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BOLLETTA ELETTRICA: STANGATA DA RINNOVABILI

Ai primi di settembre, la potenza degli impianti fotovoltaici per cui è stato chiesto il sussidio ha superato i diecimila megawatt. Con quali ripercussioni sulle bollette elettriche degli italiani? Nel complesso, si può prevedere un aumento dell’11 per cento per il consumatore tipo. Intanto, il costo dei sussidi arriverà a sei miliardi nel 2012. E in virtù del fatto che gli incentivi al fotovoltaico sono dovuti per venti anni, il debito accumulato è di 120 miliardi. Né una simile politica si può giustificare con un minore inquinamento.

In un mio recente articolo avevo previsto che l’esplosione degli investimenti nel fotovoltaico avrebbe presto portato a una potenza installata di 9mila megawatt. Ora il Gestore servizi energetici ha reso noto che, ai primi di settembre, la potenza degli impianti per cui è stato chiesto il sussidio ha superato i 10mila megawatt. Vediamo quali potranno essere le ripercussioni sulle bollette elettriche degli italiani.

IL COSTO PER IL CONSUMATORE TIPO

L’Autorità per l’energia stima, ogni trimestre, la composizione della bolletta a carico del consumatore domestico tipo (con consumi annui di 2.700 kilowattora e potenza di 3 kilowatt) coperto dal “servizio di maggior tutela”. Nel 2010 e sino al primo trimestre 2011 gli “oneri generali di sistema” (Ogs), che per l’80 per cento sono sussidi alle fonti rinnovabili e assimilate, hanno determinato per il consumatore tipo un incremento del 12 per cento circa rispetto al costo addebitatogli per la produzione e commercializzazione dell’energia (prima delle imposte). Questa percentuale è salita bruscamente al 18 per cento nel terzo trimestre 2011 e sono in arrivo ulteriori forti aumenti. Vediamo perché e di quanto.
Il costo dei sussidi al fotovoltaico (inclusi negli Ogs) è passato da 300 milioni nel 2009 a 870 milioni nel 2010; a quanto ammonterà nel 2012? Al ritmo attuale, è prevedibile che la potenza installata a fine 2011 supererà i 12mila MW (era 1.140 MW a fine 2009); si può quindi prevedere che, nella media del 2012, godranno dei sussidi impianti per almeno 13-14mila MW di potenza. Secondo le mie stime di produzione e sussidio per MW (per le quali rimando all’articolo citato) l’onere complessivo arriverà attorno a 6 miliardi (ben più del gettito atteso dall’incremento dell’Iva). Gli Ogs, che assommavano a 5,5 miliardi nel 2010, aumenteranno quindi di oltre 5 miliardi per i soli incentivi al fotovoltaico, passando questi da 870 milioni nel 2010 a 6 miliardi nel 2012). Aumenteranno poi anche gli incentivi per le altre rinnovabili: non sono in grado di stimare di quanto, ma saranno certamente somme rilevanti dalle notizie che si hanno sull’espansione degli impianti eolici e a biomassa. È quindi prevedibile che, nel 2012, gli “oneri generali di sistema” salgano a una cifra doppia rispetto al 2010, con la conseguenza di accrescere la loro incidenza per il consumatore tipo dal 12 al 24 per cento del costo di produzione e commercializzazione. Nel complesso vi sarà un aumento dell’11 per cento nella bolletta elettrica, che certo non è poco, vista la situazione economica e occupazionale. Un balzello fortemente regressivo, che nasconde un ulteriore forte aumento della pressione fiscale sulla generalità delle famiglie.

UN DEBITO DA 120 MILIARDI

Non tutti piangono però. Cito solo un piccolo esempio, quello di un allevatore mio amico che ha installato alcuni pannelli sul tetto della sua stalla. È riuscito a farsi finanziare l’intero investimento e tra sei anni avrà ripagato tutto; per i quindici anni successivi avrà un reddito netto di 80mila euro l’anno (non pagherà imposte perché i coltivatori diretti sono tassati sul reddito catastale). Per alcuni l’Italia è davvero un paese del bengodi. Gli impianti fotovoltaici allacciati sono oggi 270mila.
Poiché i sussidi al fotovoltaico sono dovuti per venti anni, si è accumulato in poco tempo un debito di 120 miliardi, che non appare da nessuna parte perché è gestito “fuori bilancio”.
Il motivo principale addotto a giustificazione degli incentivi concessi alle fonti cosiddette rinnovabili è che generano minor inquinamento. V’è però un’altra faccia della medaglia: lo scempio di campi agricoli coperti da pannelli, l’invadenza ambientale delle pale eoliche, il rialzo dei prezzi del granturco “bruciato” negli impianti a biomasse con pesanti effetti negativi sull’economia locale delle stalle, per non parlare dell’energia (e conseguente inquinamento) consumata nelle produzioni di pannelli, strutture metalliche, pale eoliche eccetera. Penso che sarebbe ben difficile quantificare il beneficio ambientale delle fonti rinnovabili, al netto dei relativi costi ambientali, o gli eventuali vantaggi per la bilancia dei pagamenti, in una cifra che si approssimi anche lontanamente all’enormità dei costi che sosteniamo per queste produzioni. Né si può dire che ciò fosse necessario per raggiungere gli obiettivi del Protocollo di Kyoto sulle emissioni di anidride carbonica nel 2020. Quegli obiettivi avrebbero potuto essere raggiunti con costi enormemente inferiori incentivando di più il risparmio energetico e l’utilizzo efficiente del calore; tra le rinnovabili stesse, il costo per produrre energia eolica è meno della metà della fotovoltaica.
Con la liberalizzazione della produzione di energia elettrica e l’istituzione della Autorità si sono conseguiti notevoli benefici sul piano della concorrenza ed efficienza degli investimenti nelle centrali termoelettriche, ma la politica dei sussidi, dal Cip6 alle rinnovabili, è stata gestita in modi che è difficile non definire disastrosi, sotto la pressione di ristrette lobby economiche o politiche, senza alcuna ragionata valutazione quantitativa di costi e benefici, senza alcun confronto dei meriti relativi dei sussidi concedibili alle diverse fonti piuttosto che al risparmio energetico o alla ricerca, senza porre limiti all’entità dei sussidi stessi. Basti ricordare che il decreto Bersani- Pecoraio Scanio (secondo conto energia) indicava in 3mila MW l’obiettivo nazionale di potenza fotovoltaica da installare entro il 2016.

