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Non è solo una questione di orgoglio nazionale, ma anche e soprattutto di efficacia delle riforme. Oggi in Europa, i divari nei tassi di crescita delle diverse regioni ripercorrono i confini nazionali, come evidenziato dal grafico qui sotto (che mostra in colori diversi i tassi di crescita di diverse regioni; in rosso quelle che vanno peggio, in verde le migliori). In Italia crescono poco tanto le regioni del nord quanto quelle del Mezzogiorno. Questo sembra indicare che le riforme strutturali, quelle che servono a rilanciare la crescita, devono essere definite ed attuate Paese per Paese. In Italia abbiamo bisogno di riforme che affrontino i nodi strutturali, specifici del nostro paese. Bene, dunque, che le riforme per la crescita siano decise da noi, invece che essere imposte dallesterno. Abbiamo bisogno di un governo pienamente in carica. Il duunvirato Merkozy non può fare le sue veci.
A questo link potete trovare l’immagine ad alta definizione, dal sito dell’Eurostat.
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SAVINO
Non concordo con l’articolo. Dobbiamo fare un bagno di umiltà, anzichè esaltare fantomatiche qualità che non abbiamo. Non possiamo minimamente equipararci ai partner europei ed occidentali, da cui dobbiamo solo prendere esempio. Siamo almeno 100 anni indietro. Qui non vivono nè santi nè eroi. Siamo solo un Paese ridicolo e per cambiare, come prima cosa, dobbiamo guardarci allo specchio. Se ci fate caso, è proprio ciò che non abbiamo il coraggio di fare.
GIACOMO PETTERLE
L’interesse suscitato dalla carta geografica con evidenziati i tassi di crescita del pil per regioni è assoluto. Evidenzia infatti come alcuni tra i paesi cresciuti di più come Spagna, Irlanda, parte dell’Europa dell’Est sono anche quelli che hanno di fatto sofferto di più la cosidetta “grande recessione”. Quindi al di la del fatto di evidenziare delle omogeneità per sistema paese direi abbastanza scontate poichè basate su un quadro politico, giuridico, amministrativo omogeneo e implicito nell’esistenza stessa degli stati nazionali è a mio avviso una forte critica sottesa al modello prevalente di crescita della ricchezza degli ultimi anni o perlomeno della sua sostenibilità.
Antonio
Mi pare che la spinta verso determinate politiche propugnate dal duo “Merkozy” derivino proprio dall’assenza di un governo pienamente in carica nel nostro paese. Da mesi il nostro esecutivo si barcamena tra le necessità personali dei propri esponenti più in vista e quelle del partito di Bossi, senza riuscire a dare le risposte che l’UE si attende. In questo contesto credo che sia quantomeno auspicabile una spinta dall’estero.
francesco pontelli
All di là delle risate del “nano ” francese mi domando : come mai ora tutti chiedono le norme per lo sviluppo finalizzato alla ripresa economica ? Come mai dieci o vent’anni fa nessuno degli economisti chiedeva di rivedere i criteri della spesa pubblica? Come mai solo ora viene fuori che il nostro debito è stato usato NON per infrastrutture ma per mantenere un consenso che ha visto centro sinistra alleato della sinistra , negli anni 70-90 , con la complicità di ” economisti ” di partito e di giornalisti genuflessi ? Come mai? Francesco Pontelli
savepan
Perchè meravigliarsi se i capi di stato europei ridono del nostro? Non sappiamo (e l’abbiamo scritto) che in Europa ci va a raccontare barzellette? Quale considerazione avere di uno che fino all’altro giorno negava che l’Italia fosse toccata dalla crisi? Quale credibilità si può avere di un governo che è in grado solo di inventarsi qualche altro condono? Ma non era stato proprio lui, B:, ad invocare esplicitamente l’imposizione dell’Europa per la riforma delle pensioni, altrimenti il suo alleato leghista non l’avrebbe accettata?
Alessandro Pagliara
Interessante sarebbe vedere i dati della cartina aggiornati post crisi economica e quindi almeno del 2010..in questo modo si depurerebbero i dati al netto delle speculazioni. Vorrei proprio vedere i colori della Spagna e di buona parte di UK, Irlanda, e Francia…. Peccato per un governo del genere, ma noi al momento rimaniamo i più solidi dopo la Germania…attendiamo ancora qualche mese per vedere la fine di molte banche e poi aziende francesi.
