Dove sono finiti i soldi dei bail-out della Grecia nel 2010 e 2012? Tsipras ha in parte ragione quando sostiene che sono andati alle banche – francesi, tedesche e greche – e non al popolo. Il vero problema è che l’Europa non ha voluto accollarsi il salvataggio attraverso il bilancio “federale”.
Le cifre e la tesi di Tsipras
Il dibattito politico è fatto più di slogan che di numeri. Quindi ben venga l’analisi di Nicola Borri e Pietro Reichlin su dove sono finiti i soldi dei bail-out greci. Come dicono giustamente i due autori “le conseguenze di un messaggio sbagliato possono essere molto gravi.”
L’obiettivo dichiarato del loro articolo è contrastare la posizione di Alexis Tsipras secondo la quale “i vostri soldi sono serviti a salvare le banche, non sono mai arrivati al popolo”. Effettivamente Tsipras ha esagerato. Circa 27 dei 237 miliardi prestati alla Grecia nei due bail-out del 2010 e 2012 (l’11 per cento) sono andati a finanziare il governo greco. Se poi il governo li ha dati o meno al popolo, lascio ai greci decidere. Comunque, si tratta solo dell’11 per cento. Dove è finito il resto?
Yiannis Mouzakis fa un’analisi puntuale, il 48 per cento è servito per pagare interessi e capitale sul debito esistente e il 19 per cento per ricapitalizzare le banche greche. Sommando anche i soldi utilizzati per ripagare il Fondo monetario e per facilitare la ristrutturazione del debito, l’89 per cento dei fondi sborsati nei due bail-out è stato utilizzato per ripagare o aiutare le banche e l’11 per cento è andato al governo greco. Quindi, per essere precisi, la dichiarazione di Tsipras era eccessiva, ma non completamente infondata.
È una tesi suffragata anche da Olivier Blanchard, capo del centro studi del Fondo monetario internazionale, che ha scritto nel suo blog “una parte importante delle risorse del primo piano (di salvataggio) è stata usata per ripagare creditori a breve termine e per sostituire debito privato con debito pubblico”.
Borri e Reichlin sono purtroppo approssimativi quando dicono che “Alla fine del 2011 (…) circa il 35 per cento dei complessivi 110 miliardi del primo bail-out è stato utilizzato per ripagare i creditori esteri. E il rimanente 65 per cento? Circa 15 miliardi sono finiti nelle casse delle banche greche e i restanti 57, poco meno del 30 per cento del Pil, in quelle del governo greco”. A fine 2011, la somma effettivamente sborsata dei 110 miliardi promessi dal primo bail-out ammontava a solo 72,8 miliardi. Quindi, usando i loro stessi numeri, i creditori esteri si erano presi il 52 per cento dei fondi erogati. Certamente non tutti, ma la maggior parte.
La differenza tra il 52 per cento e l’89 per cento menzionato in precedenza sono i creditori interni, in particolare le banche greche. Perché non siano state nazionalizzate, come è stato fatto in Svezia nella crisi dei primi anni Novanta, o “europeizzate”, come da me proposto nel 2010, non si capisce. La maggior parte dei fondi è servita a finanziare la fuga di capitali dalla Grecia: è forse un aiuto al popolo greco?
Chi ha subito l’haircut
A dimostrazione che le banche francesi non sono state aiutate poi tanto, Borri e Reichlin menzionano il fatto che nel 2012 hanno dovuto subire un haircut sui loro crediti:è vero, ma va anche ricordato che sia Nicolas Sarkozy sia Jean-Claude Trichet hanno fatto di tutto per evitare l’haircut, richiesto invece dai tedeschi. La ristrutturazione del 2012 non era quindi parte dell’accordo del 2010, ma un intervento tardivo. A quella data, la maggior parte del debito era in mani private e quindi esente dall’haircut. Il risultato è che l’haircut non ha veramente inciso sul livello del debito greco, come avrebbe potuto fare una ristrutturazione nel 2010.
