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Se il diritto allo studio non è uguale per tutti

Pochissime risorse per il diritto allo studio. A cui si aggiunge una elevata disparità di trattamento sul territorio nazionale. Nel 2009-10 solo in dieci Regioni la borsa è stata assegnata a tutti gli idonei, mentre in media uno studente su sei aventi diritto non l’ha ottenuta. Anche l’entità dell’assegno varia di Regione in Regione. Così come le detrazioni per i servizi garantiti. Una riforma è dunque necessaria. Dovrebbe ripartire dalla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni nell’ambito del diritto allo studio e indicare chi li deve finanziare e come.

 

Nel recente disegno di legge di stabilità 2011, il Fondo statale per il sostegno agli studenti è stato ulteriormente ridotto alla risibile cifra di 26 milioni di euro nel 2012. Ma la mancanza di risorse finanziarie non è il solo elemento critico di queste politiche, altrettanto cruciale è la disparità di trattamento sul territorio nazionale.
È il Dpcm 9 aprile 2001 “Uniformità di trattamento sul diritto agli studi universitari” a che definire l’’importo minimo della borsa di studio e i criteri economici e di merito per beneficiarne, cui le Regioni devono attenersi nell’’emanazione dei bandi. Al tempo stesso, però, il decreto concede ai governi regionali un margine di autonomia decisionale che è stata variamente sfruttato.

REGIONE CHE VAI, RISORSE CHE TROVI

Il divario regionale è ampio sotto diversi profili. In termini di risorse proprie investite, in primo luogo. Le Regioni partecipano alla spesa per borse di studio– insieme allo Stato e agli studenti (i quali contribuiscono tramite la tassa regionale per il diritto allo studio) –senza che sia predeterminata la loro quota di partecipazione. Il risultato è che alcune investono somme in misura atta a garantire la borsa al totale degli aventi diritto, altre molto meno. Nel 2009-10 solo in dieci Regioni la borsa è stata assegnata al 100 per cento degli idonei, mentre in media uno studente su sei aventi diritto non l’’ha ottenuta (Tabella 1).

Tabella 1 – La percentuale di borsisti sugli aventi diritto, per regione, a.a. 2009/10

Borsisti su aventi diritto
%
Basilicata 100
Emilia Romagna 100
Friuli Venezia Giulia 100
Liguria 100
Lombardia 100
Piemonte 100
Toscana 100
Trentino-Alto Adige 100
Umbria 100
Valle D’Aosta 100
Lazio 99,2
Marche 96,6
Veneto 86,7
Sardegna 86,1
ITALIA 83,8
Sicilia 70,2
Molise 63,6
Puglia 60,3
Calabria 58,8
Campania 56,1
Abruzzo 55,7

Fonte: MIUR.

La disparità di trattamento si esplica anche sul quantum dell’aiuto. La tabella 2, con l’’ammontare di borsa previsto in ciascuna Regione, che teoricamente non dovrebbe essere inferiore a quello fissato dal Dpcm, dà un’’idea del perché, ma non ancora in modo compiuto. Le cifre, difatti, corrispondono all’’importo massimo ottenibile, che però è gradualmente ridotto con modalità discrezionali per valori Isee superiori ai due terzi della soglia-limite, che, manco a dirlo, differisce da Regione a Regione, seppure entro una forbice fissata dal Dpcm. (1)

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Tabella 2 – L’’importo massimo di borsa per tipologia di studente, al lordo delle detrazioni, distinto per Regione, a.a. 2009/10

