Anche in Italia è possibile realizzare una decarbonizzazione profonda. A patto di investire risorse che permettano l’innovazione tecnologica in tutti i settori. E serve l’impegno convinto in ricerca, sviluppo e diffusione di tecnologie avanzate a basso contenuto di carbonio nei processi produttivi. 
Decarbonizzare è possibile
La XXI Conferenza delle parti (Cop 21) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) in corso a Parigi ha segnalato come limitare l’incremento delle temperature medie globali a meno di 2°C richieda l’azzeramento delle emissioni nette globali di gas serra (GHG) entro la seconda metà di questo secolo.
Si tratta di una sfida molto rilevante che comporterà radicali trasformazioni dei sistemi energetici già dalla prima metà del secolo, con un rapido declino dell’intensità carbonica in ogni settore.
Il deep decarbonization pathways project è un progetto di collaborazione internazionale che studia la decarbonizzazione nelle economie dei sedici paesi partecipanti, tenendo conto di condizioni socioeconomiche, aspirazioni allo sviluppo, stock di infrastrutture, dotazione di risorse naturali e altri fattori rilevanti.
La parte relativa all’Italia è stata elaborata dall’Enea attraverso diversi scenari: uno di riferimento (Ref) e tre di decarbonizzazione (Ddp), definiti in base all’analisi delle caratteristiche del sistema energetico e delle principali sfide tecnologiche, economiche e sociali che il paese dovrebbe affrontare per una così profonda trasformazione energetica.
Scenari e risultati
Gli scenari analizzati configurano tre percorsi alternativi per ridurre dell’80 per cento le emissioni di CO2 al 2050 rispetto al 1990. Questi differiscono per le ipotesi di base circa la disponibilità delle tecnologie chiave e sono simulati assumendo diversi costi e potenziali tecnici per quelle tecnologie, o per la cattura e sequestrazione del carbonio (Ccs, carbon capture and sequestation).
Lo scenario Ccs + rinnovabili (Ccs) ipotizza una grande disponibilità di elettricità da fonti rinnovabili e da fonti fossili associate al confinamento della CO2 prodotta. Questa politica consente una forte decarbonizzazione del sistema elettrico e una elettrificazione spinta degli usi finali.
Lo scenario di efficienza energetica (Eff) ipotizza una minore disponibilità di opzioni per decarbonizzare il sistema elettrico, dunque costi di produzione più alti e minori consumi elettrici nei settori di uso finale. Per ridurre le emissioni, il sistema adotta tecnologie di efficienza energetica e fonti rinnovabili negli usi termici e di trasporto.
Lo scenario di riduzione della domanda rappresenta la risposta del sistema energetico a una disponibilità commerciale ancora minore di tecnologie di cattura e sequestrazione del carbonio (specialmente nell’industria) e a costi di decarbonizzazione elevati.
Tutti e tre gli scenari raggiungono al 2050 un livello di emissioni inferiore ai 90 MtCO2 (contro 320 MtCO2 nello scenario di riferimento), ossia circa 1,5 tCO2 per abitante. La riduzione dell’intensità carbonica dell’energia – il rapporto tra emissioni e domanda di energia – è superiore al 3 per cento per anno grazie alla progressiva sostituzione delle fonti fossili (la cui quota scende al 30-35 per cento nel 2050 contro il 70 per cento nello scenario di riferimento) con rinnovabili e l’energia elettrica
Così la dipendenza energetica (la quota di fonti energetiche importate sul fabbisogno) al 2050 scende dal 77 per cento attuale al 30-35 per cento, a seconda dello scenario.
Cruciale nella transizione è la decarbonizzazione della produzione elettrica (-97 per cento delle emissioni rispetto al 2010). Al 2050 le emissioni per kWh prodotto scendono da 410 gCO2 nel 2010 a 7-13 gCO2. Le rinnovabili forniscono fino al 93 per cento della produzione, mentre il contributo di quelle intermittenti sale al 55-58 per cento dell’output elettrico netto. Ma la riduzione emissiva è forte anche nel settore civile (90-95 per cento), nell’industria (50-54 per cento) e nei trasporti (65-70 per cento).
Se al 2050 i fabbisogni di energia primaria si riducono del 26-37 per cento e l’intensità energetica complessiva è del 27-38 per cento inferiore rispetto allo scenario di riferimento, gli usi finali diminuiscono anche di più (-36-48 per cento). L’incremento di efficienza delle tecnologie di uso finale caratterizza tutti gli scenari di decarbonizzazione profonda.
Lo sforzo tecnologico ed economico richiesto è considerevole. Rispetto all’evoluzione dello scenario riferimento, l’incremento dei costi cumulati può essere dal 10 al 30 per cento. La struttura dei costi si sposta da quelli variabili (combustibili e O&M) verso quelli di investimento in tutti i settori. Le spese per importazioni di combustibili fossili si riducono in tutti gli scenari fra i 54 e 67 miliardi al 2050.
In sintesi, una strategia per una decarbonizzazione profonda in Italia è possibile e passa attraverso investimenti nella generazione elettrica guidata da uno spostamento dalle fonti fossili alle rinnovabili o al ricorso alla Ccs; una maggiore efficienza nelle attività di trasformazione energetica e negli usi finali; l’elettrificazione degli usi finali in tutti i settori inclusi i trasporti e il rafforzamento delle reti elettriche. Ma l’innovazione tecnologica in tutti i settori richiede anche un forte impegno in ricerca, sviluppo e diffusione di tecnologie avanzate a basso contenuto di carbonio anche nei processi produttivi.
* Le autrici sono rispettivamente ricercatrice e responsabile del Servizio analisi e scenari- Unità centrale studi – dell’Enea.

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