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GREXIT, VALE LA PENA USCIRE DALL’EURO?

La Grecia non riesce a ripagare il suo debito pubblico e, in assenza di ulteriori rifinanziamenti, si troverà nell’’incapacità di pagare stipendi e pensioni. Cresce la voglia di un ritorno alla dracma, che comporterebbe indubbiamente un recupero di competitività internazionale per i prodotti greci. Ma non risolverebbe i problemi di lungo periodo, come quello dell’’esile base produttiva e di un bilancio statale fuori controllo. E, anche nell’’immediato, i risparmi dei greci sarebbero fortemente svalutati e le banche dovrebbero probabilmente essere nazionalizzate.

 

Grexit è la parola del momento. Si riferisce alla presunta, forse probabile, uscita della Grecia dall’’euro. La Grecia non riesce a ripagare il suo debito pubblico, neanche dopo il taglio di circa il 50 per cento dei mesi scorsi, patito dai creditori privati, e non riesce a rispettare gli obiettivi che la comunità internazionale le ha posto in termini di deficit e riduzione della spesa. In assenza di ulteriori rifinanziamenti, ben presto la Grecia si troverà nell’’incapacità di pagare stipendi e pensioni, dato che nelle casse del Tesoro sono rimasti circa 2,5 miliardi di euro, come sottolineato dal Fondo monetario internazionale (Fmi). E tra poche settimane i greci torneranno a votare per il Parlamento. I sondaggi danno in ulteriore crescita Syriza, il partito di estrema sinistra, che denuncia il cosiddetto memorandum firmato dal precedente governo greco con i creditori. Alexis Tsipras, il leader di Syriza, propone anche di adottare misure costose per il bilancio dello Stato, quali sgravi fiscali per beni di prima necessità e sussidi di disoccupazione e assistenza sanitaria più generosi. Ancora, ha intenzione di nazionalizzare gli istituti di credito e, elemento più significativo, rinegoziare il pacchetto di aiuti concordato con la troika (Fmi, Bce, Ue). Ovviamente queste promesse, seppure fatte per evidenti ragioni elettorali, rendono ancora più scettica la comunità internazionale sulla serietà della Grecia nel voler rispettare gli accordi sottoscritti e rendono le spinte verso l’uscita greca dall’’euro più forte.

COME UN’’IMPRESA A UN PASSO DAL FALLIMENTO

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Sarebbe ora di guardare in faccia la realtà. La Grecia non può ripagare il suo debito, neanche dopo la rinegoziazione del marzo scorso. Da questo punto di vista, Syriza dice una cosa ovvia quando afferma che il memorandum non può essere applicato. L’’effetto negativo di un eccesso di debito (in inglese debt overhang) è un fenomeno ben noto nella finanza d’impresa. Esso porta l’’impresa debitrice a non effettuare investimenti redditizi perché a beneficiarne sarebbe principalmente i creditori. Come se ne esce? Con la combinazione di una riduzione del debito in cambio di un impegno a investire risorse in progetti che aumentino il valore dell’’impresa. Nessuna banca rinegozierebbe un prestito se la famiglia che gestisce l’’impresa continuasse a usare i soldi ancora rimasti sul conto corrente per i consumi e non (anche) per reinvestirli in azienda.
Anche nel caso greco, un’’ulteriore e significativa riduzione forzosa del debito e un piano di austerità meno severo e meno penalizzante dovrebbero ancora essere fatti per rendere credibile e accettabile ai greci un programma di rientro dall’’indebitamento. D’altra parte, non è pensabile che il memorandum sia rinegoziato di fronte alla minaccia di un’’addizionale espansione della spesa pubblica.

PERDITA DI FIDUCIA E MORAL HAZARD

La revisione degli accordi con la troika è (o forse era) la strada maestra per uscire dall’’impasse greca, quella che è nell’’interesse di tutte le parti. Ma non sempre le trattative riescono a raggiungere esiti che pure sarebbero desiderabili per i soggetti coinvolti. Questo può accadere per varie ragioni. In primo luogo, l’’Unione Europea sembra aver perso la fiducia nella ragionevolezza o nella capacità di onorare gli impegni della controparte. La seconda ragione è che le parti coinvolte possono pensare di guadagnare da una rottura delle trattative. Nel caso dei creditori, pesa il moral hazard, cioè la paura che una rinegoziazione troppo generosa possa indurre altri paesi indebitati a imitare l’’esempio greco. Ma anche il governo greco potrebbe essere tentato dal default, dato che nel breve periodo solo una sostanziale svalutazione potrebbe rendere competitivi i prodotti greci.

