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LA ‘NDRANGHETA AL NORD C’È

La sentenza del tribunale di Milano conferma il grado di penetrazione della ‘ndrangheta in Lombardia, con un controllo del territorio e una capacità di influenza sulle amministrazioni locali che coinvolge una vasta area della Regione. Omertà e progressivo allentamento del rispetto della legge si nutrono di fenomeni di illegalità debole, spesso diffusi proprio nei settori di penetrazione delle cosche. Si tratta della più importante e pericolosa organizzazione criminale italiana, con un fatturato e disponibilità enormi. La capacità di coordinamento tra le diverse ‘ndrine.

La ndrangheta in Lombardia è una presenza capillare, consolidata e pervasiva. La sentenza del tribunale di Milano ha confermato le tesi della procura lombarda che, in collaborazione con quella di Reggio Calabria, poco più di un anno fa aveva chiuso la fase istruttoria rompendo il velo sulla presenza delle cosche calabresi in Lombardia. Il quadro che ne emerge conferma quanto magistrati, forze dell’ordine e studiosi hanno da tempo individuato come il sentiero di espansione delle organizzazioni criminali dentro le attività economiche legali. Con un effetto di contaminazione delle relazioni economiche e sociali e il progressivo controllo del territorio in molti comuni della Regione.

I REATI E L’OMERTÀ

Tra i condannati e nelle carte dell’inchiesta ritroviamo l’espansione nel campo dell’edilizia e del movimento terra, la gestione di esercizi commerciali e della distribuzione, di bar e ristoranti. L’usura come mezzo per raggiungere il progressivo controllo di imprese legali. E il pizzo per imporre e ottenere il riconoscimento delle cosche. La penetrazione nel campo delle forniture agli enti locali e alle strutture sanitarie. Tutti ambiti nei quali la capacità di esercitare la violenza, il controllo del territorio, la disponibilità di enormi quantità di liquidità dai traffici illeciti, la costruzione di reti di connivenze permettono agli uomini delle ‘ndrine di stabilire relazioni di collaborazione e contiguità con professionisti, imprenditori, esponenti politici, funzionari amministrativi.
L’inchiesta Crimine giunta a sentenza insegna alcune cose importanti. Prima di tutto il grado di penetrazione della ‘ndrangheta in Lombardia, con un controllo del territorio e una capacità di influenza sulle amministrazioni locali che viene da lontano e coinvolge la cintura sud-ovest di Milano, comuni della Brianza come Desio, o del Varesotto come Lonate Pozzolo.
In secondo luogo emerge dall’inchiesta un fenomeno inquietante di omertà che coinvolge imprenditori ed esercenti locali sottoposti alle prepotenze o oramai collusi e conniventi con le cosche, capaci di negare minacce e collaborazioni anche di fronte all’evidenza delle intercettazioni. Il progressivo allentamento del rispetto della legge sicuramente si nutre di fenomeni di illegalità debole come l’evasione fiscale e contributiva, spesso diffuse proprio nei settori di penetrazione delle cosche, che rendono necessaria anche a imprenditori inizialmente lontani da ogni contatto con le cosche la ricerca di strumenti di riciclaggio dei proventi in nero, l’adozione di forme di contabilità opache. Tutti terreni di incontro e di contiguità che facilitano il contatto, che rendono ricattabili.

