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LE MANI SULLA CITTÀ: L’INDEGNA STORIA DEL LIDO DI VENEZIA

Per finanziare la costruzione a Venezia di un nuovo Palazzo del Cinema da cento milioni (iniziali) è stata concepita una complessa operazione immobiliare con la dismissione di un vecchio ospedale, anomalie e procedure poco trasparenti, nomina di un commissario governativo e aste vinte dalle aziende che già costruiscono le dighe del Mose. Alla fine, in un crescendo dei costi e cambi di progetto, verrà cementificata l’intera isola del Lido. Senza che sia costruito alcun Palazzo del Cinema. Una storia esemplare di sprechi, ma con un probabile utile record per il fondo privato che ha realizzato l’operazione.

 

Sette anni fa la Biennale, allora presieduta da Davide Croff, lanciò un concorso internazionale per realizzare il nuovo Palazzo del Cinema al Lido di Venezia. Il progetto vincente sarebbe costato circa cento milioni di euro. L’anno successivo (era il 2006) il Governo si impegnò a cofinanziare l’opera nell’ambito delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia con un contributo di circa 40 milioni. La cifra non finanziata dal Governo sarebbe stata a carico del Comune di Venezia e della Regione Veneto. A gestire tutta l’operazione venne chiamato non il sindaco di Venezia, ma un commissario governativo con poteri inizialmente limitati al nuovo palazzo del cinema e poi via via estesi a tutta l’isola del Lido.

VECCHI OSPEDALI E NUOVI FONDI

Per reperire i fondi necessari, che Comune e Regione certo non avevano, si mise in piedi un’operazione immobiliare. Con la regia del commissario, il Comune (a quel tempo retto dal sindaco Massimo Cacciari) avrebbe acquistato dalla Ulss (Unità locale socio sanitaria) 12 del Veneto (e quindi dalla Regione) il vecchio ospedale del Lido. Una variante del piano regolatore, approvata in anni precedenti, già consentiva un cambio di destinazione di alcuni edifici del complesso ospedaliero. Il Comune avrebbe esteso questo cambio di destinazione a tutta l’area dell’ospedale e lo avrebbe venduto moltiplicandone il valore.
Così avvenne. Per arrivare alla vendita furono necessarie due gare delle quali la prima andò deserta, mentre la seconda -indetta con tempi brevissimi, meno di tre mesi, in modo da rendere pressoché impossibile la partecipazione di grandi gruppi immobiliari esteri – si concluse con un prezzo di circa 72 milioni di euro. L’acquirente è il fondo immobiliare Real Venice gestito dalla società EstCapital del quale sono azionisti alcune delle imprese che stanno costruendo le dighe del Mose: Mantovani e Condotte. Del prezzo di vendita, 32 milioni sarebbero andati alla Ulss, il resto al Comune, una cifra non lontana da quanto necessario per contribuire alla costruzione del nuovo Palazzo del Cinema, sebbene ancora insufficiente.
In base a queste premesse venne fatto l’appalto per la costruzione del Palazzo del Cinema.

ERRORI PROCEDURALI

In questa semplice sequenza vi è già una serie di errori procedurali: (i) un commissario senza che vi sia nessun motivo di emergenza; (ii) l’estensione dei poteri del commissario (nel frattempo era stato nominato Vincenzo Spaziante, un funzionario della Protezione civile) cui vengono accordati pieni poteri su tutto il Lido, anche in deroga alla normativa vigente e nonostante l’opposizione del nuovo sindaco di Venezia Giorgio Orsoni; (iii) la distrazione di risorse Ulss per fini non sanitari: l’ospedale è stato venduto dall’Ulss al Comune per 32 milioni e da questi rivenduto per 72 – un’incauta vendita da parte dell’Ulss: infatti il piano regolatore già prevedeva, almeno in parte, il cambio di destinazione.

