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MA L’ENTRATA È ANCORA REGOLAMENTATA

Gli interventi di liberalizzazioni del governo interessano anche i settori a entrata regolata. La direzione è quella giusta, ma resta la logica del contingentamento all’entrata. Cresce il numero di operatori, senza però affermare il principio generale del libero accesso all’attività economica. Dunque resta aperta la possibilità di ricostituire barriere all’ingresso. Soprattutto quando sono coinvolte le autorità locali, generalmente più sensibili alle lobby. Positiva l’istituzione del tribunale delle imprese. Costi ridotti per le società costituite da giovani.

Il provvedimento sulle liberalizzazioni varato dal governo prevede (dove “prevede” per i taxi va inteso in senso letterale, nel senso che il gli sviluppi sono tutt’altro che chiari) un aumento dell’offerta nei settori a entrata regolamentata.

LE NOVITÀ

Per le farmacie il limite per abitante passa da una farmacia ogni 4-5mila abitanti a 3mila, con aumento stimato di circa 5mila esercizi su tutto il paese. Si liberalizzano gli orari e turni. Le farmacie mantengono l’esclusiva della vendita dei farmaci di fascia C, cioè con prescrizione ma a carico dell’utente.
Per i notai, si prevede un aumento di 500 sedi, pari a circa il 10 per cento del numero di quelle esistenti. Meglio di niente, ma non è certo una rivoluzione. I notai sembrano più preoccupati per il fatto che si introduce per i giovani la possibilità di registrare una società a responsabilità limitata senza un atto notarile (si veda sotto), intaccando l’area di esclusività della loro attività: un principio molto pericoloso per la categoria.
Per i taxi, si rimanda tutto a una autorità indipendente che dovrà regolare e vigilare sul settore dei trasporti. La provvisione è che si vada verso un aumento del numero di licenze, ma tutto è ancora da determinare sulla base di vari e, in molto casi, vaghi fattori (confronto con realtà comunitarie comparabili). Quindi la partita in questo caso è ancora completamente aperta e l’esito tutto da verificare.

IL LIBERO ACCESSO ALL’ATTIVITÀ

La direzione è quella giusta, e va riconosciuto. Sul metodo, però, si poteva fare di meglio e scardinare la logica del contingentamento all’entrata. Il provvedimento mira ad accrescere il numero di operatori, ma non afferma il principio generale del libero accesso all’attività economica in questi settori. Non c’è motivo economico per cui si debba stabilire per legge un limite al numero di farmacie o notai. Naturalmente la qualifica a esercitare va verificata e i requisiti d’entrata possono anche essere molto stringenti, come già succede nel caso dei notai. Ma ottenuta l’abilitazione non c’è motivo per impedire a un idoneo di esercitare l’attività. Non è una pratica così strana, anzi: è quella che regola la gran parte delle professioni, dove ottenuta l’abilitazione si può aprire uno studio senza vincoli di pianta organica. Derogare a questo principio significa lasciare aperta la strada a infinite possibilità per (ri)costituire barriere all’entrata. Ciò è in particolare vero quando sono coinvolti nel processo le autorità locali, generalmente più sensibili alle lobby. Ad esempio, molti comuni e Regioni stanno bloccando la liberalizzazione delle aperture dei negozi introdotta con il decreto “salva Italia” di dicembre. Il provvedimento prevede esplicitamente nell’articolo 4 una unità presso la presidenza del Consiglio che controlli che le amministrazioni locali non legiferino in senso anti competitivo. Anche la scelta di affidare la gestione del numero di licenze taxi a una autorità nazionale riflette la volontà di sottrarre questo ambito ai sindaci, troppo soggetti alle pressioni dei tassisti. Purtroppo, questi rimedi sono generalmente poco efficaci. Ad esempio, sarà da vedere se l’autorità dei trasporti avrà la forza di andare contro le protesta dei tassisti, che come abbiamo visto possono essere molto forti e causare grandi disagi alla popolazione, quando si tratterà di effettivamente aumentare le licenze. È lecito avere più di qualche dubbio. Su questo specifico punto, al Governo è mancato il coraggio di andare fino in fondo.

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EFFETTI SULLA COMPETITIVITÀ DEL SISTEMA INDUSTRIALE

Una valutazione complessiva degli effetti del provvedimento sulla competitività è difficile e richiede analisi più approfondite. A una prima lettura però emergono una serie di aspetti positivi. L’articolo 2 istituisce il tribunale delle imprese, che si occuperà di proprietà intellettuale e di cause che riguardano la proprietà e il controllo delle imprese. La specializzazione dei tribunali dovrebbe assicurare più celerità e competenza dei magistrati incaricati. Si prende atto del fatto che una riforma complessiva del diritto civile è lunga e complicata: l’esigenza di accrescere la competitività del sistema è troppo urgente per attendere riforme epocali. È un buon esempio di realismo. Il decreto semplificazione e quello sul mercato del lavoro dovrebbero essere emanati a breve, e molto dipenderà dalla loro capacità di semplificare e razionalizzare l’esercizio dell’attività economica. Nel frattempo, viene introdotta una norma a favore dei giovani: costi ridotti per la costituzione di società a responsabilità limitata. I maggiori vantaggi per le imprese dovrebbero arrivare dalla liberalizzazione del settore energetico, se effettivamente sarà in grado di ridurre i prezzi dell’energia (si veda il pezzo di Michele Polo per una valutazione dell’efficacia di questi provvedimenti).