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UN NOBEL AL METODO SCIENTIFICO IN POLITICA ECONOMICA

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SENZA ICI AUMENTA LA SPESA LOCALE

60 commenti

  1. Enrico

    Mi sembra di capire sia il solito pasticcio italico, nato da buone intenzioni e gestito da cattive mani. Mi sembra di ricordare di aver letto tempo fa che gli incentivi premiano in paricolare l’installazione più che la produzione, con il risultato che esistono impianti installati ma non funzionanti che hanno comunque ricevuto denaro. E’ così ?

  2. federico

    Perchè non si dice quanto sarebbe costata la stessa energia prodotta con il nucleare (smaltimento scorie incluse)? Perché non si parla dei tumori e leucemie intorno alle centrali a carbone? Perché non si cice che il consumo di territorio agricolo del fotovoltaico è irrisorio e superabile come hanno dimostrato le ultime installazioni in liguria, fatte su terreni coltivati attraverso pannelli sopraelevati da terra?

  3. adriano garlato

    Da un articolo della voce mi aspettavo maggior approfondimento oltre al calcolo dei sussuidi per i prossimi 20 anni. A me rimangono molti dubbi tipo: qual’è la filiera che il conto energia ha sviluppato negli ultimi anni ? quant’è il petrolio che non pagheremo ai paesi arabi producendo autonomamente un parte di energia? qual’è il vero impatto sul mondo agricolo dell’aumento dei prezzi del mais? Insomma mi sembra non ci siano ancora gli elementi per fare un bilancio costi-benefici e che quindi, senza maggiori dati a supporto, le opinioni espresse nell’articolo rimangano tali.

  4. Amedeo

    Concordo con Enrico sul “pasticcio italico”. Per il fotovoltaico, almeno dal 2007, l’incentivo è calcolato sull’energia prodotta. Il problema è che dentro le rinnovabili c’è un po’ di tutto grazie alla dizione “rinnovabili e assimilate”. Fotovoltaico, biomasse vere (gli scarti) e false (il mais prodotto solo per essere bruciato, come ha mostrato un’inchiesta di Report) ma anche rifiuti urbani, carbone e combustibili fossili. Così nel 2009 dei 4,1 miliardi di euro di incentivo il 71% è andato alle assimilate (cfr. http://www.rassegna.it/articoli/2011/06/22/75500/rinnovabili-gli-incentivi-allitaliana-che-vanno-ai-petrolieri). Anche l’articolo fa un po’ di tutte le rinnovabili un fascio. Dagli esperti mi aspetterei, più che di indovinare delle previsioni, di evidenziare per tempo le storture dei processi (e trovare il modo di farlo sapere).

  5. Comitato Nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi

    Il Comitato Nazionale contro fotovoltaico ed eolico nelle aree verdi si farà promotore, di un originale sit-in a Roma innanzi a Palazzo Chigi, nella mattinata di sabato 12 novembre, nel quale parleranno le immagini di paesaggi inauditamente stravolti e cancellati da impianti eolici e fotovoltaici. Si chiederà un incontro con il ministro Tremonti ed altri organi istituzionali per il taglio degli incentivi e l’impegno da parte della classe dirigente tutta per la riaffermazione, culturale e giuridica, dell’inviolabilità del Paesaggio, volano della nostra industria turistica, in un’epoca in cui esso rischia di scomparire alla nostra vista assieme alla memoria storica delle nostre popolazioni.

  6. Dario Gallo

    L’articolo è parziale perchè parla solo del peso sulla bolletta degli incentivi legati al fotovoltaico. Altra cosa, molto interessante, sarebbe parlare di quanto costa al paese il system marginal price che remunera tutti al prezzo dell’impianto meno efficiente. Senza parlare dei risparmi che si potrebbero ottenere ammodernando la rete di trasmissione, in alcune zone del paese assolutamente ineffciente.

  7. sergio ferrari

    C’è una questione che manca nel vostro ragionamento teso ad avere almeno una idea dei costi della sostenibilità della nostra politica in materia di fonti energetiche rinnovabili. Il fatto è che con queste tecnologie il costo di produzione del hwh è pressoché solo un costo di impianto poiché il combustibile è gratuito. Paesi come il nostro dovrebbero, quindi, registrare una riduzione della sua dipendenza energetica, un saldo positivo nel commercio internazionale – e quindi anche della sua crescita – se fosse capace di produrre quelle tecnologie. Poiché invece è capace solamente -o quasi solamente – di comprarle all’estero – quegli ipotetici vantaggi si trasformano in ulteriori svantaggi. Attualmente accumuliamo un deficit in queste tecnologie pari a circa due milioni di euro all’anno, con una forte tendenza all’aumento. Tutti posti di lavoro non colti , altro che rivoluzione verde!.Anche qui non si tratta ovviamente di mettere in discussione la necessità di interventi correttivi della strutture dei consumi energetici, ma molto più semplicemente di constatare come dietro alle parole sulla valutazione della sostenibilità degli interventi ci possa essere il nulla o peggio.

  8. Piergiuseppe

    L’autore dell’articolo fa riferimento a un “debito da 120 miliardi” debito nascosto perché fuori bilancio senza troppo specificare però di che bilancio si parli. Bilancio dello Stato? gli incentivi come ricorda l’autore stesso sono oneri sostenuti dal consumatore elettrico, non sono quindi finanziati tramite fiscalità generale (il bilancio per intenderci). Commovente l’immagine dell’economia delle stalle bruciata dalla rifrazione dei pannelli.

