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Questa è vera classe dirigente

Tommaso Padoa-Schioppa aveva una dote sempre più rara e che occorre spiegare bene ai giovani: il senso delle istituzioni. Ha dato un contributo fondamentale in quelle più importanti e prestigiose: la Banca d’Italia, la Consob, la Banca centrale europea.
Senso delle istituzioni vuole dire innanzitutto senso della polis, del bene pubblico, del dovere, della democrazia. Vuol dire prendere decisioni perché l’istituzione realizzi al meglio i propri compiti, ma rimanendo sempre rigorosamente all’interno del mandato e dei poteri assegnati dalla legge.
Si è impegnato con intelligenza e minuziosa cura dei dettagli in iniziative di grande importanza: la modernizzazione delle banche italiane (dal sistema dei pagamenti al mercato monetario); il Testo unico della finanza e i rapporti fra autorità di vigilanza; la politica monetaria in un’area monetaria appena costituita.

L’IMPORTANZA DELLO STILE

Ma in un percorso professionale così ampio e articolato non si troverà un singolo episodio in cui egli sia andato al di là del proprio mandato oppure abbia avuto un aspetto meno che corretto con le sue controparti. Esercitare il potere doveva avere un fine più importante. Un faro di impegno civile nel buio che viviamo in questi tempi. In cui è sempre più diffuso l’uso del potere per il potere; l’attaccamento morboso alle posizioni, spesso al di là di ogni decenza; il mancato rispetto delle controparti; l’ipocrisia di doppie verità e di doppie morali. Non è questa le sede per fare paragoni con episodi più o meno recenti in cui i responsabili delle istituzioni hanno mostrato comportamenti censurabili, ma in troppi casi il confronto fra lo stile di Padoa-Schioppa e quello attuale è semplicemente imbarazzante.
È per questo che nella lettera a Ciampi pubblicata in questi giorni Padoa-Schioppa parlava con amarezza dei tempi bui che stiamo vivendo. Avvertiva, come noi, che il clima che respiriamo si rivela ogni giorno più pesante e lontano dai suoi ideali . Ma aveva anche capito che qualcosa sta cambiando e che nel paese e nei giovani ci sono nuovi fermenti da ascoltare: non a caso la sua compagna Barbara Spinelli ha scritto sull’argomento articoli di grande lucidità. Per questo la principale speranza è che la sua lezione viva nelle generazioni di oggi.

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  1. giancarlo

    Purtroppo questa speranza tale rimane e il pericolo è che l’esempio di Padoa Schioppa finisca nella creazione di qualche ‘busto’ da mettere nei saloni di via Nazionale o in qualche aula chiusa di Ministeri o di istituzioni Europee. Essì, perchè noi ‘giovani di oggi’ possiamo solo ‘vivere il messaggio’, non portarlo avanti. E non solo perchè ‘non c’è lavoro’, ma anche perchè la distribuzione dei posti disponibili viene effettuata ancora oggi nella più becera maniera delle ‘raccomandazioni’. Se non sei figlio di avvocato, di notaio, di farmacista, di docente universitario, di uomo politico, di porta borse… hai voglia fare concorsi, hai voglia dimostrare che ‘vuoi trafficare i tuoi talenti’. Se poi non sei dispensatore di favori, come puoi sperare di ricoprire sino a 80, 90, 95 anni posti di ‘cosiddetta responsabilità’ in banche, Assicurazioni ecc. Dopo la ‘società bene’ si lamenta se ‘noi giovani’ andiamo a ‘dimostrare in piazza’, se non abbiamo fiducia in ‘loro’. E come facciamo se veniamo messi nel mucchio di chi si è infiltrato per saccheggiare o se anche qualcuno di noi è arrivato ad un punto di esasperazione senza ritorno?

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