Lavoce.info

LA FORBICE DELLE REGIONI

 

Il grafico riporta la composizione delle entrate correnti delle Regioni dal 1980 ad oggi (dati Istat) 2010). La linea rossa descrive la dinamica dei trasferimenti alle Regioni (in gran parte dallo Stato, rispetto ai quali l’autonomia è minima), mentre la linea verde mostra la dinamica delle imposte dirette e indirette delle Regioni (sulle quali il livello di autonomia è più ampio).
Tra il 1980 e il 1997, l’autonomia tributaria delle Regioni cresce lentamente ma progressivamente: le imposte proprie aumentano dal 9 per cento al 27 per cento, mentre i trasferimenti correnti diminuiscono specularmente dall’86 per cento al 69 per cento.
Il sorpasso avviene nel 1998 con l’introduzione dell’Irap: le entrate proprie superano i trasferimenti (56 per cento e 39 per cento, rispettivamente).
Dal 1998 al 2008 il grado di autonomia delle Regioni si mantiene sostanzialmente inalterato: le imposte proprie sono decisamente superiori al 50 per cento, mentre i trasferimenti correnti oscillano intorno al 40 per cento.
Gli ultimi due anni mostrano una situazione anomala. Tra il 2008 e il 2009 le imposte correnti diminuiscono di 10 punti percentuali (assestandosi al 43 per cento), mentre aumentano i trasferimenti statali. La differenza è imputabile sia alla riduzione del gettito Irap, sia al blocco delle aliquote dell’addizionale regionale all’Irpef.
La dinamica conferma come negli anni più recenti l’autonomia tributaria delle Regioni è stata più evocata che praticata.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Carriere nella pubblica amministrazione: tanta anzianità, poco merito*
Leggi anche:  Populismi: simili nella tattica, diversi nelle strategie di governo

Precedente

SE L’IMPIEGATO PUBBLICO È IMMOBILE

Successivo

QUANTA IPOCRISIA IN UN CLICK-DAY

12 commenti

  1. giancarlo burato

    La presentazione non indica l’andamento in valore assoluto delle entrate in oggetto. Penso sia interessante conoscere anche questo dato, se possibile distinguendo tra entrate proprie e trasferimenti dal centro.

  2. pietro

    Chiedo scusa, ma se il dato è la somma di tutte le regioni è un dato aggregato che non ha molto significato, mi ricorda la battuta per cui secondo i modelli macroeconomici se io sparo 50 metri a destra di un bersaglio e poi 50 metri a sinistra mediamente ho fatto centro. Bisognerebbe vedere i dati disaggregati per regione, forse si capirebbe qualcosa di più.

  3. mirco

    Per il grado di sviluppo economico e l’internazionalizzazione dell’economia regionale credo che le uniche regioni veramente autonome che potrebbero chiedere l’indipendenza e rimanere con un attivo nella loro bilancia commerciale simile a quello della Germania siano solo la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Veneto. Il resto no. Occorre una vera riforma del sistema che eviti il processo di sgretolazione dell’unità nazionale attarverso la presenza di movimenti politici come la lega. Ma è altrettanto vero che l’incapacità della classe dirigente meridionale è direttamente correlata ai successi della lega al nord.

  4. bob

    E’ singolare per usare un eufemismo che da giorni autorevoli sostenitori dellla "bufala federalista" ( Luca Ricolfi!) cominciano a fare marcia indietro. Dopo aver detto autentiche panzanate oggi per giustificarsi in preda a una disperazione mentale ne sparano altre( testuale di Ricolfi: la verità è che oggi gli italiani non hanno più voglia di fare sacrifici la spina dorsale dell’economia del Paese sono gli extracomunitari..). Poiché sono un piccolo imprenditore con sedi in Lazio e Veneto, credo che la ricchezza di un Paese si misura con il mercato interno ( altro che internazionalizzazione del Veneto). I territori che nel mercato interno fanno differenza sono solo due: Lazio e Lombardia per la presenza di grandi metropoli come Roma e Milano. E’ vergognoso oltre che preoccupante che un Paese affida il proprio futuro ad un "partito" come la Lega. In nessun Paese occidentale un movimento simile è delegato a importanti riforme, addirutura non è neanche in Parlamento. Se qualcuno in modo serio iniziasse a riparlare dei distretti industriali, zone come Napoli e della Campania non si parlerebbe ( fa comodo) solo di camorra. Ma di eccellenze produttive a livello mondiale. Altro che bufale

