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IL FALSO MITO DEL NUMERO FISSO DI POSTI DI LAVORO

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Il grafico mostra sull’asse orizzontale la percentuale di uomini tra 55 e 64 anni che lavorano e, sull’asse verticale, la percentuale di uomini fra i 20 e i 29 anni disoccupati.
Molti credono che ci sia un numero fisso di posti di lavoro e che, dunque, forzando i lavoratori più anziani ad andare in pensione, si creino opportunità di lavoro per i giovani. Questa tesi ha fornito il sostegno a chi si è opposto all’innalzamento dell’età di pensionamento in linea con l’allungamento della speranza di vita. Il grafico ci dice invece che nei paesi in cui il tasso di disoccupazione dei giovani (20-29 anni) è più basso, ci sono anche più persone tra i 55 e i 64 anni che lavorano. Viceversa nei paesi in cui meno lavoratori anziani hanno un impiego ci sono anche più disoccupati giovani. 

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THOMAS TASSANI RISPONDE A MILENA GABANELLI E AI COMMENTI DEI LETTORI

27 commenti

  1. Alberto

    Il grafico ci dice solo che dove c’è meno lavoro per i giovani c’è anche meno lavoro per i lavoratori maturi o viceversa. Non è chiaro sulla base di cosa l’autrice ipotizzi una qualche relazione causale tra le due variabili.

  2. Felice Di Maro

    Se interpreto correttamente il grafico non capisco perchè occorre aumentare l’età per andare in pensione. Se i posti fissi tendono comunque a non aumentare e anzi diminuiscono a cosa serve aumentare l’età? Secondo me si dovrebbe cercare di relazionare l’ottimo grafico con stime sulla professionalità e formazione. Si relaziona il mercato del lavoro con le tendenze dell’economia reale? I processi di continua innovazione tecnologica tendono a far diventare obsolete anche quelle aree professionali che a fronte di una ottima formazione iniziale fanno fatica poi a fare aggiornamento. La formazione deve essere continua.

  3. Silvio Villa

    A giudicare dal grafico, direi che il coefficiente di correlazione sembra piuttosto basso, e che questo grafico mostri invece una certa non correlazione tra le due variabili. Quindi, varrebbe la pena investigare la struttura della popolazione non inclusa nel mercato del lavoro.

  4. Rino baldini

    “Il grafico ci dice invece che nei paesi in cui il tasso di disoccupazione dei giovani (20-29 anni) è più basso, ci sono anche più persone tra i 55 e i 64 anni che lavorano.” = ovvero, sono paesi con molto lavoro e bassa disoccupazione, a prescindere dall’età “Viceversa nei paesi in cui meno lavoratori anziani hanno un impiego ci sono anche più disoccupati giovani. ” = ovvero, là dove c’è disoccupazione, la gente tende a non aver lavoro. Grazie tante, sono sconvolto. Il confronto va fatto all’interno di ogni paese, non tra paesi. O state preparando il terreno per la causa proclamata oggi da Napolitano? Paesi con molti immigrati = molta gente che lavora! Paesi con pochi immigrati = molti disoccupati! (anzi, gli immigrati scappano…) Ergo: non preoccupatevi dell’immigrazione… (volevo solo fare un esempio, non assumere una posizione politica)

  5. FERDINANDO PICCINI

    Vero, però sarebbe opportuno precisare che in Italia, come in altre economie industrializzate, il pensionamento anticipato è stato utilizzato per favorire, l’uscita dalla forza lavoro di ingenti masse di lavoratori anziani che, benchè vicini all’età di pensionamento, non avevano ancora raggiunto i requisiti per ottenere una pensione. Questa “politica inndustriale” adottata sin dagli anni 60 è stata spesso -ed erroneamente- giustificata (provate a pensare da chi…?) con il bisogno di creare spazi per l’occupazione giovanile ed è avvenuta da parte degli imprenditori a spese della collettività. Così creandosi un asse tra industriali, che ristrutturano le proprie Aziende scaricandone i costi sulla collettività e i sindacati, costretti a difendere parzialmente il reddito dei lavoratori sono “nate” le pensioni di anzianità.

  6. PdF

    Come già osservato la correlazione ipotizzata dall’autrice non è un rapporto causale ed è ragionevolmente spuria. Questo grafico mostra solo che la percentuale di occupati sulla forza lavoro varia da paese a paese. Senza ulteriori analisi un effetto di sostituzione fra occupazione giovanile e occupazione anziana è perfettamente compatibile con questo grafico. Per favore, diteci che dobbiamo lavorare di più per non far fallire l’Inps ma non vendeteci la fola che lavorare di più genera più posti di lavoro se non avete stime serie a sostegno di questa tesi.