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PERCHÉ NON CONVIENE IL RITORNO ALLA DRACMA

Ci sono però due considerazioni che vanno in direzione opposta. Innanzitutto una massiccia svalutazione darebbe respiro all’’economia greca ma non risolverebbe i problemi di lungo periodo, come quello dell’’esile base produttiva e quello di un bilancio statale fuori controllo. Inoltre, anche nell’’immediato, il ritorno alla dracma non sarebbe indolore né per i cittadini greci, i cui risparmi (almeno quelli rimasti ancora in Grecia) sarebbero fortemente svalutati, né per le banche greche che dovrebbero probabilmente essere nazionalizzate perché i loro attivi perderebbero gran parte del loro valore. E la Grecia avrebbe probabilmente grosse difficoltà ad accedere ai mercati finanziari internazionali nei prossimi anni. Quindi dovrebbe avere un surplus primario di bilancio e sarebbe quindi in ogni caso obbligata a misure di tagli della spesa e aumento delle tasse. Uno scenario tutt’’altro che roseo.
Il presidente del Consiglio Mario Monti ieri si è detto convinto che la Grecia resterà nell’’euro. L’’Unione Europea ha il dovere di fare ogni tentativo per dare ai greci una vera scelta. Oggi le “colpe” e le omissioni dei governi greci passati non contano più. Oggi conta solo il futuro. Un futuro che è negato sia dal memorandum che dalle promesse di nuove spese fatte dai politici greci.

 

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27 commenti

  1. Maurizio

    Io provo a fare una ipotesi. La Grecia non potrà ripagare il debito e dunque chiederà alla troika di rimettere in discussione il memorandum. La troika dirà assolutamente no ma di fatto sarà un si attraverso modalità che salvino la faccia. I greci verranno messi in condizione di sopravvivere pur proclamando fermezza, rigore austerity ecc. ecc. Alla fine i contribuenti europei si faranno carico di tali oneri cercando però di stabilire regole sempre più stringenti per il futuro. Insomma chi ha dato ha dato … A nessuno conviene il default della Grecia perché a seguire ci sarebbe quello italiano e a quel punto il botto sarebbe troppo grosso e nessuno potrebbe farvii fronte

  2. Nicola

    Vale la pena aggiungere un fattore politico all’analisi. L’UE è guidata dal PPE che è anche in corsa nelle elezioni greche con ND contro Syriza che, invece, non ha nessun alleato istituzionale all’UE (neanche il PSE). Ho cioé il ‘sospetto’, a dire il vero manco tanto mascherato, che l’UE stia creando un certo allarmismo per influenzare le elezioni greche in favore di ND che è dello stesso partito di chi governa l’UE. Questo non riduce i problemi finanziari che comunque la Grecia dovrà affrontare, ma se l’UE guidata dal PPE si ritrovasse in Grecia un governo non allineato (come già successo in Francia) sono convinto che sarebbe più interessata a trattare piuttosto che a far fallire il negoziato.

  3. alex

    “Innanzitutto una massiccia svalutazione darebbe respiro all’economia greca ma non risolverebbe i problemi di lungo periodo”…. nel lungo periodo? nel lungo periodo, come diceva Keynes, siamo tutti morti! non c’e’ alternativa per la Grecia se non l’uscita dall’euro.

  4. guglielmo de sanctis

    Vi sfugge un particolare: il problema e la soluzione sono politici molto ma molto prima che economici

  5. bob

    Io credo che dopo tante battaglie vinte la Germania perderà! E’ un ricorso storico! L’egemonia nei territori la possona fare la Cina o L’india o anche gli USA. La Germania ha questo sogno, ma sono tanti e forse troppi in Europa che oltre non parlare tedesco lo amano poco

  6. liliana

    Credo che si debba tener conto anche del comportamento dei greci, che hanno manipolato i fatti truccando i conti, per poi dare la colpa ai tedeschi.

