. beppe giaccardi

    Sono d’accordo un po’ con tutti i precedenti commenti, anche se discordanti. Penso infatti che l’autore abbia svolto e svolga analisi acute, purtroppo ha attuato e ripropone rimedi dannosi e sostanzialmente inutili. L’evasione è ancora lì, comunque. Ci si ostina a non attuare la fiscalità di contrasto, a proteggere le rendite (e le fughe) dei grandi patrimoni, a non spostare la visione dal contingente al futuro, è così da decenni. In più non si è capito che il cosiddetto popolo delle partite Iva non era fatto in prevalenza di evasori o di lavoro nero truccato, bensì di economia del basso serbatoio di neo imprenditorialità, fucina di speranza e impegno di vita per molti giovani e meno giovani il cui accesso al lavoro tradizionale era/é negato oppure proprio cercato, volevano e vogliono altro. Qualche volta l’autore, persona per bene, ha sbagliato anche analisi e quindi soluzioni.

  7. Ricardo_D

    L’articolo coglie l’elemento più rilevante sul futuro alla lotta all’evasione: la tecnologia. A livello internazionale si usano dati in quantità enormi anche per molti altri scopi e noi non siamo in grado di portare avanti una battaglia come questa in modo unito come Paese civile. A chi si lamenta della stretta sull’idraulico o l’elettricista del caso dico che non lo accetto. Altrimenti voglio lo stesso diritto, anche se si evade "poco" si evade e basta. Non è (solo) una questione di numeri, ma di principio. Altro è l’elusione, quella che molto probabilmente mettono in atto le grandi imprese. Qui sta secondo me la vera sfida: le grandi aziende trovano spazi nelle pieghe delle (troppe) leggi e ogni tentativo di stringere il cerchio viene minacciato con il taglio di posti di lavoro. E’ una minaccia che uno Stato, l’Unione Europea non può accettare. Per quanto riguarda il premier io non so se lui evada le tasse o no, ma non ci vuole uno psicologo per capire dalle sue parole alla conferenza stampa sulla manovra quanto non gli dispiaccia lasciare un certo margine di evasione. Da censura.

  8. Angelo Mondati

    E invece che succede ? A me pare tanto il contrario. Ben vengano tracciabilità dei pagamenti, redditometri e compagnia bella, ma se poi questi strumenti devono diventare un pizzo di stato come i famigerati studi di settore, allora mi pare che la direzione sarà sempre quella: paga chi ha sempre pagato. Non e’ possibile che uno strumento che debba dare una indicazione di possibile anomalia, diventi uno sturmento di ricatto dove la prova deve essere fornita dall’accusato (e certo oramai si è colpevoli fino a prova contraria) e dove lo stato ti chiede il pizzo come la mafia: o ci porti le prove che non hai evaso (le prove!!!!) oppure ti metti d’accordo con noi e paghi la metà. Inaudito. Naturalmente se io sono un grande evasore e mi sono fregato un bel po’ di soldini, mi conviene mettermi d’accordo, pagare il pizzo e regolarizzarmi. Ma chi invece viene vessato ingiustamente perché una formula magica l’ha bollato come evasore, si vede stritolato!

  9. Davide Bolcioni

    Non mi pare si dia adeguata importanza a come le misure anti-evasione, in atto o proposte, vadano a costituire costi occulti che pesano sul sistema Italia, frenandone la crescita economica. Il conto corrente dedicato per i professionisti, ad esempio, non è gratis anzi, beffa feroce, paga un bollo. Giusto che il fisco possa investigare i movimenti: richieda l’autorizzazione di un giudice, per evitare i casi di tangenti pretese a fronte di minacciato accertamento, e poi spulci a suo piacimento i dati forniti dalla banca. Moltiplicare gli adempimenti carica sui cittadini costi di cui dovrebbe farsi carico l’amministrazione: il difetto non sta tanto nei costi in sè, ché in ultima istanza l’amministrazione la pagano i cittadini, ma nelle mancate economie di scala e nella mancata percezione di quando un costo è sproporzionato rispetto ai benefici che dovrebbe conseguire. Il problema di fondo, dal punto di vista del contribuente, è semplicemente un sistema fiscale troppo esoso, con troppi adempimenti e che offre troppe opzioni di elusione, al punto da dar luogo a una categoria di professionisti, i commercialisti, che sono un altro costo indotto dal fisco sul sistema paese.

