La manovra prevede per i farmaci non più coperti da brevetto la rimborsabilità solo dei quattro prodotti offerti al minor prezzo sulla base di gare organizzate dalle Asl. Le proteste di Farmindustria sono state subito raccolte dal ministro della Salute. Eppure agendo su questo segmento del mercato non si erodono le rendite necessarie a pagare i costi della ricerca. Gli ostacoli alla concorrenza e alle liberalizzazioni non sembrano arrivare dunque dai vincoli imposti dalla Costituzione, ma dall’intreccio tra interessi corporativi e disponibilità della politica ad ascoltarli.
Niente gare al prezzo più basso per i farmaci generici. Il ministro della Salute Fazio all’assemblea di Farmindustria, l’associazione di categoria delle case farmaceutiche, ha rassicurato quanti paventavano l’applicazione di un nuovo meccanismo previsto dalla manovra.
Queste due frasi, riprese dal sito on-line del Corriere della Sera, illustrano perfettamente la confusione che regna nel governo e la fragilità della svolta liberista che nelle ultime settimane è stata impressa dal ministro Tremonti con la proposta di revisione dell’articolo 41 della Costituzione.
MEDICINALI IN GARA
Nella bozza di manovra finanziaria veniva infatti introdotto un nuovo meccanismo in base a cui le Asl avrebbero selezionato i farmaci non più coperti da brevetto, per i quali si sviluppa solitamente una offerta di prodotti generici equivalenti dal punto di vista terapeutico, garantendo la rimborsabilità solamente ai quattro prodotti offerti al minor prezzo in base a gare organizzate dalle stesse Asl. Candidamente, il ministro Fazio ha affermato Le richieste di Farmindustria sono giuste. Sostituiremo le gare con la riduzione progressiva del prezzo, utilizzando anche una piccola quota per incentivare i medici di famiglia. Sono loro che indirizzano la spesa.
Vogliamo sperare che il ministro Fazio debba la sua nomina a comprovate competenze in campo medico. Sicuramente gli difettano quelle in ambito economico. È infatti ben noto che uno degli elementi di vischiosità nel mercato farmaceutico dipende dal fatto che la domanda è debolmente influenzata dal prezzo: i pazienti seguono molto spesso le indicazioni e prescrizioni dei medici, che non pagano i medicinali, e godono di un contributo o esenzione totale per i farmaci nel prontuario. Per questo una pressione sulle case farmaceutiche per ridurre i prezzi non può che venire da meccanismi diversi, quali quello immaginato nella manovra finanziaria attraverso l’organizzazione di gare al ribasso per poter essere ammessi al prontuario e beneficiare del contributo del servizio sanitario.
Si noti che le gare hanno senso per i farmaci non più coperti da brevetto, per i quali esiste una pluralità di produttori di farmaci generici, oltre allo storico detentore del brevetto oramai esaurito. Indurre per questo segmento del mercato una pressione competitiva sui prezzi non erode quindi le rendite, garantite per legge nel periodo di copertura del brevetto, necessarie a pagare i costi della ricerca per l’individuazione del farmaco. Si tratta invece di rendite senza una giustificazione, che le case farmaceutiche tentano di prolungare nel tempo.
Nelle sue candide dichiarazioni il ministro Fazio dimostra di non cogliere questi aspetti elementari. E ci ispira alcune considerazioni. Che le tesi sopra riassunte siano sostenute dall’associazione di categoria delle case farmaceutiche non sorprende, e fa parte delle attività di lobbying che normalmente avvengono nei sistemi democratici. Colpisce tuttavia la pronta disponibilità a ricevere questi argomenti da parte del ministro competente. La storia ci sembra inoltre il migliore esempio di come gli ostacoli alla concorrenza e alle liberalizzazioni non nascano dai vincoli imposti da qualche articolo un po’ passé della Costituzione, ma dall’intreccio, ben più attuale, tra interessi corporativi e disponibilità all’ascolto della politica. Ci permettiamo di segnalare al ministro Tremonti, giustamente preoccupato per l’incidenza della spesa sanitaria nel bilancio pubblico, di dedicare qualche energia a questo fronte, in attesa dei complessi passaggi parlamentari che una revisione costituzionale richiede.
