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L’EVASIONE SI BATTE CON L’INFORMAZIONE

Con il nuovo governo si tornerà a parlare di lotta all’evasione fiscale. Ma quali sono gli strumenti per affrontare un problema complesso e antico? Si possono accrescere i vincoli alla compensazione dei crediti Iva. E vanno applicate o estese le misure che hanno dimostrato di essere efficaci per aumentare il costo dell’evasione. Ma nel medio periodo è cruciale il tema della qualità e dell’utilizzo delle informazioni. L’amministrazione finanziaria dovrebbe razionalizzare le sue richieste di dati. E usare tutti quelli a sua disposizione per prevenire e non solo per reprimere.

Il prossimo varo del governo riporterà presumibilmente in auge la questione della lotta all’evasione, degli strumenti adottabili e dei possibili benefici in termini di gettito. È utile innanzitutto riepilogare alcuni dati di fatto, che, per quanto noti in letteratura, sono spesso misconosciuti nel dibattito pubblico.

UN PROBLEMA COMPLESSO E ANTICO

L’evasione è un fenomeno complesso, che dipende anche dalla convenienza e rischiosità (aliquote, controlli e sanzioni) nonché da variabili morali e sociali (la tax morale, il livello di complessità del sistema fiscale, l’efficienza e l’equità della spesa pubblica). Tuttavia, la letteratura economica più recente dà particolare rilevanza al contesto informativo. Ad esempio,  l’evasione fiscale in Danimarca è più bassa di quella italiana non tanto perché la tax morale sia più elevata (la propensione all’evasione dei lavoratori autonomi danesi è stimata pari al 37%) ma piuttosto perché per la maggior parte dei redditi conseguiti esiste un sostituto d’imposta o comunque una fonte di informazione affidabile. (1)
In Italia il problema è antico ma non immutabile: secondo le stime dell’Agenzia delle Entrate, recepite dalla Corte dei Conti e rese note nel recente Rapporto Giovannini, l’evasione dell’Iva nel 2007 è diminuita di 3 punti di Pil e nel 2009 si è ridotta di 0,8 punti di Pil, dopo un lieve aumento nel 2008. Più in generale, l’evasione dell’Iva sembra mostrare una tendenza alla diminuzione, come del resto accade per il sommerso economico stimato dall’Istat, a partire dall’inizio del secolo. Tuttavia, questa tendenza non è né lineare né acquisita.
Sulla base di queste premesse è conseguente affermare, innanzitutto, che non esistono soluzioni miracolistiche del problema e, in secondo luogo, che è saggio cercare di capire cosa potrebbe funzionare partendo dall’esperienza fatta in questi ultimi 15 anni.