  10. lormar

    Complimenti per l’articolo chiaro anche a un profano ma frustrante perchè non produrrà effetti. Da anni mi confronto con un’ amica che vive e lavora a Parigi che mi domandava: ma quando in Italia sarà abolita la girata rendendo gli assegni non trasferibili? Ora Lei giustamente ricorda che in Francia ogni anno si presentano al fisco i saldi finali annuali di tutti i contribuenti (quando lo vidi molti anni fa rimasi sbalordito!) e questo sarebbe possibile anche in Italia come lei osserva. Come italiano mi sono vergognato a veder Berlusconi da un palco parlare di tracciabilità e altro come indizi di uno stato di polizia formulando domande retoriche sostenute da una folla acclamante. Mi domando – a parte considerazioni etiche – quando gli italiani onesti non solo a reddito fisso capiranno che le furberie fiscali danneggiano noi stessi e soprattutto i nostri figli. Pagare le tasse non sarà bello, come infelicemente dissePadoa Schioppa, ma doveroso sì.

  11. Marco Maggi

    Fatti di cronaca degli ultimi anni hanno portato alla conoscenza di tutti l’infrastruttura di telefonia mobile che permette il tracciamento delle utenze, con basi di dati gestite da privati e interrogabili, sotto autorizzazione e controllo, dalle forze dell’ordine. Si tratta di quantità di informazioni enormi, ma se si vuole si può. Forse è un modello preferibile all’invio della fattura elettronica all’agenzia del Fisco: il "blocco" delle fatture sta nel sistema informativo della banca o della società di servizi, e le agenzie del Fisco fanno le interrogazioni che occorrono. Non costerebbe meno allo Stato?

  12. Massimo Parisi

    Temo che il discorso sull’evasione fiscale sia molto complesso. A partire dalla scuola che non fa più educazione civica. La cultura (conoscenza) è fondamentale nella partecipazione sociale. Non sarebbe poco partire da un substrato formato più alla partecipazione che all’individualismo; al gareggiare senza doping; al cavalierato ricevuto dalle mani del Presidente della Repubblica. Quasi un cartone animato! Dopo la cultura, la misurazione e i controlli, e ovviamente la certezza del diritto. Anagrafe tributaria, stato patrimoniale e sua variazione. Il bancomat dovrebbe essere inserito nel chip della carta d’identità che assumerebbe, multifunzionalmente, anche carattere di tessera sanitaria e molte altre potenzialità, con accesso ai dati consentito dal titolare e selettivo, multipassword. Sì rischierebbe però il grande fratello! Ritornando con i piedi per terra, prima di tutto bisogna porre la questione dell’equità, pensare che un popolo non è un’azienda, che l’imposizione indiretta in sostituzione della diretta, su redditi sempre più difficili da percepire, può portare a gravi iniquità. Da dove cominciamo?

  13. Matteo

    Il mio vicino di spiaggia, commercialista a Bologna, davanti alla mia frustrazione rabbiosa da lavoratore dipendente mi dice che lui lavora con le aziende e fattura (quasi) tutto e che i veri furbi sono gli avvocati penalisti che si specializzano con gli indagati extra-comunitari che tutto hanno bisogno tranne che della fattura. Mah.. Queste alla fine sono guerre tra proveri (dicono loro). Ma, chiedo io, funzionari a capo delle agenzie delle entrate sparse sul territorio che vogliano fare il loro lavoro ci sono? O, come mi dice il mio vicino di ombrellone, si preferisce controllare i controllati (dipendenti e pensionati) con cui si fa numero senza rogne? Personalmente ho avuto una diatriba di 4 mesi con l’Agenzia delle entrate perché nei 2.520 € di spese mediche denunciate, c’erano 145 € di omogenizzati acquistati sciaguratamente in farmacia…

  14. Carlo Franzoso

    Il fatto che un governo di centrodestra abbia fatto una manovra che, anche se poco, tocca la casta politica e dichiara la ferma lotta all’evasione, da cui loro non sono indenni, avvalora quello che penso da anni: fino a che le gente ha di che vivere sostanzialmente bene mugugna ma non si ribella, poi… Probabilmente l’hanno capito che l’aria si fa pesante anche per loro.Va a finire che per vedere un po’ di equita’ e giustizia devo sperare che la crisi continui a picchiare duro. Soffriremo, ma forse lasceremo poi una situazione migliore ai nostri figli.