  9. r.sobrero

    Professor Ragazzi lei ha la coazione a ripetere le stesse affermazioni, parziali e tendenziose, senza tenere conto di commenti e critiche tecniche rivolte ai suoi articoli. Per quanto mi riguarda la mia risposta nel merito dell’articolo non voglio ripetermi, è già presente nei commenti al suo articolo precedente. Ed è sempre valida. cordialmente

  10. Hm

    Poiché i pannelli sono tutti comperati all’estero fare un impianto è come comperare l’equivalente importo di petrolio di venti anni. Una follia o una grande opportunità per i nostrani e furbi cleptocrati.

  11. PIERO IANNELLI

    Dire che “NON” inquinano è fuorviante.. DELOCALIZZIAMO l’inquinamento nei paesi che costruiscono queste eco-schifezze. Come descritto qui, non è un caso che su circa 7.000 megawatt di pannelli solari prodotti in Cina nel 2010, oltre 6.000 sono stati esportati, indovinate dove? Il fotovoltaico fa bene alla Cina e al carbone aggiungo, che buona parte di queste eco-schifezze solari contengono CADMIO. Altamente TOSSICO, vietato ovunque TRANNE nei pannelli solari. In breve a “norma di legge” per tre anni facciamo finta che non esiste. Impestata l’Italia intera scopriremo un nuovo amianto? Fotovoltaico: la UE vieta il cadmio nei pannelli solari, ma solo fra tre anni.

  12. Marco Catellacci

    Se si vuol parlare di equilibrio generale si deve confrontare la spesa per incentivi con i vantaggi (dovuti all’indipendenza energetica, al minor inquinamento, alla riduzione del prezzo dell’energia nelle ore di punta ecc), valutare il costo energetico della realizzazione degli impianti in rapporto all’energia prodotta da questi o all’energia necessaria per produrre gli stessi kWh con fonti tradizionali.  Vi seguo e stimo da anni, ma in tema di ambiente ed energia avete pubblicato articoli a mio avviso di basso valore scientifico.

  13. Giorgio Antonello

    Quanto va alle assimilite e quanto alle rinnovabili? E soprattutto quanto è andato alle assimilate in questi anni senza che nessuno si sia scandalizzato?

  14. giuseppe zelaschi

    Condivido le preoccupazioni rappresentate dal quadro degli effetti economici degli incentivi (120 mil.di che matureranno a fronte del parco ad ora installato). Riguardo le energie rinnovabili ed in specie ‘il fotovoltaico’ è ormai percepito da tutti che il sistema degli incentivi diventerà una palla al piede a carico dei consumatori ‘normali’ (cioè le famiglie). Dalle statistiche di GSE si osservano tra l’altro eccessiva produzione rispetto al consumo tra una regione e l’altra con conseguenti oneri per ‘perdite di rete’ (trasporto). La corsa al fotovoltaico per i piccoli e grandi investitori è diventato un vero affare. Speriamo che almeno la produzione dei pannelli fotovoltaici avvenga per la maggior parte in italia.

  15. Leonardo LIBERO

    Il Conto Energia per il fotovoltaico paga solo l’energia prodotta (lo dice anche il nome) e non l’installazione. Quanto all’articolo di Ragazzi, è troppo superficiale. Leonardo Libero

  16. Massimo GIANNINI

    L’autore non fa una vera analisi costi benefici. Non dice poi quali sarebbero le alternative o il costo opportunità. Del valore dei benefici non ne parla… evidentemente non é contento dei commenti ricevuti a un precedente articolo dello stesso tenore. Cosa gli avran fatto mai i pannelli fotovoltaici per invocare ancora il deturpamento paesaggistico…

  17. mario pertoldi

    A parte i calcoli, basati su cifre poco controllabili, gli obiettivi secondo me importanti sono: evitare centrali nucleari, sostituire le centrali a carbone e quelle a gas. Il futuro è in questa direzione, i costi sono necessari. La Germania sta seguendo questa strada e non mi sembra una nazione spendacciona.

  18. Pierluca Meregalli

    E’ vero che gli incentivi sono esagerati. Se l’eolico costa meno, non so se le sovvenzioni pesino meno. Infatti è più rara l’assenza di sole di quanto non sia quella di vento. Se fai meno di 2000 kw/h per kw di potenza installata i costi per kw/h prodotto salgono verticalmente. In pianura padana per esempio le 2000 ore annue di funzionamento dei generatori eolici te le sogni. Pierluca Meregalli

  19. salvatore

    Naturalmente oltre al sig. B. a fare le leggi e magari emendamenti (il CIP6 per le rinnovabili E (emendamento) assimilate) ci sono almeno altre 300 parlamentari disponibili a fare quello che vogliono gli “amici”. Le pale eoliche ferme per mancanza di vento comunque danno reddito perchè la legge non basa l’incentivo sul prodotto bensì sull’istallato!

  20. MAURO

    No, non è così: l’incentivo premia la produzione non l’investimento. Magari tutti gli incentivi funzionassero in tale maniera! Qui non è lo strumento ad essere sbagliato, ma il modo in cui è stato usato. Bastava diminuire tempestivamente gli incentivi, proporzionalmente al drastico calo del costo dei pannelli f.v. per regolare il mercato, in modo da evitare l’esplosione degli impianti. Fra l’altro, gli incentivi eccessivi hanno fatto si’ che in Italia i prezzi degli impianti rimanessero artificiosamente alti (30% più della Germania). Purtroppo quando si e’ governati da dei cialtroni, anche lo strumento migliore può essere usato male. Ragazzi non ha menzionato il fatto che il 90% di quegli 11 GWatt sono costituiti da grandi impianti spesso proprietà di società di investimento straniere, per cui non solo gli italiani pagheranno, ma il ricavato andrà in gran parte all’estero. Possibile che non si potesse governare meglio questo processo?