Imma Raspitzu
Perché mai queste riforme strutturali non arrivano? Si continua con i condoni povera Italietta governata per anni(molti) da ricchi che la crisi neanche sfiora. L’attuale situazione era prevedibile e a pagare il prezzo piu alto i più deboli, evviva i nostri preparatissimi e onesti politici è questo che meritiamo?
Piero
Il nostro male è profondo ed è causato da una serie articolata e complessa di situazioni che sono di difficilissima soluzione. Pensioni: quelle di anzianità sono una perla tutta italiana, ma come si fa a smantellarle dalloggi al domani; burocrazia, quando si parla di semplificazioni mi vengono i brividi perché sino ad ora ho solo visto complicazioni; evasione fiscale, si vuole fare dellItalia un popolo di delatori perché lo Stato non è in grado di adempiere ai suoi compiti; Dipendenti pubblici (sono uno di questi), mi chiedo quanti sono quelli che sono stati assunti nella pubblica amministrazione per carità, e non parlo di quelli che proprio non servono, se non a quella burocrazia che si autoalimenta di scartoffie; ed infine i costi della politica, ma non mi riferisco agli ignobili privilegi della casta, ma alle opere, alle infrastrutture, agli enti inutili che sono stati finanziati da questo o quel politico per ottenere il consenso. In una Italia così, il governo di B è solo uno dei tanti problemi. La soluzione, cambiare tutto, come: non lo so, sottovoce sussurro rivoluzione.
Fede
Stando ai colori la tessaglia è messa meglio della Lombardia? Potreste spiegare meglio la mappa? Grazie
La redazione
Abbiamo provveduto a scrivere con caratteri più grandi ed in italiano la legenda, sperando possa essere utile per capire meglio l’immagine. Chiediamo scusa a tutti i lettori per i disagi causati dalla scarsa risoluzione dell’immagine. Provvederemo a trovare modi più efficaci per proporvi immagini e tabelle. Vi ringraziamo per le vostre segnalazioni in merito.
La redazione.
Valerio
Il nocciolo della questione è, a mio giudizio, relativo alla questione se un sistema partitico frammentato ed in larga parte populista sia in grado di trovare al suo interno l’input necessario a riformare. Purtroppo temo di no e, di conseguenza, maggiore diventa l’interesse politico ed economico dei paesi esteri sulla crescita italiana, maggiori possibilità avremo di trovare una forza in grado di costringerci allo sviluppo. In poche parole, uno scomodo “tiranno” di Bruxelles potrebbe essere una soluzione valida alla staticità politica di Roma.
Piero
Dubito che l’Italia stia peggio della Romania o della Grecia. L’autore della cartina dovrebbe spiegare queste informazioni, io penso che abbia commesso un errore.
La redazione
La fonte è Eurostat (La redazione)
AM
La situazione è grave, ma non irreparabile e non peggiore di tanti altri paesi. A questo punto, come ha detto Draghi, il recupero dell’Italia dipende dagli italiani. Si ha tuttavia l’impressione che come al solito prevalgano interessi corporativi e politici, ognuno vuol far sostenere agli altri i sacrifici e quindi ricorre a minacce, ricatti e intrighi. Aggiungasi che di fatto siamo già in campagna elettorale ed ogni raggruppamento politico tende a estraniarsi dalle misure dolorose ma necessarie al fine di non perdere voti.
ncs
Spaccato dati interessante. Attenzione però a non vedere nell’Europa un vincolo in negativo. Quante volte abbiam osservato che, senza Europa e Euro, chissà dove saremmo ora. E quante volte ancora speriamo che il vincolo internazionale europeo solleciti tutti alle scelte migliori. Che Francia e Germania ci facciano un po’ di “fiato sul collo” è cosa utile adesso. Perché, tra osservare che abbiamo bisogno di riforme e farle davvero, la strada è lunga e piena di vie traverse …
Enrico D'Elia
La cartina ci ricorda in modo abbastanza evidente che ci sono forti divari di crescita tra le regioni europee. Nella maggior parte dei casi, le aree che crescono più velocemente sono quelle che partivano da un livello di reddito pro capite più basso e questo è un segno che, al di là delle polemiche, le politiche comunitarie sono riuscite a ridurre alcuni dei divari che esistevano tra i cittadini europei. La vera eccezione è la ex Germania Ovest, che era già più ricca della media ed ha continuato a crescere più velocemente anche nell'ultimo decennio. Alcuni malpensanti sostengono che la crescita tedesca sia avvenuta a scapito degli altri paesi europei, ma proprio guardando quella cartina viene il sospetto che la Germania sia cresciuta anche facendosi trainare dallo sviluppo della ex DDR. Forse l'Italia dovrebbe imparare a "sfruttare" il ritardo del Mezzogiorno per fare altrettanto.