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PIÙ VINCOLI E PIÙ DATI

In concreto, si potrebbe cominciare con l’aumentare i vincoli alla compensazione dei crediti Iva, la cui esperibilità, fino a poco tempo fa, senza alcun filtro amministrativo efficace, ha fatto parlare di un vero e proprio bancomat dell’evasione. (2) Poiché il credito Iva dovrebbe sorgere solo in alcune situazioni particolari, la dinamica osservata a partire dal 1998 è particolarmente sospetta in quanto una situazione di credito può derivare dall’omessa fatturazione o dal coinvolgimento in frodi carosello. L’articolo 10 del decreto legge 78/2009 ha disposto l’obbligo di presentazione della dichiarazione per l’utilizzo dei crediti di importo superiore a 10mila euro e la necessità del visto di conformità da parte del professionista per l’utilizzo di quelli di importo superiore a 15mila. Questa norma ha prodotto una riduzione di compensazioni di circa 6 miliardi nel 2009, su un totale di circa 27 miliardi (ovviamente, non tutte false). È auspicabile l’abbassamento del limite dei 15mila euro, eventualmente attuato in precedenza per le compensazioni esterne (cioè con debiti d’imposta non Iva), e, più in generale, il miglioramento dell’azione di amministrazione e gestione della posizione del contribuente in credito Iva.
In secondo luogo, vanno applicate o estese le misure che in questi anni hanno dimostrato di essere efficaci, e ne vanno introdotte altre, per aumentare il costo dell’evasione sia per incrementare la quantità e la qualità delle informazioni disponibili all’amministrazione fiscale.
In queste direzioni, sarebbero auspicabili ulteriori limiti ai pagamenti in contante -anche se la proposta di tassare l’utilizzo del contante non è praticabile in un’economia pulviscolare come quella italiana- e misure di facilitazione della tracciabilità dei compensi, dei consumi e dei patrimoni. Su quest’ultimo aspetto, tuttavia, le proposte di inserimento in dichiarazione dei dati del patrimonio finanziario sono state recentemente superate dalla possibilità per l’Amministrazione fiscale di selezionare dall’anagrafe dei conti correnti, un database certamente più affidabile rispetto alle informazioni autodichiarate dai contribuenti, liste di soggetti da sottoporre a controlli anche al di fuori di procedure di accertamento.
Nel medio periodo, il tema della qualità e dell’utilizzo delle informazioni è quello cruciale. Oggi, in teoria l’Amministrazione fiscale ha accesso a un numero molto rilevante di database, ma la disponibilità effettiva e la qualità dei dati sono probabilmente inferiori ai livelli potenziali. In un contesto come quello italiano, caratterizzato da una pletora di attività economiche che dell’impresa hanno solo la forma giuridica e non la struttura aziendale, va valorizzato il flusso informativo spontaneamente proveniente dalle imprese strutturate che, per propria rigidità organizzativa, hanno la necessità di tenere una contabilità affidabile dei rapporti con fornitori degli input (lavoratori, consulenti, fornitori) (3). Queste imprese organizzate potrebbero essere utilizzate per una mappatura di tutti i loro fornitori “autonomi”, indipendentemente dalla categoria fiscale di appartenenza, professioni o imprese. Questa informazione va arricchita con quella fornita da tutte le altre banche dati e utilizzata dall’amministrazione possibilmente in modo preventivo e non solo repressivo. Si tratta, in altri termini, di far sapere al contribuente prima della dichiarazione che l’amministrazione c’è e che l’amministrazione conosce, o quantomeno non è completamente al buio sul suo guadagno plausibile in un determinato periodo d’imposta. (4) Ciò consentirebbe, da un lato, di concentrare l’azione repressiva su un numero inferiore di soggetti e, dall’altro lato, costringerebbe l’amministrazione stessa a razionalizzare le sue richieste di informazioni ai contribuenti, troppo spesso ripetute.

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(1) Cfr. Kleven et al. “Unwilling or unable to cheat”, Econometrica, 2011.
(2)
Cfr. Roberto Convenevole, “La materia oscura dell’Iva”, edizioni ilmiolibro.it.
(3)
È questo una delle ricadute fondamentali dell’analisi della tassazione attraverso le aziende sviluppata da Raffaello Lupi.
(4)
Per una proposta articolata in questa direzione, cfr. M. Romano e V. Visco “Più banche dati meno evasione”.

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22 commenti

  1. Luigi Romano

    Mi piacerebbe vedere una analisi comparativa europea delle pene previste per chi evade le imposte. Da noi se l’importo evaso è maggiore di 3 milioni di euro scatta la prigione. Se tale elevata asticella venisse abbassata a 100 mila euro certamente cambierebbe l’atteggiamento degli imprenditori, in primis, seguiti da professionisti e commercianti. Al di fuori dell’Italia nessuno si sogna di non emettere scontrini o fatture; chiusura e pene severe seguono a ruota. Un lavoratore dipendente non può evadere, un imprenditore ha migliaia di modi x truccare i conti ed i bilanci; certo della scarsa probabilità di essere beccato. La delazione al fisco, chiamando il 117, come varie volte ho fatto, deve essere considerato un “dovere” di ogni buon cittadino, come in tanti paesi calvinisti, e a chi procura un grosso beneficio all’Erario, anche un bel premio, come negli Usa.

