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LA STAMPA USA? MODERATA E CENTRISTA

La posizione ideologica dei media può avere effetti importanti e di lungo periodo sugli equilibri politici e sulle politiche, perché è da lì che i cittadini ottengono informazioni. Un recente articolo sostiene che i media americani si collocano più a sinistra dell’elettore medio americano. Una conclusione non corretta secondo un’analisi che confronta direttamente elettori e giornali. Ma cosa succede se i cittadini sono convinti di dover neutralizzare una distorsione dei media che non esiste?

Di solito è dai mass media che i cittadini ottengono informazioni sulle questioni politiche rilevanti. Non solo: decidono quanta importanza dare ai diversi argomenti politici confrontando l’ammontare di spazio che i media dedicano a quegli argomenti. Questa è la teoria dell’“agenda setting”. (1)

I MEDIA USA SONO DI SINISTRA?

L’etica del giornalismo prescrive l’obiettività, ma un saggio proverbio sottolinea la distanza tra il dire e il fare: i proprietari, i direttori e i giornalisti potrebbero avere obiettivi politici, che si traducono nella produzione e diffusione di notizie partigiane, al fine di influenzare le opinioni di lettori e ascoltatori. Dall’altro lato, i mass media sono tipicamente imprese a scopo di lucro, che potrebbero avere tutto l’interesse ad accontentare i propri lettori e ascoltatori fornendo contenuti consoni ai loro gusti ideologici preesistenti.
Se (i) la distorsione ideologica dei media è dovuta alle preferenze dal lato dell’offerta, se (ii) la maggior parte dei media sono partigiani nella stessa direzione e se (iii) i media hanno un potere persuasivo di qualche tipo, allora la distorsione ideologica dei media potrebbe avere effetti importanti e di lungo periodo sugli equilibri politici e sulle politiche messe in atto. Ad esempio, se tutti i media in un certo paese sono spostati a sinistra, è più probabile che quel paese abbia un governo di sinistra che attua provvedimenti di sinistra.
In un articolo recente (recensito qui da Fausto Panunzi), Tim Groseclose e Jeff Milyo hanno classificato la posizione ideologica dei media Usa sulla base di un criterio di somiglianza con i membri del Congresso. (2) Il “ponte” attraverso cui Groseclose e Milyo connettono i media con i parlamentari si basa sulla frequenza con cui ciascuno di essi cita (in maniera non negativa) i principali think tank attivi nel paese. Un certo giornale o telegiornale è classificato come più conservatore, quanto più spesso cita centri di ricerca citati frequentemente da parlamentari conservatori e raramente da quelli progressisti.
La conclusione raggiunta è che i media statunitensi sono liberal, cioè si collocano alla sinistra dell’elettore americano medio. Nei prossimi mesi questi risultati torneranno sulla ribalta pubblica, in quanto Groseclose ha appena pubblicato Left Turn, un libro divulgativo sul tema che si basa sul loro contributo accademico. (3)
Per la sua novità, importanza e per le sue conclusioni “forti”, l’articolo di Groseclose e Milyo è stato sottoposto ad alcune critiche.
Secondo Brendan Nyhan, è difficile credere che il “ponte dei think tank” che unisce mass media e membri del Congresso sia diritto e senza buche, in quanto i media e i parlamentari citano i think tank per ragioni molto diverse. (4)
I risultati di Groseclose e Milyo sembrano dipendere in maniera eccessiva da osservazioni influenti e dal periodo studiato. John Gasper mostra come il risultato di una distorsione verso sinistra scompaia se si escludono dall’analisi le citazioni di un singolo gruppo di pressione, la National Taxpayers Union. (5)
Groseclose e Milyo confrontano direttamente i media con i politici, ma possono fare lo stesso con gli elettori solo sulla base di ipotesi aggiuntive. I due autori ipotizzano infatti che, tenendo conto di distorsioni specifiche del sistema elettorale Usa, la posizione ideologica dell’americano medio è la stessa di quella del membro mediano del Congresso. (6)
Come sottolineato da Andrew Gelman, se gruppi d’interesse conservatori influenzano le elezioni o le scelte di voto dei politici o entrambe le cose, il membro mediano del Congresso è più conservatore dell’americano medio. (7)