  21. Leonardo Ortiz

    Professore, il prezzo di riferimento per le utenze “di maggior tutela” comprende sei componenti (più tasse). Lei considera solo gli oneri di sistema (A3, nel caso di specie), mentre le rinnovabili impattano anche su PED (costo materia prima e dispacciamento) e trasmissione/distribuzione. Le rinnovabili gonfiano la A3, ma calmierano la PED, aumentando l’offerta di elettricità sul mercato elettrico e riducendo gli oneri di approvvigionamento dell’Acquirente Unico. Negli ultimi 12 mesi, l’indice ITEC del costo del combustibile per gli impianti a ciclo combinato, il fattore di maggior rilevanza nella formazione del prezzo all’ingrosso dell’elettricità, è salito del 31%. La componente PED meno del 6%. Lei come se lo spiega? Potrebbe l’esplosione del fotovoltaico aver calmierato il prezzo all’ingrosso dell’elettricità in fascia F1 (ore diurne feriali)? In questa fascia, la PED è… scesa dello 0,9%. Quanto al “debito da incentivi”, forse bisognerebbe applicare un tasso di attualizzazione a flussi nominali costanti per 20 anni…

  22. lettore

    Si mescolano assieme gli incentivi alle rinnovabili come individuate con il Cip6 con il fotovoltaico, e ne emerge che la distorsione è causata solo da quest’ultimo.. Se l’approccio, anche da parte degli esperti, è questo…

  23. michele

    E’ superato il problema dello spreco di terreni agricoli, in quanto orami si utlizzano pannelli sopraelevati. Non solo in Liguria. E’ di prassi in California e in Texas utlizzarli per riparare vigneti e coltivazioni in genere, col doppio vantaggio di produrre energia e avere una sorta di srra semichiusi all’aperto. di scarso utilizzo ancor ain Italia è l’impiego di pannelli sporaelevati presso parcheggi e zone di sosta, nella rete autostradale così come nelle città. L’energia prodotta èpotrebbe permettere di togliere i parcheggi apagamenti e renderli liberi.

  24. M. F.

     La maggior parte dei sussidi è assorbita attualmente dalle fonti cosiddette “assimilate”, che nulla hanno a che fare con le vere rinnovabili,tra cui il fotovoltaico. Il giro di affari dei fotovoltaico,circa 35 miliardi di € nel 2010, solo di entrate fiscali ha fatto incassare allo Stato una cifra ben superiore a quella prelevata dalle bollette del povero consumatore per finanziare gli incentivi ai produttori, con beneficio per tutta la comunità. La stangata io non la vedo.

  25. Gian Paolo Ignorante

    Salve sono un titolare di un impianto fotovoltaico che produce energia per la propria attività. Volevo chiarire che l’energia prodotta viene assorbita dalla mio lavoro e nel frattempo mi viene pagata con incentivo della società di distribuzione con un accorgimento non da poco e cioè il prezzo che io ricevo dell’energia prodotta è inferiore a quella che poi viene rivenduta al mercato quindi senza alcuna spesa, il gestore guadagna sulla mia produzione ne consegue che nessun costo aggiuntivo puo’ ricaricare le bollette dei cittadini. Volevo inoltre chiedere se un eventuale impianto nucleare di nuova generazione non verrebbe spalmato sulle nostre bollette. Cosa mi dice il titolare dell’articolo?

  26. pierluigi vecchia

    Finalmente leggo sempre di più articoli che mettono in risalto le contraddizioni, le anomalie a volte grottesche del “rinnovabile sempre e comunque”. c’è finalmente una presa di coscienza sempre maggiore del fatto che le politiche di incentivi e sussidi hanno drogato il mercato, promettendo un qualcosa che alla luce dei fatti non potevano proporre: benefici subito per tutti. Senza tener conto che ogni ipotesi di energia da fonte rinnovabile non è, non può essere a impatto zero. E senza tener conto anche della sindrome NIMBY, che ahimè continua a sparigliare le carte. Il tutto in assenza totale di un Piano Energetico Strategico nazionale.

  27. Tino

    Sul primo paragrago dell’articolo obietto che generalmente si finisce per attribuire alle rinnovabili “la colpa” dell’onere relativo agli incentivi, ma questo è l’effetto e non la causa. Se chi ha governato gli incentivi e non li ha saputi o voluti modulare sui prezzi calanti delle installazioni, questo non può essere trasformato in processo alle energie rinnovabili e in motivo per denigrare tecnologie di produzione energetica dall’indubbia utilità. Si parli chiaro di incentivi distorti e non di costo dell’energia e si distingua bene causa da effetto. Sul secondo paragrafo, già si sono visti “tentativi” di sostenere che il costo delle rinnovabili in termini di inquinamento è superiore al loro beneficio, ma in genere si omettono i dati, ma non solo: anche in questo caso ci confonde l’uso distorto dei campi agricoli o l’uso del mais per le biomasse (sempre un effetto degli incentivi distorti) con la bontà delle tecnologie per la produzione di energia; gran parte dei materiali per i pannelli fotovoltaici sono già riciclabili. grazie

    • La redazione

      Tino e Mauro hanno ben compreso che la mia non è una critica alla tecnologia fotovoltaica ma ai nostri dissennati governanti che non hanno ridotto tempestivamente gli incentivi. A Piergiuseppe, che si chiede in che senso io parli di “debito fuori bilancio” osservo che l’onere che grava sulle bollette è nella sostanza un’imposta, anche se applicata sotto la dizione “oneri generali di sistema”. E’ un’imposta sul consumo di energia con la quale lo Stato paga il debito che ha contratto verso i produttori di energie rinnovabili. Fortuna che i mercati finanziari non percepiscano questo enorme aumento del debito a carico dello Stato proprio perché è “fuori bilancio”.
      Gli incentivi alle rinnovabili sono stati la misura di politica industriale di gran lunga più rilevante degli ultimi anni. Anche attualizzando il debito stimato di 120 miliardi, come suggerito da Leonardo Ortiz, il costo è stato imponente e del tutto spropositato in termini di incentivi alla crescita dell’economia. A chi mi accusa di superficialità per non aver presentato un’analisi completa e comparata dei costi e benefici delle varie forme di produzione elettrica rispondo che sarebbe stato davvero superficiale tentare di farlo in un breve articolo, che invece si limita ad analizzare con dati e numeri uno solo dei tanti aspetti di questa complessa tematica.