Sono completamente d’accordo con Borri e Reichlin che il trasferimento dei crediti verso la Grecia detenuti dalle banche al settore pubblico non è stata un affare per i contribuenti. Ma loro usano questo argomento a riprova del fatto che il primo bail-out non sia stato a favore delle banche francesi e tedesche, mentre per me è solo una riprova di come il potere politico delle banche ecceda quello dei contribuenti, per cui le nazioni fanno scelte politiche nell’interesse delle loro banche e non necessariamente della loro collettività.
Borri e Reichlin sono talmente impegnati a negare il fatto che le banche estere siano state aiutate in modo significativo dai programmi di bail-out, che non presentano nemmeno l’argomento – molto diffuso all’epoca—che salvare le banche europee era un male necessario, per salvare la stabilità dell’area euro. È un argomento che non mi trova molto d’accordo, ma che ha sue ragioni e non può essere rigettato sulla base dei dati.
Ma se anche fosse un argomento valido, non si spiega perché il salvataggio delle banche franco-tedesche dovesse essere fatto a spese della Grecia. Quando gli Stati Uniti sono intervenuti per salvare alcune banche non hanno imposto il costo del salvataggio sul pubblico dei loro creditori, ma sul bilancio federale. In Europa non lo si è voluto fare e questo è il vero problema.
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Paolo
Basandosi sulla sua tesi, probabilmente assolutamente corretta, che il primo programma di salvataggio sia andato in gran parte ai creditori privati (in particolare banche francesi) ho due domande sull’ultimo passaggio del suo articolo, che mi sembra, forse per mia mancanza di perspicacia, contraddittorio:
1) Che vuol dire a spese della Grecia? Io direi piuttosto a spese dei contribuenti di Germania, Francia, Italia ecc.
2) Lei sostiene che negli Stati Uniti non si sia imposto il costo del salvataggio ai creditori, bensì al bilancio federale, mentre in Europa no. Non capisco: se è vero, ed è vero, che i soldi del primo piano di salvataggio sono andati alle in gran parte alle banche creditrici, non è stata fatta esattamente la stessa cosa in Europa? I costi del salvataggio sarebbere stati imposti ai bilanci pubblici degli Stati membri e non a quelli dei creditori (le banche).
Vincesko
Il “salvataggio”, cioè il trasferimento dei crediti verso la Grecia dalle banche private al fondo salva-Stati, gentilmente deciso dal duo Merkel-Sarkozy, delle banche francesi (51 mld i crediti iniziali), tedesche (32 mld), greche (15 mld), olandesi (8 mld), USA (10 mld), GB (9 mld) e italiane (3 mld) è avvenuto a carico della Grecia o dei contribuenti europei? Entrambe le cose, poiché i prestiti erogati dal MES sono a titolo oneroso, salvo “ristrutturazione”, quindi hanno prodotto interessi attivi, ripartiti (analogamente a quanto avviene per i prestiti della BCE, in base alle quote nel capitale, dopo aver trattenuto max il 20%, cfr. art. 33 statuto) in base alle rispettive quote nel MES. Con l’avvertenza che, ad esempio, mentre l’Italia ha un differenziale sfavorevole o neutro, la Germania ha lucrato dal differenziale favorevole tra il costo della provvista e l’interesse percepito.