  2. massimo consolini

    Mi domando se tra le misure atte a reprimere l’evasione fiscale non sia da inserire anche, evidentemente nei casi più gravi, la misura dell’esclusione, per un periodo di tempo proporzionale alla gravità del reato, sia dal diritto di elettorato attivo, al fine di sanzionare un comportamento antisociale (se non vuoi contribuire al benessere della collettività non ti consento di decidere chi deve governare questa stessa collettività), sia dal diritto di elettorato passivo, per tagliare l’erba sotto i piedi di chi, per farsi eleggere, fa leva sul consenso di fasce della popolazione propensa ad evadere.

  3. Cleto IAFRATE

    Sono d’accordo a metà con l’autore. La sua proposta riguarda l’evasione futura. Ma per quanto riguarda l’evasione che c’è stata fino ad oggi, come la mettiamo? Si stima che OGNI ANNO circa 180,3 miliardi di euro vengano sottratti all’erario; quasi tutti autoreciclati dagli stessi evasori. Ritengo che almeno ogni 7/8 anni (proprio come è avvenuto con i condoni negli ultimi 30 anni) debba essere varata una patrimoniale “una tantum” con ALIQUOTA PERSONALE CONGRUA (piuttosto che proporzionale oppure progressiva). Il messaggio che riceve il contribuente da un condono è il seguente: evadi pure, tanto prima o poi ci sarà un condono oppure uno scudo che ti assolverà. Il messaggio, invece, che lo stesso contribuente riceverebbe dalla previsione ogni sette anni di una simile patrimoniale sarebbe il seguente: se evadi prima o poi dovrai restituire il maltorto in quanto i tuoi beni risulteranno incongrui rispetto alla media dei tuoi redditi dichiarati. Inoltre l’imposta di successione dovrebbe assomigliare ad un PRE-“GIUDIZIO UNIVERSALE” (con aliquota personale e non progressiva). http://www.grnet.it/lopinione/99-lopinione/2382-lotta-allevasione-ed-ipotesi-di-tassazione-delle-rendit

  4. Torelli Roberto

    L’evasione fiscale e contributiva è legalizzata e permessa dall’attuale legislazione. La legge 600/73 e poi la legge 917/86 e seguenti, mettendo un limite al reddito tassabile degli imprenditori, dei liberi professionisti e degli autonomi tramite gli studi di settore o altro metodo forfetario, oltre tale limite ha inizio la colossale evsione fiscale, perchè per l’amministrazione tributaria basta che i contribuenti di tali categorie risultino CONGRUI o CONGRUI e COERENTI con gli studi di settore a loro assegnato.( Vedi accordo governo/Associazione delle categorie interessate del 12 dicembre 2006). Quindi è ipocrito recriminare sull’evasione fiscale se non rivendichiamo il superamento di tale sistema tributario. Anche la TRACCIABILITA’ non porterà alcun risultato significativo, perchè basta che due persone si mettano d’accordo per mettere insieme un pò di contanti per fare il nero, chi lo può impedire? Nessuno! Invece una soluzione c’è! Applicare l’articolo 53 della Costituzione il cui precetto prevede la deduzione delle spese occorrenti per le necessità della vita quotidiana , non quelle sul lusso, spese che documentate dalle ricevute fiscali debellerà l’evasione fiscale.