  28. Alessandro Pagliara

    Caro Professore, l’analisi è troppo ridotta.Non parla di come si modifica il prezzo dell’energia grazie al fotovoltaico, non parla di come si distribuiscono gli incentivi tra fonti rinnovabili e “assimilate”, non parla degli incassi che lo stato prende subito grazie agli investimenti che si stanno facendo e che sono soldi privati. Invito qualche docente ad una analisi con numeri e non meramente qualitativa del fenomeno che prende in considerazione tutto quello che è successo in questi 5 anni sul sistema elettrico italiano. Ricordo che ormai 1 Kw fotovoltaico –> 1250 Kwh/anno ha un costo di €. 1500.00 cioè siamo ad un passo dalla grid parity con ammortamenti di 6-8 anni (a seconda della zona di installazione) questo significa che di questo passo tra 5 anni, considerando che potremmo applicare i costi tendenziali dei processori per PC avremmo grid parity in 3-4 anni. Siamo ad un passo dalla rivoluzione energetica reale. Darà fastidio a qualcuno? Ultima considerazione, la maggior parte degli incentivi di un impianto fotovoltaico rimane in Italia, sarà così anche quando usiamo il gas, carbone o uranio?

  29. donty

    Articolo tutto sommato fuorviante, come altri precedenti in tema di energia. Non capisco perché i pannelli fotovoltaici siano sempre tirati in ballo nelle deturpazioni paesaggistiche (ma ora, con le installazioni sopraelevate, ad esempio a copertura di parcheggi, il problema si riduce a zero), mentre la stragrande maggioranza della deturpazione del nostro territorio è dovuta al partito del cemento, quello sì che continua a mangiare territorio, e per sempre. Un capannone industriale (magari in disuso e ce ne sono migliaia) ha reso sine die inservibile un terreno precedentemente agricolo mentre un tot di pannelli solari a terra può sempre essere disinstallato in futuro.

  30. Gianni De Filippi

    Se installassimo pannelli fotovoltaici su tutti i tetti del nostro Paese molto probabilmente raggiungeremmo una elevatissima produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e ridurremmo drasticamente l’importazione di idrocarburi con un notevole beneficio per la bilancia dei pagamenti ed un’altrettanto notevole riduzione dell’inquinamento . Questa ipotesi è stata valutata da qualche esperto del settore?

  31. Bruno Stucchi

    E’ da anni che sostengo che non sono né il sole né il vento che fanno andare gli elettroni, ma gli incentivi statali, regionali, provinciali, comunali, condominiali eccetera. Togliete gli incentivi e gli elettroni si fermano. Il costo industriale i un kWh è di circa 10 centesimi. Il conto energia ne paga 42. Basta questo.

  32. Giacomo Vincenzi

    Scrivo da operatore del settore. E’ curioso che tanti professori si spendano a svelare la “truffa” del fotovoltaico, con i soliti 3 argomenti: perché incide sulla bolletta, inquina, distrugge i campi. Incide sulla bolletta sì, ma in maniera assolutamente minore rispetto a inceneritori e centrali a carbone e altre amenità che pure vengono incentivate; così come vengono incentivate le fabbriche di automobili, così come sono stati incentivate le migliaia di capannoni vuoti e sfitti in giro per le nostre periferie. Inoltre, checché se ne dica, il proprietario diventando produttore autoconsuma la sua energia e quindi risparmia sulla bolletta. Inquina: le celle si riciclano; il vetro si ricicla; la plastica si ricicla; l’alluminio si ricicla. Mi sembra debole l’argomento di chi attacca il FV perché i moduli sono importati: è un problema di mercato, non del fatto che si preferisce ideologicamente la merce importata. Mi è capitato più di una volta di ricevere queste critiche da persone che guidano macchine di grossa cilindrata o Suv: permettetemi di dire che in tal modo l’argomento perde credibilità. Distrugge i campi: sono felice di vedere come tante persone si scoprano amanti della natura. Nemmeno a me piace vedere la natura usurpata dagli impianti, né questi sono troppo convenienti ad aziende come la nostra che lavorano al 90% con impianti domestici e al 10% con impianti aziendali. La prassi burocratica è mastodontica, i costi accessori nascosti e imprevedibilmente elevati. Però è ora che ci iniziamo a domandare perché i campi vengano affittati o venduti dai contadini: le produzioni agricole (si veda Presa diretta di due settimane fa) sono spaventosamente in crisi, e questo è un problema che ci DEVE riguardare tutti! Ma non ha senso, ripeto, non ha assolutamente senso l’adagio da bar: “Bisogna smettere di fare gli impianti sui campi e farli fare su tutti i tetti”. Farli fare a chi? L’ultima parola è sempre della singola persona, non si possono imporre le cose coi fucili, a meno che non si scelga una politica energetica statalista,ma non credo sia il nostro caso dato che non abbiamo nemmeno un piano energetico nazionale! L’alternativa, cui credo guardi un maggior numero di esperti, è liberalizzare: non vedo risposta più concreta di tanti “piccoli”

  33. Nisodan

    Posso concordare, togliamo dalla bolletta gli incentivi ai fossili ed agli inceneritori, così non costa nulla agli utenti “tipo”. Abbiamo pagato per anni incentivi ai combustibili fossili ed inceneritori come fossero “rinnovabili” e adesso abbiamo il problema di come finanziare le rinnovabili vere? Buona Giornata

  34. Ro. Bo.

    Qualcuno ha fatto i conti di quanti MW sono installati e di quanti MW-h sono stati prodotti? Sarebbe interessante conoscere quanto costa 1 kW-h prodotto col solare, quanta energia é stata usata per produrre i pannelli solari e quanta energia dovrà essere utilizzata per il futuro smaltimento. Infine, quante centrali termoelettriche sono state dismesse o non verranno costruite perché esiste il FV.? Temo che questi conti nessuno li voglia fare sia per ragioni ideologiche sia per mantenere i guadagni enormi fatti alle spalle della collettività.