matteo
Dati interessanti, analisi non scontata. In un mondo complesso, tutti i livelli di governo dovrebbero fare la loro parte. Nell’UE e nell’Eurozona, siamo purtroppo ancora senza un governo democratico ed efficace: e quello è il livello necessario per dialogare con i player mondiali e giocare un ruolo.Inoltre i confini che ricalcano quelli nazionali sono anche la conseguenza di politiche ancora nazionali e regionali invece che europee. Senza nulla togliere alla necessità di avere noi governo pienamente in carica ed efficace: per il tipo di riforme da fare, di unità nazionale direi
cgmarco
Abbiamo bisogno di un governo talmente credibile e determinato da saper suscitare una vera e propria rivolta contro la politica economica della UE e di merkozy,che, se pur riuscirà a salvarci, ci condannerà ad un altro decennio perduto, alla giapponese. Peraltro, non sembra che questa politica incontri il favore dei mercati
Enrico Motta
Ma che senso ha presentare una carta geografica dell’Europa sulle variazioni del PIL 2008, senza presentare quale era il PIL pro capite in assoluto? A parte il ritardo dei dati, balza subito all’occhio che le regioni colorate in rosso, cioè che crescono meno, si trovano in Italia centro-nord, Francia, Germania e una in Turchia. Almeno siamo in buona compagnia. Sarebbe opportuno completare l’articolo con la carta geografica che mostra il PIL in quel momento, non solo le variazioni. Grazie.
Maurizio
E’ comparso oggi sul “Corriere” una pagina a pagamento che invita i cittadini a comprare i titoli di Stato, cioè a comprare noi stessi il nostro debito pubblico, ridistribuendo così ai cittadini stessi gli interessi pagati periodicamente. Non sono affatto un tecnico e quindi non riesco a vedere quali potrebbero essere i risvolti concreti o teorici, positivi o negativi della proposta se fosse adottata su larga scala come suggerito dall’autore. E’ sensato chiedere una vostra valutazione?
marcello
In questi giorni si parla molto di riforme ma, vista l’arretratezza e la lentezza una questione sorge spontanea la domanda: da dove cominciare? La logica, che spesso latita, vorrebbe che si iniziasse da dove c’è “più ciccia”, cioè da dove attraverso meccanismi relativamente semplici è possibile recuperare risorse da investire. Personalmente non credo che la priorità del nostro sistema sia una riforma, pasticciata del mercato del lavoro, tra l’altro aspetto ancora qualcuno che dimostri che allungando l’età pensionabile si crei occupazione, quanto piuttosto una seria riforma fiscale. In un Paese in cui il lavoro dipendente che rappresenta più o meno la metà degli occupati paga oltre l’80% dell’IRPEF e dove l’evasione dell’iva è pari a quella dichiarata forse necessita di interventi immediati. C’è poi un altro “spinoso” tema “la rendita”. Nel nostro Paese la Rendita (terriera, Immobiliare, di monopolio, di quasi monopolio, di trust, di mercato multilaterale,ecc) si è presa una larga fetta del PIL. E’ mai possibile che si debbano avere le tariffe telefoniche più alte della UE, gli ordini professionali, le farmacie ereditarie, le concessioni balneari a vita, i servizi bancari più cari
Francesco
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Mauro Gonano
Forse le sottopongo una domanda/proposta ingenua o di difficile/impossibile attuazione, tuttavia, se venisse abolita qualsiasi esenzione dall’ l’ICI ( anche sulla prima casa ed anche sulle proprietà del Vaticano, fatta eccezione per quelle destinate al culto, quali le chiese ) potremmo destinare il ricavato esclusivamente al riacquisto del nostro debito tramite BTP decennali? Potrebbe essere un modo per trasformare in investimento una tassa? Mauro Gonano
paolo
Una banca per concedermi un mutuo, cioè per prestarmi dei soldi, mi chiede un’ipoteca sulla casa. Questo permette alla banca di avere sufficienti garanzie e a me di non pagare tassi eccessivamente alti causa rischio insolvenza. Perchè lo stato non può ipotecare quote dei propri immobili per garantire i propri titoli? Questo non potrebbe incentivare l’acquisto di titoli e calmierare gli abusi speculativi?