  5. martino

    Per me basterebbe semplificare il sistema fiscale: basta caaf o commercialisti! Che siano obbligati al massimo a prestare consulenza gratuita. Basta mille scartoffie per detrazioni del 55% o 36% utili solo ad ingrassare i professionisti di turno, basta scontrini parlanti, e basta anche a molte detrazioni inutili. Basta parlare sempre di ricchi e di redistribuzione. Poche aliquote, quoziente familiare, detrazioni solo di spese certificabili con estratto conto bancario o di carta di credito! Bollette, bollo auto, tutto solo domiciliato o da pagare con bonifico/carta di credito o bancomat ( senza sovrapprezzo). Ci sono troppe volte che mi sento preso in giro anche dallo stato: perché mi devono addebitare la marca da bollo se chiedo fattura e anche 50cent per pagamento col bancomat? Perché alle poste non posso pagare le poche bollette non domiciliate con carte di credito e magari alla cassa di turno non funziona nemmeno il bancomat? Perché non posso pagare il bollo auto con semplice bonifico?E la TIA (o tarsu che sia)?

  6. luigi carrera

    Non sono un esperto ma un comune cittadino e volevo sottoporre due esempi, ma chissà quanti altri ce ne saranno.
    1. rapporto mutui – dichiarazione dei redditi: giorni fa ero nella banca in cui ho il conto e ho colto un discorso tra un addetto e un cliente, questi titolare di un pubblico esercizio chiedeva notizie sui tassi per un nuovo mutuo, che avrebbe portato la propria rata mensile a € 2.000, a fronte di un reddito dichiarato di € 10.000 annui. Non un caso isolato mi spiega un amico bancario, tanto ora che incrociano i dati…
    2. pubblici esercizi e guide turistiche: recentemente mi è capitato di pranzare in un locale citato in varie guide e siti turistici, e dopo aver pagato mi sono accorto che il conto era un fac simile di ricevuta fiscale… la proposta: si può chiedere ai cittadini comuni di segnalare ciò almeno a chi compila tali guide per depennare gli stessi locali dalle loro pubblicazioni? potrebbe essere un deterrente efficace, forse

  7. Claudio Mazzoccoli

    Vi invitiamo a leggere qui. In relazione ai conti pubblici esistono alcune Proposte e tantissime “Leggende Metropolitane” . Vedrete alla fine di questo Editoriale, che:
    1. Fra applicare la Costituzione e non Applicarla, ci corrono 160 Miliardi di Euro in piu’ o in meno (quello che si potrebbe portare a casa come Maggior reddito attraverso la riforma che applichi finalmente nel suo complesso l’Articolo 53)
    2. Che, fra le possibili riforme che possono provvedere a rimettere in carreggiata la parte Fiscale dello Stato, quella che muove dalla Costituzione è NATURALE, A COSTO BASSISSIMO, DEMOCRATICA, EQUA, SOLIDALE, TRASPARENTE, ETICA… in poche parole.. non farla significa perpetuare un DELITTO AI DANNI DELLA COSTITUZIONE

  8. AM

    Ha ragione l’Autore. Oggi, con l’anagrafe e il catasto a disposizione,il Fisco ha modo di accedere agli investimenti immobiliari e a quelli finanziari. Si possono aggiungere poi i consumi rilevanti come viaggi all’estero acquistati da agenzie, automobili, natanti, ecc. Ogni spesa per acquisto di immobili o strumenti finanziari e di consumi deve essere coerente con il reddito dichiarato dai membri di un nucleo familiare. In caso contrario ovviamente non si deve pensare automaticamente all’evasione, ma deve essere tracciata la provenienza del denaro: decumulo del risparmio accumulato in passato, eredità, donazione, prestito, vincita a lotteria.

  9. Effebi

    La mia idea, che ho condiviso con alcuni colleghi di lavoro (sono un informatico, quindi perdonatemi) sarebbe quella di permettere di portare in detrazione il 20% dell’Iva che si paga sui prodotti. In teoria però questa detrazione dovrebbe poter essere usufruita solamente qualora si portasse come documento un foglio riepilogativo fornito dalle spese della carta di credito. Quindi si spronerebbero le persone ad usare la carta di credito e potrebbero migliorare i controlli incrociati sulle spese di commercianti e professionisti. Che ne pensate?