Importo borsa
fuori sede
(euro)
Importo borsa pendolare
(euro)
Importo borsa
in sede
(euro)
Friuli Venezia Giulia 6.340,00 3.045,00 2.230,00
Emilia Romagna 5.273,78 3.243,88 2.455,11
Lombardia 4.770,00 2.675,00 2.510,00
Puglia 4.752,00 2.580,00 2.430,00
Sicilia 4.749,00 2.574,20 2.360,00
Campania 4.700,00 2.600,00 1.800,00
Veneto 4.671,00 2.577,00 1.762,00
Liguria 4.669,00 2.574,00 1.760,00
Abruzzo 4.668,54 2.573,68 2.477,88
Lazio 4.668,54 2.573,68 1.759,67
Molise 4.668,54 2.573,68 1.759,67
Umbria 4.668,54 2.573,68 2.359,67
Importi DPCM 4.668,54 2.573,68 1.759,67
Basilicata 4.650,00 2.550,00 1.750,00
Piemonte 4.620,00 2.576,00 2.083,00
Calabria 4.579,51 2.524,56 1.723,22
Valle d’Aosta 4.410,00 2.450,00 1.950,00
Marche 4.203,98 2.317,58 2.231,34
Toscana 4.020,00 2.216,00 1.000,00
Sardegna 3.445,00 1.947,00 1.331,00

Fonte: MIUR.

DETRAZIONI PER SERVIZI

C’’è dell’altro: la borsa è erogata in parte sotto forma di servizi. Viene detratta una quota quale corrispettivo del servizio abitativo –che il Dpcm stabilisce in 1.500 euro, ma che di fatto varia da realtà a realtà, e una quota in cambio della fruizione “gratuita” del servizio ristorativo (indicativamente pari a 600 euro per un pasto al giorno). (2)
Il risultato è un ginepraio difficile da districare, impossibile da sintetizzare in una sola tabella, ragion per cui il confronto è stato limitato a Piemonte, Lombardia, Toscana e Puglia (tabelle 3 e 4). (3)
Infine, la disponibilità di posti letto per i borsisti fuori sede è diversa, frutto del differente investimento regionale in residenze universitarie (figura 1).
Non si può negare che siamo un paese fantasioso, soprattutto se paragonato alla Francia o alla pur federale Germania: lo studente, lì, a prescindere dalla sede di studio beneficia dello stesso identico sostegno (tabella 5). Stabilire lo stesso principio anche da noi è davvero una missione impossibile? Apparentemente sì, perché significherebbe abbandonare tante vedute campanilistiche per una di carattere nazionale.
L’’occasione per ripensare la politica del diritto allo studio in Italia c’’è, fin dal 2001, da quando è stata approvata la riforma del Titolo V della Costituzione che assegna allo Stato la competenza di determinare i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. È da qui che si dovrebbe partire, da come si declina l’’espressione “livelli essenziali delle prestazioni” nell’’ambito del diritto allo studio, chi li deve finanziare e come. Senza deragliamenti nel dibattito, come quello sul Fondo per il merito o le borse ai “propri studenti” residenti.
A distanza di dieci anni, l’’attuazione della riforma costituzionale latita, o piuttosto è nelle mani del disegno di legge Gelmini che assegna, discutibilmente, al governo il compito di riformare la materia. Tempi lunghi, insomma.

Tabella 3 – L’’importo totale di borsa per gli studenti fuori sede, a.a. 2009/10

  Borsista in Piemonte Borsista in Lombardia Borsista in Toscana Borsista in Puglia
  Con alloggio Senza alloggio Con alloggio Senza alloggio Con alloggio Senza alloggio Con alloggio Senza alloggio
1° fascia 3.020 € 4.620 € 1.920 € 4.120 € 1.280 € 2.820 € 2.440 € 4.092 €
2° fascia 2.263 € 3.020 € 1.400 € 3.600 € 920 € 2.460 € 1.628 € 3.280 €
3° fascia   900 € 3.100 € 560 € 2.100 €  
      + un pasto giornaliero gratuito + due pasti giornalieri gratuiti + un pasto giornaliero gratuito

Nota: il valore del servizio abitativo è pari a 1.600 euro in Piemonte, 2.200 euro in Lombardia, 1.540 euro in Toscana e 1.652 euro in Puglia. Fonte: Bandi degli enti regionali.