  15. stefan zweig

    Se come dice il presidente del Consiglio (29/5/2010, corriere.it) l’Italia ha vissuto in questi anni al di sopra delle proprie possibilità, si tratta di un’evidente presa in giro. Gli italiani assuefatti dalla non informazione che i media televisivi riversano nelle loro menti, perdono di vista pure la dignità: oggi per recuperarla basterebbe mandare a casa gran parte della classe dirigente capace solo di alimentare il proprio portafogli. Non un progetto, nè prospettiva, parlano per slogan e nascondono la realtà o forse non la vedono perchè hanno un futuro roseo grazie al loro conto in banca. Auguri italiani.

  16. Alessandro Pescari

    Resto stupito dal continuare ad ascoltare e leggere le "idee" dell’ex Ministro. Da addetto ai lavori, credo che l’evasione sia elevata e vada indiscutibilmente avversata con ogni mezzo. Certo l’"accanimento" della manovra del 2006 (contro i professionisti in primis) era miope allora e oggi ancor più. Che senso ha dividere il paese in classi ? Perché usare misure differenziate e diseguali ? L’evasione si combatte con ricette semplici e valide per tutti: 1) Codici tributari più chiari e trasparenti; 2) Aliquote marginali più basse; 3) Riduzione a tre/cinque tributi (con eliminazione dell’Irap); 4) Abrogazione degli studi di settore; 5) Revisione del redditometro.

  17. Angelo Di Vito

    L’ex ministro delle finanze continua a vedere la realtà che lo circonda dal buco della serratura, dovrà pur decidersi di aprire la porta e guardare la realtà a 360°. Le entrate tributarie dello stato sono strettamente correlate con le uscite di bilancio, non si possono chiedere tracciabilità e nuovi adempimenti solamente ai contribuenti, perchè non si parla mai di tracciabilità e trasparenza della spesa pubblica? I contribuenti vorrebbero conoscere in modo analitico come vengono utilizzate le proprie risorse per poter definitivamente eliminare i privilegi e le inefficienze della pubblica amministrazione. Se si riducono le spese automaticamente diminuiranno anche le entrate e la conseguenza sarà una ridotta pretesa tributaria dell’erario nei confronti dei contribuenti. Oggigiorno i lavoratori indipendenti oltre a corrispondere l’Irpef, in modo leggermente superiore ai lavoratori dipendenti, hanno meno detrazioni, corrispondono l’Irap che serve a garantire gran parte della spesa sanitaria delle regioni, corrispondono contributi per gli enti previdenziali con percentuali che vanno dal 17% al 27% del reddito; oltre i 28.000 euro di reddito lordo le imposte superano il 60%.

  18. mimmo

    Ricordo quando il governo Prodi, con Visco, sguinzagliò finanziari in borghese per tutte le strade per controllare l’emissione degli scontrini fiscali. Commercianti che non li avevano mai emessi allora iniziavano. Allora, se mettessimo un finanziere sulle principali strade commerciali delle nostre città in modo che si faccia vedere dai commercianti, ovviamente sostituendolo tutti i giorni per evitare strane tentazioni, non pensate che si otterrebbero risultati eccezionali? MA quanti finanzieri abbiamo accidenti ai quali paghiamo lo stipendio. Mettiamoli nelle strade a fare i controlli invece di rimanere imboscati. E poi, se in italia abbiamo un corpo che deve rilevare e perseguire i reati finanziari, e la situazione dell’evasione è così alta, forse vuol dire che non fanno bene il loro lavoro?