Quote di partecipazione per stato membro
Stato ……….Percentuale
Germania………27,1464%
Francia ………..20,3859%
Italia…………….17,9137%
Spagna ………..11,9037%
Paesi Bassi……..5,7170%
Belgio …………..3,4771%
Grecia……………2,8167%
Austria…………..2,7834%
Portogallo………2,5092%
Finlandia………..1,7974%
Irlanda …………..1,5922%
Slovacchia………0,8240%
Slovenia…………0,4276%
Lussemburgo….0,2504%
Cipro……………..0,1962%
Estonia ………….0,186%
Malta …………….0,0731%
Paolo
Tutto vero, resta il fato che 1) un taglio, anche molto grosso del debito in mani private è stato fatto nel 2012; 2) gli interessi pagati dalla Grecia sui finanziamenti bilaterali (2010) e dell’EFSF (il MES o ESM è arrivato dopo) (2012) sono di gran lunga più bassi rispetto a quelli che pagherebbe qualsiasi stato sull’orlo del fallimento. il fatto che l’Italia, 100 volte più solvibile delle grecia, abbia, come da lei descritto, un saldo negativo ne è la dimostrazione. Dire, quindi, che il salvataggio è stato fatto a spese della Grecia, mi sembra almeno un pochino esagerato. 3) se il debito verrâ tagliato nei prossimi mesi, come sembra sempre più probabile e forse corretto, margine di interesse positivo o meno, ci rimetterâ anche il contribuente tedesco.
bob
Lo scopo dei padri fondatori dell’Europa Unita aveva basi molto più alte e nobili e anche lungimiranti degli attuali “politici”. Oggi coloro che sono saliti in cattedra, almeno da quello che lei sostiene, per impartire lezioni di serietà e disciplina agli ” indisciplinati popoli mediterranei” usano mezzucci per tirar a campare. Non ultima, tra le tante pretese, quella della Germania di poter produrre formaggio con latte in polvere il quale unico scopo è quello di dar fiato alla loro poco brillante industria alimentare, senza pensare minimamente che un Paese “socio” ha 400 tipi di specialità alimentari fatte con il latte vero. Quindi mezzucci! Oggi un giornale titola ” il vero problema è la Germania non la Grecia” ad una persona come me e della mia età appassionato di Storia e ancora con tanta lucida memoria, la cosa mette qualche brivido. La gestione di uno Stato come quello di una famiglia non può essere fatta solo con la contabilità ma anche e soprattutto con la politica, ma la Politica con la P maiuscola è cosa da Grandi Uomini …ed io sinceramente non ne vedo in giro. Fare gli Stati Uniti d’ Europa ( come auspica Scalfari ) non è cosa semplice come aver costituito gli USA, un conto è mettere assieme 10 coloni un altro associare 10 grandi Paesi stracarichi di Storia propria…..appunto cosa da Grandi Politici che non ci sono, questo è il vero dramma!
Roberto Pinotti
Quella del formaggio è una bufala: http://www.ilpost.it/2015/06/29/unione-europea-latte-in-polvere-formaggi/
bob
Pinotti l’articolo con una leggina subdola (…non costringe…ma è legale fare formaggio senza latte) denota proprio quello che sostengo da sempre: quale Europa vogliamo fare? Vogliamo essere la fortocopia macchietta degli USA? Cosa vogliamo essere? Io direi che abbiamo storia, risorse, civiltà, capacità per essere continente Europa. Sa cosa manca? Una classe politica all’atezza …..nel vero senso del temine visto la moltitudine di piccoli nani che sono sul palcoscenico
Rainbow
Condivido l’obiezione di Paolo: cosa vuol dire che il salvataggio delle Banche-Franco-Tedesche e’stato fatto a spese della Grecia! La Grecia non ha tirato fuori un centesimo per ripagare i suoi creditori! tutte le risorse sono state messe a disposizione dalla U.E attraverso le sue diramazioni Bce, EFSF, prestiti bilaterali, etc) e dal Fmi. In pratica, per la parte finanziata dalla Ue, i soldi sono stati tirati fuori,indirettamente,pro-quota, da tutti noi contribuenti Europei, Italia compresa!
