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Alla ricerca del tempo perduto (sui social network)

Le stime dicono che gli italiani utilizzano i principali social network per una media di due ore al giorno. Quanto vale tutto questo tempo? In termini di costo-opportunità, si arriva a una cifra pari agli interessi sul debito pubblico di un anno intero. Ragionare sul valore di diverse alternative.
UNA STIMA DEL TEMPO “SPESO” SUI SOCIAL
Facebook, col suo miliardo e passa di utenti attivi, è una delle nazioni più popolose della Terra e promette, assai presto, di superare persino India e Cina. Facebook ha cambiato le nostre vite dando il la alla iper-connessione e condivisione della vita privata, modificando radicalmente le nostre modalità di comunicazione.
Ma è possibile stimare il valore del tempo che passiamo sul social network di Mark Zuckerberg?
Proviamo a risolvere questo divertissement concentrandoci sull’Italia e replicando un gioco proposto da Daron Acemoglu nel capitolo dedicato al costo-opportunità del suo manuale di microeconomia. Tutto ciò che ci serve è la quantità di ore che le persone passano su Facebook nel nostro paese, il numero complessivo di utenti e un insieme di ragionevoli assunzioni sul costo del loro tempo. L’Italia è uno dei paesi in Europa con la maggiore penetrazione del social network di Menlo Park: il 42 per cento della popolazione ha un profilo attivo, tradotto in numeri assoluti significa 25 milioni e 200mila persone. Per utente attivo si intende una persona che posta più o meno regolarmente sulla piattaforma. La distribuzione per età e per genere è illustrata dai grafici seguenti.

Figura 1

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Fonte: Socialbreakers.com

Una grande maggioranza di utilizzatori appartiene alla fascia d’età 15-54 (in età da lavoro, quindi) mentre, in proporzione, gli uomini rappresentano il 54 per cento contro il 46 per cento di donne. Nell’area euro, l’Italia è inoltre il paese in cui gli utenti web usano, più di tutti, i social media: 2 ore al giorno, in media, divisi tra Facebook, Google+, Twitter, Linkedin e Instagram. Possiamo tranquillamente concludere, sulla base della distribuzione tra i vari mezzi, che una di queste ore sia spesa su Facebook.
Passiamo dunque a stimare la quantità di tempo totale spesa dagli italiani online:
(25, 2 milioni di utenti X 1 h al giorno) X 365 = 9,198 miliardi di ore
IL COSTO-OPPORTUNITÀ DI FACEBOOK
Quanto vale un’ora di tempo di una persona? Utilizzeremo qui un salario orario di 10 euro, tenendo conto che ci sono persone il cui costo/ora sarà sicuramente più alto e molti studenti, invece, che di fatto non sono occupati. Si tratta di una sorta di salario minimo che fa da riferimento alla nostra analisi. In ogni caso, un’ora di tempo ha comunque un valore e la domanda cui siete chiamati a rispondere è: sareste disposti, per 10 euro, a rinunciare a collegarvi a Facebook oggi? Se moltiplichiamo questo salario orario per il numero di ore stimato prima, otteniamo la cifra di 91,98 miliardi di euro annui, in linea con il servizio sul debito pubblico pagato dal nostro paese nel 2013, che ammontava a 95 miliardi di euro, e con le stime conservative sull’ammontare di evasione fiscale prodotte dal ministero dell’Economia. È chiaro che questa cifra non rappresenta (e non può rappresentare) una sorta di Pil mancato (letteralmente, un valore sottratto), perché è lecito e corretto supporre che anche il tempo passato su Facebook generi, in qualche modo, valore: sia attraverso la creazione e il consolidamento di reti sociali (anche se uno studio molto recente mostra, proprio per l’Italia, che l’aumento delle interazioni sociali fisiche generate da Facebook possa accompagnarsi a un calo della fiducia negli altri), sia proprio per mezzo dello svolgimento e promozione di attività commerciali o per lo stimolo al consumo indotto dalle pubblicità. Lasciamo dunque al singolo ogni valutazione, proprio in funzione della soggettiva percezione del valore del proprio tempo: posto che l’utente medio passa un’ora al giorno su Facebook e che quell’ora vale circa 10 euro, in un anno il costo-opportunità di utilizzare il social network, a livello individuale, ammonta a circa 3.650 euro.
Ora, la domanda a cui ognuno di noi può rispondere è la seguente: il tempo che passiamo su Facebook vale questi 3.650 euro all’anno? Qui di seguito riportiamo alcuni esempi delle diverse altre cose che si potrebbero comprare con la stessa somma.
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Naturalmente, le cifre indicate si basano su assunzioni e non hanno neppure l’obiettivo di stimare oggettivamente il valore monetario del tempo speso su Facebook: si tratta tuttavia di un esercizio che mette in evidenza in termini economici un aspetto essenziale della nostra vita iper-connessa. Al crescere della complessità dell’ambiente in cui viviamo, anche le scelte che facciamo diventano più complesse e, in definitiva, diventa più difficile valutare correttamente il costo delle differenti opportunità e il tasso di sconto da applicare al futuro per garantirci, oggi, un benessere (o un’utilità, per utilizzare un lessico economico) adeguato. Ragionare sul valore del proprio tempo, anche in termini monetari, è aspetto da non trascurare. E si può cominciare calcolando il costo opportunità di non condividere questo articolo su Facebook.