  19. dvd

    Trovo molto interessante il passo dove l’ex Ministro ritiene un certo grado di evasione economicamente vantaggioso (un pò come per la disoccupazione credo), però da Ministro lui come tanti altri, pretende o meglio pretenderebbe che la certezza del prelievo fosse uguale e per tutti, tanto per gli Statali quanto per i dipendenti privati quanto per gli imprenditori, anche se non per tutti vale però la stessa "protezione" sociale. Non troverei nulla di sconvolgente nel prevedere ad esempio che il dipendente "comune" e non Statale paghi il 10% di tasse in meno del suo collega nello Stato (a titolo di maggiori incertezze future per il mantenumento posto) e neppure che l’imprenditore (magari piccolo) paghi il 20% in meno dello Statale, fino a tot. ml euro (per rischi ed oneri futuri, perdite su crediti, concorrenza sleale, ecc…..). Mi pare che l’art. 53 Cost. parli di capacità contributiva e che il concetto sia però di "effettiva". Se quel "effettiva" lo si appiattisce al reddito dichiarato o da dichiarare (non dice così la Costituzione però) per me non ci siamo perchè non si tiene conto di quanto sopra e allora la gente che scema non è si arrangia come può.

  20. g.zanoni

    Si continua a parlare della evasione Iva e sembra che non si sappia che questa è una tassa che paga il consumatore. Quando il classico idraulico non fa la fattura evade la sua parte di imposta sui redditi, il suo cliente però evade l’Iva (di cui l’idraulico e solo esattore). Quanti di coloro che urlano contro gli evasori Iva non sanno (o fingono di non sapere) che i veri evasori sono loro stessi?

  21. Maurizio

    Ma qualcuno si è accorto che in Italia abbiamo il record di pressione fiscale sul Pil? Qualcuno le pagherà pure queste tasse! Lo sapevate che a chi non paga mettiamo l’ipoteca sulla casa e li buttiamo inmezzo alla strada come farebbe un usuraio della peggiore specie. Ma il poveraccio che vende la frutta a bordo strada per campare e non fa lo scontrino è un evasore o uno che cerca di sopravvivere? Lo arrestiamo o gli espiantiamo gli organi per fargli pagare le multe? Ma sulla spesa pubblica non se ne parla mai? Dei plurigarantiti che non fanno nulla per colpa sempre di altri, delle spese pazze della PA. Qualcuno si accorge che molte piccole imprese stanno chiudendo e il peso fiscale non è estraneo a questo processo? No non se ne accorge nessuno!

  22. Maurizio

    Credo che a questo punto, dove le teorie e le propste economiche siano state fatte da tutti quanti, destra, sinistra, centro, Europa…in Italia siamo al solito bivio se tradurre i principi ecomonici tramite scelte politiche. Infatti una riforma fiscale, con poche leggi chiare, che facilitino i controlli, e che questi vengano fatti e punito chi sbaglia, sarebbe ciò che ci vuole. Ma queste sono scelte politiche, e impopolari. Quindi qualsiasi governo che si trova a decidere non le applicherà mai. L’evasione è sotto gli occhi di tutti, dai bar/negozi che non fanno gli scontrini, ai professionisti, dentisti, medici, avvovcati,magari ora evadono perchè c’è la crisi, prima però non c’era ed evadevano lo stesso. Con un fisco migliore ne guadagnerebbero tutti e solo pochi non si arricchirebbero come hanno fatto, ma poi ci vuole anche una lotta agli sprechi, solo i tagli non bastano, ma è sempre la volontà politica che ci guida, e se non c’è non si va da nessuna parte. A questo punto una riforma della politica? Dato che così non funziona più!

  23. Andrea G

    Dati su dati, commenti, analisi, ma il problema dell’evasione è lì ed è ineludibile: le tasse devono essere pagate anche dai lavoratori autonomi e dalle imprese, punto. Lo scandalo sta nel fatto che a sopportare il maggior carico fiscale sono i redditi bassi e medio-bassi siano essi pubblici o privati (questi politici hanno accortamente alimentato le divisioni tra dipendenti pubblici e privati). I soggetti "autonomi" si lamentano del fatto che le tasse sono troppo alte, il problema è che non le pagano come dimostrano i dati. I professori universitari e in genere i dipendenti pubblici non lavorano…chiacchiere da bar! Dipende tutto dalla serietà della persona, ci sono tantissimi medici, professori ecc, che con altissima specializzazione e impegno offrono un servizio alla collettività che è misconosciuto, soprattutto in termini di reddito. Ciò accade anche nel privato: quanti professionisti o artigiani disonesti e incapaci che vogliono essere pagati in modo immeritato incontriamo tutti i giorni? Un caro saluto al Prof.Visco con il quale ho sostenuto l’esame di Scienza delle Finanze presso l’Università di Pisa nel lontano 1980.