Seconda obiezione. Lei stesso ricostruendo i flussi finanziari in maniera diversa rispetto a quelli dei Professori Reichlin-Borri, ammette che parte dei finanziamenti sono serviti anche a ricapitalizzare le Banche Greche (ed anche a ristorare i risparmiatori greci: mi risulta che il 8% dei titoli Greci erano nei portafogli dei risparmiatori Ellenici). Ergo, anche questi fondi sono andati alla Grecia,mentre,la vulgata corrente populista,specie quella di matrice italiana, Fassina, Sel, Meloni,5 stelle etc sostiene che ” tutti gli aiuti sono serviti per salvare le Banche Tedesche e Francesi,niente e’andato alla Grecia!”. Tale affermazione,ripetuta come un mantra in tutti i talk televisivi (e mai smentita dai conduttori che non sanno nulla di Finanza e di Economia!) al di la delle cifre esatte,e’sbagliata! Concordo con i Professori Reichlin-Borri,che sia importante,nel contesto mediatico iper-populista attuale,il fact-cecking, ossia il controllo fattuale delle affermazioni dei politici.
Savino
I bilanci degli Stati servono a garantire servizi, welfare e benessere “sociale” ai cittadini e possono essere strumento di politica economica, attraverso l’utilizzo della leva fiscale, per criteri di redistribuzione; quindi, per piacere, non utilizziamoli per partite di giro sul debito o per il salvataggio delle banche. Borri e Reichlin hanno ragione: non è conveniente scaricare tutto questo sul pubblico e, quindi, sulla collettività.
Maurizio Cocucci
Questo suo punto di vista, simile a quello di alcuni altri economisti, soffre di un peccato originale, ovvero fate partire il calendario della vostra analisi a vostra discrezione. Mi spiego, voi fate queste considerazioni dal momento in cui sia il governo che il sistema creditizio ellenico si sono trovati nell’impossibilità di far fronte agli impegni presi, tradotto non riuscivano a pagare i debiti! Proviamo però ad andare indietro nel tempo, ad esempio al 2001, cioè a quando la Grecia è entrata nell’eurozona. Da allora il governo aveva spese tra il 43% ed il 46% del PIL, PIL che intanto cresceva a tassi maggiori rispetto alla media europea, ma disponeva di entrate mediamente del 39% (dati FMI). Chi finanziava quel deficit? Ma soprattutto, come veniva utilizzato il denaro proveniente dai prestiti ottenuti mediante emissione e collocamento dei titoli di Stato? Collocamento che non avvenne ai tassi che D’Alema ha recentemente affermato, ma ben più contenuti, si pensi che il decennale aveva un rendimento tra il 5,5% del 2001 al 3,5% del 2006. Questo per fare un po’ di chiarezza. E il denaro che le banche elleniche avevano preso a prestito, come veniva utilizzato se non per darlo a sua volta a privati e aziende? Insomma lo stock di debito cumulato, sia privato (banche) che pubblico (governo), è andato ai greci, o no? Non vedo quindi il perché meravigliarsi se si chiede che quel debito venga ripagato, possiamo discutere sulle modalità ma non sul principio.
bob
…..interessi privati in atto pubblico! A mio avviso la confusione si genera tra cosa deve essere la futura Europa e i problemi di un singolo Paese. Se intorno ad un tavolo non si pone quale deve essere il ruolo dell’Europa nel contesto geo-politico internazionale, a confronto con continenti tipo USA, Cina,India, Brasile, Russia si andrà ,come ora, in ordine sparso per la gioia dei ns “concorrenti”. Se “svendiamo” la Grecia sappiamo benissimo che ci sono “acquirenti ” alle porte pronti a rilevarla ( primis Russia e Cina) per cui il problema Grecia non è importante tanto per il debito da ripianare ma per il ruolo geografico-politico che riveste, così dovrebbe ragionare un Politico diplomatico, altrimenti ragioniamo come il salumiere che cerca di avere l’equivalente di un etto di salame. Se i futuri SUE non difendono principi e conquiste di secoli ( illuminismo, libertà religiosa, stato sociale, abolizione della pena di morte, qualità della vita, etc) diventeranno un insignificante spazio geografico “orinatoio” della Cina e dell’ India. Da qui biosgna ripartire, ma politici per farlo dove sono?