  7. righedinamiche.com

    Chiedersi se la Grecia rimarrà nell’euro appare sempre di più come una domanda mal posta. Oggi vale la pena chiedersi se la Germania vuole rimanere nell’euro. E un attimo dopo provare a capire se gli altri paesi sono disposti a rinunciare ad un pezzo importante di sovranità in nome di una più alta integrazione europea.

  8. Zag(c)

    Il problema come si diceva è politico. Dino a che in quest’europa imperversa la politica neo liberista fatta di rigore e di sacifici a senso unico la situazione non si risolverà. E l’uscita delal Grecia dall?euro comporterà inevitabilmente la fine dell’Euro. L’euro è una moneta forte non perché ha una banca che stampa moneta. non perchè vi è una comune politica fiscale, ne una comune politica militare, economica, finanziaria ecc ecc , ma solo perchè non è previsto nel Trattato la possibilità di uscita di uno Stato membro dalla zona Euro. Questo ha fatto si che i mercati si fidassero dei loro investimenti, anche nei paesi deboli, e ha consentito la discesa dell’inflazione ( l’Italia ne sa qualcosa), perché era tutta l’europa che rispondeva della sua valuta . La CIna stessa voleva che fosse l’Euro come moneta di scambio internazionale perché più stabile rispetto al dollaro. Se esce un paese, finisce questo patto di fiducia, questo tabù cade ed allora il senso stesso dell’euro finisce col crollare.

  9. marco

    Possibile che la Germania sia sempre così dura? Anche la sinistra tedesca si accoda alla Merkel? Non sono partner comodi. Keynes non era tedesco evidentemente. Uscire dall’euro ci costerebbe sicuramente molto, 3 o 4 anni duri, ma recuperata la nostra sovranità monetaria una svalutazione ci riporterebbe davvero sulla strada dello sviluppo impetuoso, L’alternativa è quella di cercare di imitarli nella loro adamantina serietà, ma saremo sempre solo a rimorchio…e i tedeschi ne saranno favoriti, già ora pubblicizzano le loro auto con pubblicità a dir poco irritanti “la superiore tecnologia tedesca..”. Cerchiamo di non morire servi, se le comprino loro le auto “superiori”.

  10. Giuseppe

    Condivido l’analisi chiara e puntuale.Vorrei evidenziare che, ancorchè moralmente deprecabile, un default con conseguente forte svalutazione può essere conveniente in caso di avanzo primario e forte potenzialità all’esportazione di manufatti o materie prime.Fattori che sono del tutto assenti attualmente per la Grecia.Quindi le condizioni generali dei cittadini peggiorerebbero gravemente.Gli unici a guadagnarci (molto) sarebbero coloro che hanno esportato all’estero i loro capitali,magari frutto di ruberie,corruzione o evasione.Occorrerebbe spiegare agli elettori greci che ci sono politici che intendono premiare ulteriormente questi furbacchioni.Imbrogliandoli con sciocche favole populiste.

  11. Livio

    Che la Grecia possa rimanere nell’euro (GrexIN) solo attraverso una rinegoziazione è scontato e molto è stato già detto qui. Ma quel’è il costo politico? Cosa imporrebbe la Germania ai partner Europei più pro-rinegoziazione come i PIGS e la Francia? Pagare ulteriormente a causa della bassa credibilità dei politici greci come verrà preso per esempio degli elettori italiani già alle prese con la scarsa credibilità della classe politica italiani? Ma anche gli stessi politici italiani me li vedo già chiedere a Monti un allentamento del rigore economico imposto e il ritorno alla spesa allegra. In sintesi GrexIN = minore equilibrio politico tra i partner europei + maggiore crisi politica nei paesi deboli. Con questo non so cosa augurarmi tra IN e EXIT.