  35. Ivo

    Il fotovoltaico ha fatto crescere e farà crescere i costi dell’energia elettrica nel nostro paese… leggetevi bene il documento dell’autorità, da pagina 40 in poi…

  36. gandellini leonardo

    Tutto corretto, ma ritengo che l’investimento nelle rinnovabili sia il nostro futuro. Bisognerebbe considerare a parte l’inquinamento che nella nostra bilancia commerciale pesa notevolmente il costo del petrolio e del gas. Per quanto riguarda l’allevatore basterebbe riequilibrare il carico fiscale in modo che tutti paghino il giusto, in quanto il reddito che ricava non è agricolo. Faccio notare che in Germania (paese sicuramente meno irradiato del nostro) il fotovoltaico è diventato volano di sviluppo per l’economia.

  37. Graziano Ganzit

    Come sempre un atteggiamento virtuoso si trasforma in “patologia finanziaria” a beneficio di pochi furbi speculatori. Il peggio del peggio arriverà continuando a dare soldi ad una classe agricola totalmente allo sbando, senza idee, in preda alla “sindrome di Stoccolma” della agrochimica e del mais.Questi agricoltori vedono nel fotovoltaico sui loro terreni e nella produzione di mais per biomassa un futuro ideale fatto di poco o nullo lavoro e di reddito certo. Così non sarà perchè possiamo imbrogliare noi stessi ma non la Natura e le sue Leggi. In sintesi verranno avanti due problemi. Il primo agronomico e il secondo sociale. L’agronomico è legato ai costi di produzione del mais, alla debolezza della semente, alla caduta di humus nei terreni a causa di una monocultura che porta via tutto e riporta “digestato” e concimi chimici autentici veleni per la vita del terreno. Il sociale è legato ad una classe agricola che “possiede” la terra senza sentirsi responsabile della sua oculata conduzione. Ha delegato a questa scienza farlocca il suo futuro senza pensarci sù…è nel fosso e presto ci arriveremo anche noi. Ma non sono pessimista e cambiare si può, basta non arrivare tardi!

  38. markogts

    Di ritorno dalla Baviera, dove ogni secondo tetto è tappezzato di pannelli, leggo l’articolo di Ragazzi e rido di gusto. Brucia, eh, che le turbogas non siano più richieste nelle ore di picco estivo? Chissà quanti investimenti in fumo, quanti piani finanziari sballati per colpa di questi dannati pannelli fotovoltaici che rendono al massimo proprio quando c’è la massima richiesta di energia elettrica…

  39. Bruno Stucchi

    La parola magica che spaventa gli eolici e i fotoelltronici: “grid parity”.

  40. Gian Paolo Ignorante

    A breve potremmo dire di costruire pannelli solari con energia solare e all’ora potremmo far tacere le solite bocche d’ aria compressa.

  41. Luca

    Non so dove siano stati presi costi di 1500 €/kWp per il fotovoltaico, io cercando in giro non ho trovato niente al di sotto di 5500 (tutto compreso). Con questo valore ho fatto un confronto diretto con i pannelli per scaldare l’acqua, che quindi utilizzano la stessa fonte di energia in ingresso. Ho valutato che il costo per tonnellata di CO2 evitata è per questi utlimi (sostuituendo metano) di circa 180 €/t, mentre per il fotovoltaico (sostituzione del mix elettrico medio italiano) è di 430 €/t. Ne deduco che gli incentivi pagati dai consumatori sono allocati in modo non ottimale.

  42. markogts

    È stato appena pubblicato un rapporto che smentisce Ragazzi su tutta la linea. Tra le chicche: “(…)emerge che nel 2010 il costo dell’incentivazione per lo sviluppo del fotovoltaico è stato quantificato dal GSE in 826 milioni di euro, un valore modesto – spiega Anie/Gifi – se paragonato agli oneri A3 complessivi pagati dai consumatori in bolletta, che ammontano a un totale di quasi 6 miliardi l’anno (…)” “il fotovoltaico ha dato origine ad un effetto moltiplicatore, con importanti benefici per l’economia nazionale, pari ad oltre 10 volte l’incentivo erogato.”

  43. Andrea

    Come suggeriva Padoa Schioppa, la classe dirigente, cui includo l’autore dell’articolo, ha grandi responsabilità e dovrebbe guardare lontano; come diceva il professore di chimica Ralli al mio I anno della facolta’ di Ingegneria, spiegando le plastiche originate dagli idrocarburi: “…e pensate che il petrolio noi lo bruciamo…”. La strategia di incrementare l’uso delle “rinnovabili” va vista questa ottica spiegata, ovvero, per rimanere sul terreno economico, in un ottica di prezzi degli idrocarburi (molto) crescenti.

  44. Luca Salvarani

    Parole sante prof. Ragazzi! E’ incredibile come moltissime persone si bevano questa sciocchezza madornale del fotovoltaico… sciocchezza tecnologica prima ancora che economico-finanziaria come Lei ha ben spiegato anche in altri articoli. Per me potete installare tutti i pannelli che volete a condizione che lo facciate esclusivamente coi VOSTRI soldi! PS Spero vivamente che chi ha investito in questi progetti per assicurarsi una comoda rendita sulle spalle dei consumatori, anzichè guadagnare soldi competendo onestamente sul mercato, subisca forti perdite grazie alla auspicabile futura riduzione dei sussidi concessi dallo stato. Fosse per me li azzererei all’istante e chiederei il rimborso anche di tutti quelli pagati finora! so che sarà molto difficile ma ci spero!

