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Riportiamo la trattativa a Pomigliano

La vicenda della trattativa di Pomigliano sta prendendo una brutta piega. Il rifiuto della Fiom di firmare l’’accordo apre la porta a qualunque scenario, incluso la smobilitazione dello stabilimento. Tutti, dal sindacato ai politici ai commentatori, interpretano la trattativa in chiave di significati “altri”: il futuro della contrattazione aziendale, la costituzione, un cavallo di troia per attaccare i diritti di tutti i lavoratori. Sono temi importanti, ma che fanno perdere di vista l’’aspetto fondamentale: il sito produttivo di Pomigliano. Perché la Fiat pretende clausole molto dure in termini di rispetto degli impegni assunti? La ragione è che teme la “rinegoziazione” ex post. La Fiat vuole rilanciare Pomigliano utilizzando tecnologie produttive d’’avanguardia, che richiedono l’’accordo con forza lavoro per un utilizzo intensivo degli impianti e per ridurre al minimo costose interruzioni della produzione. Oggi la Fiat ha molto potere contrattuale, perché può decidere di spostare l’’investimento altrove. Ma una volta spesi gli 800 milioni sarà molto più complicato usare questa minaccia: ex-post, il potere negoziale si sposta dalla parte dei sindacati. L’’intento della Fiat è quindi di mantenere potere contrattuale anche dopo aver fatto l’’investimento, imponendo la clausola di responsabilità. Lo stabilimento di Pomigliano è notoriamente difficile. Le richieste di garanzia della Fiat rispecchiano anche la storia del sito. Esistono altri modi credibili per garantire il rispetto degli impegni da parte dei lavoratori? Se la risposta è no, il sindacato dovrebbe accettare le clausole, per quanto dure, e rilanciare la negoziazione in termini di stipendi. Se si raggiungono determinati target, anche grazie al rispetto degli impegni da parte dei lavoratori, parte dei benefici dovrebbe per contratto andare ai lavoratori. Nel frattempo, non carichiamo sui lavoratori di Pomigliano il futuro delle relazioni industriali italiane. Hanno già abbastanza problemi per conto loro.

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La risposta ai commenti

23 commenti

  1. lodovico jucker

    Ma far conoscere a tutti le condizioni chieste da Fiat non dovrebbe consentire ai lettori un giudizio più approfondito? Anche La Voce, come tutta la stampa nazionale, non spiega questo punto essenzale della vicenda…

  2. andrea saba

    La produzione Fiat è calata e oggi, certamente, il settore auto non attrae investimenti. Nessuno pensa certo di investire in Campania. E’ dunque assai positivo che la Fiat voglia riportare la Panda in Italia e riattivare l’Alfa che da sola non garantisce la sopravivenza di Pomigliano. Tutto ciò ha un prezzo che in parte deve essere pagato anche dagli operai. Credo, se potessero, quelli dell’Asinara lo pagherebbero. Maggiori salari in cambio, secondo l’incremento di produttività che la Fiat si attende dalle nuove regole. In una crisi globale continuare con pregiudizi ideologici è un errore. La Cgil dovrebbe uscire dall’antiquariato e cercare di capire che cosa sta succedendo. Ma forse è pretendere troppo. A. Saba

  3. faustino falaschi

    Ho seguito con attenzione la spiegazione di Tito Boeri su Videoforum; capisco le difficoltà credo però che solo un’accordo responsabile, anche se comporterà la caduta di alcuni diritti è la sola via per dare all’indutria automobilistica italiana una prospettiva futura. Ricordiamoci che i Giapponesi in momenti di contrasto con la dirigenza mettono il lutto al braccio, ma la produzione continua. In quanto alle informazioni ci sono solo che ogni soggetto le interpetra secondo la propria convinzione, e non si accorge che il mondo è cambiato.

  4. Nicolai Caiazza

    A fare pressing sulla Fiom ci si mette anche lavoce, che non informa sulle ragioni della Fiom e degli operai di Pomigliano. Marchionne comunque non ha nessun diritto di minacciare di spostare la fabbrica. Pomigliano è stata messa su con i contributi dello Stato, quando era AlfaRomeo. Inoltre la Fiat ha continuamente profittato dei soldi dello stato, delle politiche dello stato per mantenere le vendite, per la fornitura di operai dal Sud, per usufruire della cassa integrazione, etc.. Facendo i conti la Fiat deve restituire ad ogni cittadino italiano un bella sommetta. Ma se Marchionne non è in grado di produrre allora la soluzione è la requisizione della fabbrica da parte dello stato e la continuazione della produzione con le maestranze attuali. Sicuro che si venderebbero molte piú Panda.