  24. Maurizio

    Ho letto recentemente un interessante articolo sull’evasione fiscale tratto da uno studio del KRLS Network of Business Ethics, per conto di Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, in cui viene analizzata la composizione e l’origine dell’evasione fiscale. Se quelli sono dati corretti, sembra che l’evasione del piccolo commerciante, artigiano, professionista, sia pressochè insignificante rispetto a quella delle medio-grandi imprese e del sistema criminale. Ancora, se i dati sono corretti, la questione, vista da un politico del centro-sinistra, è quella di agire in modo oculato, considerando i costi-benefici delle proprie azioni. In particolare, mi sembrerebbe inutile e politicamente pericoloso criminalizzare l’intera classe dei piccoli imprenditori e professionisti, che conta milioni di persone, quando l’evasione imputabile a questa categoria rappresenta solo il 6-7 % dell’intera evasione stimata.

  25. Leonardo de Chanaz

    Questa volta sarebbero da prendere ad esempio proprio le misure varate in Grecia. I redditi fino a 12.000 euro sono esenti da imposte, o per lo meno, lo erano fino a dicembre. Ora per avere diritto all’esenzione, che rimane, bisogna avere raccolto fatture passive o ricevute fiscali fino ad almeno 12.000 euro. Morale, tutti chiedono la ricevuta fiscale o la fattura e i cittadini si sono automaticamente trasformati, tutti, in controllori. Non si sono mai viste tante fatture e ricevute circolare fino a questo momento. Quindi emerge gran parte del sommerso. Facile, no? Lo Stato si riserva di fare delle verifiche a campione sui cittadini che riportano i costi, con gravi sanzioni per chi ha dichiarato il falso.

  26. AMSICORA

    Viviamo ancora (per poco?) in una democrazia liberale: "esistono problemi tecnici che rendono impossibile in una economia capitalistica basata sull’iniziativa privata eliminare completamente l’evasione". Ci sono solo "problemi tecnici". Evidentemente il malcelato obiettivo di taluni è quello di creare uno stato totalitario in cui i cittadini vengono spiati 24 ore su 24 dalla guardia di finanza (come faceva la Stasi in Germania est) e devono rendere conto allo stato di ogni loro minima attività: la pretesa di una sfera di riservatezza, non è altro che un pretesto che serve a coprire, in realtà, qualcosa d’altro: “se tu non hai nulla da nascondere, non devi temere niente (come si diceva in unione sovietica) a questo punto lancio una provocazione: la tecnologia già oggi permetterebbe di impiantare in ogni cittadino un microchip (del tipo di quelli utilizzati sulle carte di credito) con rfID per la geolocalizzazione. in questo modo, ed abolendo progressivamente il contante in circolazione, qualsiasi transazione economica sarà registrata e non sfuggirà al fisco, portando la "fedeltà fiscale" al 100% (e la libertà individuale allo 0%).

  27. mario

    Sono anni che mi chiedo come mai i dipendenti con busta paga, non fanno la dichiarazione dei redditi come gli artigiani. Inoltre, non capisco perchè, non si possono detrarre tutta una serie di costi dalla dichiarazione. Per il primo aspetto, ci sarebbe un cambio psicologico importantissimo. Nel secondo, gli artigiani (il famoso idraulico) sarebbe obbligato a emettere fattura. Circa 2 anni fa, sono stato investito da una macchina. Piede rotto e abbrasioni varie. Un mese di cure.La commercialista mi ha sconsigliato la richiesta di risarcimento all’Inail. Ti triplicano il premio dall’assicurazione. Non ho lavorato per un mese, non ho guadagnato, ho pagato comunque tutto quello che dovevo pagare. Mi chiedo, è normale tutto questo?