UN CONFRONTO DIRETTO

Se vogliamo misurare in termini assoluti la posizione ideologica dei media rispetto agli elettori, bisogna confrontare direttamente i media con gli elettori stessi. È quanto facciamo nel paper “The Balanced U.S. Press”. (8)
Proponiamo qui un metodo semplice per collocare i giornali, i gruppi di interesse, i partiti politici sulla stessa scala ideologica. Il nostro metodo utilizza i dati sui referendum che si tengono nei diversi stati Usa, e sfrutta il fatto che i giornali, i partiti e i gruppi di interesse dichiarano pubblicamente la loro posizione preferita su questi referendum (i cosiddetti endorsements) e che i cittadini infine votano su di essi. Quando un certo giornale non è stato d’accordo con la maggioranza degli elettori su di un referendum, ha preso una posizione a destra o a sinistra dell’elettore mediano. Calcoliamo una media di tutti questi casi per costruire un indice del “conservatorismo” di ciascun giornale presente nel campione. Procediamo nello stesso modo per i gruppi d’interesse.
Il nostro principale risultato è che in media i giornali Usa si collocano nei pressi dell’elettore mediano dello stato in cui hanno sede. In California, lo stato su cui abbiamo più dati, probabilmente i giornali sono leggermente a destra dell’elettore mediano. In poche parole, non troviamo nessuna evidenza empirica a favore della tesi di una stampa Usa schierata a sinistra.
Mostriamo inoltre come i giornali abbiano una posizione moderata rispetto ai gruppi di interesse e ai partiti: i giornali sono comunque molto più vicini all’elettore mediano rispetto alla maggior parte dei gruppi d’interesse.
Questi risultati traspaiono dalle figure 1 e 2. In esse riportiamo la posizione ideologica stimata dei giornali e dei gruppi d’interesse, rispettivamente in California e in tutti gli altri stati. I giornali e i gruppi d’interesse sono divisi in sette gruppi sulla base del loro indice di conservatorismo. Le figure sono divise in due pannelli sovrapposti, con i gruppi d’interesse, i partiti e gli elettori mediani di ciascuna contea nel pannello superiore e i giornali in quello inferiore. Nella figura 1 si nota come in California i giornali siano più moderati dei gruppi di interesse, in quanto i primi si collocano nei sotto-gruppi centrali, mentre i secondi si collocano in quelli estremi. Anche i giornali hanno una distribuzione con due picchi: vi sono più giornali moderatamente di destra e di sinistra che giornali esattamente centristi. Un discorso simile vale per la figura 2, con la sola eccezione che i giornali negli altri stati sono più centristi che in California, in quanto la loro distribuzione ha un solo picco.

Figura 1

Figura 2

(1) McCombs, M. E. e D. L. Shaw (1972), “The Agenda-Setting Function of Mass Media”, Public Opinion Quarterly, 36:176-187.
(2) Groseclose, T. e J. Milyo (2005), “A Measure of Media Bias”, Quarterly Journal of Economics, 120:1191-1237.
(3) Groseclose, T (2011), Left Turn: How Liberal Media Bias Distorts the American Mind, St. Martin’s Press, 19 July.
(4) Nyhan, Brendan (2005), “The problems with the Groseclose/Milyo study of media bias”, Brendan-Nyhan.com, 22 December.
(5) Gasper, John T. (in corso di pubblicazione), “Shifting Ideologies? Re-examining Media Bias”, Quarterly Journal of Political Science.
(6) Queste distorsioni specifiche sono l’assenza di rappresentanti per Washington DC, l’eccesso di rappresentazione per gli stati piccoli in Senato e la presenza di distretti elettorali favorevoli a un certo partito (il cosiddetto gerrymandering) alla Camera dei rappresentanti.
(7) Gelman, Andrew (2011), “Thoughts on Groseclose book on media bias”, AndrewGelman.com, 28 July.
(8) Puglisi, R e J. M. Snyder, Jr. (2011a), “The Balanced US Press”, NBER Working Paper No. 17263.
(9) La prima misura è basata sulla propensione da parte dei giornali a utilizzare frasi utilizzate più frequentemente da parlamentari Democratici o Repubblicani (Gentzkow, M. e J. M. Shapiro (2010), “What Drives Media Slant? Evidence from US Daily Newspapers”, Econometrica, 78:35-71). La seconda è basata sulla propensione a coprire scandali che coinvolgono politici democratici o repubblicani (Puglisi, R e J. M. Snyder, Jr (2011b), “Newspaper Coverage of Political Scandals”, Journal of Politics, 73:931-950.).
(10) Questi risultati non sono inclusi nel working paper NBER, ma in una versione più recente, disponibile qui.

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  1. DDPP

    Se venisse effettuato uno studio come questo in Italia, potremmo fidarci?

  2. roberto fantechi

    Noto un parallelo notevole fra il New York Times e La Repubblica per quanto riguarda la pubblicità che è certamente improntata ad indirizzare prodotti dispendiosi a lettori che abbiano certe disponibilità di reddito. Mi sembra questo un paradosso, specialmente per La Rebubblica visto la linea editioriale improntata nettamente al sociale. Cosa ne pensate?

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