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SULLA PARITÀ NON BASTANO I BUONI PROPOSITI*

  1. AM

    Vorrei citare un caso che ben conosco. Gli uffici comunali di un comune brianzolo bloccano o ritardano sistematicamente per anni con giustificazioni pretestuose certi progetti di edilizia privata probabilmente per favorire imprese amiche evitando che su un mercato di ampiezza limitata le loro vendite incontrino una pericolosa concorrenza di prezzi e di qualità. Ovviamente le imprese amiche riescono ad ottenere tutti i permessi necessari in tempi relativamente brevi. Penso che iper casi del genere sia necessaria una legge che metta gli uffici comunali alle strette senza dover ricorrere alla magistratura (con tempi lunghissimi di attesa).

  2. Andrea Colletti

    come volevasi dimostrare le lobby dei notati e farmacisti sono riusciti nel loro intento. e, parimenti, anche le lobby delle banche e delle assicurazioni (totalmente rappresentate da quasto governo) sono riuscite a fare ciò che volevano, cioè far perdere di significato le tariffe forensi (con una legge volutamente scritta male)

  3. marco

    Per carità rispetto a questi 20 anni di sfacelo politico e di saccheggio del paese da parte delle caste il governo Monti ha costituito un miglioramento, ma con troppa timidezza e condizionamenti; questo è emerso fin dal primo decreto salva Italia:troppa sobrietà e poco coraggio nel rompere gli schemi; vista la situazione, gli industriali e i ricchi erano disposti a scendere a patti sulla patrimoniale:niente! La politica era alle corde e bisognava sfruttare il momento per tagliare i costi inutili della casta delle caste:niente!Gli scudati sono stati toccati marginalmente e invece era il momento di affondare e lanciare un messaggio preciso, altro che Cortina! Niente! Con le liberalizzazioni è stato fatto lo stesso: un pochino e la gente si è incazzata lo stesso…tanto valeva….La psicologia mi insegna che più osi più sei temuto meno vieni attaccato…Questo è vero limite del prof. continuamente osannato dai media, ma incapace di essere veramente equo e dare il giusto alle categorie che hanno più patito in questi anni:vedi aumento benzina, blocco indicizzazione pensione, imu sui ceti medi. Si aspetta semplificazione e lavoro;riforme del sistemaper debellare evasione e corruzione no?

  4. LUCIANO GALBIATI

    Una stringente regolazione -licenze contingentate,tariffa amministrata,obbligatorietà della prestazione- è essenziale per assicurare sostenibilità economica e qualità del servizio taxi. La deregulation incentiva il massivo ingresso nel mercato di taxisti occasionali e part-time che esercitano come secondo (o terzo lavoro), il più delle volte senza attenzione a qualità e sicurezza. Sebbene meno qualificati degli operatori full-time riducono gli introiti di questi ultimi tanto da spingerli ad abbandonare il settore. Non solo. Le tariffe “libere” sono invariabilmente spinte verso l’alto dagli operatori occasionali/marginali prevalenti presso le piazzole di sosta nei luoghi ad alta attrattività (aeroporti,porti.stazioni,ecc) e inclini a comportamenti “predatori” a danno dell’utenza. Inevitabile un peggioramento del servizio, un aumento delle tariffe e una precarizzazione degli introiti x le imprese più strutturate. Condizioni che inducono le autorità ad attuare politiche di re-regulation. Questo spiega xchè in tutto il mondo -USA e Regno Unito compresi- il taxi è regolato da licenze contingentate e disciplinato come un servizio pubblico. (Comandini,Gori,Violati,2004; Iaione,2008).

  5. Stefano

    Dal momento che la concorrenza tra taxi – quando la licenza è singola per ogni operatore – è ovviamente impossibile, la liberalizzazione avrebbe solo l’effetto di rendere del tutto aleatorio il reddito. D’altra parte, la costituzione di compagnie di taxi è giustamente stata esclusa da Catricalà per le evidenti difficoltà di gestione del rapporto da parte dei Comuni e le altrettanto evidenti possibilità di costituzione di cartelli tra compagnie (oligopolio). In Irlanda, Kelly si è accorto che la liberalizzazione è stata deleteria e sta ricostruendo un mercato regolamentato.

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