  28. Ace

    Tutti i cittadini sono vittime dell’evasione, quindi tutti i cittadini dovrebbero combatterla, insistendo su scontrini e ricevute fiscali, e segnalando gli evasori su http://evasori.info

  29. davide

    Bello, molto interessante il risultato del lancio nello stagno del sassolino dell’ex Ministro che anzichè avere come risultato quello di gente sdegnata e iraconda si trova un coro di persone che gli cantano tutti più o meno la stessa cosa. Vogliamo capire che lo Stato prima che rivolgersi ai terzi e chiedere e pretendere si deve guardare bene dentro e iniziare da li a fare pulizia? Come si può pretende l’estensione dei "controlli", l’accettazione della preventiva bollatura di evasore dei p.iva, l’illosoria e infantile idea che mettendo i "dipendenti" (che non sono affatto uguali tra loro) vs gli altri si risolve tutto!? Controlli poi: ma se lo Stato ha tutti i dati possibili e immaginabili a disposizione che cosa si deve fare o portare ancora come sudditi al re? Per cui giusta l’osservazione di chi si chiede che cosa stiano facendo questi oscuri signori! Io non lo comprendo appieno. La crisi mette a nudo anche questa contraddizione non solo l’evasione alta o bassa che sia, che poi l’ex ministro in parte giustifica (leggere bene il suo intervento) perchè (interpreto) se è minima e non patologica è più positiva che negativa.

  30. AM

    Chiedo ospitalità per sollevare un problema che tiene in ansia molti immigrati sapendo che lavoce è seguita da alti funzionari del Ministero. E’ stato molto opportuno chiedere ai contribuenti informazioni sulle proprietà all’estero, ma vi è carenza di istruzioni per la compilazione. In Italia vi sono centinaia di migliaia di immigrati, residenti e talora con doppia cittadinanza, che hanno proprietà immobiliari urbane o rurali (anche solo quote) nei paesi d’origine. Si tratta di beni ereditati o acquistati con i risparmi inviati dall’Italia. La maggior parte di questi immigrati, per timore di sanzioni (non ha usato lo scudo) o per ignoranza della normativa fiscale, non compilerà il quadro. Ma quelli che intedono compilare RW incontrano serie difficoltà. Il personale dell’Agenzia delle Entrate non dispone di istruzioni sufficienti per dare informazioni adeguate. Ad es. che vatore si deve attribuire agli immobili? Quello storico, quello catastale (se esiste), quello di mercato? Se poi vi sono molte proprietà (o quote) non vi è spazio per un elenco delle medesime corredato analiticamente da ubicazioni e valori.

  31. marziano

    Il prof. Visco è chiaro, ma la sua visione del problema è parziale: da libero professionista "dipendente" come sono ormai molti nella grandi città, espongo 12 fatture l’anno ad solo "cliente", cioè lo studio per cui lavoro. di quale evasione parliamo? Nessuna. Tutti coloro che sono nelle mie condizioni e, al nord, sono tanti, pagano tanto, pagano tutto e non evadono alcunché. Diverso è quando il cliente finale è una persona fisica (classicamente i penalisti ed anche i civilisti nei piccoli centri). E’ necessario rilevare che se io avessi un sistema tributario che mi dicesse: figliuolo il tuo reddito lordo è 30.000: pagherai il 10% di imposta sui redditi e il 14.5% di contributi previdenziali alla cassa forense, il tutto con una dichiarazione di 2 pagine cui allego copia (libera) delle fatture, nulla quastio. Come noto, così non è. e poi: forse che allora la pressione fiscale sarebbe il 24,5% ed a fronte di essa io avrei i servizi dello stato e una pensione? no! Per qualunque cosa devo pagare altre tasse, bolli (auto), contributi, ticket, ecopass, rifiuti, canone rai, tarsu, ici o simili. tutti in misura fissa! La pressione fiscale vera, quale è per me?

  32. giovanni

    Quando era al governo mi faceva venire un nervoso, la consideravo un … alla fine ho fatto le mie scelte elettorali e scopro…. che mi hanno preso in giro ("Volete uno stato di polizia tributaria?"). Immagino che con piacere si stia gustando tutta la politca fiscale tremontiana che di fatto ricalca i provvedimenti che aveva attuato e che avrebbe attuato contro l’evasione. Con tutta la stima possibile un cittadino che si rende conto di aver fatto uno sciocchezza!

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