…E ANOMALIE

Comunque, fatto l’appalto, iniziano i lavori per il nuovo Palazzo del Cinema e il commissario, in attesa che il Comune incassi, comincia l’opera utilizzando i fondi destinati dallo Stato. Rapidamente, ma non prima di aver speso 37 milioni, come dichiarato da Spaziante il 16 giugno scorso (nessuno sembra stupirsi di come sia stato possibile spendere 37 milioni di euro per fare un buco, se pur grande) si scoprono, nel sottosuolo dell’area, dei rifiuti in amianto. Evidentemente, le cose erano state fatte così in fretta che nessuno aveva pensato di fare delle verifiche. I costi lievitano al di là dei 100 milioni inizialmente previsti. Poiché i soldi nessuno li ha, il commissario abbandona il progetto. "Non c’è altra via, con la sola finanza pubblica non saremmo riusciti ad arrivare alla fine, visti i costi aggiuntivi dovuti alla presenza dell’amianto – spiega all’Ansa il ministro Galan – finora sono stati spesi 37 milioni e quello che è stato realizzato con quei 37 milioni dovrà essere ricompreso nel nuovo progetto". Non mi è ovvio come, dato che verrà costruita una sala cinematografica, invece di un grande Palazzo del Cinema.Sacaim, l’impresa che si vede cancellare i lavori per il Palazzo del Cinema, chiede al commissario un risarcimento di 50 milioni. Come scrive La Nuova Venezia l’impresa “non ci sta a fare da capro espiatorio per il grande pasticcio del PalaCinema”.

IL PROGETTO CAMBIA ANCORA

Le disavventure del progetto non finiscono qui. La cubatura promessa al fondo di EstCapital consentiva la costruzione di due grandi torri: nessuno aveva osservato che dietro all’ospedale c’è un aeroporto, che con quelle torri avrebbe dovuto esser chiuso. Conclusione: le torri non si possono fare. EstCapital chiede di essere compensata. Il commissario, interpretando in modo un po’ lato i suoi poteri, acconsente alla costruzione di una darsena per imbarcazioni turistiche, lungo una delle bocche di porto del Lido – proprio là dove si sta costruendo il Mose, con evidenti economie di scala, essendo gli azionisti di EstCapital, e quindi le imprese che presumibilmente costruiranno nell’area del vecchio ospedale, le stesse che stanno costruendo il Mose. Una darsena per un migliaio di barche, la cui dimensione sarebbe analoga all’isola della Giudecca. La rinegoziazione del contratto consente al commissario di alzare il prezzo e ottenere una cifra più vicina a quella di cui il Comune avrebbe dovuto disporre se si fosse costruito il Palazzo del Cinema. Dai 72 milioni iniziali il prezzo di vendita dell’area dell’ospedale lievita a 81 milioni: alla Ulss sempre 32, al Comune 49.
Ma agli acquirenti la compensazione non basta: chiedono al commissario di poter acquistare ed edificare anche il bel parco della Favorita, adiacente all’ospedale. Il commissario fissa un prezzo, 20 milioni, che EstCapital ritiene troppo elevato: quell’asta va deserta (per ora).
Conclusione: l’isola del Lido verrà stravolta senza alcun motivo perché non si costruirà alcun palazzo del cinema. Il Comune (se la Corte dei Conti non obietterà) incasserà 49 milioni, dai quali occorre detrarre i 37 pagati dai contribuenti per fare il buco. Potrebbe andare a finire che l’isola del Lido è stata cementificata per un incasso netto di soli 12 milioni – o con una perdita netta di 38 milioni, se il giudice obbligherà il commissario a pagare alla Saicam il risarcimento chiesto dall’impresa.

QUANTO GUADAGNA L’IMMOBILIARISTA PRIVATO?

La cosa straordinaria è che queste cifre sono briciole rispetto all’utile presumibile del fondo che ha fatto l’operazione immobiliare. Azzarderò un calcolo, premettendo che i numeri sono solo stime, ma non credo lontanissime dal vero. I metri quadrati realizzabili nell’area dell’ospedale sono, come detto, circa 70mila; il valore atteso della vendita è stimabile intorno ai 7mila euro/mq, il che porta ad un valore lordo complessivo della vendita vicino a 500 milioni di euro; il costo di realizzazione è stimabile in 140 milioni di euro (2mila euro/mq), ai quali si possono aggiungere oneri vari per 20 milioni di euro, per un totale di 160 milioni di euro; il costo di acquisto dell’area, come detto, è stato 81 milioni di euro; il costo complessivo dell’operazione è quindi 240 milioni di euro circa; l’utile atteso dell’ordine di 260 milioni di euro, senza contare la darsena e i profitti delle imprese che costruiranno.
Signor sindaco, non sarebbe opportuno che Lei usasse i poteri autorizzativi in capo al Comune per impedire questa operazione disastrosa per Venezia?