  5. GIANCARLO FICHERA

    Le condizioni poste dalla Fiat sono semplicemente assurde e talmente illegali che si scontrano non solo con il codice civile ma addirittura con principi costituzionali. Ma nessun giornale e neppure La Voce osa spiegarlo, oltre al fatto che qualunque operaio o sindacato che volesse rivolgersi a un giudice del lavoro otterrebbe facilmente ragione. Che senso ha, allora, proporre un accordo senza nessun fondamento giuridico? Ma in questo paese il diritto del lavoro sta per essere scardinato e lasciato all’arbitrio del potere economico.

  6. luca maria colonna

    Seguendo questo link si può leggere la versione consegnata dalla Fiat alle Organizzazioni sindacali l’8 giugno. Il testo, pur definito dall’azienda conclusivo l’8 giugno, è stato modificato in data 15 giugno quando è stato sottoscritto da Fim CISL, Uilm UIL, Fismic e Ugl metalmeccanici. Domani il testo sottoscritto sarà reperibile sui siti delle Organizzazioni sindacali dei metalmeccanici.

  7. mia edgar

    Quando si decide delle condizioni di vita degli altri, dovremmo avere l’iomnestà intellettuale di interpellarli. Che i sindacati indicano un referendumo tra i lavoratori e che loro decidano dello smantallamento degli accordi in essere secondo lo statuto dei lavoratori, Né giuslavoristi né sindacati che non hanno come la CGIL origine dalla base possono arrogarsi il diritto di fare accordi sulla testa dei lavoratori.

  8. pierangelo badano

    Personalmente ho trovato una sintesi (per punti) la cui fonte sembrerebbe essere Ilsole24ore, da cui non mi aspetto certo una totale obiettività sulla vicenda. Interessante, per la sua (almeno per me) ambiguità, il punto 8 sull’assenteismo, dove si parla di mancata retribuzione della quota aziendale dell’indennità di malattia. Mi piacerebbe sentire qualche opinione in proposito. Le famose "clausole", riportate confusamente da varie fonti, a mio avviso non fanno invece che fotografare una realtà già da tempo presente negli ambienti di lavoro, non solo metalmeccanici. Per finire, se mi concedete l’enorme presunzione, inviterei un pò tutti quanti ad un uso più calibrato e contestualizzato di termini quali "ideologia" o "corporativismo". Attendo fiducioso notizie certe e attendibili, quali sono abituato a cercare sulla vostra testata.

  9. maria di falco

    E’ vero Pomigliano è un sito difficile, ma non per gli operai o meglio non solo. Deve essere molto triste essere operaio a P. ora: stretti tra la morsa del ricatto della camorra e quello di Fiat! Mi sembrerebbe giusto dire a Fiat questo: va ben per due/tre anni fermiamo gli aumenti salariali o gli incentivi, però se trascorso questo tempo gli obietivi si saranno raggiunti, allora l’azienda pagherà quanto guadagnato dagli operai. Poi io come Sindacato chiederei all’azienda anche di investire una parte dei profitti nella bonifica dei territori ammalorati dagli scarichi tossici industriali delle fabbriche del Nord e del Centro, in modo che possa riprendere ed essere valorizzata l’agricoltura di qualità di cui la Campania andava fiera; chiederei all’azienda di impiantare una struttura sempre a P. per il recupero/riciclo del materiale delle auto rottamate. Chiederei sempre se fossi il Sindacato di investire una parte dei profitti nella costruzione delle macchine elettriche. Io se fossi l’azienda chiederei la collaborazione del governo regionale e centrale per attuare i dovuti controlli in caso di false malattie, ma non solo per gli operai Fiat!

  10. stefano delbene

    Per chi fosse interessato il testo della bozza è su http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2010-06-09/testo-p. Da tale testo si evince fra l’altro, ed è l’aspetto che più, almeno ufficialmente, ha provocato l’ooposizione della Fiom, che la firma del contratto comporta una parziale rinuncia a diritti sindacali, in alcuni casi sanciti e tutelati dalla Costituzione. L’onesto articolo della Voce conferma questa lettura, e motiva le richieste della Fiat con il fatto di tutelare l’investimento nel momento in cui ha più potere contrattuale. Esistono però due problemi: la Fiat avrà, con questo accordo, le mani libere per poter imporre condizioni sempre peggiori ai lavoratori, se lo vorrà: tanto questi non hanno più nessuna arma per avanzare delle richieste (altro che miglioramenti retributivi!); fatto questo accordo, vi sarà sarà sempre, nell’Impero Fiat e in tutte le altre aziende, un anello debole cui far accettare un simile accordo, che quindi non sarà, ovviamente, un caso isolato, ma presto si generalizzerà. Quanto al lettore che invita la Cgil ad uscire dall’antiquariato, forse dovrebbe prima provare a lavorare su 18 turni alla settimana facendo 20 minuti di pausa ogni turno….