  10. Daniele Ferrari

    Piccola proposta che si potrebbe pensare di proporre per i tanti disoccupati delle diverse zone dell’Italia: gli 007 del fisco. Un bel corso di contabilità e delle tipiche voci sospette che caratterizzano le politiche di bilancio che possono destare qualche allarme alle autorità, il compito di osservare la zona o la città in cui vivono ovviamente senza destare il minimo sospetto, potendo avere a disposizione anche i dati delle dichiarazioni dei redditi, così se uno ha una Maserati ma dichiara 10.000€ all’anno si nota in fretta. L’unico compito sarebbe quello di individuare gli eventuali sospetti e riferire tutto alle autorità. Lo stipendio sarebbe la percentuale su quello che riescono a far rientrare all’erario più una piccola indennità magari giustificata dai report prodotti riguardo ai vari bilanci analizzati. Sarebbe un ottimo deterrente e un ottimo investimento per il futuro: migliaia di 007 del fisco tra la gente comune. No?

  11. Pastore Sardo

    Forse non avete idea che gestire l’insieme delle informazioni e correlarle è estremamente complicato, ovvero costruire dei data mining. Nella PA non ci sono strutture di progettazione di indirizzo e se ci fossero sarebbero sempre con persone o consulenti incapaci, o non penserete che aziende come Sogei che una ne fa e due ne sbaglia sia in grado di gestire dei data mining? Quindi fi faccio presente che in questo contesto più dati ci sono, peggio è.

  12. Osvaldo Forzini

    Cito dall’articolo: “Sulla base di queste premesse è conseguente affermare, innanzitutto, che non esistono soluzioni miracolistiche del problema”: concordo al 100%! E questa è già una risposta all’intervento di R.Torelli. Diffido in ogni categoria delle soluzioni alla “basterebbe..”, perché nella vita esistono azioni, ma anche reazioni (per es. riguardo l’evasione il livello di tassazione non è indifferente, non è la stessa cosa se su un reddito di 100 devo pagare 30 o 50). Nell’occasione pongo l’accento su un aspetto che “svicola” dall’articolo. Di recente abbiamo visto in TV gli spot “contro l’evasione”, da molti “ironicamente liquidati” con il (fondato) argomento che certo non convincono gli evasori. Sì, ma “possono far capire” ai NON evasori, i quali, al di là di “costringere” ad emettere fatture e scontrini, possono anche fare in altro modo, cioè cambiare fornitori. Per fare questo, spot che istruiscano il cittadino a capire il danno che viene fatto dall’evasione sono a mio parere utili. Falcone e Borsellino ritenevano che la lotta alla mafia non dovesse essere lasciata allo Stato, ma fosse necessario educare, specie i giovani, vedi il loro impegno con le scuole.

  13. f.m.parini

    Meglio razionalizzazione ed evasione. Primo intervento la dotazione per tutti i cittadini della CRS entro la fine del 2012. Poi introduzione della tracciabilità dai duecento euro e tassazione per il prelievo e versamento oltre i cento. Rendere nullo i costi per il bancomat e le carte di credito, annullare le varie detrazioni per reddito e figli a carico sostituindole con la possibilità di detrarrre il 20% delle spese documentate. Poi tagliare politici, portaborse,ecc. le indennità di accompagnamento siano commisurate al reddito per l’invalidità civile, possibilità di detrarre una quota spesa per l’assistenza degli anziani,la pensione di rteversibilità correlata al reddito come le spese sanitarie ed infine le tasse universitarie correlate, seriamente, al reddito.