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18 commenti

  1. PDC

    Oltre al richiesto intervento di Orsoni, anche Cacciari potrebbe fornire la sua versione di questa bella storia, non credete?

  2. mb

    che strumenti hanno i cittadini per difendersi da questo costante , trasversale, sfinente ladrocinio ?

  3. mirco

    E a venezia la giunta comunale è di sinistra. è proprio vero che ormai bisogna guardare solo alle persone che si eleggono e non ai partiti. Mi sembra che un buon esempio sia stata la vicenda di Olbia in Sardegna alle ultime amministrative. Se non sbaglio il sindaco eletto con il centrodestra ha squassato i centri di potere del PDL della città e alle ultime amministrative si è ripresentato vincendo con il centrosinistra. Bell’esempio.

  4. Porcu Silvana

    Da qualche tempo mi sento come mi sentivo negli anni di piombo: ho paura di ascoltare il telegiornale. Spesso l’apertura si occupa anche di 5 casi di corruzione, malversazione, cementificazione al solo scopo di trarre profitto ecc. E’ ovvio che tutto questo finirà, prima o poi, anche grazie agli ottimi giornalisti come Giavazzi che denunciano un malcostume troppo diffuso. Per il momento la nausea mi opprime.

  5. andrea goldstein

    ono andato a leggermi il cv del Prof Mossetto presidente della SGR: è un’edificante lettura anche per capire come funziona l’università italiana.

  6. padanus

    Sempre più spesso si viene a conoscenza di pasticciacci privato-pubblico, con il privato che di solito ne esce con le tasche gonfie ed il pubblico che spaccia "opericchie" per grandi progetti… urbanistici, of course! Mi spiace che passi come un dato di fatto, una realtà che è tutto l’opposto. Mi riferisco alla premessa di tutte queste cooperazioni privato-pubblico e che ritroviamo anche nell’articolo: "Per reperire i fondi necessari, che Comune e Regione certo non avevano". Come si può accettare una affermazione del genere parlando del Veneto? Ma quanta ricchezza produce il territorio? E’ il nocciolo del federalismo (o della secessione), e sarebbe doveroso metterlo in premessa, senza tralasciare, nel proseguio, di mettere alla berlina sperperi ed opacità delle amministrazioni (anche locali). Se no si è detta una mezza verità e si dà per assodato che i territori siano una colonia di un Amministrazione Centrale che prima prende e poi non rende. Con una premessa come quella dell’articolo "i soldi nei ns. territori non ci sono" mai avremmo visto il Boston Tea Party (1773) poichè i Bostoniani avrebbero semplicemente detto "il tè sulle navi non è nostro" e… God save the Queen!

  7. mario giaccone

    Non faccio commenti in merito alla vicenda, che per come l’ha illustrata parla da sè. Solo un grande grazie per aver portato a rilevanza nazionale toccando senza timore, com’è giusto, qualche icona della politica. non è una questione di personalismi ma di moralità della prassi, di piena accountability di scelte e comportamenti.

  8. Lucio Angelini

    "Dopo aver presenziato a un’infinità di convegni, confronti, assemblee sui futuri progetti per Venezia e il Lido (buon ultimo quello di ieri pomeriggio all’aeroporto Nicelli), sono giunto a una semplice conclusione: meglio sarebbe per tutti i veneziani e per i lidensi in particolare che amministratori vecchi e nuovi la smettessero di progettare alcunché e si occupassero della semplice manutenzione dell’esistente. Dovunque mettano le mani, infatti, creano danni irreversibili con ingente sperpero di danaro pubblico. Ora cercano di far passare per rilancio del lido la mera svendita dell’isola all’Est Capital, il cui solo scopo sarà massimizzare i profitti degli investitori privati senza alcun riguardo per le esigenze dei residenti. Riassumo: al Lido si viene soprattutto a fare il bagno d’estate. La nuova darsena e le dissennate cementificazioni concepite dall’agenzia del nuovo Attila professor Mossetto inquineranno inesorabilmente le acque di balneazione con reflui d’ogni sorta, che il giro anti-orario delle correnti spingerà su tutto il litorale fino all’Excelsior e oltre. A quel punto ciò che inizierà sarà non già il rilancio, bensì il progressivo decadimento dell’isola, in cui nessuno verrà più a trascorrere alcuna vacanza. L’assessore Micelli – specializzato nell’indorare qualsiasi tipo di pillola gli venga impartito di far ingurgitare a chi lo va ad ascoltare – non ha mancato nemmeno oggi di magnificare il progetto di un nuovo Palazzo del Cinema per rilanciare la Mostra, come se in quattro anni non fossero già stati sperperati quaranta milioni di denaro pubblico con il solo risultato di aver creato una voragine. Amministratori vecchi e nuovi, vi supplico: non progettate più nulla! Se vi resta un po’ d’amore per Venezia, smettetela di aggiungere schifezza a schifezza (nuovi imbarcaderi del Lido, Blue Moon, Grande Buco nel piazzale del Casinò), limitatevi alla mera conservazione dell’esistente. Farete migliore figura e vi risparmierete le maledizioni dei posteri.
    Lucio Angelini, Lido di Venezia."