  12. Giacomo Gabbuti

    Prima di pensare all’uscita dall’Euro, sulle sue conseguenze da studentello non so esprimermi: volevo solo chiedere come mai quando si parla dell’ “eventualità” del default greco lo si associ necessariamente all’uscita della Grecia dall’Euro. Da quella poca Storia economica che ho studiato ricordo che numerosi stati americani fecero default senza per questo abbandonare il dollaro. Non che un default non assumerebbe le conseguenze nefaste che conosciamo, ma il “carico” del rinegoziamento e della rottura del “sogno” europeo darebbero adito a ben più gravi conseguenze, economiche e non solo – secondo Krugman, addirittura “più politiche”. Del resto non si può chiedere alla BCE né alla Germania di accollarsi il debito Greco – soprattutto dopo che l’hanno fatto diventare ingestibile – né lo si dovrebbe chiedere forse ai Greci che pagano le tasse, ma non vado oltre. Quello che si deve fare è dichiarare credibilmente, come dice Cochrane, è che è nostro interesse che l’Euro sopravviva e per questo faremo tutto il necessario a che la Grecia non la lasci.

  13. Massimo

    Tutti sono in ansia di sapere quale sarà la fine di questa Grecia, un paese ormai difficile dal modo in cui esso, come molti altri, è stato governato. Una mia lontana ipotesi è quella di un commitee dirigenziale di alti vertici a livello politico e non solo, che si riunirà per decidere le sorti di quello che viene ormai definito, breve periodo. O far affondare la barca o tentar di tappare qualche falla e cercare di farla galleggiare più possibile. Sarà solo la scelta di questi grandi personaggi corrotti e non, che a discapito dei buoni investitori, che nel tempo hanno alimentato il sistema con investimenti milionari, faranno crollare tutto il sistema.. Ma questi grandi ne usciranno vincitori sempre e comunque.

  14. Michele

    Un default per la Grecia è una prospettiva probabile. La convenienza politica (l’orizzonte principale di qualsiasi governo) e la convenienza economica nel breve periodo è molto forte. L’accesso ai mercati finanziari non è escluso a prescindere dopo un Default, quindi non si vedono motivi per cui la Grecia non debba uscire dall’euro. Piuttosto sarebbe interessante puntare ad una soluzione di uscita dalla moneta unica ma di permanenza nell’UE. Lo scudo dell’UE e l’adesione ad alcuni trattati permetterebbe magari nel lungo periodo di ricreare delle condizioni di bilancio pubblico accettabili.

  15. Paolo

    E incredibile come il dibattito dell’uscita dall’euro della Grecia non consideri in primo luogo la credibilità’ delle istituzioni europe ed internazionali che possiamo riassumere nella famigerata TROIKA. Dopo aver ostinatamente dichiarato ed operato per assicurare a tutti la permanenza nell’euro della grecia, di voler a tutti i costi preservare l’euro imponendo cure peggiori della malattia ad uno stato fallito nei numeri già nel lontano 2010 ora gli stessi intelligentoni dibattono allegramente se lasciarli uscire ? Ma stiamo scherzando? questi signori dall’alto dei loro scranni hanno sentenziato più e più volte lacrime e sangue come unica cura possibile, hanno ridotto centinaia di miglia di persone alla disperazione ed ora avrebbero la faccia tosto di dire: vabbè se proprio volete potete anche uscire. Nessuno chiederà conto alla Troika quanto meno dello sperpero di denaro nostro? Oppure è stato tutto progettato fin dall’inizio per pilotare un default inevitabile nei numeri ? Di certo c’è solo che le banche Tedesche , francesi ed inglesi erano pesantemente sbilanciate vero la grecia (debito pubblico + privato) e che tutti abbiamo pagato pegno.

  16. m.giberti

    Non sono un economista in grado di descrivere esattamente il progetto e prevederne tutte le conseguenze. Penso che quando è nato l’Euro si sia persa una occasione unica per il censimento dei capitali sia come origine che come distribuzione. Se infatti si fosse posta una ferrea regola sui cambi dalle vecchie monete all’euro che obbligasse le banche ad una precisa registrazione dei capitali in moneta originale, bloccando e assogettamdo a verifiche i capitali dubbi, forse si sarebbe automaticamente eliminata la presenza di capitali occultati in paradisi fiscali o banche disoneste minacciado il fuori uso delle monete non cambiate alla scadenza. Immagino che il problema dipenda dalla virtualità dei depositi ma una costrizione imperativa alla corispondenza cartacea delle valute avrebbe potuto superare ogni tentativo di elusione. Un nuovo euro che nascesse con delle regole penso potrebbe coincidere con la creazione di una vera unione politica dell’Europa e di una banca centrale unica e plenipotenziaria. Si potrebbe anche considerare nell’emissione della nuova moneta un ribilanciamento dei debiti nazionali unificandoli in debito sovranazionale Ditemi che è utopia ma anche perchèi