Tabella 4 – I limiti Isee per fascia, a.a. 2009/10

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  Piemonte Lombardia Toscana Puglia
  Limite ISEE Limite ISEE Limite ISEE Limite ISEE
1° fascia Fino a 12.769 € Fino a 13.153 € Fino a 8.666 € Fino a 11.500 €
2° fascia da 12.770 € a 19.153 € da 13.154 € a 16.153 € da 8.667 € a 10.833 € da 11.501 € a 17.000 €
3° fascia   da 16.154 € a 19.153 € da 10.834 € a 17.000 €  

Fonte: Bandi degli enti regionali.

Fig. 1  – Il numero di posti letto in residenze universitarie, per Regione, a.a. 2009/10

Nota: non vi sono posti letto in Molise e Valle d’’Aosta.
Fonte: MIUR.

Tabella 5 – L’’importo della borsa di studio in Francia, a.a. 2010/11

Importo per 9 mesi e mezzo
Totale
(euro)
Mensile
(euro)
Fascia 6 4.370 460
Fascia 5 4.122 434
Fascia 4 3.590 378
Fascia 3 2.945 310
Fascia 2 2.298 242
Fascia 1 1.525 161
Fascia 0 Solo esenzione tasse universitarie

Nota: le fasce sono stabilite in base al reddito della famiglia, del numero di componenti famigliari e della distanza tra la città di residenza e la sede di studio dello studente.

(1) Nel 2009-10 i limiti Isee per beneficiare della borsa di studio potevano essere stabiliti dalle Regioni entro i 14.364,73 e i 19.152,97 euro – Dm 24 febbraio 2009.
(2)Non tutte le Regioni prevedono la detrazione per il servizio ristorativo, il che lascia maggiore autonomia di scelta agli studenti su se e quando andare in mensa.
(3)Si tratta delle Regioni più facilmente comparabili perché le fasce, gli importi e le detrazioni per vitto e alloggio sono identici all’’interno del territorio regionale, mentre spesso la situazione differisce in base all’’ente regionale per il diritto allo studio di riferimento pur nei medesimi confini regionali.

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  1. Giovanni Santangelo

    Se dovesse venire meno il Diritto allo studio, non esiterà lo sviluppo!

  2. Felice Di Maro

    Se l’Istat ritiene che fino a 74 anni si possa cercare lavoro e assicuro che questa è non solo una tendenza in atto ma una necessità, l’autrice pur avendo fatto un ottimo lavoro spieghi il perché nell’ambito del diritto allo studio si parla solo di sbarbatelli che ingiustamente non ricevono una borsa di studio. Sia chiaro e senza equivoci, hanno ragione! Ma Federica Laudisa fa bene a indicare chi deve finanziare e come. Ma, risponda. Lei ritiene che il diritto allo studio appartiene solo ad una fascia anagrafica, quella dei giovani?

  3. AM

    Un altro tema da affrontare sono gli aiuti pubblici alle scuole private. Ricevono aiuti pubblici in Italia anche le scuole che fanno capo ad altri paesi (scuole tedesche, americane, francesi, svizzere)? E’ accettabile che queste scuole applichino una differenziazione delle tasse scolastiche che penalizza gli studenti italiani?

  4. Alessandro

    Non mi stupisce che ci siano differenze tra regioni. La scuola non è di competenza regionale? Per quanto riguarda l’ammontare della borsa, vorrei far notare che il costo della vita non è per niente uniforme sul territorio nazionale. Assegnare lo stesso ammontare in tutte le regioni equivale a svantaggiare le persone che vivono in regioni/città più costose. Non è anche questa una ingiustizia?

  5. Alberto

    Se le università italiane non avessero aperto a tutti gli studenti non sarebbero conciate come sono in questo momento, e l’abbandono degli studi, da parte degli studenti, non sarebbe così alto.

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