  9. sergio torcinovich

    Il “palazzo” del cinema non si farà più; anzi, no: lo faranno i privati… forse. Che dire? Questa vicenda non è forse nata sotto il segno della cialtroneria? Ci sarebbe da dire…Quello che sta succedendo nella nostra isola è molto significativo e purtroppo non diverso da quello che è accaduto e accadrà nel resto del Paese. Senza alcuna progettazione e visione d’insieme, si prevede la costruzione di strutture molto impattanti che stravolgeranno aree protette di riconosciuta valenza paesaggistica e ambientale. L’ente pubblico rinuncia non solo alla progettazione urbanistica, ma anche alla realizzazione di strutture: la sala cinematografica per la Mostra del cinema, infatti, sarà anch’essa realizzata dai privati, dopo che l’ente pubblico ha sprecato una marea di soldi in bonifiche (se i carotaggi fossero stati eseguiti correttamente, si sarebbe potuto pensare a un altro sito). Il potere decisionale è affidato a una figura (il Commissario governativo) non istituzionale che non risponde politicamente a nessuno e che dialoga, unicamente allo scopo di assecondare i loro progetti, con quelle che per gli anglosassoni sono lobbyes e che noi possiamo chiamare “poteri forti”.

  10. bob

    A Verona stanno facendo parcheggi sotto tutte le piazze ( società miste di gestione). La sottocultura portata al Governo, come in una forma di cannibalismo, si nutre della sottocultura dell’elettore, che non si pone mai dubbi, ma gli basta vivere di penosi slogan.

  11. massimo

    Alla fine dell’articolo si legge una supplica al "signor sindaco". C’è un sindaco a Venezia? Che sorpresa!

  12. Franco Tegoni

    E’ ora di passare a fare nomi, cognomi e denunce alla magistratura. Contemporaneamente attivare denunce pubbliche continuative con presidi volontari. Non ci si può arrendere perché lo sfascio paesaggistico è sfascio della democrazia.

  13. Fed

    Sono d’accordo con quanto scritto nell’articolo. Da qualche anno studio la storia contemporanea di Venezia e del suo entroterra, zone attraversate da forti speculazioni edilizie lungo tutto il Novecento. Noterei anche che il presidente di EstCapital, Gianfranco Mossetto, oltre a essere un "barone" universitario, è uno dei personaggi loschi della politica locale degli ultimi venti anni. Queste persone, che dichiarano "di voler far tornare Venezia agli antichi fasti" sono quelle che violentano il territorio. Date le caratteristiche di questo territorio, e il suo enorme patrimonio culturale, Venezia è una città molto fragile dal punto di vista urbanistico e architettonico, ed elaborare progetti edilizi o infrastrutturali è cosa molto delicata. E’ proprio necessario che la Mostra del Cinema sia evento esclusivo del Lido? Perché non spostarla anche in altri luoghi della città lagunare? Per esempio l’auditorium di campo Santa Margherita, già utilizzato per la Mostra, dove negli anni Settanta si tenevano proiezioni e dibattiti. Se si diffonde in città la Biennale d’Arte, perché ciò non deve valere per la Mostra del Cinema, dati i costi indecorosi di trasporto e di alloggio del Lido?

