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La risposta ai commenti

Ringrazio i lettori dei molti commenti, la cui numerosità, peraltro, non stupisce, visto che di evasione fiscale si discute di frequente nel nostro Paese. Si dovrebbe forse riflettere sulle ragioni per cui tali discussioni scadono spesso (e non mi riferisco ai commenti dei lettori) in chiacchiere da salotto televisivo. Una di queste è la mancata conoscenza dei dati, ed è questa la motivazione che mi ha spinto a concentrarmi sui dati, piuttosto che sulle politiche. Comunque, condivido alcune delle osservazioni fatte in proposito, anche se l’’inversione dell’’onere della prova è qualcosa di giuridicamente delicato (lo dico da non giurista, ma non credo che il contesto normativo-istituzionale possa essere ignorato). Provo di seguito a condensare per filoni di argomenti alcune risposte sollecitate dai commenti. Per quel che riguarda la questione dell’’(in)efficienza della spesa pubblica, è certamente vero che (anche) nel nostro Paese l’’evasione dipende dalla percezione che i soldi pubblici siano spesi male e che questa percezione ha basi piuttosto solide.  Altra questione, sulla quale non sono in grado di soffermarmi, è quella della differenza tra l’’importanza simbolica e quella quantitativa di queste inefficienze. Tornando al punto,  non credo comunque che questo sia sufficiente a spiegare i livelli patologici dell’’evasione italiana ed è per questo che richiamo l’’attenzione sulla polverizzazione della struttura produttiva italiana. Alcuni commenti alludono ad una differenza fra l’’evasione dei piccoli e quella dei grandi. Su questo bisogna essere chiari. Di per sé l’’evasione dei piccoli è, per definizione, limitata, ma i) essa tende ad essere elevata in proporzione ai guadagni veri ii) è comunque la componente principale dell’’evasione italiana a causa della struttura produttiva del tutto peculiare del nostro Paese. Non sono così sicuro che nessun negoziante sotto casa che non emette lo scontrino sia tra coloro che hanno portato i soldi all’’estero. È invece vero che una parte del problema sta nel fatto che il nostro sistema di tassazione tassa in linea di principio nello stesso modo la grande società di capitali e la piccola srl. Sull’’accenno all’’importanza della pressione fiscale, certamente anche questa può contribuire, ma va ricordato che i) gli italiani evadevano tanto anche quando la pressione fiscale era più bassa ii) vi sono paesi (quelli del Nord Europa) dove l’’economia sommersa, per quanto ne sappiamo, è meno sviluppata che da noi, pur in presenza di una pressione fiscale superiore. Questi ragionamenti ci riportano all’’importanza dei fattori nostrani di cui sopra, cioè la qualità dei servizi pubblici, la tax morale del nostro paese e, soprattutto, la struttura produttiva.

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  1. dvd

    Non credo che si possa pretendere dall’Italia il comportamento dei paesi nordici per problemi radicati. A me personalmente i dati dicono che 1) se si evadeva prima e dopo è perchè non è venuta meno la causa principale 2) che la dimensione dell’evasione è anche per colpa dello "sperpero" 3) che nonostante tutto la consapevolezza di fare danno a qualcuno i contribuenti l’hanno per cui se vogliamo dato da cui partire. Ora i piccoli imprenditori che sono il "motore" del paese cosa hanno dallo Stato! Forse la cassa integrazione? Un ente che li tetuela per il credito? Incentivi come la rottamazione? Una previdenza così generosa? Tutele per la concorrenza sleale? Non mi pare. Di sicuro nuovi balzelli e nuovi adempimenti, che non servono a nulla. Sono convinto che se avessero solo 1/3 delle certezze (stipendio proporzionato all’impegno,pensione,ruolo sociale) degli Statali pagherebbero tutto e tutti, ma visto che non ci sono certezze se lo tengono (il reddito).

  2. Alessandro La Spada

    Mi sembra che l’autore dell’articolo, invocando strumenti "di contrasto a monte", si fermi per non citare il provvedimento che aprirebbe un altro dibattito: la detraibilità per i privati delle spese sopra una soglia minima. Contro questa sacrosanta misura anti-evasione sentiamo sciocchezze qualunquiste di ogni foggia. La semplice realtà è che darebbe un incentivo epocale a lavorare in modo onesto. Senza aumentare i prezzi, perché artigiani, professionisti e PMI che emettono fattura esistono già. I loro listini, restando immutati, farebbero da limitatore. Anzi, senza concorrenza sleale i migliori potrebbero acquisire nuovi clienti, come meritano. Oltre al contrasto a monte con il bilancio personale, affinché la lotta all’evasione cammini ci vuole un atteggiamento credibile dello Stato. Basta condoni, bene velocizzare la riscossione dei crediti, vedi cartella esattoriale subito esecutiva.

