Ringrazio per i molti e interessanti commenti. Provo a risposdere ad alcune delle questioni sollevate. Stefano Testoni (disincentivi al lavoro). Un effetto negativo sugli incentivi al lavoro c’è, ma è molto debole. Non è una nostra assunzione, è un risultato del modello (stimato e simulato con dati reali). Un probabile motivo è che le somme trasferite (in media 300-500 euro mensili per famiglia) sono tutto sommato abbasta modeste. Un secondo motivo è che i fattori che determinano se e quanto lavorare vanno al di là del puro trade-off reddito tempo-libero. Come sappiamo, e come caso estremo, esistono molte persone (volontariato) che dedicano molte ore al lavoro senza alcuna retribuzione monetaria, Sandro. La questione del debito pubblico non è rilevante. L’esercizio di simulazione è fatto a gettito fiscale netto costante, quindi non c’è deficit da finanziare. Il salario minimo può essere una buona idea. Vedo due problemi: (a) riguarda solo gli occupati, (b) se è effettivo e non solo simbolico, crea disoccupazione. Agli altri rispondo in un prossimo commento. Per Sandro. Certo i trasferimenti devono essere finanziati. Nel nostro esercizio sono finanziati eliminando gli ammortizzatori sociali correnti, allargando la base imponibile e aumentando alcune delle aliquote irpef (1-2 punti sull’aliquota massima). Il gettito fiscale netto rimane invariato. Naturalmente si può pensare ad altre fonti: riduzioni di voci di spesa pubblica, riduzione dell’evasione ecc. Concordo sul fatto che il reddito universale possa e debba essere accompagnato da altre misure e introdotto gradualmente. Per Marco Cavallero. Concordo pienamente: l’azione culturale è importantissima. Per Ajna. Molti babypensionati lavorano – per quanto possibile – in modi perfettamente legali soprattutto nelle professioni (il che non vuol dire che le baby pensioni siano una buona cosa: non lo sono soprattutto perché si tratta di un beneficio casuale e arbitrario). In ogni caso i free-riders ci sono, in molte situazioni: il costo dei (pochi) free-riders andrebbe confrontato con i benefici delle politiche universalistiche.

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