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Se la scuola cade a pezzi

Il Ministro Gelmini è stata molto presente nel dibattito pubblico estivo, intervenendo ad esempio sui contrasti tra il Premier Berlusconi e il Presidente della Camera Fini, sui licenziamenti della Fiat o semplicemente parlando della sua vita privata.
Non ha neanche trascurato i suoi doveri di Ministro dell’Istruzione, rassicurando le scuole paritarie che i fondi a loro destinati non sarebbero stati toccati. Ma nulla ha detto e, soprattutto, fatto per l’edilizia scolastica.Nessun piano per migliorare gli edifici scolastici in cui le famiglie italiane manderanno tra pochi giorni i loro figli. Secondo i dati disponibili, due edifici su tre hanno più di 30 anni. Di questi solo il 22% è stato ristrutturato. Certo, c’è la crisi. Certo, è importante che i conti pubblici restino in equilibrio. Ma gli investimenti nella scuola e nell’università sono irrinunciabili per un Paese che non voglia perdere terreno nella competizione internazionale. C’è sempre chi dice che i problemi della scuola sono ben altri, ma crediamo che tutti siano disposti a riconoscere che è difficile lavorare bene in scuole con aule a volte poco sicure, con bagni fatiscenti, palestre minuscole e poco attrezzate, con una ristretta dotazione di tecnologie per il supporto alla didattica. E’ vero, molte delle competenze sull’’edilizia scolastica sono delle Province, ma il completamento dell’anagrafe edilizia era stato annunciato dal Ministro all’inizio del suo mandato. Di esso nulla si è saputo. Siamo con il Ministro quando dice che non si possono assumere tutti i precari ma non possiamo chiudere gli occhi sul fatto che per la scuola italiana questa è stata un’altra estate perduta. E cosa ci sta a fare un Ministro della Pubblica Istruzione al governo se permette che nel programma di fine legislatura si trovi spazio per il Ponte sullo Stretto e la Torino Lione (con un costo stimato per le casse dello stato di circa 20 miliardi) lasciando invece che tutti i giorni nelle aule di scuola si rischi la vita?

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14 commenti

  1. Ajna

    Nell’intervista sulla vita privata che voi stessi linkate (e dalla quale emerge un ritratto agghiacciantemente infantile per un ministro che al massimo sa ripetere i mantra da berluscones Doc tipo Carfagna), la Gelmini asserirebbe che "loro" han previsto un miliardo di euro di investimenti in edilizia pubblica, contro i soli 300.000.000 della sinistra: ha mai detto altro a riguardo, tipo come saranno ripartiti, su quanti anni e se son già stati messi concretamente in budget?

  2. matteo

    Mi sbaglierò, ma sono d’accordo con i tagli Gelmini (non con la Gelmini) realizzati bloccando il turnover. E’ un passo avanti verso una razionalizzazione. I punti cruciali su cui si deve insistere sono: 1. come gestire la questioni precari che non vanno in pensione. 2. I soldi risparmiati devono essere reinvestiti all’interno della scuola che cade a pezzi. Le polemiche di questi giorni sono sui banchi che non ci sono, sulla carta che manca, sulle aule fatiscenti. Ecco il vero scandalo Gelmini. Se la fiscalizzazione degli oneri sociali vuol dire accollare alle imposte generali uno sgravio sui contributi che il datore di lavoro deve pagare, qui, mutatis mutandis, siamo in presenza di una "scolarizzazione del deficit pubblico", essendo i risparmi sul fronte scuola diventati il principale (?) contributo alla stabilizzazione delle finanze pubbbliche. Questo conferma la validità dell’aggettivo che ho sempre utilizzato per definire la politica dei governi berlusconi: regressiva, nel sensio più ampio e deteriore del termine. Matteo

  3. Matteo Barbero

    In realtà il Minitero della Gelmini è quello dell’Istruzione, senza l’aggettivo Pubblica. Sarà casuale?

  4. luigi zoppoli

    Aggiungerei qualche altra domanda. Cosa ci sta a fare un ministro se accetta tagli lineari? Come si fa ad impartire disposizioni connesse alla riforma a partire dal 15 luglio con l’anno scolastico che si apre a settembre? E fermiamoci qui che già ce n’è di troppo.

  5. Alessandro Sciamarelli

    Articolo perfetto nella sua sintesi, che centra la questione in modo esemplare: come si possa sostenere che non ci sono risorse per la scuola (senza contare l`universita`, la giustizia, il welfare – quello da estendere ai lavoratori atipici s`intende, ecc.), quando si stanziano 5 miliardi di euro per il ponte sullo stretto di messina, 13 per la torino-lione piu`altri per un imprecisato piano di futuribili centrali nucleari, ecc. Caliamo un velo pietoso sulle interviste al ministro da parte del giornale della famiglia del premier (c`era piu`stile nei Cinegiornali Luce del Ventennio).

  6. Ing. Giovanni Rossi

    Avete giustamente ricordato gli impegni che il ministro si era assunto ad inzio mandato; impegni che regolarmente sono rimasti nel cassetto, come i propositi di reinvestire le risorse dei tagli sul corpo docente in servizio, come le risorse previste per la produttività del pubblico impiego (Brunetta docet) che il Tremonti ha “linearmente tagliato”.