  14. perinello rita

    Uno dei commenti sopra riportati accennava a qualcosa che anch’io sto pensando da un pò di tempo: noi cittadini dovremo fare un bel po’ di sacrifici ( tempo libero, svago, serate a casa o al cinema), ma questa volta che ne valga la pena. Dovremo andare a presidiare pacificamente, costantemente lungo le ventiquattro ore, e in massa, almeno una cinquantina di persone alla volta, le case di questa gente che da troppo tempo si approfitta della nostra passività, in modo da far loro presente che ci siamo e che non li lasceremo più approfittarsi di noi. In stile Stati Uniti, coi cartelli e camminando su e giù davanti ai portoni, avete presente? Ora con Internet non ci vorrebbe molto ad organizzare qualcosa di simile. Solo, per essere credibile, bisogna essere in tanti, sempre e per un bel pezzo, concentrandosi magari su un tema… Non vedo altro modo per farsi sentire.

  15. Bruno Gorini

    Il Lido di Venezia è innegabilmente diventato la spiaggia frequentata d’estate prevalentemente da veneziani e mestrini ,come fosse una loro periferia, (il turismo degli stranieri della terra ferma si ferma nel’intasatissimo centro storico) e le attrezzature balneari quali la costosissima "capanna" corrisponde alle loro necessità, per spogliarsi ,dormire e consumare i pasti. In questi ultimi anni al Lido abbiamo assistito via via alla chiusura del Casinò, alla chiusura dei grandi alberghi, alla chiusura dell’Ospedale al mare ecc. In compenso la pubblica amministrazione ha realizzato una inutile terrazza a mare in sostituzione di una più funzionale e meno impattante, un inutile ponte in via Lepanto, delle anonime pensiline di alluminio con 60 tornelli per gli imbarcaderi,che hanno deturpato il piazzale più importante del Lido e, non ultimo, il tentativo di scippare e trasferire a Roma la traballante Mostra del Cinema, lasciandoci solo un grande buco a nostre spese. Tutto questo con enorme spreco di pubblico denaro, da parte dei nostri amministratori in collaborazione con un commissario governativo "Ad acta", già Commissario per l’emergenza in Calabria…

  16. Sergio Zambon

    I responsabili paghino tutti insieme con i loro beni personali, poi carcere, poi altri guardino di esempio. Comunque non facciamoci illusioni che Orsoni possa risolvere, basta vedere l’ordinanza spiagge, c’è da aver paura anche di lui.

  17. sabina lenoci

    Devo rettificare la data d’inizio dell’affaire Lido. Di fatto prima dell’iniziativa comunale (di Massimo Cacciari) che propone il Comune di Venezia per l’acquisto dell’area ULS e successivo aumento di superfici edificatorie per l’area dell’ex Ospedale al mare è lo stesso presidente ULS, Padoan che si attiva per una vendita dell’area dell’ex ospedale al Lido attraverso una pre-richiesta di manifestazione di interesse..Dopo questa chiamiamola “gaffe” di Padoan lo Stato manda un commissario e quindi il Comune di Venezia provvede a lanciare l’ancora di salvezza. In un altro qualsiasi paese il signor Padoan avrebbe dovuto dare le dimissioni e il Sindaco indire un processo partecipativo per avanzare l’ipotesi di acquisizione delle aree per il progect financing che prevede la vendita dell’area dell’ex ospedale al mare e realizzazione del palazzo del Cinema, considerando il valore economico ed affettivo di quelle aree per l’intera comunità da un lato e la necessaria revisione del modello Biennale del cinema di Venezia.

  18. anonimo Replicante

    Buongiorno, mi pare che i soldi spesi per appalti devono basarsi su Stati di avanzamento lavori (grosso modo, mensili), e che tali lavori si siano svolti al Lido di Venezia nel corso di almeno 1 anno – 1 anno e mezzo circa. Quindi, la scoperta di amianto nel sottosuolo non fu un fatto episodico, nè dell’utlima ora. Lo stesso commissario lo conferma, implicitamente. Possibile che non si imponesse prima un ripensamento generale del progetto? Ma peccato che corressero appalti, commesse e incarichi, verrebbe da dire … e allora “tasi e scava”… Vedremo come andrà a finire; a meno che tra dieci o venti anni, il Fondo riuscirà comunque a smobilizzare (gli investimenti immobiliari, si sa, hanno tempi lunghi); la ditta sarà fallita e non potrà rivalersi; nel frattempo, non sorgerà nessun nuovo Palazzo, e nessuno pagherà gli errori (o forse sì, tutti i contribuenti).

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