  17. Gualtiero Bonera

    Nonostante quanto si possa dire, a ragione, sulla scelleratezza della politica greca, sulla quale ricade la responsabilità dello sfacelo economico sotto gli occhi di tutti, l’attuale scenario europeo non fa che rendere evidente un’altra grave crisi: quella dell’Europa, da molti preannunciata. Lampante appare la totale assenza di un Organo di Politica Comune, basato su principi democratici, di solidarietà e rigore, fattori necessari per creare un reale sentimento comune tra i vari Stati. In assenza di tutto ciò, invece, quello che emerge è lo strapotere del più forte degli Stati europei, dal punto di vista economico e cioè la Germania, che in questa situazione riesce ad approfittare della debolezza della zona euro per incrementare il proprio commercio estero ed a piazzare titoli di stato a tassi bassissimi, dimostrando la totale mancanza di una visione di ampio respiro. Se i tedeschi non cambieranno rotta, è inevitabile che su di essi ricada il risentimento e forse anche l’odio da parte degli Stati che, pur avendo gravi colpe nella gestione economica interna, non possono essere abbandonati a se stessi, né condannati ad anni di insostenibili sacrifici sociali ed economici.

  18. m. Giberti

    Per anni la BCE non ha fatto altro che decidere il tasso di sconto con l’unico target di controllare l’inflazione. Facendo questo indirettamente influiva sul valore dell’Euro mantenendolo alto anche se ciò danneggiava le esportazioni dei paesi europei.Con Draghi ci si è forse resi conto che l’inflazione non era controllabile con i tassi in quanto già strozzata dalla deflazione. Ora l’inflazione si sta risvegliando come conseguenza di scriteriate spinte sulle tariffe (differenti da stato a stato in funzione del debito locale). Come può ora la BCE sorvegliare centralmente l’nflazione diversa da stato a stato agendo solo sui tassi? A cosa serve allora la BCE in un Europa economicamente disunita? E a cosa servono le banche nazionali che non possono decidere niente ma solo controllare alcuni dati macroeconomici senza poterli influenzare? Penso che siamo finiti in un cul de sac e che solo una rivoluzione vera sia finanziaria che politica che decida o una vera unione o uno smembramento possa ridare un futuro ragionevole ai singoli stati all’Europa.

  19. emilio

    Un chiarimento al prof. Panunzi: se la Grecia dovesse uscire dall’euro e fare default, questo riguarderebbe anche i 111,9 miliardi (cfr.l’Hellenic Republic Public Debt Bullettin di marzo 2012) di prestiti ricevuti da EU/IMF, di cui circa 16/17 versati dall’Italia (cfr. supplemento al bollettino statistico “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” della Banca d’Italia)?

  20. Piero

    Ormai tutto e’ chiaro, Krugman, Tabellini, Roubini hanno delineato chiaramente l’origine della crisi e la sua soluzione, quindi non e’ un problema di no sapere cosa fare e’ un problema di volontà politica, a Germania non vuole l’Europa unita con nazioni che possono almeno contare quanto essa, vuole un Europa unita con tutte nazioni rovinate economicamente, si sta facendo il suo gioco, quindi quando a Grecia sta sull’orlo del baratro verra’ salvata dalla Germania in cambio di piu’ potere politico, sara’ cosi’ per a Spagna e poi er l’Italia, in sintesi la Germania ha perso a guerra militare ora vuole vincere quella economca, porta il nemico alle corde poi interviene con il salvataggio naturalmente dopo che si sono fatti Dani gravi ed irreparabili. Se si pensi che oggi il salvaaggio sta nelle mani della Bce, ma la stessa non puo’ intervenire per il no tedesco, se riflettiamo alle inutili manovre fatte fino ad oggi nonostante che sia stata immessa liquidità nel sistema bancario per circa 1,4 mld, allora si capisce il vero nodo del problema.

