Nella grande maggioranza dei commenti la soluzione al problema del debito pubblico è vista dal lato della spesa . Enti e uffici in eccesso, otto nuove province, una casta rapace, ecc. , queste sono le cose da colpire prima di aumentare in qualsiasi modo la tassazione. Qualcuno si fa inoltre portavoce della nota teoria secondo cui la spesa si espande fin che trova finanziamento, sicché una nuova entrata darebbe comunque un sollievo di breve periodo. Tutte tesi rispettabili, ma fuori tema.
In sede di analisi occorre infatti accettare la premessa di Pellegrino Capaldo, magari con la formula ammesso e non concesso, e chiedersi se lo strumento proposto sia appropriato, alla luce degli usuali criteri di efficienza ed equità, per diminuire di colpo e significativamente il debito pubblico. Solo un commento è favorevole alla tesi di Capaldo . Secondo il mio giudizio, invece, unimposta straordinaria e pesante sulle plusvalenze immobiliari stimate sul catasto attuale solleva problemi di equità non lievi rispetto ai detentori di capitale finanziario e insuperabili allinterno dello stesso comparto immobiliare ; e daltra parte non è pensabile un rapido ed affidabile aggiornamento dei valori catastali. Alcuni commentatori hanno aderito alla mia tesi, e hanno proposto in alternativa limposta di solidarietà sui grandi patrimoni esistente in Francia. E unipotesi da studiare seriamente, ma consapevoli che andrebbe ad arricchire lo strumentario ordinario di prelievo, non già a sostituire limposta straordinaria suggerita da Capaldo. Sullo stesso piano , del resto, si pongono le diffuse proposte, fatte proprie anche da me e condivise da alcuni commentatori, di inasprire la tassazione delle rendite finanziarie, di rafforzare la lotta allevasione e di riparare al misfatto dellabolizione dellIci sulla prima casa reintroducendola ( proposta questultima che ha sollevato unaspra reazione negativa secondo ragionamenti già noti ma non condivisibili sulla sua iniquità, visto che la casa è frutto di risparmi sopravissuti alla tassazione e comporta costi di manutenzione ).
Non ci sono stati commenti sulla ipotesi di una diversa imposizione straordinaria, con base imponibile tutta da studiare, analoga allimposta transitoria introdotta dal primo Governo Prodi . Segno che è difficile negarne in astratto lutilità ma anche difficile dare concretezza allipotesi. E allora continuiamo a pensarci.
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luca guerra
E’ mia opinione che quanti hanno espresso la loro avversione ad una ennesima tassa non siano andati fuori tema; per quanto la finalità possa essere "nobile" ed indiscutibilmente necessaria, i fondi verrebbero prelevati sempre dalle medesime tasche che già pagano ici, irap, irpef, bollo auto, accisa sui carburanti, etc, etc. Compreso questo, la strada che rimane è quella del risparmio della spesa pubblica, magari da destinare "sic et simpliciter" al ripianamento del debito pubblico. Forse l’imposta sui grandi patrimoni, come fatto in Francia, potrebbe essere seguita, ma occorre una volontà politica che non credo sia indirizzata in questa direzione.
Giuseppe
Ritengo inutile e controproducente introdurre nuove leggi se quelle che esistono non vengono rispettate da molte persone. Così sarebbe pertinente progettare nuove tasse solo dopo aver reso marginale l’evasione, le ruberie di una casta rapace, le malversazioni di una pubblica amministrazione pletorica e inadeguata. Questa a mio avviso è la vera emergenza da studiare e affrontare per ridurre l’insostenibile peso del debito. Inutile versare sempre più acqua in un contenitore tutto bucato.
aris blasetti
Piu’ che fuori tema l’obbiezione che la imposta patrimoniale sarebbe un incentivo alla spesa a me,modestamente,sembra la principale controindicazione. Fintanto che il debitro restera’ alto i governi, di qualunque colore saranno costretti a fare la politica della lesina; appena avranno un po’ di spazio via spendere e spandere. Bisogna guardare alle cose cosi’ come sono nella realta’ e non nelle intenzioni.