  14. Pino

    Dott. Santoro, facendole i complimenti per la sua azione di pubblicità alla lotta all’evasione fiscale, Le segnalo alcuni dubbi. Sul primo punto dei vincoli alla compensazione dei crediti IVA mi spiace che anche Lei cada nell’inganno, come Convenevole, del visto di conformità come soluzione di tutti i mali. La riduzione delle compensazione è dovuta all’effetto deterrente di informare preventivamente delle compensazioni l’AF, con il rischio di controlli e non nel controllo formale di consulenti fiscali. Perché sarebbe paradossale che questo visto renda ora consulenti fiscali più vigili mentre prima quando compilavano le dichiarazioni IVA o i bilanci non lo erano? Secondo, ridurre le soglie per l’uso del contante è importante, però considerata la vastità della distribuzione al dettaglio nel nostro Paese il controllo effettivo è difficile. Si dovrebbe pensare a meccanismi premiali per la fedeltà fiscale per il cliente (es. modello San Paolo) e per l’impresa (contabilità limitata agli E/C o rimborsi IVA più tempestivi). Sulle maggiori garanzie offerte dalle imprese strutturate sarei cauto (vedi Menarini), meglio sanzioni penali più pesanti e tempi di prescrizione più lunghi.

  15. Francesco Burco

    … non si capisce perchè un evasore che paga in contanti per evadere, dopo che lo stato mette un divieto all’utilizzo del contante sotto soglia dovrebbe rispettarlo e quindi pagare le tasse. Finiremo solo per tenerci i soldi sotto il materasso e fare ancora più cose in nero. Se qualcuno volesse fare la lotta al contante potrebbe ad esempio includere nel perimetro del riciclaggio il reato di evasione fiscale e stringere sulle banche affinchè segnalino le operazioni sospette in odore di riciclaggio, ma anche così si inviterebbero gli italiani a tenere i soldi da altre parti. L’unica via da percorrere è il tintinnare di manette e un regime da terrore … un’enorme gigantesca crescita del personale dell’Agenzia delle entrate per effettuare controlli a tappeto su tutti gli evasori. Dite quello che vi pare ma io ho visto l’evasione sui redditi del 2005 guardando ai miei medici, ai consulenti di dove lavoro, i padri dei miei amici: in Italia evadono TUTTI (anche quelli che fanno gli scontrini e le fatture) ed evadono TUTTO. Gente che non può guadagnare meno di 100.000 euro lordi annui ne dichiara 10.000. Finchè qualcuno non va in galera e ci rimane 10 anni non cambierà mai nulla!

  16. sgl

    Santoro scrive un articolo che rispecchia l’Italia come è e come dovrebbe essere. Molti strumenti esistenti esistono per combattere la macro evasione, mentre la microevasione potrebbe essere difficile di ridurre a una percentuale fisiologicamente accettsbile. Desiderei guardare la macroevasione da un altro punto di vista; trattare la grande evaione come un reato penalmente rilevante e accorciare il tempo necessario per arrivare a un giudizio definitivo. Primo: la durata del processo e la presunzione d’innocenza fino al terzo grado di giudizio è un forte incentivo ad evadere in continuazione. Solo il timore dell’arresto, della confisca dei beni alla ‘Madoff’ dopo la prima sentenza potrebbe ridurre la convenienza della grande evasione ad essere meno attraente. Gli Stati Uniti sono severissimi con gli evasori. La prigione è certa mentre il diritto all’appello può essere invocato solamente nel caso che fatti nuovi e dati rilevanti non esaminati in primo grado autorizzebbero il proseguimento del giudizio. Cordialmente. sgl

  17. Valerio Passeri

    Tutto quello che aumenta la fase preventiva e conoscitiva per la lotta all’evasione va benissimo. Il problema secondo me rimane comunque l’uso massiccio e, in questi casi, oscuro del denaro contante. Non capisco perchè non si possa fare una coraggiosa e capillare battaglia al contante. Vorrei vedere come lo specialista, il barbiere, il dentista, l’idraulico, il muratore, il commerciante, l’avvocato, i corruttori, i datori di lavoro che pagano in nero, insomma i soliti noti, riuscirebbero ad evadere se l’uso del contante fosse proibito!