Bobcar
Cari Raimbow e Paolo, la frase “non si spiega perché il salvataggio delle banche franco-tedesche dovesse essere fatto a spese della Grecia. Quando gli Stati Uniti sono intervenuti per salvare alcune banche non hanno imposto il costo del salvataggio sul pubblico dei loro creditori, ma sul bilancio federale” a me sembra chiarissima: in USA, se il Governo federale salva una banca dello Stato di New York, non addebita certo il costo del salvataggio allo Stato di New York, prestandogli dei soldi che poi il suddetto Stato non sarà mai in grado di restituire! lo stesso dicasi nel nostro piccolo, con gli aiuti alla Monte dei Paschi, che non si sono certo tradotti in un corrispondente aumento del debito della Regione Toscana (o della provincia di Siena!)questo è stato fatto in Europa, è stato addebitato il salvataggio di banche francesi, tedesche e sì, anche delle banche greche alla sola Grecia, che grazie a questa follia si ritrova oggi con un debito pubblico insostenibile, e che non avrebbe avuto se fosse stata lasciata fallire nel 2010
Maurizio Cocucci
No guardi, va bene tutto ma che lei mi venga a raccontare che avrebbe trovato più corretto accollarsi una parte del debito privato e pubblico contratto dalla Grecia per alleggerire di tale peso i suoi cittadini, non ci credo nemmeno se venisse di persona a sottoscriverlo. Tra l’altro parliamo solo e solamente di Grecia, ma gli interventi via fondi salvastati hanno coinvolto anche Portogallo, Spagna, Irlanda e Cipro.
Bobcar
Caro Cocucci, la Grecia nel 2010 era fallita. Quanto uno Stato fallisce, non ripaga i suoi debiti, e il creditore perde il suo capitale. Quando avrei scritto che avrei trovato più corretto accollarsi una parte del debito privato e pubblico contratto dalla Grecia per alleggerire di tale peso i suoi cittadini? Quello che sto dicendo è che, in seguito al fallimento della Grecia, si poteva decidere di lasciare che le banche francesi e tedesche si accollassero le perdite, con rischio di fallimento e conseguente rischio sistemico (probabilmente la migliore soluzione) oppure i Governi tedesco e francese potevano decidere di intervenire e salvare le loro banche, ma direttamente, cioè io Governo francese do soldi a te banca francese. Quello che non si è mai visto, è che tutto il costo del salvataggio delle banche europee se lo sia accollato la Grecia, attraverso l’ipocrisia dei governi europei che invece di intervenire direttamente per salvare le loro banche, fanno finta di prestare soldi alla Grecia…
Maurizio Cocucci
Quando parliamo di fallimento occorre riferirlo al suo significato formale, non interpretarlo personalmente. Una azienda o uno Stato fallisce quando non è più in grado di far fronte alle proprie passività, ma se c’è chi è disposto a prestare loro denaro oppure a concedere credito non si può parlare, almeno formalmente, di fallimento. Quindi formalmente la Grecia non è fallita. Avendo lei specificato, portandolo ad esempio, che negli USA se una banca si trovasse in difficoltà verrebbe aiutata da fondi federali, cioè dai contribuenti statunitensi tutti, io sono portato a credere che questo sarebbe il suo suggerimento da copiare anche qui in Europa e quindi per il salvataggio del sistema creditizio greco (o di qualsiasi nazione) auspicherebbe un intervento con fondi europei, cioè di tutti i contribuenti, e questo non mi trova assolutamente d’accordo. Gli USA hanno un loro sistema ma non è detto che lo si debba copiare. Quanto alle conseguenze nel caso si fosse evitato di fare quello che si è fatto occorre avere ben presente che la Grecia sarebbe andata incontro ad un disastro ancora maggiore perché è impensabile ritenere che le banche potessero cancellare con un semplice tratto di penna le passività. Poi non si considera il debito accumulato ed il fabbisogno del governo greco, ci si concentra su quello privato ma non si considera questo. Aggiungo che le ripercussioni non si sarebbero avute solo sulle banche creditrici ma sull’intera eurozona, Italia in primis.
Pier Doloni Franzusi
Beh, se il 19% dei soldi in questione sono serviti a ricapitalizzare le banche greche non capisco di cosa stia parlando il professore.