Diego
Concordo con il sig. Guerra:alla semplice domanda: è giusto tassare ..prima ancora che l’interlocutore esprima il nuovo presupposto di imposta, la nuova aliquota, il nuovo metodo..la risposta da dare è: no! Perchè chi vuole introdurre una nuova tassa, parte dal presupposto errato che le entrate siano troppo basse.Le entrate sono già folli: il problema è la spesa! Discutere di una patrimoniale (se sia meglio larga o stretta, alta o bassa, ecc..) è come discututere se sia giusto o meno alzare le aliquote IVA: certo, se porto l’IVA al 20% sul pane sai quanti soldi entrano. Il vero problema quindi è a monte di quello di cui discutono coloro che ipotizzano una patrimoniale. Se proprio si vuole introdurre la tassa equa, etica ed imparziale, si introduca l’aliquota del 20% sul patrimonio di tutti coloro che hanno più di 70 anni, un patrimonio superiore a 6 miliardi, controllano reti TV e stampa: questa patrimoniale accontenterebbe tutti (tranne uno), aiuterebbe a sanare il debito pubblico ma, in forza del ragionamento esposto sopra, sarebbe comunque ingiusta: basterebbe tagliare la spesa, e anche questo prelievo (benchè godereccio e vendicativo per molti!) non sarebbe necessario!
dvd
Quando si parla di fisco e tasse si parte dal presupposto che la ricchezza o il reddito siano statici inamovibili e facilmente individuabili, dico io , si è vero ma solo quello dei più che in tanti detengono il poco della ricchezza, per gli altri non mi pare che sia così e pertanto, partendo da questa semplice osservazione trovo che il resto del dibattito sia quanto meno depotenziato e un po’ "superato". Io suggerisco invece ai tecnici ed esperti della materia di elaborare strategie "coinvolgenti", "inclusive", ma temo che per questo occorra prima riconquistarsi la fiducia dei cittadini che si è persa per strada e che a forza di dai e dai tale sfiducia ha "conquistato" anche ceti non particolarmente abbienti e da qui il "disastro" a cui si assiste!
Franco
Grazie prof. Massarutto, per fortuna che c’è gente come lei! Nel mio piccolo, ho cercato di documentarmi senza sentire/ascoltare nessuna "sirena", ma leggendo (soprattutto le ultime sentenze della Corte costituzionale) per i fatti miei e mettendo a frutto le conoscenze acquisite durante i miei studi! Mi conforta davvero sapere che sono arrivato (grosso modo) alle stesse conclusioni di una persona autorevole come lei. Le segnalo qualche dibattito a cui ho partecipato nella speranza che possa dare il suo prestigioso contributo che, purtroppo, diventa sempre più ideologizzato e scollegato dalla realtà dei fatti. Per questo mi permetto di segnalarle solo un paio di spunti nella speranza che possa meglio spiegare a tutti la verità dei referendum. Su http://www.acqualiberatutti.it i commenti all’articolo Acqualiberatutti scrive a Vegas e Zavoli su referendum e su http://www.economiaepolitica.it i commenti all’articolo "La Corte costituzionale e i passi per lacqua pubblica" Grazie. Franco
AM
Condivido il pensiero dell’Autore e penso che la proposta di Capaldo sia di difficile attuazione. Sembrerebbe ispirarsi all’INVIM del passato con la differenza che verrebbe applicata anche senza la vendita dell’immobile. Ma per tassare l’incremento di valore servono 2 dati: il valore di partenza e quello finale, ai quali io aggiungerei anche una correzione monetaria. Il catasto non è però di grande aiuto. Ricordando l’INVIM del passato si deve sottolinearne l’ingiustizia di tassare anche l’incremento non reale di valore (dovuto cioè all’inflazione).
Donato
Caro Professore, sono uno studente di Economia Internazionale dell’Univpm. Ormai da più di un anno seguo i suoi articoli su lavoce.info, devo ammettere che in principio non avevo ancora un’idea chiara sull’argomento, e in questo lei è stato molto utile ed esaustivo. Ho provato diverse volte a estendere il dibattito all’interno delle associazioni studentesche piuttosto che tra compagni di corso. Come potrà immaginare, ho incontrato resistenze importanti e fondate per lo più sul principio. Prese di posizione contro i gruppi di potere (che poi esisterebbero solo nell’ambito privato). Sono veramente amareggiato che siamo ancora così fermi su posizioni inutili, è come se si confondessero i mezzi, la gestione privata o pubblica, con i fini, la sostenibilità (finanziaria, economica ecc) nell’utilizzo del bene in questione. Ci vorrebbe, forse, un pizzico di conseguenzialismo "à la Sen". La leggo sempre volentieri…in attesa del suo prossimo articolo. Saluti