  21. paolo origgi

    Grex-it IT: in molte circostanze IT è l’identificativo di Italia. Sarà cosa voluta, oppure coincidenza?

  22. Lorenz

    Speriamo che la Grecia esca subito e speriamo che esca pure l’Italia al più presto. Ci avete truffato con l’euro, nel 2000 abbiamo subito un rialzo dei prezzi, ora siamo in una crisi economica micidiale. I vantaggi dov’erano? I vantaggi erano per la Germania, che ha impedito agli altri paesi di svalutare, così da diventare più competitiva. Non a livello internazionale, ma principalmente all’interno dell’area euro. Non si doveva fare l’euro, un’unione economica con tante differenze non aveva e non ha senso. E si dovrebbe vergognare pure Panunzi, che ha il coraggio di scrivere “non risolverebbe i problemi di lungo periodo”. Davvero? Forse non si rende conto che se ti chiudo in una cella e non ti do più da mangiare, tu non stai a ragionare su cosa mangiare tra 10 anni: il tuo problema è mangiare subito! Nel lungo periodo siamo tutti morti.

  23. Piero

    Io predico da anni del suicidio dell’Italia ad entrare nell’euro così come programmato, non sono mai stato ascoltato, dal 2007 ho commentato l’articolo di Giavazzi su questa rivista dal titolo “quel che Sarkozy PUO fare per la bce”, oggi si sono verificate tutte le previsioni dell’articolo ed io non sono un economista, allora penso tutti questi politici consigliati dagli economisti che vengono pagati a fare? La spending rewiew deve cominciare da loro. Oggi Giavazzi economista della voce fa il consulente a Monti insieme a Bondi vedremmo se i commenti dei lettori su questa rivista gli possono dare dei consigli utili.

  24. Piero

    Sul Il Sole 24 ore di oggi scende in campo Padoa Schioppa contro la politica tedesca, giustamente afferma che tale politica allontana l’unione europea, precisa che i tedeschi hanno avuto dei vantaggi da tale situazione, ma nel contempo ha affossato gli altri paesi, sono cose scontate che ripeto da 5 anni, fa piacere che un Prof. filo tedesco come Schioppa apra gli occhi ed arrivi alle mie stesse conclusioni. La crisi e’ finanziaria e va risolta dalla Bce stampando moneta per acquistare almeno il 50% dei debiti statali paesi euro.

  25. Piero

    La commissione europea ha ordinato all’Italia di spostare la tassazione dal capitale e dal lavoro alla proprietà e ai consumi, penso che l’Italia oggi ha bisogno di tutto meno che di aumentare le tasse sulle case o sulle imposte indirette, in ogni caso per diminuire i debiti governativi del passato ci sono solo due modi, a parte le politiche rigorose di bilancio che vanno sempre fatte anche quando l’economia prospera, il primo e’ pagare il debito con la moneta buona, soluzione che si cerca di praticare ma di fatto e’ impossibile per tutti i paesi dell’area mediterranea, l’ affermazione di Monti fatta a Dicembre e’ gia’ saltata ( ha detto che basta rispettare uno dei due obbiettivi del fiscal combact, il pareggio del bilancio, l’altro si sarebbe raggiunto da solo), perché abbiamo sia quest’anno che nei prossimi una contrazione del PIL e dei prezzi; la seconda soluzione e’ quella di pagare i debiti con la moneta cattiva, la bce quindi deve alzare l’obbiettivo dell’inflazione del 2% e portarlo al 4% ( dovrà pertanto fare una politica monetaria espansiva), in tale modo si ha una tassazione della rendita a favore dei ceti produttivi, lavoratori ed imprenditori.

  26. CINCERA GIANCARLO

    Il Problema non è la Grecia ma bensì la Germania La soluzione? : GERMEXIT

  27. Stefano Valenti

    L’autore scrive: “Quindi dovrebbe avere un surplus primario di bilancio e sarebbe quindi in ogni caso obbligata a misure di tagli della spesa e aumento delle tasse.” Potrei non ricordare bene i dati, ma mi pare che la Grecia abbia già un avanzo primario, o che il disavanzo primario sia comunque nell’ordine dell’1 per cento del PIL o giù di lì.

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