  7. giuseppe

    Colgo l’occasione per complimentarmi con "lavoce.info", unica testata che continua a scrivere di scuola (ma anche d’altro) con scrupolo e professionalità. Per quanto riguarda la Gelmini non mi fa alcun effetto l’intervista da gazzettino fascista de "Il Giornale" (e ci mette pure la firma lo pseudo giornalista), quello che trovo veramente avvilente è trovare oggi (7/9), su Repubblica, una pagina dedicata agli aumenti dello zainetto e della cancelleria. Con tutti i problemi che ha la Scuola pubblica oggi, il "mio" giornale si tira fuori questa coraggiosa inchiesta!

  8. Mauro Degli Esposti

    Ottimo articolo ma si sa che le parole della Gelmini sono abbastanza volatili – l’estate scorsa feci un sito che raccoglieva varie sue dichiarazioni sull’universita’, il Gelminometer: http://rpc264.cs.man.ac.uk/VIA/index.php/Gelminometer Ha poi avuto un seguito con il ‘Gelminometer 2’ e quest’anno il ‘Gelminometer memory’, sempre sulla VIAWiki. Sono ora poco aggiornati poiché sull’università non è ancora partita la campagna d’autunno.

  9. Carla Galiano

    Oggi ho letto tra le notizie relative alle problematiche della scuola che Gelmini ha definito i docenti precari "piaga sociale… impossibile da fronteggiare….ai quali è difficile dare risposte concrete ed immediate in termini di occupazione….che forse tra sei o sette anni potranno essere assorbiti…" ma francamente non ho capito né come né dove né perché è scattato in me il rifiuto di approfondire discorsi così tanto ignoranti, campati in aria ed approssimativi. Mi sono solo chiesta:" Ma chi parla in questi termini è un ministro della pubblica istruzione o una persona qualunque a cui si è chiesto un parere?

  10. Elio Orio

    A puro titolo di esempio, visto che ci abitavo fino all’anno scorso…il Liceo Classico di Asti è inagibile. Berlusconi ha governato per 8 anni negli ultimi 16. Avrà delle responsabilità nello sfacelo generale o no? Cosa ha fatto in questi anni per la scuola?

  11. Alessandro Pazzaglia

    Certo, la scuola cade a pezzi. Certo la Gelmini ha una grossa responsabilità. Il suo scopo è solo quello di tagliare i fondi della scuola pubblica. Non può fare diversamente. E’ convinta che l’unico scopo da perseguire sia la creazione e la difesa di una scuola d’elite. La scuola di massa per lei e per il governo diventa un ostacolo, uno spreco, fonte di lacci e lacciuoli. Sono invece convinto che una scuola qualificata di elite debba fondarsi sull’esistenza di una scuola di massa qualificata e ben funzionante. Ma quale scuola di massa? Non più quella nata negli anni 60 e 70 che doveva misurarsi sull’ammodernamento dell’Italia e sulla socializzazione dei meridionali che andavano verso il nord. Quella di oggi deve misurarsi con i problemi dell’economia mondiale, con la svalutazione delle "normative nazionali", con le migrazioni da continente a continente. La scuola di massa attuale purtroppo risponde a questi inediti problemi con una strumentazione che è tipica di una scuola nazionale nata per affrontare i problemi risolubili in un contesto nazionale. La Gelmini vuole tornare a 50 anni fa. E’ invece necessario volgere lo sguardo a come dovrà essere la scuola tra 10/15 anni.

  12. Marco N

    Certo fare risparmi sulla scuola è molto miope come minimo. Ma una cosa salta all´occhio: dall´ultimo rapporto Ocse 2010 sull´istruzione risulta che l´Italia ha una spesa media per studente non dissimile da quella del resto d´Europa (soprattutto per l’istruzione primaria poi impatta il numero dei fuori corso per l’università) e un rapporto insegnati/studenti ancora buono. Non sarà quindi che i fondi stanziati potrebbero essere sufficienti ma servirebbe una riorganizzazione per migliorare la qualità?

  13. GIULIA NUMA

    Io alla scuola credo perché studiare mi ha dato la possibilità di insegnare ( lavoro che adoro) una materia ( matematica) la cui utilità è fuori di ogni discussione. Spiegatemi però come si può rendere sicuri in questa disciplina 33 studenti di prima superiore ( anni 14) provenienti da ambienti eterogenei e quindi con competenze diverse, capacità diverse, supporti familiari diversi. Si dice poi che noi dobbiamo utilizzare il Pc per elaborare nuove strategie didattiche. Spiegatemi come si possono valutare poi i lavori svolti a scuola se, quando va bene, abbiamo un pc ogni due studenti. Si dice che siano state potenziate le discipline scientifiche : nulla di più falso perchè le ore o sono diminuite o sono rimaste tali con un aumento sensibile degli allievi pro classe. la parola potenziamento mi suggerisce altro.

  14. Luigi Oliveri

    Le osservazioni degli Autori sono corrette. E' necessario, però, precisare che le spese per la manutenzione degli edifici scolastici sono a carico dei comuni (fino alle medie) e delle vituperate province per le superiori. Il Ministero dell'istruzione non dispone di spesa in conto capitale esattamente per questo motivo. Lo Stato, comunque, contribuisce a mettere a rischio la scuola continuando, con le assurde regole del patto di stabilità, ad impedire agli enti locali le spese di investimento, ma anche con i tagli al fondo sperimentale di sviluppo, praticamente azzerato per le province. Questo fa capire la portata delle riforme istituzionali di uno Stato che non riesce a guardare i problemi amministrativi in modo coordinato, ma segue solo l'onda.

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