  3. Vincenzo D'Onofrio

    Bisognerebbe fare un viaggio-indagine stile "Report" negli altri Stati Europei. In Italia è difficile, se non impossibile, che un soggetto a seguito di un reato finanziario vada realmente in galera. Con la vecchia "516" (c.d. Manette agli evasori) si andava davanti ad un giudice penale anche se un ristoratore aveva dimenticato di registrare le ricevute fiscali acquistate nonostante le avesse poi emesse e registrate nel registro dei corrispettivi. Successivamente ci si è resi conto di quanto questo fosse assurdo e si è fatto un decreto che prevedeva il carcere solo dopo un’evasione che superasse una certa somma (tipo 150.000 €) di tasse evase ( "tasse" non imponibile). Per farla breve: in Germania so di certo che, ad esempio, il padre della tennista Steffi Graf, quale amministratore dei soldi della figlia, si è fatto un lungo periodo di carcere per aver sottratto al fisco ingenti quantitativi di denaro. In Italia anche quando si accerta una grossa evasione da parte di grosse aziende l’Agenzia delle Entrate cerca un accordo pur di far rientrare piccole somme di denaro. Insomma, io credo che una pena detetentiva "certa" a fronte di una evasione "certa" sarebbe un ottimo dissuasore. No?

  4. Disperato

    Collocate nelle singole realtà quotidiane (e storiche) tante istanze sono corrette, da tanti punti di vista. Il tema a monte io credo che sia: vessati o non vessati, i dentisti (non cardiochirurghi) è normale che girino in Cayenne? Tartassati o non tartassati gli imprenditori con 5-6 dipendenti è corretto che abbiano tenori di vita da piccoli sceicchi? Oppure: depressi o non depressi è normale che la metà degli statali abbiano visibilmente patrimoni incompatibili con il proprio stipendio? (Forse perchè fanno un secondo lavoro in nero?). Fino a quando vorremo tutti vivere lifestyle largamente al di sopra di quello che le nostre mansioni/studi/capacità ci consentirebbero in un mondo equilibrato, non ci sarà soluzione. Fino a quando ognuno sentirà di "meritare" il macchinone, indipendentemente dal fatto che gli studi, il lavoro svolto, il merito, l’effettivo impegno e abnegazione, lo giustifichino o no, non ci sarà scelta: le mille corporazioni si sentiranno sempre vessate tartassate rapinate. Un po’ dappertutto, ma in Italia sicuramente molto di più, viviamo largamente al di sopra delle nostre possibilità e nessuno vuole mollare per primo; "che inizino loro" diciamo tutti.

  5. Carlo Turco

    Non convincono le osservazioni di DVD. Ho conosciuto, in passato, parecchi piccoli imprenditori e ci sono differenze di comportamento essenziali qui da noi e, per esempio, in USA. Troppo spesso manca un atteggiamento attento verso l’efficienza in campi diversi da quello del contenimento delle retribuzioni e dei costi di forniture a breve; c’è una propensione spiccata per quei "beni di investimento" che almeno in gran parte sono consumi personali o familiari (con un ricorso indiscriminato al leasing); e se alle tasse si guarda come a una sorta di sopruso, da contenere con ogni mezzo, anche oltre il lecito, non è che, per esempio, ci sia maggiore propensione a tutelarsi da certi rischi ricorrendo alle assicurazioni.

  6. AM

    Diverse sono le cause dell’evasione fiscale. Fra queste ricordiamo l’elevata pressione fiscale (che può portare alla disgregazione sociale), la mancanza di adeguate e credibili misure di repressione, l’iniquità del sistema di tassazione, il convincimento che una parte importante della spesa non apporti benefici alla collettività. In genere nei Paesi caratterizzati da più elevata pressione fiscale i cittadini sono molto attenti alla spesa pubblica. Ad es. gli studenti universitari controllano la vita e le spese voluttuarie degli studenti stranieri che beneficiano di borse di studio concesse dallo Stato e sono molto severi nel giudicare stili di vita dispendiosi mentre sono del tutto indifferenti al comportamento di studenti stranieri che non ricevono alcuna sovvenzione.

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