Questi sono soldi a tutti gli effetti dati alla Grecia, all’atto pratico sono stati forniti fondi al governo per tenere in piedi il proprio sistema bancario, come e’ accaduto in tutto il mondo. O forse il governo greco aveva un modo migliore di usare tutti quei miliardi, magari dandoli al “popolo” mentre le banche fallivano?
Sinceramente non mi aspettavo questo tipo di retorica dal Prof. Zingales
FD
Immagino che nella frase “A quella data, la maggior parte del debito era in mani private e quindi esente dall’haircut” ci sia un errore di battitura e l’autore intendesse pubbliche anzichè private, giusto?
Rainbow
Scusi Bobcar, l’affermazione: “e’stata addebitata alla Grecia il costo del salvataggio delle Banche francesi, tedesche ed anche greche” a mio avviso non e’esatta: perché, detta cosi, sembra che la Grecia si sia accollata l’intera esposizione delle Banche in questione!
Alla Grecia e’stato, giustamente, a mio avviso, accollata la sua sola esposizione (solo la sua non quella di altri soggetti!) verso le Banche prestatrici: francesi, tedesche, greche, etc.
Inoltre, giustamente,come dice M.Cocucci, quei soldi che la Grecia aveva preso in prestito (non a tassi usurari,come dice d’Alema!) li aveva utilizzati per immetterli nella sua Economia e per compensare i suoi deficit annuali! Quindi è giusto che siano stati restituiti in ottemperanza al principio fiduciario sul quale si fondano tutti gli scambi Economici! Poi, ripeto,q uale sarebbe stata l’alternativa! Con il senno di poi siamo tutti maestri! Se quei crediti non fossero stati restituiti, probabilmente sarebbero successe le seguenti cose:
effetto contagio sugli altri paesi: tutti i creditori avrebbero venduto in massa titoli degli altri Pigs,compresa l’Italia!
2) probabile implosione dell’Area Euro
La Grecia avrebbe si alleggerito il suo debito,ma chi le avrebbe prestato più denari in futuro?
Bobcar
Caro Raimbow,
lei alterna argomentazioni ragionevoli ad altre che invece proprio non tornano. Cominciamo dalla fine: “La Grecia avrebbe si alleggerito il suo debito, ma chi le avrebbe prestato più denari in futuro?” sono perfettamente d’accordo, questo è il prezzo che tutti gli Stati che vanno in default sono costretti a pagare: un limitato accesso al credito internazionale negli anni successivi (ed a tassi molto più alti). Il problema però è che alla Grecia è stato accollato il costo derivante dal non aver previsto un meccanismo per far fronte al probabile effetto contagio derivante dalla bancarotta di uno Stato dell’area euro, ad esempio un fondo salva banche (gli è stato accollato impedendogli di dichiarare bancarotta, liberandosi così di un debito chiaramente insostenibile). Ora, mentre il primo costo, la perdita di accesso al credito, è la “giusta” punizione che affronta ogni Stato nella situazione della Grecia, la seconda è totalmente ingiustificabile. La mancanza di un meccanismo di emergenza della zona euro non è infatti responsabilità della Grecia più di quanto sia responsabilità di ogni altro Paese dell’ eurozona!
più in generale, mi sembra che lei conservi una sorta di pregiudizio nei confronti della possibilità che uno Stato (o un’impresa, o un cittadino) possa fallire, che non ha alcun senso: quando scrive ” giusto che siano stati restituiti in ottemperanza al principio fiduciario…” io non capisco di cosa parla, da ché esiste la finanza, esistono le insolvenze
_beneathsurface
Sarò anche io poco perspicace ma non mi torna la logica di confrontare un numero del bail out di fine 2011 (il 52% rispetto ai fodi effettivamente erogati) con la percentuale relativa alla somma dei due bail out (89%): tale confronto sarebbe corretto se si sapesse per certo che nel 2012, all’epoca del seondo bail out, non era stato erogato un centesimo in più rispetto al primo bail out (che si sarebbe fermato allora a 72,8 mld) e se si sapesse per certo che nel secondo bail out nessun euro è andato a banche estere. Nessuno di questi due punti è però specificato e sottolineato.