  7. AM

    Correlazione non indica necessariamente causalità, ma è vero che in Italia in passato si è stoltamente creduto che incentivando i baby pensionamenti si creassero i posti di lavoro con il risultato di sbancare la finanza pubblica e aumentare l’evasione: i baby pensionati continuavano a lavorare, ma nel sommerso. Oggi, seguendo il medesimo modo di ragionare sarebbe stolto pensare di diminuire la disoccupazione ricorrendo all’espulsione dei lavoratori stranieri, che sono milioni. I posti di lavoro così liberati dovrebbero servire per sistemare i disoccupati italiani. Siamo seri: l’occupazione non si crea nè con i pensionamenti anticipati nè con l’espulsione degli immigrati.

  8. pietro

    In realtà non capisco le critiche al post, mi sembra semplice il concetto che “il falso mito del numero fisso di posti di lavoro” non comporti sostenere il contrario, se si dice che far lavoare di più gli anziani non ruba posti di lavoro ai giovani, non si intende certo che ne crei. Semplicemente chi dice che far andare in pensione dopo chi ha una certa età impedisce di trovare lavoro ai giovani dice una cosa che non ha il minimo fondamento logico e neanche nei fatti.

  9. roberto polidori

    Qualcuno mi può spiegare come sono state praticate le ristrutturazioni in Italia e cosa prova questo grafico buttato così?

  10. Giulia

    Prima di scrivere un articolo cercando di commentare un grafico non sarebbe male imparare a commentare i grafici… Dai dati riportati non è stabilito nessun tipo di correlazione, motivo per cui le ipotesi sostenute nell’articolo solo semplici constatazioni personali e soggettive. Cosa che va benissimo per carità,un articolo può esprimere un punto di vista personale, altra cosa è cercare di avallare le proprie ipotesi con dei dati che non le supportano.

  11. Enrico Tacchella

    Ammesso che la correlazione ci sia: perché l’Islanda non ha la disoccupazione giovanile minima? perché l’Olanda è solo in posizione mediana nel grafico? Perché otto paesi hanno un’occupazione anziana più bassa della Spagna che ha la disoccupazione giovanile di gran lunga più alta? Perché l’Islanda e il Belgio hanno lo stesso tasso di disoccupazione giovanile e quanto a lavoratori anziani sono l’una prima e l’altro terz’ultimo? Perché negli USA il tasso di disoccupazione giovanile è il triplo di quello dell’Olanda a parità di occupazione anziana? Come fanno in Austria a tenere bassi tutti e due gli indici? Non è questa la domanda veramente importante?

  12. Floatingleaf

    Come si fa a sostenere una tesi assurda come la seguente? “se si mandano in pensione prima gli anziani, i giovani troveranno più lavoro” Le solite vittime del modello superfisso. I posti di lavoro sono fissi; sono quelli, basta riallocarli bene per avere piena occupazione. Wrong. I posti di lavoro non sono fissi. Sennò basterebbe mandare in pensioni tutti a 40 anni e si risolverebbe la questione. Ogni pensionato in più che dobbiamo mantenere, disincentiva l’occupazione perché fa costare di più il lavoro.

  13. Rossano Zanin

    Il grafico secondo me non evidenzia nessuna correlazione fra occupati anziani e disoccupazione giovanile. Esempio evidente è l’Austria, e che dire della Finlandia che è allo stesso livello della Svezia come disoccupazione giovanile ma con ben 20 punti percentuali di differenza in meno sugli occupati anziani; due paesi molto similari fra loro da tutti i punti di vista. Secondo me manca invece un dato fondamentale: il numero di anni anni di lavoro maturati effettivi, non l’anzianità anagrafica del lavoratore. In Italia negli anni settanta e anche ottanta molte persone iniziavano a lavorare a 15/16 anni, mentre probabilmente in Olanda, Germania, Austria e nei paesi nordici l’avvio al lavoro avveniva dopo l’obbligo scolastico (18/19 anni).

  14. Giorgio

    Altri hanno già scritto, giustamente, che non vi è alcuna correlazione evidente. Io vorrei far notare che la vostra tesi mette in relazione i soli maschi in età anagrafica avanzata con i soli maschi giovani. E da quando il turnover avverrebbe anche in base al sesso? Non è affatto detto che se va in pensione un maschio si debba assumere un altro maschio. 