  11. Stefano Maffulli

    Un commento con la proposta FIAT è su Nfa.

  12. TEU

    Questa questione viene sempre presentata in questo modo: da una parte giornali, telegiornali, governo, confindustria, sindacati "responsabili", dall’altra un sindacato irresponsabilmente ideologico ed antimoderno. Mai nessuno che spieghi i contenuti di questo accordo, per esempio in termini di limitazioni al diritto di sciopero o deroghe al contratto nazionale o che questo accordo costituisce un enorme precedente utilizzabile da qualsiasi altra azienda che voglia ricattare i lavoratori allo stesso modo. Ogni volta che si citano queste argomentazioni i vari commentatori si comportano come se dovessero scacciare una mosca fastidiosa, non ne vogliano proprio sentire parlare. Secondo me la produzione della panda può essere effettuata anche rispettando il contratto nazionale ed il diritto di sciopero, garantito a livello del singolo individuo dalla costituzione, ed eventualmente responsabilizzando in modo più pesante il singolo lavoratore nei suoi comportamenti, in modo da evitare quelle anomalie che hanno caratterizzato lo stabilimento di Pomigliano in questi anni. La verità è che questo accordo riporta indietro la condizione del lavoro di molti anni..altro che modernità!

  13. andrea saba

    Vi ho scritto ieri,ma durante la notte mi è venuto un ripensamento: e se Marchionne contasse proprio sulla "antichità"sel sindacato? Per Pomigliano la Fiat dovrebbe sganciare 700 milioni, che non ha, chiudere in Polonia, trasportare impianti in giro per l’Europa,per poi produrre,in condizioni peggiori lo stesso prodotto con un mercato debole. E’un assoluto non senso in termini di economia industriale. Perciò Marchionne prega ogni mattina che il sindacato sia così buono da impedirgli questa follia; così rimane in Polonia e poi chiude Pomigliano e vive felice. Andrea Saba

  14. Gianluca meloni

    "Tutti, dal sindacato ai politici ai commentatori, interpretano la trattativa in chiave di significati “altri”: il futuro della contrattazione aziendale, la costituzione, un cavallo di troia per attaccare i diritti di tutti i lavoratori. Sono temi importanti, ma che fanno perdere di vista l’aspetto fondamentale: il sito produttivo di Pomigliano." Non capisco questa affermazione contenuta nell’articolo… ma quindi l’aspetto fondamentale è lo stabilimento di Pomigliano e non la costituzione, i diritti dei lavoratori? Prima di dire queste cose a cuor leggero sarebbe utile fare una riflessione approffondita.

  15. qualcosa di più

    300 parole per questo argomento così caldo mi paiono poche. Voi della Voce siete sempre molto scrupolosi nel fornire dati e chiavi di lettura che non siano di parte. Mi piacerebbe leggere su questo sito uno o più articoli su questo tema, con più informazioni sulle quali eventualmente dibattere. grazie.

  16. Brigate Grosse

    Per fortuna la quasi totalità dei commenti chiarisce che i lavoratori italiani hanno capito molto bene il problema, che risiede non nella fattispecie della contrattazione di Pomigliano ma in quella più universale che riguarda il rispetto dei principi della costituzione e del contratto nazionale. Derogare a questi principi ora significa spalancare le porte al dilagare di deroghe e contrattazioni al ribasso sempre più devastanti per la classe lavoratrice italiana. Il punto fondamentale da capire è che se la Fiat pensa di poter produrre in Italia è perchè le conviene, perche la manodopera italiana è già adesso la più produttiva ed efficiente del mondo, e che a parità di (bassi) salari e (pochi) diritti con il lavoratori polacchi diventa estremamente più proficuo per l’azienda puntare sul territorio nazionale, anche considerando che qui i ricatti nei confronti di governi sempre accondiscendenti sarebbero molto più efficaci. Rispedire al mittente le oscene proposte padronali significa mettere dei paletti definitivi alle loro richieste, per evitare di portare lo scontro sul terreno ora della competizione con la manodopera polacca, ed in un futuro prossimo con quella cinese.

  17. Barbara Bondavalli

    Nessuno ha il coraggio di dire che l’assenteismo per malattia a Pomigliano è semplicemente scandaloso e che è ora che i lavoratori si assumano anche dei doveri oltre che pretendere dei diritti. Certo, questo sarebbe possibile, se non ci fosse sempre la Cgil a difendere i peggiori, che tra l’altro occupano il posto di tanti precari che poi si lamentano e vanno in piazza con la stessa Cgil che è causa del loro status. E’ ora di aprire il dibattito sull’assenteismo per malattia, sui certificati facili e sui frequenti mal di testa in tutte le aziende di tutti i settori!