  18. Luigi Sandon

    Il vero problema è la bassissima qualità dell’IT nella PA. Manca probabilmente un management adeguato con conoscenze specifiche, manca un’agenzia efficace in grado di imporre ai fornitori standard e protocolli precisi (così ne approfittano e tutti forniscono le loro tecnologie proprietarie, rendendo difficile l’integrazione), e manca comunque anche un’industria dell’IT robusta e professionale, che ancora continua a considerare gran parte degli specialisti IT dei “metalmeccanici” da pagare il meno possibile, preferibilmente in body rental e con contratto a termine. Eppure società private come Facebook dimostrano come è possibile macinare i dati di centinaia di milioni di utenti per estrarne informazioni utili. Anzi, anche queste fonti potrebbero essere interessanti per l’Agenzia delle Entrate…

  19. Raffaele Belluardo

    Condivido pienamente le linee d’azione del prof. Santoro, il rafforzamento di strumenti repressivi e di deterrenza è senza dubbio azione ineludibile da parte dell’ A.F. A questo piano occorrerebbe introdurre un INCENTIVO STRUTTURALE che abbia nella semplicità e nell’efficacia il suo punto di forza. La mia proposta è utilizzare l’Iva come leva di recupero di base imponibile. L’idea replica la logica delle fidelity card in uso presso la grande distribuzione, che accordano un premio al raggiungimento di un determinato punteggio. Il contribuente-consumatore che acquista con “IVA CARD” ha uno sconto immediato o cumulato di un 1 punto % di Iva o se paga con moneta elettronica dell’1.5%. Anche l’acquisto di un caffè al bar tracciato con ricevuta non sarebbe indifferente! Questo sistema non è alternativo agli attuali strumenti di repressione (Sds,Redditometro, etc.), neutrale per gli operatori IVA e avrebbe il vantaggio di avere un “esercito di controllori” a costo contenuto. Nessun pasto è gratis…Friedman docet! Perchè il contrasto all’evasione dovrebbbe esserlo?

  20. Luca

    Vivo negli Stati Uniti e molti ristoranti, fast food, e negozi di alimantari espongono un semplice cartello: “se ci dimentichiamo di farti lo scontrino, il pasto te lo offriamo noi”. Soluzione semplice ed efficace, no? Non so se sia una scelta spontanea, per fini di immagine, o se sia imposta per legge. Ma mi chiedo: quanti ristoratori italiani “dimenticherebbero” di fare lo scontrino, se ciò desse al cliente il diritto di non pagare?

  21. piero ravelli

    Sono d’accordo sull’uso e sulla razionalizzazione dei flussi informativi da parte della amministrazione finanziaria. Tuttavia ritengo che questa proposta porti solo a una soluzione parziale ,e non nel breve periodo; del problema. Forse bisogna spostare l’attenzione non solo sugli erogatori dei servizi, ma anche sugli acquirenti.In sostanza sarebbe utile rendere conveniente la richiesta della fattura per le spese correnti per le necessità della vita quotidiana. E la convenienza si basa sulla possibilità di una deduzione, anche parziale,della spesa effettuata. Piccolo esempio: un elettricista che ha eseguito un lavoro di riparazione in casa chiede € 100 + iva per la prestazione.Ma se non si puo’ dedurre nulla, non conviene chiedere la fattura magari ottenendo anche uno sconto..

  22. controcorrente

    Si batte anche facendo emergere il sommerso sostituendo il denaro con carte di credito come proposto da Milena Gabanelli. Si batte riducendo fortemente il debito alibi per cui la speculazione della finanza dei poteri forti ci attacca, con una patrimoniale sui beni dei superricchi che detengono capitali pari il triplo de debito e che sono in gran parte evasori e con accordi con la Svizzera.

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