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10 commenti

  1. Salvesalvi

    Questo calcolo va rifatto per la TV, network ancora ben più presente di FB nelle case italiane. Altroché divertissement…

  2. lallo

    Il concetto non è chiaro: su questa linea di pensiero vogliamo allora calcolare anche quanto ci costa il sonno?

  3. Marco Bigelli

    L’ipotesi sottostante è che sia tempo perso e sottratto al lavoro in termini di costo opportunità ma molte cose non quadrano. In primis, twitter può essere paragonato alla lettura dei giornali (per molti versi più approfondita e personalizzata, vedasi acocunt di lavoce.info) e quindi dovremmo contare anche la lettura di giornali e perché non dei libri come tempo sprecato e pensare solo a vendere le nostre ore al costo opportunità di 10 euro/ora (minimo sindacale?). Ovviamente si è difficilmente d’accordo. Circa LinkedIn, molti lo utilizzano come strumento di lavoro per trovare clienti o contatti per cui va proprio tolto. Rimane facebook, come rimane la televisione, le partite in TV, il cinema. Non è tempo sprecato. E’ un altro modo di divertirsi o distrarsi rispetto al passato. La ricerca andrebbe fatta sul tempo che i dipendenti (meglio pubblici) trascorrono su Facebook nel proprio orario di lavoro. Li si può considerare il costo opportunità, il danno alla collettività e l’incremento di produttività che ne deriverebbe se si inibisse il collegamento a tale sito da PC di posti di lavoro pubblici.

  4. Riccardi

    E se uno usa FB per un attivismo politico che va ad incidere anche sulle condizioni economiche generali ed individuali?
    Questo studio mi sembra un approccio riduzionista di cose complesse come i network sociali. E giustamente allora la TV? Quanto ci costa la “Vita in Diretta” in termini economici (e di spesa sanitaria per perdita di neuroni)?

  5. Antonio Agostini

    E invece a me questo articolo e’ piaciuto molto. E’ chiaro che sono innumerevoli le obiezioni che gli si potrebbero porre. Ho paura che chi si accanisce nel cercare il pelo nell’uovo della validita’ statistica ed economica si perde in realta’ il senso profondo dell’articolo, almeno a mio modesto parere: riflettere su quanto benessere e valore ci apportano l’uso dei social network e di FB in particolare. Ed eventualmente trarre le dovute conseguenze a livello individuale. Chiunque legga l’articolo non puo’ non restare colpito dal paragone del valore monetario (sia pur teorico) del tempo passato su FB e di quello che con quella stessa somma potremmo comprarci. E’ l’effetto sulla consapevolezza individuale che conta, non l’esattezza dei calcoli effettuati. Apprezzo in particolar modo l’autoironia finale: lo terro’ per me, niente rimbalzo su Facebook.

    • Alessandro

      Ragionando ancora in termini economici, nell’utilizzo dei social network si potrebbe al contrario trovare una forma di risparmio personale al pari della lettura di un buon libro; invece di uscire e consumare carburante, consumazioni al bar, al supermercato, acquisti vari, mezzi pubblici, ecc.ecc. si sta al calduccio a casa propria completamente gratis. Certo però, ne risentono i consumi.

  6. Piero

    Se qualcuno nel suo tempo libero vuole utilizzare facebook invece di giocare al biliardo al bar, cosa c’entra con il costo? Sono cambiate le abitudini, e’ cambiata la società con internet, ha non si può affermare o pensare di affermare che Facebook distolga risorse lavorative, anzi è il contrario, i social network aumentano il Pil. Non vorrei sentire affermazioni che l’Italia è in crisi perché gli italiani passano due ore al giorno di facebook.

    • Ferrariemil

      è giusto stare attenti al tempo che passiamo sui social, ma non tanto per il reddito che non produciamo, quanto perché sarebbe preferibile la realtà anziché un’interazione tendezialmente fasulla e isolante che induce forte dipendenza tra resto. Senza abbracciare la massima ” il tempo è denaro “, mi sento di condividere l’osservazione dell’articolo. È la qualità di quel che facciamo che conta, e stare su Facebook non è gran cosa. Per carità, nemmeno la Tv. Siamo liberi di rincretinirci o migliorarci, dipende da noi.

  7. giovanni capelli

    Questo studio è un meraviglioso documento sull’attualità del concetto di alienazione inteso come disposizione alla monetizzazione di ogni aspetto dell’esperienza umana prospettiva secondo la quale anche fare l’amore è spreco di risorse-tempo ameno che non ci si rivolga al mercato della prostituzione.

  8. ettore gasparini

    domanda:secondo audiweb di luglio coloro che in un mese si sono connessi almeno una volta ad internet sono 27.800.000,e’credibile che 25.200.000 abbiano un profilo facebook?

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