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Gaetano Criscenti
Beh, è l’ultimo dei regali alla farmaindustria, della quale è direttore generale Enrica Giorgetti, moglie del ministro Sacconi! Questo è un governo che parla, anzi ciancia di liberalismo, e pratica stataliamo, difesa delle corporazioni, interventi contrari alla concorrenza. Dando, ogni tanto, un ossicino mediatico alla sua platea. Farmaci, concessioni autostradali, digitale terrestre, rete4, legge sulle cause collettive, legge sul riordino dell’avvocatura, Alitalia, sistema anticoncorrenza messo in piedi dalla protezione civile, etc, etc.. A memoria sono le ultime iniziative anti concorrena del governo più "liberale" del mondo! A proposito, nel marasma di tagli e aiutini, e mani in tasca messe dai comuni obbligati da Tremonti, fiscalista di Sondrio, nessuno si prende cura di verificare il livello delle concessioni demaniali e statali? In fondo sarebbe naturale controllare che abbiano un minimo di riferimento al mercato! Soprattutto quello televisivo!
Luca Brogin
Estate 1993: all’apice dell’inchiesta "Mani Pulite", la polizia di Napoli irrompeva nella casa di Duilio Poggiolini, membro della loggia massonica P2 e direttore generale del servizio farmaceutico nazionale, sequestrando diversi miliardi di lire in lingotti d’oro, gioielli, dipinti e monete antiche. Il tesoro domestico, frutto di manipolazioni e tangenti nelle procedure di gestione del servizio sanitario, in favore di grandi aziende farmaceutiche, era "celato" anche sotto tappeti e all’interno di puff. Giugno 2010: Poggiolini è un uomo libero, in attesa di giudizio per omicidio colposo plurimo. La stessa corruzione e i medesimi favori si verificano ancora oggi, con trasparenza, senza pudore. Il Burattinaio Sacconi brinda compiaciuto, al lume di candela, con la moglie Giorgetti, il direttore generale di Farmindustria: da dicembre 2009 muove con maestria i fili del Burattino Fazio, dal naso rosso cirrotico, che sul proscenio si atteggia Ministro, fiero e impettito. E l’Italia, affranta, piange insieme ai suoi calciatori smarriti, invece che disperarsi per la sua condizione di nazione spenta e immiserita. Rimane solo la TV, accesa.
Pier Giorgio Visintin
Più in generale si può dire che la politica di questo governo è fatta di soli annunci. Il contenuto viene svuotato strada facendo. Spero che anche per il "Ponte" sia solo annuncio.
Pietro
Non potrebbe essere che il buon rapporto tra il ministro Fazio e Farmindustria sia influenzato dal fatto che la direzione generale di Farmindustria sia in mano alla moglie del suo ex capo Sacconi?
Giuseppe Belleri
Che si ricorra ad una gara al ribasso o alla riduzione generalizzata del prezzo spinge troppo sul contenimento dei prezzi e potrebbe comportare qualche problema circa la qualita’ delle confezioni che arrivano sugli scaffali della farmacia. Inoltre, da quando sono entrati in campo i generici si assiste al fenomeno dello shift dalle molecole genericate verso quelle analoghe che godono ancora del beneficio del brevetto. Bisogna poi tenere conto del fatto che le major farmaceutiche hanno concentrato gli sforzi promozionali su queste ultime a livello ospedaliero, anche con la politica dei prezzi stracciati; da qui le prescrizioni si diffondono poi a cascata sul territorio per confluire sull’utilizzatore finale, ovvero il medico di MG a cui vengono impropriamente ricondotte, anche da parte del ministro che evidentemente ignora queste dinamiche. Al contrario una percentuale che sfiora il 50% della spesa attribuita alla medicina territoriale è frutto dell’induzione delle strutture di II livello, che proprio in virtu’ del meccanismo "a cascata" di cui sopra vengono deresponsabilizzate, restando per cosi’ dire in ombra anche rispetto alle verifiche di appropriatezza delle prescrizioni.