Per cambiare argomento, Le posso dare parzialmente ragione sul fatto che trasformare debiti privati in pubblici non sia stata la soluzione migliore , d’altronde qui entriamo in unncampo minato perchè la Grecia, falsificando i suoi bilanci, aveva frodato la fiducia dei suoi investitori, e d’altra parte il meccansimo del SRM, la risoluzione unica delle crisi bancarie con il suo corredo di bail in, non esisteva ancora.
Se la Grecia fosse stata fuori dall’euro avrebbe fatto esattamente la stessa cosa: preso soldi dal FMI quale debito pubblico e salvato le banche proprie e straniere, se non voleva trovarsi fuori dai mercati internazionali (Islanda docet).
Piero
Ancora una volta si assiste al teatrino voluto dalla Germania: oggi la vittima è la Grecia che si è macchiata della grave colpa di avere indetto un referendum per fare decidere il Popolo.
Per tale motivo oggi la Germania impone misure più pesanti di quelle fino ad oggi discusse.
Per la Germania la democrazia è un optional che viene superato dalle più importanti esigenze nazionalistiche, ossia di non volere espropriare i risparmiatori tedeschi; questo è il vero motivo per cui non si vuole aiutare la Grecia.
Fino ad oggi tutti gli aiuti dati alla Grecia sono serviti per fare il “gioco delle tre carte” spostando il debito da un tavolo ad un altro in quanto non vi è in Europa un bilancio federale che permette di assorbire gli squilibri economici dei paesi meno virtuosi. E’ per questo che la moneta unica in 15 anni ha spostato ricchezza dai paesi meridionali ai paesi nordici, stante l’assoluta mancanza di meccanismi di riequilibrio.
Considerato che per avere una Europa federale occorre che vi sia una unione politica che mai sarà possibile raggiungere, stante lo spirito imperialistico della Germania, diventa necessario oggi non fare ripetere ulteriori casi come quello della Grecia.
Si deve constatare e prendere atto che la moneta unica è stato un fallimento per l’Europa, che in questi ultimi 15 anni è arretrata di oltre 30 anni.
La reversibilità della moneta unica non deve essere un male, deve essere una opportunità che viene data ad ogni singolo paese che vuole rimanere nell’unione europea ma non nell’unione monetaria, che mai sarà possibile raggiungere se non vi è prima quella politica.
Il nome “teatrino” non è certo riferito alla Grecia ma alla situazione che si è creata. Gli attori sono la Merkell e Holland e stanno recitando. Sanno benissimo che è una farsa. Poi ci sono le comparse come Renzi, Rajoy e Coelho che servono per riempire il palcoscenico mentre gli spettatori sono i cittadini europei dei paesi nordici che plaudono allo spettacolo teatrale senza avere pagato il biglietto e i cittadini dei paesi meridionali sono coloro che contribuiscono allo spettacolo sopportandone interamente le spese.
Quanto potrà durare?
Amegighi
Quello che capisco, Prof Zingales, da scienziato, è che anche qui abbiamo l’ennesima dimostrazione che l’Economia non è una Scienza. Dal mio punto di vista sembrano corrette entrambe le valutazioni. Ma il punto non è la correttezza delle due valutazioni. Il punto è che, le cifre e i dati siano utilizzati per “giustificare” l’ipotesi (pro o contro Tsipras, nel caso). E questo, per citare Popper, è proprio uno sbaglio. I dati vanno “criticati” non “giustificati”.
