Con riferimento allarticolo Se lIstat (si) rifà il trucco non posso che dissentire dallautore per almeno tre ragioni:
– in primo luogo, trovo assolutamente fuori luogo il titolo dellarticolo, il quale tende a far credere al lettore che lIstat abbia scelto il grafico del tasso di variazione invece che quello in livello per fare trucchi: voglio rassicurare i lettori che tali giochetti sono al di fuori della cultura e della pratica dellIstituto e sfido lautore a dimostrare il contrario;
– secondariamente, vorrei far notare che nel comunicato stampa sui conti trimestrali vengono regolarmente riportati i grafici relativi alle variazioni percentuali tendenziali e congiunturali, nonché ai livelli del Pil ai prezzi dellanno precedente, cioè esattamente quello che lautore suggerisce allIstat di usare;
– infine, lautore non rileva che per sei delle otto variabili considerate nei grafici posti al centro della home page, a cui si fa riferimento nellarticolo, lIstat utilizza le variazioni percentuali oltre che per il PIL, anche per prezzi al consumo, prezzi alla produzione, produzione industriale, retribuzioni e vendite al dettaglio e i livelli per le altre due (occupazione e tasso di disoccupazione), seguendo in questo le pratiche tipiche di altri istituti nazionali di statistica e di vari istituti di ricerca. Dovendo scegliere un solo grafico riguardante il PIL per lhome page, si è ritenuto opportuno concentrare lattenzione sul dato sintetico più significativo, cioè sul tasso di variazione tendenziale, più che sul livello assoluto (a tale proposito segnalo allautore che, per doverosa omogeneità, anche nel comunicato stampa dellindice della produzione industriale sono riportati i grafici sia dei livelli, sia delle variazioni percentuali).
Spero che La Voce, alla quale ho avuto il piacere di contribuire personalmente e della quale apprezzo il lavoro, eviti in futuro di giocare con titoli ambigui, ma continui ad alimentare, anche in campo statistico, un serio dibattito su come lIstat possa servire meglio lutenza. Lattenzione dellIstituto, infatti, è da sempre rivolta a migliorare la fruibilità dei propri dati, come dimostra lampliamento del numero dei comunicati stampa (quasi 300 allanno), la realizzazione del data warehouse I.Stat, del nuovo sito e dellarchivio storico (oltre 1500 serie storiche di lungo periodo), la messa a disposizione gratuita dei file dei microdati per la ricerca, solo per citare le innovazioni degli ultimi mesi. Daltra parte, laumento del numero di visitatori giornalieri (+32% nel primo semestre 2011 rispetto al 2009), delle pagine visitate (+76%), dei Mbyte scaricati (+170%), nonché le 15mila richieste estemporanee di dati (evase per 2/3 in 24 ore) testimoniano il crescente ruolo svolto dallIstituto nel soddisfare la domanda di informazione statistica.
Consci della complessità dei bisogni dellutenza, lIstat accoglie favorevolmente ed incoraggia ogni forma di scambio di informazioni che possa portare ad un miglioramento del servizio. Visto che lautore segnala di avere difficoltà a trovare certi dati sul nuovo sito, lo pregherei di segnalarcele, così da migliorare il servizio offerto. Naturalmente, tale invito è esteso a tutti i lettori de LaVoce.info, i quali possono scrivere allindirizzo comunica@istat.it
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Di Rondò
Caro Presidente Giovannini, proprio perché l’Istat ha un’alta reputazione di serierietà e neutralità, proprio perché il suo sito web sta diventando sempre più popolare (evidentemente anche tra i non addetti ai lavori) avete il dovere morale e istituzionale di fare buona comunicazione. Che significa (anche) dare una corretta “rappresentazione ” della realtà. Il grafico sull’andamento del Pil che compare sulla vostra home page (vale a dire nella vostra vetrina) è indubbiamente corretto dal punto di vista statistico ed economico, ma non “rappresenta” la realtà di una crescita che non c’è, di un Pil che arranca ampiamente al di sotto dei valori di prima della crisi. E’ un grafico che trae in inganno chi, come me, non è un economista. Il “trucco”, che sicuramente non è nelle intenzioni, è nel risultato. Allora, ferma restando la stima che ho per lei e per l’istituto, non ci sono scuse.
carlo grancini
Mi spiace. Anche se dal punto di vista formale le informazioni presentate sono corrette, il messaggio che il grafico sulla home page dell’istat trasmette al pubblico generale è fuorviante. Trascurare quersto aspetto è una grave mancanza e rivela molta approssimazione nel presentarsi agli utenti del web. Basterebbe cambiare il titolo del grafico da Prodotto Interno Lordo a “variazione del prodotto interno lordo” per rendere tutto un po’ meno equivoco. L’ideale sarebbe un grafico dei valori assoluti visibile a tutti sulla home page, lasciando agli esperti l’onere di andarsi a cercare le informazioni nel formato a loro più gradito nelle pagine interne del sito.