  15. Francesco capone

    Il post mi sembra molto superficiale, come si spiegano le differenza tra Austria e Spagna? E quelle tra Norvegia e Svezia? La Voce.info offre sempre articoli di grande qualità e credibilità, eviteri scivoloni…

  16. Aldo Mariconda

    E’ vero che Paesi dove si va in pensione più tardi offrono anche più posti di lavoro ai giovani, ma credo bisogna considerare anche altri elementi, in primis credo il tasso di sviluppo economico, il PIL. Non sono un economista ma un uomo d’azienda. Vorrei citare un esempio, la Svezia, entrata in crisi nel 1990 con una punta negativa nel 1992. Il governo socialdemocratico si è dato allora una strategia (NB. il 1990 era un anno dopo la caduta del Muro di Berlino): 1) Puntare sull’ICT, dato anche la forte presenza del settotre in Svezia, a cominciare da Ericcson. Come? Anticopando la deregulation TLC al 1994. Insieme, il comune di Stoccolma decide di cablare la città, con la fibra ottica a banda larga, nelle fognature della città e raggiungendo tutti i blocchi di edifici. Questo con una società pubblica al 90% del Comune e il 10% della Privincia, la STOKAB AB. Risultato: 22 aziende d’importanza anche mondiale sono scese in campo in comperizione con TELIA AB, l’incumbent operator, portando sviluppo, occupazione, diversificazione dei servizi, prezzi attraenti ecc. 2) Po hanno riformato pensioni, sanità, privatizzato i servizi pubblici locali Risultato, +3-4% PIL/anno

  17. benedetta bianchi

    Correlazione non significa causalità, non solo. Le differenze strutturali dell’economia, le diverse politiche del mercato del lavoro e leggi nei diversi paesi rendono i dati non comparabili. Oltretutto, la questione dei posti fissi non è il punto. Io credo che innalzare l’età pensionistica, soprattutto per un paese come l’Italia, la cui carenza principale è la mancanza d’innovazione, sia controproducente. Per riavviare l’economia servirebbero politiche del lavoro dirette ai giovani, un’istruzione che li renda capaci, perchè i giovani sono quelli che hanno le potenzialità di innovare, di creare valore, che poi può essere redistribuito dallo stato ai più anziani. L’economia all’avanguardia – in cui ci sono soldi per tutti – è quella che innova, quella per cui non ci vogliono mesi per aprire una start up, quella in cui i sistemi amministrativi funzionano via internet. Queste cose a mio avviso sono molto più facili da ottenere in un’economia dove i giovani hanno le redini. Aumentare l’occupazione nelle fasce d’età più alte non è la soluzione al problema pensionistico, che verrebbe alleviato ingrandendo la torta coinvolgendo di più i giovani, che hanno un gran potenziale sprecato in Italia.

  18. SAVINO

    In un Paese come il nostro dove c’è tanta disoccupazione giovanile la prima cosa da fare è ridurre l’iperattività dei 60-70enni che hanno 2-3 lavori e lavorano anche 12-13 ore al giorno per impinguare ulteriormente i loro conti bancari e per ulteriori promozioni di carriera, mentre si vuole mandare i 20-30-40enni iperspecializzati a giocare a bocce al parco.

  19. Giovanni

    Il grafico dimostra solo che ci sono paesi in cui c’è poco lavoro sia per i giovani che per gli anziani. Il senso comune ci fa apparire assurdo che tenere più a lungo al lavoro gli anziani produca più occupazione per i giovani, ma può anche sbagliare. Io insegnavo al Liceo e quando me ne sono andato il mio posto è stato preso da un giovane: ecco un caso che, per il poco che vale, contraddice la tesi che si vuol sostenere.

  20. Piero

    Sono stupito che la redazione di La Voce abbia autorizzato un articolo così approssimativo. Un qualsiasi studente al primo anno di econometria boccerebbe questa tesi. Correlazione ok, ma quest’analisi non spiega un bel niente. Questi sono articoli che si trovano sui giornali generalisti, non su LaVoce. Comunque, sono sicuro che l’autrice è ben più capace di quello che traspare dall’analisi, altrimenti non avrebbe contatti con lavoce. E sono anche sicuro che ha effettuato studi più approfonditi sull’argomento. La invitiamo a mostrarceli fiduciosi. Se no, pace, un piccolo scivolone può starci. Buon lavoro a tutti.