Purtroppo ne deriva che fino a che non riuscirete ad avere e sviluppare un sistema di analisi condiviso da tutti voi, anche voi continuerete a dare numeri e cifre leggibili a seconda del modo in cui si voglia leggerli. Una prospettiva per niente allettante in un mondo dove il pensiero economico sembra predominare sul tutto, anche sul pensiero scientifico, per non parlare di quello morale
bob
,,,in tutti questi interventi si vedono molti “copia-incolla” , cifre, statistiche , link ma nessuna discussione su quello che dovrebbe essere l’ Europa Unita. Credo che solo avendo una traccia di quello che l’ Europa dovrebbe essere, possiamo poi “criticare” numeri e dati statistici altrimenti è un “gridare più forte dell’altro” e basta! Amegighi posso sbagliarmi ma i nani al potere hanno scoperto che il “popolino” meno sa leggere e meno sa tradurre è meglio e per i loro affari. Basta vedere alcuni titoli di giornali dove dati statistici complessi e di difficie traducibilità vengono dati in pasto con titoli da “piazzista di pesce fresco” . Al popolino piacciono le accorciatoie, le sintesi patetiche e in questo periodo storico di “masanielli pronti a fornigliene ce be sono a go.go
marcello
In questa storia della trasformazione del debito greco, c’è un aspetto non strettamente connesso ai numeri, ma che ha fornito il pretesto per uno degli argomenti più pretestuosi e falsi che si sono ascoltati in questi anni: il pagamento dei prestiti. Nel 2010 il debito greco era costiuito per il 20% di prestiti e per l’80% di titoli. I due bailot hanno operato un’inversione delle responsabilità e dato la stura alle geremiadi sui soldi dei contribuenti dell’Unione. Un titolo di stato di un qualsiasi paese è un investimento rischioso, lo spread paga la maggiore probabilità di default. Per assicurasi da questo rischio estremo esistono i CDS, su cui il prof Zingales ha anche scritto recentemente con Oliver Hart, se il paese che emette titoli non li rimborsa è nelle cose o meglio è nell’insieme degli eventi possibili, altrimenti si avrebbe un arbitraggio, o no? In questo caso è vero che i soldi degli invetsitori vanno persi, ma lo sono in una misura che è comparabili alla perdita che si può sostenere anche depositando in un cc se la banca fallisce. E’ il rischio o no? Viceversa se un debitore non onora un prestito, allora si macchia, da che mondo è mondo, di una grave colpa. Nell’antichità si veniva venduti insieme alla famiglia come schiavi, un po’ quello che la Germania sta cercando di fare con la Gecia, o no? Chi ha violato le regole del mercato e chi si comporta come Brenno è ilproblema, i numeri cred a questo punto della storia credo che vengano dopo?
Henri Schmit
Il salvataggio delle banche non mi sembra necessariamente incompatibile con l’interesse della collettività. Sono d’accordo che bisogna distinguere fra e banche e proprietà delle banche, quindi se si salvano con danaro pubblico è giusto nazionalizzarle. Un’affermazione forse di pura retorica dell’autore che francamente non capisco è “La maggior parte dei fondi è servita a finanziare la fuga di capitali dalla Grecia: è forse un aiuto al popolo greco?” Siamo seri?
Pierluigi
Tre piccoli statements:
1) Tsipras era esagerato, si, ma solo del 10%
2) A tutt’oggi, 8 anni dopo “gli aiuti” ancora devono procedere con tagli a pensioni e welfare di base, in Grecia, e la discoccupazione e’ a doppia cifra , al momento sopra al 15%
3) Non e’ che l’economia non sia una scienza esatta: e’ che proprio NON e’ una scienza. Al massimo, puo’ essere definita una scienza umanistica on infarinature di matematica spicciola, per lo piu’ con livelli di complessita’ matematica da scuola media.
Un piccolo appunto: questio sacrifici chiesti al governo greco saranno pure inutili. Sta per piombare addosso all’Eurozona una crisi di proprozioni bibiliche, e tutto quanto fatto finora andra’ giu’ per lo sciacqauone. Inoltre ho come l’impressione che le nazioni centrali europee non saranno affatto cosi’ severe per ripianare i LORO problemi di finanza allegra (leggasi, derivati)
Saluti