  5. Marco

    Regione d’appartenenza : Campania. Allora, addizionale regionale aumentato del 14%,Ticket Sanitario x quasi tutto, addizionale comunale +100% ,TARSU + 20%,aumenti regionali per ogni litro di carburante (con prezzo al litro gia’ piu’ caro d’Italia) e poi i vari aumenti Nazionali delle cosidette imposte indirette.Questo e’ in sintesi quello che subisce ogni lavoratore dipendente in Campania quest’anno ed in aggiunta l’elenco dell’inefficienze o meglio del peggioramento dei vari servizi e’ lungo(molto). L’aggravio, l’anno scorso e’ successa piu’ o meno la stessa cosa. Il federalismo portera’ piu’ autonomia giusto? Per cui + Tasse+Tasse…..E’ vero il nostro voto puo’ mandare a casa un ‘ammistrazione regionale ma certo non paghera’ la montagna di debiti. Il problema va risolto con il governo nazionale e non far pagare chi gia’ e’ stritolato! Prevedo una forte emigrazione in quelle regioni meno indebitate perche’qua’ e’difficilissimo campa’.

  6. Rony Hamaui

    Complimenti un grafico ben fatto vale più di cento discorsi

  7. Alessandro Pitzalis

    Condivido pienamente la conclusione dell’autrice, tuttavia mi permetto di osservare che forse il grafico proposto non è sufficiente a cogliere la complessità del tema. Solo per citare alcuni flash non esaustivi: le regioni a statuto speciale si fondano su ampie compartecipazioni a tributi erariali, come sono considerate quelle entrate? Presumo che la compartecipazione IVA sia qui (correttamente) considerata come un trasferimento, ma poichè essa finanzia la sanità, la minore autonomia tributaria forse potrebbe essere considerata quasi un "effetto ottico" dovuto alle maggiori "necessita" di finanziamento dei LEA. E ancora, Sebbene ineccepibile che IRAP e addizionale IRPEF siano tributi "autonomi", il loro vincolo "di fatto" alla sanità non ne snatura parzialmente lo status di vere "entrate autonome"? Infine, non solo vige il blocco dell’aumento delle aliquote, ma anche nei casi in cui si può derogare, le entrate supplementari coprono disavanzi sanitari. Insomma forse la vera autonomia può essere si e no sulla tassa automobilistica (e ovviamente sulla nota e sempre citata tassa sui tartufi quella sì davvero autonoma e federale!).

  8. enzo

    Il grafico è interessante, tuttavia indipendentemente dall’ effettivo grado di autonomia delle imposte regionali italiane sarebbe interessante conoscere l’andamento anche in termini assoluti. In che senso sono diminuiti i trasferimenti? in termini relativi o assoluti ? in altri termini l’aumento delle cosidette imposte regionali è stato per il contribuente sostitutivo dei trasferimenti o aggiuntivo ?

  9. Marco

    La forma accativante a forma di forbice si avrebbe con quasi qualunque andamento se si plotta x e (1-x) assieme.

    L’unica utilità sarebbe se invece dei valori percentuali si avessero quelli assoluti.

  10. Nerina Dirindin

    Ringrazio tutti coloro che hanno mandato i loro commenti.
    L’intento della nota e del relativo grafico era quello di fornire una visione complessiva della dinamica delle entrate delle Regioni.
    Per chi fosse interessato ai dati di dettaglio, si rinvia alla pubblicazione dell’Istat che fornisce, per singoli anni e perciascuna regione, la composizione delle entrate (per gli anni 2007 e 2008 si veda sul sito dell’Istat); è possibile ancheconsultare le tabelle della Copaff che forniscono il dettaglio, per imposta e per singola regione.

  11. Dante

    Un grafico è per definizione una sintesi. L’autrice mette in chiaro un dato, cioè che in termini relativi le regioni sono progressivamente più dipendenti da trasferimenti centrali. Le risorse sono aumentate (in termini assoluti)? Questo è un altro problema. Il grafico riporta (mi sembra correttamente) l’"indice di autonomia finanziaria" media delle regioni italiane. Si può pensarla come si vuole, e sicuramente altre analisi sono necessarie per capire la complessità, ma ammettiamo che è un dato di trend in totale contrasto con la retorica "federalista" tanto in voga in questi ultimi anni.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén