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PERCHÉ LA EX BERTONE È DIVERSA DA MIRAFIORI?

Perché i delegati Fiom hanno invitato i lavoratori a votare sì al referendum alla ex Bertone sull’accordo proposto dalla Fiat,  dopo aver alzato barricate in situazioni simili a Pomigliano e Mirafiori? La ragione è semplice. Alla ex Bertone, la Fiom ha la maggioranza assoluta fra gli iscritti al sindacato. Un suo no all’accordo avrebbe voluto dire addio al progetto di rilancio dello stabilimento. In quel sito produttivo era impossibile scindere le questioni di principio dal destino dei lavoratori. In queste condizioni, è emersa una forte maggioranza di sì all’accordo. A Pomigliano e Mirafiori la Fiom poteva permettersi di ergersi a paladina dei diritti negati senza doversi assumere le conseguenze di questa scelta. L’accordo poteva essere fatto anche senza il suo consenso, come è regolarmente avvenuto. È una strategia che politicamente paga, come ha dimostrato l’analisi del voto del referendum a Mirafiori che abbiamo pubblicato su questo sito. Ma che si regge unicamente su un sistema di rappresentanza che incentiva la differenziazione fra le sigle sindacali e la politicizzazione del dibattito. Messi di fronte alla piena responsabilità delle proprie scelte, in quanto sindacato di maggioranza, anche la sigla più intransigente ha scelto di firmare. L’esperienza di Germania e degli Stati Uniti, paesi per altri aspetti diversissimi fra loro, insegna la stessa cosa: la presenza di interlocutore unico (in quei paesi c’è un solo sindacato in fabbrica) ha contribuito a gestire in modo efficiente i processi di ristrutturazione.
Questo episodio testimonia una volta di più la necessità di riformare il sistema di rappresentanza. Chiaramente, non è possibile istituire un sindacato unico per legge. Ma è possibile adottare regole che disincentivino la frammentazione e favoriscano la contrattazione decentrata. Si aumenterebbe la forza contrattuale dei rappresentanti dei lavoratori e si renderebbero più lineari i processi di negoziazione con l’azienda. È tempo di mettere mano alle varie proposte che giacciono in Parlamento.

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11 commenti

  1. Franco liso

    Considerazioni ineccepibili. L’unica considerazione da svolgere e’ se sia opportuno che una decisione che coinvolge interessi superiori a quelli dei lavoratori occupati nella azienda (es. Lavoratori dell’indotto, disoccupati che potrebbero trovare occupazione nel caso di rilancio dell’attivita produttiva, il bilancio dell’inps che sarebbe gravato in caso di chiusura dell’azienda,…) sia assunta a maggioranza da questi ultimi. Io riterrei opportuno corresponsalizzare quantomeno anche le organizzazioni confederali, secondo una logica che era presente nello statuto dei lavoratori prima dello sciagurato referendum del 1995.

  2. mario giaccone

    Il problema è proprio qui: chi vuole la frammentazione della rappresentanza? Chi se ne avvantaggia? E’ evidente che non è segnale di libertà di scelta, come vorrebbero molti. Ed è pure evidente che è diverso il senso a livello di luogo di lavoro e di rappresentanza istituzionale: è meno "politica", nel senso consueto che diamo al termine. Ma soprattutto vorrebbe dire rompere le tante cinghie di trasmissione che una rappresentanza frammentata consente.

  3. Angelantonio

    Il decentramento contrattuale non avrebbe come effetto un aumento dei differenziali retributivi tra le diverse aziende e diversi lavoratori? L’allargamento del ventaglio retributivo rischia di indebolire i sindacati, anziché rafforzarli. Senza contare il fatto che se si legano, ad esempio, i salari alla produttività della singola azienda, i dirigenti sono poco incentivati a investire (perché scaricano la minor produttività sui minori salari, senza toccare i profitti). Tornando al titolo dell’articolo, pensavo che la differenza stesse nel fatto che Mirafiori è sempre stata il fiore all’occhiello della Fiat e una fabbrica funzionante (e all’improvviso si pretendono “sacrifici” per evitare la chiusura e la fuga in Serbia) mentre la ex Bertone è da anni ferma e piena di cassintegrati (quasi a dire che non si evita la chiusura perché è già chiusa) e i “sacrifici” potrebbero essere più giustificati vista la situazione critica.

  4. francesco.pontelli@libero.it

    Abborro l’idea di leggi che incentivino la creazione di sindacati unitari.. la realtà è che il " fattore umano " utilizzando un termine aziendale è scarso… fortemente inadeguato

  5. peppe

    Se capisco bene, il monopolio della rappresentanza e’ meglio della concorrenza tra opzioni diverse? Non sono in linea di principio contrario ma l’argomento meriterebbe un maggiore approfondimento, soprattutto da parte di un’economista.

  6. Mimmo

    Fare il confronto tra Mirafiori e Bertone mi sembra limitativo, anche solo perché il secondo caso arriva dopo il primo. La riflessione dovrebbe essere, a mio avviso, più ampia e collocata nel contesto della globalizzazione e delle sue regole. Credo, inoltre, che nella vicenda si dovrebbe discutere più di diritti acquisiti, si dovrebbe parlare di diritti contrattualizzati, affinché attorno ad essi si possa riflettere tra inalienabili e contrattabili. Il tema della produttività e dell’occupazione nella società globale non può essere liquidato coniugando retorica e principi, bensì attraverso l’analisi degli scenari e di come e quanto "impongono" una profonda riflessione e modifica.

  7. Checco

    L’articolo parte da una premessa che puó essere condivisa, e cioé che il bene dei lavoratori sia l’aver raggiunto l’accordo con Fiat, e come conseguenza del ragionamento, la disarticolazione del sindacato, che ha rischiato di portare al fallimento l’accordo, é vista in modo negativo. Per estremizzare il ragionamento, é come affermare che, se la frammentazione dei partiti porta all’ingovernabilitá, é giusto avere il partito unico. Premesse corrette, conclusioni discutibili.

  8. Rossella Potocco

    Non pensa che il fatto che la Bertone rischiasse di essere riconsegnata ai liquidatori dalla FIAT, che avrebbe così fatto far loro il lavoro "sporco", a quel punto obbligatorio, di mandare a casa gli operai, ha cambiato le carte in tavola rispetto a Pomigliano e Mirafiori? Il suo ragionamento implicherebbe, a mio parere, un certo grado di disonestà intellettuale di Maurizio Landini, cosa che sarei portata ad escludere. Penso, invece, che una partita così difficile, dove le carte di maggior valore le ha in mano solo Marchionne, Landini se la stia giocando con intelligenza e concretezza tutta emiliana, che ha dimostrato, secondo me, anche nella vicenda Bertone.

  9. Paolo

    Anche in questo caso, come nei precedenti degli scorsi mesi, la proprietà di un’azienda importante fa ricadere sui lavoratori, in particolare sulle loro rappresentanze sindacali, le decisioni di investimento/sviluppo di uno o più stabilimenti. Cioè fanno credere all’opinione pubblica che il successo di un investimento possa dipendere "soltanto" dai comportamenti sindacali e lavorativi del personale. Allora delle due l’una: o si riconosce che i lavoratori "sono" anche loro l’azienda, e si trovano delle modalità gestionali che li coinvolgano (tipo modello tedesco), oppure l’azienda stessa prenda le proprie decisioni assumendosene le responsabilità: cioè se va male, forse dovrebbe pagare il vertice aziendale, prima dei lavoratori.

  10. Roberto Zanella

    Per quanto riguarda il primo punto, ossia la posizione di Fiom alla Bertone, credo che Landini avrebbe dovuto sempre avere come focus il lavoro, consigliando quindi di votare sì ai referendum. Però ritengo sia giusta la posizione di Fiom di non firmare tali accordi perchè i diritti vanno comunque salvaguardati, magari vanno cambiati, ma non cancellati con un colpo di forza. Insomma, i lavoratori esistono e si possono tutelare solo se c’è lavoro. Il secondo punto non lo condivido molto. La divisione o meno del sindacato è parte della cultura di ogni società, le cose imposte non hanno mai funzionato come dovrebbero. Piuttosto gioviamoci del nostro sistema frammentato, ma con un sindacato in grado di cambiare atteggiamento e recuperare fiducia nei lavoratori, dimostrando che il suo principale obiettivo è lo sviluppo del lavoro e il benessere del lavoratore, senza i giochi politici che spesso si percepiscono anche se non si è un addetto ai lavori.

  11. pietro fattori

    considerazioni inaccettabili – sorrette da enunciati impliciti che filtrano gli elementi di realtà indigesti alla "lucida" semplicità dell’argomentazione, riassumibili così: il management ha sempre ragione quando detta le sue condizioni, ed è bene; mentre un sindacato che difende minime condizioni di vivibilità è un sindacato che fa politica, ed è male. Azzerate le diversità fra aziende, ignorato come sempre che proprio Marchionne fa "politica", ed è l’unica innovazione di cui sembra capace, mentre non ha mai spiegato come intenda vendere più macchine, quelle che oggi vende sempre meno.

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