  45. Davide Pasini

    Mai stato un sostentore del fotovoltaico su larga scala, ma di quello su piccola scala sì. E non intendo supportare la speculazione nel settore delle rinnovabili. Fatte queste premesse penso che il peso sulla bolletta sia quanto meno auspicabile, ed encomiabile. Cosa che non si può dire del peso in bolletta dei costi per la realizzazione degli inceneritori di rifiuti, o di quello per lo smaltimento, o meglio del mantenimento, dei depositi di scorie nucleari la cui dismissione e inertizzazione viene PERMANENTEMENTE rinviata. Approfondiamo il merito delle notizie prima di diffonderle, per cortesia. Non tutte le rinnovabili sono uguali, e non tutta la gestione del conto energia è semplice e trasparente. Andiamo a verificare quanto ci pesa l’investimento mafioso nell’eolico in puglia, calabria ecc, ma non andiamo ad infierire sui costi dei piccoli impianti, tramite i quali le famiglie italiane contribuiscono al fabbisogno energetico nazionale ed alla realizzazione della generazione distribuita.

  46. Marco Achilli

    Dei 6 mld di oneri di sistema il Fv conta per il 13,7%. Terreni agricoli e scempio -> meno dello 0,07% del terreno agricolo disponibile se venissero installati (e non lo saranno) tutte le domande di connessione presentate, detto questo condivido che è meglio farlo sui tetti delle aziende e delle case dove c’è autoconsumo. Quanta nuova occupazione da Fv nel solo 2010 ? diretti 13.000, indiretti 50.000, questo non conta nulla ? Quante tasse pagate dai possessori di Impianti FV ? quanta IVA (anche l’agricoltore)? L’agricoltore non paga le tasse non solo sul FV ma su tutto il resto, sa quanti non coltivano più perchè anche così perdono soldi ? se fanno FV possono avere una fonte di reddito aggiuntiva che consente loro di continuare a coltivare.

  47. Giovanni Carrosio

    Condivido pienamente il commento di Davide Pasini. Sulle rinnovabili, in particolare il fotovoltaico, vanno valutati anche gli importanti aspetti sociali della diffusione della tecnologia. Grazie ai piccoli impianti, tante famiglie italiane sono diventate direttamente produttrici di energia, facendo un investimento virtuoso al quale giustamente debbono contribuire tutti i consumatori di energia elettrica. Molta polemica si fa sul peso del fotovoltaico nelle bollette, ma troppo poco in passato si è sentito sulla decina di voci che incidono su di esse (cip6, dismissione centrali nucleare, contributo per le ferrovie dello stato, ecc). Certamente la strada era quella di incentivare di più i piccoli impianti (tendenzialmente capaci di creare più effetto moltiplicatore a livello locale) e meno i grandi impianti (spesso costruiti con capitali, manodopera, componentistica straniera). La polemica sul costo in bolletta però mi sembra più un vezzo degli economisti che un problema reale: dai sondaggi che sono stati fatti, gli italiani non sisdegnano il loro contributo economico per le rinnovabili. energyandsociology.wordpress.com

  48. emiliano

    Salve, mi piacerebbe sapere in che misura incide sul costo delle bollette la dicitura “e assimilate” che si accompagna a quella delle energie rinnovabili nel testo della delibera del comitato interministeriale dei prezzi. Per dirla in un altro modo, di quanto potrebbero calare le bollette se i contributi cip6 non venissero più corrisposti a chi produce elettricità con l’incenerimento dei rifiuti? Grazie, Emiliano Cillo

  49. Francesco Possi

    Tutti questi discorsi, mi sembra eludano un tema fondamentale; credo che nessuno abbia spiegato agli italiani in termini universalmente comprensibili che la difesa dell’ambiente ottenibile modificando il mix di produzione dell’energia, ha un costo che bisogna essere preparati a sopportare. Esistono ad esempio limiti insuperabili (2° legge della termodinamica) per il rendimento degli impianti fotovoltaici; e per quanto riguarda l’inquinamento, si tende a dimenticare che gli accumulatori necessari per uniformare l’erogazione dell’energia (in funzione della richiesta) degli impianti fotovoltaici ed eolici sono tra i peggiori inquinatori dell’ambiente che io conosca (piombo e suoi derivati). Francesco Possi

  50. cini

    Sottolineate anche il concetto che con le rinnovabili le persone hanno la possibilità di autoprodurre l’energia che una famiglia, un’azienda consuma! Questo è il concetto che deve passare per una società consapevole; le persone si indebitano per l’acquisto di un’autovettura, magari di lusso, senza averne la possibilità; per entrare nelle citta con le automobili servono gli euro 5. Una persona deve investire su una nuova macchina per poter crcolare nella propria città senza nessun ritorno economico. Ma nn si indebitano per istallare un impianto fotovoltaico, per esempio, che gli consentirebbe, anche senza gli incentivi statali, di ridurre il costo della bolletta di essere attore primario nella produzione di energia e di contribuire ad abbassare l’inquinamento! Con o senza incentivi! Contribuite a fare anche voi informazione per cortesia.

  51. zil

    La strada delle rinnovabili è quella giusta. Guardare qui.

  52. federico

    Buongiorno, ho letto diversi commenti che mi trovano concorde: in bolletta ci sono tante voci al di là del fotovoltaico (dismissioni centrali nucleari, ferrovie dello stato, cip6 …) e se si vogliono davvero approfondire i numeri bisognerebbe farlo in maniera completa, senza esclusioni. Aggiungo il link ad uno studio che mostra che l’indotto generato dal fotovoltaico sia largamente superiore ai costi. Come tutti gli studi avrà favorevoli e contrari e le obiezioni ed il confronto leciti, ma quando in un articolo si afferma che “il debito accumulato è di 120 miliardi. Né una simile politica si può giustificare con un minore inquinamento” bisognerebbe considerare anche i benefici e non solo i costi. Tra i benefici aggiungo che i kw di fotovoltaico installati non causeranno mai disastri nucleari nè, quindi, milioni di euro per fronteggiare il disastro e decine di anni di di contaminazione del suolo.