  21. AM

    L’articolo non convince quando vuole interpretare i dati in un certo modo, ma ancora meno convincenti sono alcuni dei commenti che contestano l’articolo. I baby pensionamenti spostano infatti un lavoratore ancora attivo verso il lavoro nero pur consentendogli di percepire la pensione. Oltretutto se si accetta la tesi del numero fisso dei posti di lavoro con riferimento ai pensionamenti si deve avere l’onestà della coerenza e chiedere che i posti di lavoro occupati da cittadini extracomunitari, se vi sono offerte specifiche da parte di lavoratori italiani disoccupati, debbano essere lasciati liberi dagli stranieri e assegnati agli italiani. Sarebbe anche un test per verificare l’affermazione continuamente ripetuta, mai provata, secondo la quale gli stranieri si approprierebbero solo dei posti di lavoro rifiutati dagli italiani-

  22. Antonio Aghilar

    E’ difficile, guardando il grafico ed il nome dei Paesi in cui ci sono più “anziani” al lavoro e meno giovani disoccupati, cioè Giappone, Nuova Zelanda, Norvegia e Sud Corea, non arrivare alla conclusione che ci sono Paesi in cui c’è più domanda di lavoro e Paesi in cui c’è né di meno. In realtà  il grafico mostra evidenze della tesi che vorrebbe smentire e cioè che vi sono Paesi in cui il “tasso naturale di occupazione”, (che ovviamente non è “un numero fisso” ma semmai una funzione di più variabili…) è più alto che altrove e che, “guardacaso”, questi Paesi sono quelli con le economie a maggiore vocazione esportatrice o, per essere più diretti, quelli in cui si produce, in quantità e non in valore, più di ciò che si consuma, cioè con una bilancia commerciale in attivo al netto di effetti valutari come accade per la Germania, il cui saldo fortemente positivo è certo drogato dalla forza dell’euro.

  23. Luca Neri

    Premetto che sono favorevole ad un innalzamento dell’età pensionabile, ritengo che si debbano usare argomenti validi per sostenerlo, e questo grafico non lo è. Occorrono alcune precisazioni/correzioni. Ad esempio: 1. Si lascia intendere che vi sia un rapporto di causa tra aumento del occupazione in età avanzata e riduzione della disoccupazione giovanile. Questo non è dimostrato da quel grafico. Anzi, molto probabilmente trattasi di un associazione spuria. Le spiegazioni alternative sono innumerevoli e le variabili in gioco altrettanto numerose. 2- Il grafico mette in relazione 2 grandezze non completamente paragonabili. Andrebbe messo in ordinata il tasso di occupazione (e non disoccupazione) dei giovani. Come gli autori ben sanno in Italia il tasso di lavoratori scoraggiati (che non cercano lavoro e quindi non sono conteggiati come disoccupati) è elevatissimo, specialmente tra i giovani.

  24. rokko

    Concordo con quanto scrivono molti, ovvero che non c’è causalità “diretta” tra il numero di disoccupati giovani ed occupati anziani. Tuttavia, secondo me, la causalità è di tipo indiretto: i paesi nei quali è recuperata la produttività delle persone “anziane” (le virgolette sono d’obbligo) sono anche paesi nei quali c’è una buona crescita, facilità di impiego e di conseguenza meno disoccupati (o più occupati) giovani.

  25. alma

    Concordo con quanto scritto da tanti. E’ un articolo superficiale che non dimostra nulla se non che ci sono dei paesi dove il lavoro c’è e c’è per tutti, mentre in altri no.

  26. Paolo

    Mentre la disoccupazione giovanile è strettamente legata all’offerta del mercato del lavoro, l’occupazione in tarda età è almeno in buona parte influenzata dalle politiche previdenziali. In altri termini, se molti giovani non lavorano è probabile che ci sia poca offerta, se molti vecchi lavorano è perche non gli viene facilmente concesso di andare in pensione. Il grafico suggerisce che sistemi che non agevolano i pensionamenti anticipati non sono necessariamenti affetti da alta disoccupazione giovanile, anzi… Non era poi così scontato.

  27. Gaetano

    Ho ricavato per via grafica i dati rappresentati e ho calcolato il coefficiente di correlazione: il risultato è circa -0,45, cioè la correlazione tra le due serie di dati è debole. Il procedimento che ho seguito è sicuramente rozzo, ma Voi che avete i dati reali potete rendere noto il coefficiente di correlazione che avete calcolato per giustificare la Vostra tesi. Vi chiederei inoltre di spiegare il caso della Spagna: come mai è così diverso dagli altri?

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