sandro
Tremonti dovrebbe tagliare anche i tempi coeprti dall’esclusiva dei brevetti: 20 anni di esclusiva sono decisamente troppi, e in ogni caso la durata non dovrebbe essere fissa, come accade oggi, ma commisurata all’investimento in ricerca e sviluppo. Tutt’altro problema è la quantificazione e attribuzione a un singolo farmaco delle somme investite, 2) l’intreccio di affari sanità-politica è secondo solo a quello dell’industria militare, ed ha pieno riscontro anche all’estero (si pensi alla food and drug administration americana, e allo scandalo dell’aspartame cancerogeno, o al divieto di vendere integratori e vitamine). Il problema nasce dalla concentrazione di poteri, dal fatto che sia una sola autorità, facilmente controllabile e corruttibile perchè è una sola, a gestire una cosa importante come i farmaci e l’alimentazione.
AZ
Considerato che un nuovo farmaco viene brevettato mediamente verso la fine della ricerca di laboratorio,che ha meno del 10% di probabilità di arrivare sul mercato dopo test clinici che durano anche più di 5 anni e che infine il costo di sviluppo medio si attesta sugli 800 milioni un accorciamento dei tempi di copertura brevettuale è l’ultima cosa che serve. Sul fatto che i generici spesso presentino problemi di qualità non si discute. Quel che servirebbe sarebbe un meccanismo di incentivi che vincoli strettamente la spesa per ricerca (e sottolineo la spesa, senza includere acquisizione di licenze e acquisti di aziende) alla protezione dell’esclusiva o ad eventuali aumenti dei prezzi. Qualcosa del genere esisteva in passato e qualche frutto lo ha dato.
Carlo
L’analisi che fa il Cerm sulla misura ipotizzata e poi rientrata mi sembra che colga un punto tralasciato dall’articolo. L’asta potrà avere degli effetti positivi nella fase di selezione dei quattro prodotti iniziali, ma poi lascia del tutto aperta la possibilità di comportamenti collusivi, una volta che i quattro produttori sono stati selezionati, specialmente se non è noto quando una nuova asta verrà indetta (per una amministrazione come la nostra potrebbe voler dire almeno non prima della fine della legislatura). Rimane il fatto che non si capisce perchè la misura sia stata inizialmente proposta (da chi, a questo punto?), e che cancellarla unicamente per la pressione dei produttori e non sulla base di un argomento tecnico è come sempre un segno della approssimazione di chi ci governa.
diego
Ritengo giusto intervenire sulla sanità in generale. E certemente sbagliato continuare ad accanirsi sulle aziende farmaceutiche, si ricordi che danno lavoro a migliaia di persone, oltre che pagare tasse (Irap e costi vari allo Stato). La gara sui farmaci generici si sarebbe diretta nell’obiettivo opposto al risparmio e avrebbe portato alla perdità di migliaia di posti di lavoro (oltre 5000) e alla delocalizzazione di produzione. Ovviamente ci saranno sprechi ed è solo su questi che bisogna intevenire. Si pensi soltanto che in Italia la percentuale di medici è tra le più alte in Europa e con tempi di attesa anormali, oppure alla fornitura di apparecchi diagnostici e altro materiale diversi da una regione all’altra. Si combatta gli sprechi e la corruzione in sanità come dovrebbe essere in ogni amministrazione! Si intervenga sui dipendenti pubblici che sono dei privilegiati a vita e poco produttivi invece di mettere a repentaglio i dependenti privati che hanno la cassaintegrazione! E’ una politica industiale quella di distruggere comparti produttivi?