Salvare la compagnia di bandiera con il pretesto dell’italianità ci è costato miliardi di euro. A carico di chi vola dagli scali italiani, indipendentemente dalla compagnia aerea. Le responsabilità di questa storia sciagurata del capitalismo nostrano sono chiare sin dal 2008.
ALITALIA: TANTO HA PAGATO PANTALONE
Il fatto che la vicenda della vecchia Alitalia avrebbe gravato sulle tasche degli italiani per almeno un decennio era ovvio. A suo tempo lo avevamo detto in tutti i modi attirandoci gli strali di politici e banchieri che attorno al 2008 guidarono quella sciagurata operazione per tutelare l’italianità della nostra compagnia di bandiera – oggi oltre tutto finita in mani arabe.
I costi complessivi dell’operazione che sono stati scaricati sulle casse dello stato e sulle tasche di contribuenti e utenti delle compagnie aeree, purtroppo, non li conosceremo mai. Miliardi di euro, sicuramente. Ma quanti? Se un bravo cacciatore di dati e notizie avesse molta voglia e infinita pazienza si potrebbe sapere. Ma dubito arriveremo mai alla fine del conto.
La notizia giunta più di recente sui giornali riguarda il “fondo” per sostenere i redditi di alcune migliaia di dipendenti che sono stati messi in cassa integrazione per sette anni (sette anni!) spesso a oltre 10 mila euro al mese. Questo fondo – ci avevano assicurato, ma qualcuno ci aveva davvero creduto? – sarebbe stato autosufficiente, alimentato interamente da contributi specifici dei lavoratori. Invece, come noto, da anni tutti i passeggeri in partenza dagli aeroporti italiani pagano un obolo (passato da un euro a tre euro per ogni passeggero). Con l’ironico risultato che finanzi l’operazione anche se voli con un concorrente di Alitalia o una low cost.
DUE OSSERVAZIONI DOPO IL COMUNICATO INPS
Questo era noto da tempo. Il comunicato Inps di sabato 7 marzo riapre la ferita e tocca due aspetti. Il primo è che sottolinea come la parte a carico dei lavoratori del settore sia simpaticamente regressiva, poiché grava soprattutto su chi guadagna meno, ossia sul personale di terra. Infatti è una percentuale della retribuzione “base” e non tocca l’indennità di volo (una parte molto consistente delle entrate di piloti e assistenti di volo).
Il secondo, sicuramente più mediatico e oggettivamente rilevante, è che il contributo a carico dei passeggeri non è una “integrazione” (e come tale, si penserebbe, marginale) ma copre ben il 96 per cento di questo fondo. Ovvero quasi tutto è a carico di chi vola. Ok, non è a carico della fiscalità generale come ha scritto qualche commentatore, ma la sostanza non cambia di molto: è una sorta di tributo specifico che chi vola si trova a pagare. I soldi non c’erano e li hanno prelevati dalle nostre tasche, se non come contribuenti, come consumatori.
CHI DOBBIAMO RINGRAZIARE
Come spesso avviene nei film, chiudiamo con i ringraziamenti. A chi ha condotto l’operazione politicamente, l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ci aveva giurato che l’operazione non avrebbe gravato sulle nostre tasche. A ruota, ringraziamo la Lega, che la ha sostenuta sperando di salvare i conti dell’aeroporto di Varese (Malpensa) con i soldi di tutti. E infine a chi l’ha orchestrata finanziariamente, l’allora amministratore delegato di Banca intesa, Corrado Passera, che oggi in politica reclama l’abbattimento degli oneri sulle imprese e le famiglie.
Grazie. Ma può bastare così…
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bob
…un particolare ringraziamento anche ai sindacati per averla fatta diventare un baraccone di privilegi assurdi
Enrico
Ho il sospetto che di operazioni cosi ce ne siano molte, magari non negli stessi termini, ma sicuramente con gli stessi risultati (ad esempio nella creazione delle municipalizzate e controllate varie)
Marco Giovanniello
La CIGS, come l’intera operazione di salvataggio di Alitalia, risale all’autunno 2008, mentre Alitalia aveva lasciato Malpensa nel marzo precedente. Magari controllare prima di scrivere…
bob
Malpensa come adesso Autostrada Brebemi sono una delle pagine più vergognose di questo Paese per 20 anni al popolino bue si è fatto credere che l’ Italia evoluta era quella con le corna di verde vestita. La cultura la vera piaga dell’ Italia.
ale
…E che avevano fatto fallire la trattativa con Air France …
Mirko
Lungi da me il voler difendere Corrado Passera (ne lo conosco ne lo voterò mai), vorrei però non si confondessero le responsabilità politiche ben più gravi di Silvio B. e Umberto B. con quelle di Passera, che ha “solo” trovato il modo di mettere in pratica una scelta di altri.
Comunque e’ dal 2008 che non tocco l’Alitalia nemmeno con i guanti.
davide
Dobbiamo ricordare che il caso Alitalia è servito a fare cadere il governo Prodi .
Enrico Motta
Tra coloro che dobbiamo ringraziare Lei si dimentica qualcun altro, e la dimenticanza mi sembra grave. Nel marzo 2008 Air France-KLM fece un’offerta interessante, ma il Governo Prodi non la firmò per non andare contro i sindacati (c’erano in ballo 2100 esuberi) e parte dei partiti che lo sostenevano. Ma il Governo Prodi aveva il potere di firmare l’accordo o no? Se uno sbaglia un gol al 90°, non può prendersela con chi segna un gol in fuorigioco al 91°.
LeM
Mi spiace, ma lei ricorda male…
Prodi non firmò non per i sindacati, ma perché era dimissionario.
Ricordo benissimo che Prodi raccomandò al futuro governo di accettare e trattare su quell’offerta, naturalmente inascoltato.