A.
Stavolta sono d’accordo con La Voce, autorevole di Giovannini. Aggiungo che un grafico di per sè non può essere esaustivo: guardate proprio quelli – in livello – sugli occupati e sul tasso di disoccupazione. Possibile che quando l’occupazione aumenta (significativo il +100.000 unità di MAR 2011) sale anche il tasso di disoccupazione? Non c’è modo, in quei grafici, di spiegare come si calcola il tasso di disoccupazione, qual’è il ruolo della forza lavoro o gli effetti della destagionalizzazione. Il sito di un Istituto di statistica può dare informazioni immediate solo agli addetti ai lavori, che possiedono gli strumenti per poterli interpretrare. A tutti gli altri i dati vanno spiegati, e spero che a questo La Voce possa contribuire come ha sempre ben fatto nel passato, ma senza sterili polemiche. Altrimenti ci dobbiamo affidare all’interpretazione – spesso distorta – fatta dai giornalisti e dai politici, e allora siamo veramente messi male.
Michele Intorcia
Credo che L’ISTAT che è finanziato con soldi pubblici debba rendere disponibili pubblicamente tutti i propri rapporti e analisi e migliorare la trasparenza e l’accesso alle analisi ai cittadini.
Mauro Scarfone
Posto che il dibattito più “hot” riguarda la crescita (su cui ci giochiamo l’appartenenza all’euro) piuttosto che il livello del PIL, la polemica sul contenuto informativo del graf mi sembra ingiusta (Istat non fa o “rifà” trucchi). Tuttavia, la critica è ragionevole dal punto di vista dell’utente che vuole sapere, senza fare calcoli, se stiamo meglio o peggio di prima; inoltre, la spiega di cosa rappresenti il grafico è confinata in una nota in caratteri piccoli, e le etichette dell’asse verticale non mostrano che si tratta di valori percentuali (basterebbe aggiungere un “%” ai numeri). Conclusione salomonica: perché non fare un grafico con un asse verticale a sinistra (var % tendenziali) e un asse a destra (indice in base 2000=100)?
Stefano
Ricerca nuova ma con vecchi e confusi risultati, da migliorare
HK
Come esperto di usabilità web il nuovo sito è piu”bello” ma decisamente molto meno usabile. Francamente penso che molti trucchi ci siano. Spesso sono correzioni temporanee come nel caso della occupazione, disoccupati e inattivi. Altri come il pil in crescita lasciano molti dubbi. Credo che il solo pil a crescere, come il colesterolo sia quello cattivo ovvero da spesa pubblica.
Guido Morosi
Capisco che fare un sito dell’ISTAT che piaccia ai curiosi, ai ricercatori, ai girnalisti, ai maitres del plume e quant’altro deve essere difficile assai ma non condivido l’esordio polemico dell’ottimo presidente cui suggerirei l’idea di una manchette java, scorrevole che fornisca una decina di “grafici flash” sulla situazione. Magari qualche ignorante, invece di cercare “la verità” vagando tra siti, riviste e giornali, prenderebbe l’abitudine di cercare “informazioni” sul sito dell’ISTAT del quale condivido appieno l’idea, non magari la modalità, del restiling.
andrea cazzanga
Le due scelte, se rappresentare il totale o la variazione, sono entrambe legittime. Cio’ che non è lecito è il titolo del grafico, decisamente misleading. La chiarezza su cosa c’è sull’asse x e cosa su quello y prima di tutto!
STEFANO
Sono totalmente ignorante in statistica e quant’altro, ma quando il “Sig” Enrico Giovannini riferendosi ai nuovi sevizi offerti dall’ ISTAT scrive: “messa a disposizione gratuita dei file dei microdati per la ricerca”, a cosa si riferisce con la parola “gratuita”? forse e’ lui il proprietario del suddetto Istituto? NON dimentichiamoci mai che tutto ciò che è statale è di proprrietà di tutti i cittadini onesti di questo paese!