  53. Rinaldo Sorgenti

    Alcuni commenti chiedono di considerare tutti i benefici derivati dal FV, come mitigazione della “STANGATA” dei relativi costi che pagano TUTTI in Bolletta, anche chi al FV non è interessato! Ebbene, sarebbe allora necessario anche considerare l’alto costo richiesto dalle Centrali di “back-up” indispensabili per fornire EE quando Sole e Vento non ci sono. Ora gli Operatori chiedono anche il “capacity payment”! Incredibile invece cercare di giustificare gli enormi incentivi con quelli corrisposti anche per i termovalorizzatori rifiuti. Peraltro, questi moderni impianti sono necessari ed opportuni per evitare di portare in discarica (con un impatto ambientale che nessuno commenta) decine di milioni di rifiuti. Se in Bolletta vengono caricati altri costi, magari criticabili, non è che per questo possiamo giustificare esborsi faraonici per la speculazione del Solare FV. Anzi! Gli investimenti nel Solare FV li dovrebbe finanziare chi li vuole e li utilizza, se davvero ci crede, non tutti gli altri, pensionati compresi.

  54. Precario2

    Lasciando da parte per un attimo la giungla delle rinnovabili così com’è stata concepita su cui però tornerò in seguito, secondo me il problema di fondo è il sistema di conteggio dei costi. Meglio una bolletta da 100euro con 10 (numero messo a mero esempio) ton di CO2 in più o una bolletta da 110euro con 10 ton di CO2 in meno? In altre parole quanto costano le 10 ton di CO2? Rispondetemi e poi parlate di costi. Sul fatto poi che le rinnovabili siano una giungla è assodato. Ad esempio: il fotovoltaico a terra non ha senso, i terreni agricoli devono essere coltivati; lo scambio sul posto è da valorizzare specie per i piccoli produttori; gli incentivi sono troppo alti a fronte dei benefici e premiano i grandi produttori. Ritornando sul calcolo dei costi ricordo che il problema del calcolo dei costi sistemici lo aveva sollevato un certo Karl William Kapp… Provate a rispolverarlo.

  55. Francesco

    Egregio sig Pagliara, è propio una questione di approccio, vede lei è convinto che la spesa per un impianto FTV rimaga in Italia, mentre ad esempio l’uranio và all’estero; niente di più sbagliato, l costo di un impianto FTV è al 90% costiuito dai moduli, la costruzione delle celle è fortemente energivora (4 anni di produzione per restituire l’energia di costruzione) la possono fare i paesi dove l’energia costa poco, cioè chi usa nucleare o carbone, al massimo in Italia li possiamo assemblare i pannelli vuol dire un 10% del costo. Al contraio il costo KWh da nucleare è dovuto al 90% dal costo del’ impianto e 10% dal combustibile per cui avrebbe fra tutte le fonti di energia la max ricaduta sull’industria nazionale.

  56. Marcello Romagnoli

    Non vedo conteggiati nei conti il risparmio derivante dal non aver acquistato petrolio o gas per produrre 13-14mila Mw. Secondo me l’autore dovrebbe rifare i conti in modo meno fazioso

  57. Massimo Lupoi

    Quanto si parla di costi delle rinnovabili si mette sempre tutto nello stesso calderone. Se distinguiamo le rinnovabili FINTE ( detto CIP6) e quelle vere i numeri cambiamo radicalmente. Dati GSE rilevabili sul sito della camera (http://documenti.camera.it/leg16/dossier/Testi/AP0028.htm#_Toc219780136) Anno 2006: totale 6,119 miliandi di cui CIP6 sono 4,362 miliardi. Dal sito GSE abbiamo i ritiri di energia da parte del GSE per la vendita in borsa, anno 2010: 37.707 GWh di cui assimilate alle rinnovabili ( CIP6) 31.558 GWh. Cosa solo le CIP6?….combustibili di processo, residui o recuperi di energia; combustibili fossili ( http://www.autorita.energia.it/it/dati/elenco_dati.htm). Quindi i costi eccessivi di cui si parla sono dovuti agli incentivi alle centrali fossili spacciate per rinnovabili grazie ad una normativa CIP6 emessa dal Governo Andreotti! Se si vuole ridurre il costo dell’80% basterebbe eliminare i sussidi al CIP6, cioè gli incentivi ad inquinare!!

  58. Nicola Criniti

    Gli ultimi dati certi a consuntivo segnalano il rapporto costi-benefici del fotovoltaico in termini di 1 a 4. Ogni euro speso per gli incentivi lo stato ne ha incassati 4. Mi sembra grave omettere i benefici della tecnologia Maggiore occupazione e imprenditorialità che portano nelle casse dell’erario un aumentato gettito (IVA, Ires, Irpef etc.) Forte contrazione di acquisti di combustibili fossili dall’estero. Parliamo al riguardo di costi crescenti, come mostrano le vicende di questi giorni. Abbattimento del picco di prezzo del PUN (prezzo unico nazionale) che nella fascia “storica” tra le 11 e le 12 è ormai “inoffensivo” grazie all’uso diffuso di fotovoltaico (che a quell’ora funziona bene e costa zero!). Un grosso risparmio. L’italia non paga le sanzioni dei protocolli internazionali cui da anni ha aderito. I benefici sociali sono incalcolabili: la centrale ENEL di Brindisi nel 2009 è costata 700 milioni di € per danni ambientali e sanitari (Fonte AEA, Agenzia Euopea per l’Ambiente) Benefici per famiglie e imprese che, passate alle rinnovabili, abbattere i consumi energetici e hanno maggiore disponibilità economica (da spendere, rilanciando così i consumi!) Può bastare?

  59. Roberto Gasparini

    Consideriamo l’amico contadino (si parla solo di quanto guadagnerà).80.000 euro-anno. Con incentivo di,supponiamo, 0.44 al kw.Significa che produce 181.818 kw-anno, ha installato non alcuni ma ben 151 kwp su circa 350mq e una spesa intorno ai 604.000 euro che sono comunque finiti nelle varie tasche creando quindi potere d’acquisto. Quando inizierà a guadagnare, sarà auspicabile e penso gli convenga, acquisti più di un’auto elettrica,installi pompe di calore,ecc… così immetterà nel giro altri euro. Guardiamo avanti per favore.

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