  18. pierangelo badano

    Un commento dice che è ora di aprire un dibattito sulle false malattie: bene, aspetto qualche proposta seria, poiché è un fenomeno che danneggia anche me (devo lavorare anche per i furbi). Ricordo solo che: 1) se il giorno dello sciopero tutti si danno malati (il problema di Pomigliano) il sindacato non è contento 2) non è fra i poteri del sindacato nè delle aziende fare le leggi, ci dovrebbe pensare qualcun altro. Come mai non lo fa? 3) INPS e INAIL, tanto per dirne una, sanno perfettamente quali sono i medici di base più compiacenti nel rilasciare certificati. Non se ne può discutere con l’Ordine dei Medici? Non è che per caso certe categorie privilegiate hanno un interesse diretto a lasciare le cose come stanno? Che gli frega a loro se uno stabilimento va a picco?

  19. Massimo Parisi

    Non molto tempo fa, ho letto su L’Espresso un articolo sull’inefficenza di Pomigliano che evidenziava la mancanza di investimenti ormai da anni e un ricalcolo dell’assenteismo che metteva in luce una sostanziale eguaglianza con altre unità produttive. Non sono certo in grado di verificare alcunchè, mi piacerebbe conoscere il vero. Una paura mi prende: il possibile dilagare delle nuove condizioni. Di poi, quanto tempo per recuperare l’investimento? Qual’ il ciclo del prodotto panda? Quali altri investimenti e condizioni dopo? Leggo di Wolkswagen, non capisco granché, ma sembra tutto un altro pianeta (come recitava la vecchia pubblicità della croma).

  20. maurizio

    Il problema delle assenze per malattia è assai incisivo. Credo che se esso potesse essere eliminato, riportando dette assenze a livelli "normali" si farebbe un grosso passo avanti. Un modo potrebbe essere quello di non pagare le assenze di uno-tre giorni e per quelle più lunghe far esaminare sempre il malato da un collegio medico di alto profilo che, se dovesse riscontrare il dolo, permetterebbe alla Fiat di licenziare il lavoratore.

  21. luigi zoppoli

    Trovo l’articolo notevolmente equilibrato. Mi sento però tirato per le giacca a dover ricordare che per decenni in quello stabilimento è avvenuto l’incredibile in termini di scioperi, assenteismo, sabotaggi, maneggi danneggiando chi voleva lavorare, la Fiat ed i clienti destinatari di prodotti ignobili e malfatti. Non si è sentito nessun difensore della Costituzione. Fosse dipeso da me, la Panda sarei andato a farla altrove.

  22. gianni

    Nel 2010 che per guadagnare uno stipendio miserrimo si debba lavorare 7 ore e mezzo con soli 30 minuti di pausa.. sarebbe il grande salto di qualità.? Andare in Polonia investire chiedere sacrifici ottenerli… spolpare uomini e donne, senza diritto di sciopero. Grande Fiat.. ha preso a piè mani in 30 anni di cassa integrazione selvaggia per ripianare la sua incapacità ed il suo avere un membro Senatore a vita. Ma soprattutto chi ruba 93 miliardi euro portandoli all’estero paga poi un miserrimo 5% di multa ed è lindo come un pulcino. Se un sindacato dice che calpestare le leggi è quanto meno reato… tutti a dargli addosso. Il paese è Morto il mondo industriale è morto… Crescita crescita crescita… parola assurda avendo noi oramai tutto e di piu, da 6 anni dopo 25 anni da impiegato vivo come operaio senza auto senza essermi più comperato un abito nuovo, e sono sano e vivo con 1000 euro bene… quindi crescita per chi? Qualcuno me lo spieghi. E soprattuto che si mettano alla gogna quelli che mi hanno rubato il presente e fottuto il futuro ai giovani.. che sono dead men walking visto che lavoreranno sino alla tomba.

  23. toto

    Io mi chiedo: se sino a ieri la Fiat aveva interessi a portare fuori la produzione, perché costava meno, e soprattutto non aveva vincoli sindacali, oggi perché vuole rientrare in patria? Non è per caso che nei paesi dell’est il sindacato ha iniziato ad alzare la testa, e la Fiat pensa bene di tornare a trattare con con i soliti quattro amici al bar? In fin dei conti oggi come oggi hanno fame, e prendono tutto quello che si offre. Meditate gente.

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