LA NOVITÀ DEL COORDINAMENTO TRA ‘NDRINE

Un terzo elemento che si ritrova nelle carte dell’inchiesta riguarda le dinamiche interne delle cosche calabresi in Lombardia e nei rapporti con le zone di radicamento tradizionale in Calabria. Tra le vicende al centro dell’inchiesta si ritrova anche la storia di Corrado Novella, boss emergente che si illuse di poter guadagnare una autonomia nella gestione degli affari lombardi allentando il controllo delle famiglie calabresi e pagò con la vita e un messaggio per tutti gli affiliati che rimarca il legame indissolubile tra i centri calabresi e le ramificazioni negli altri territori. Inoltre, dalle carte dell’inchiesta milanese emerge una struttura organizzativa molto più coordinata tra le diverse ‘ndrine rispetto a quanto tradizionalmente si pensava della ‘ndrangheta. Il coordinamento tra cosche, verificato per Cosa Nostra sin dalla collaborazione di Tommaso Buscetta e dalle inchieste del giudice Falcone, sembra ritrovarsi anche per le cosche calabresi. La riunione dei rappresentanti delle famiglie lombarde nei locali di Paderno Dugnano intitolati a Falcone e Borsellino per festeggiare il nuovo rappresentante per la Lombardia mal si adatta alla convinzione tradizionale di un insieme di gruppi slegati e brutali, radicati in una cultura pastorale feroce, ma arcaica. La ‘ndrangheta che emerge nell’inchiesta coordinata da Ilda Boccassini e Giuseppe Pignatone rappresenta la più importante e pericolosa organizzazione criminale italiana, uno degli attori principali nel traffico mondiale della cocaina, con un fatturato e disponibilità enormi.
Da qui possiamo immaginare i prossimi capitoli che ancora le inchieste milanesi non hanno potuto completamente svelare. Perché tra le forme di reinvestimento dei proventi illeciti la finanza rappresenta uno dei canali fondamentali, capace di garantire, una volta riciclate le somme illecite, una mobilità e anonimità che gli investimenti immobiliari e nelle attività produttive lecite non consentono. Per un quadro completo manca insomma ancora il Sindona della ‘ndrangheta.

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THOMAS TASSANI RISPONDE A MILENA GABANELLI E AI COMMENTI DEI LETTORI

  1. franco ferrero

    Credo che molti intermediari abbiano studiato e saputo migliorare (nel senso maligno del termine) il modello di azienda di credito lasciato in eredità da Sindona. Il meccanismo era sofisticato per l’epoca, ma oggi é diventato ancora più sottile. Difficilmente verranno trovati i Sindona di oggi.

  2. sergio 82

    è inquietante che la finanza, uno dei principali responsabili di questa crisi, sia uno dei principali canali di riciglaggio di queste organizzazioni, come lei dice. I colletti bianchi non si pongono tanti scrupoli, per loro pecunia non olet. è inquietante che ciò avvenga a Milano, capitale finanziaria e soprattutto morale d’Italia, dove però imprenditori e classe dirigente non si creano problemi a essere conniventi e complici di questa organizzazione, perchè corruzione e concussione sono “pacta sceleris”, e vanno fatti in 2. è inquietante come tale organizzazione si sia radicata in Lombardia molto più che altrove: la ricchezza non spiega tutto (anche L’Emilia Romagna e il Veneto sono ricche), c’entrano anche accondiscendenza e indifferenza. A questo punto è INQUIETANTE definire Milano “Capitale morale”, visto anche che la metà dei suoi abitanti dichiara meno di 10000 € (Corriere della Sera), salvo poi saccheggiare le vie dello shopping griffato. è inquietante come si sia sottovalutata nel tempo questa infiltrazione. E infine è inquietante che, diversamente dagli altri suoi articoli, solo un’altra persona abbia commentato questo. Le auguro Buone Feste

  3. maria cristina

    Invito l’autore e i collaboratori a tornare sull’argomento analizzando le dinamiche tra finanza “inquinata ” ingolfata dai proventi criminali -, crisi dell’economia reale e produttiva e la perdita di libertà del mercato . Come si può credere ad una integrazione europea dei mercati se a condurre la danza è la finanza inquinata dei “mercati finanziari “anzichè la ragione politico-economica degli stati europei in grado di pinanificare vera integrazione e sviluppo? A Milano c’è la Borsa : una borsa tradizionalmente mediocre e usa a giocare con carte truccate . Perchè non apriamo una Borsa anche a Bologna, dando all’Europa un esempio di come si possono usare le risorse della Borsa senza essere solo dei borsaioli?

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