Più che una semplificazione, una Babele
Nel loro articolo “Meno potere alle lobby con la riforma del Senato”, Giovanni Facchini e Cecilia Testa argomentano che la semplificazione del procedimento legislativo renderà le lobby meno efficaci nel perseguire i propri obiettivi a svantaggio dell’interesse pubblico, suggerendo così, nemmeno troppo velatamente, che la riforma costituzionale oggetto del referendum autunnale potrebbe portare in dono agli italiani un antidoto rispetto a fenomeni in senso ampio corruttivi.
L’articolo si fonda su un presupposto: che effettivamente il procedimento legislativo sarà più semplice perché più rapido, a differenza di quello attualmente in vigore, che sconterebbe invece il continuo rimpallo tra i due rami del Parlamento e dunque una più ampia possibilità di intervento per le lobby.
Tuttavia, il presupposto è altamente contestabile sia se guardiamo a quel che accadrebbe con la conferma della riforma, sia se consideriamo la storia della legislazione italiana fuori dalle vulgate di comodo.
La riforma prevede infatti una (irrazionale) moltiplicazione dei procedimenti legislativi.
Per oltre venti materie resta il bicameralismo perfetto, così com’è oggi. Si tratta di materie molto importanti: leggi costituzionali e di revisione costituzionale, leggi ordinarie elettorali, sui referendum, sulla partecipazione dell’Italia all’Ue, sulla ratifica dei trattati internazionali, sugli enti locali e altro ancora.
Per le altre materie, la legge viene votata dalla Camera e il Senato potrà solo proporre modifiche, su cui la Camera deciderà poi in via definitiva. Occorre, però, guardare alla materia su cui verterà la legge, perché in alcuni casi il Senato ha il dovere, in altri la facoltà di intervenire. In alcuni casi l’intervento deve avvenire entro 30 giorni, in altri entro 15, in altri ancora entro 10; in alcuni casi l’aula dovrà esprimersi a maggioranza assoluta, in altri a maggioranza semplice; in alcuni casi la Camera potrà non tener conto del parere del Senato a maggioranza assoluta, in altri a maggioranza semplice.
Vi è poi l’ipotesi in cui sia il Senato a segnalare alla Camera la necessità di approvare una legge, obbligandola a intervenire entro un dato termine. Le leggi elettorali potranno essere impugnate in via preventiva innanzi alla Corte costituzionale. Le leggi di conversione dei decreti legge seguiranno un ulteriore specifico iter. Ancora diverso e peculiare sarà quello per le leggi di iniziativa popolare. Le leggi dichiarate «urgenti» seguiranno tempistiche dimezzate.
Insomma, una Babele. E giova ricordare che nella nostra esperienza parlamentare le leggi non vertono quasi mai su una sola materia, ma su una pluralità: quale procedura seguire in tali casi? La nuova Costituzione prevede che decideranno i presidenti delle Camere di comune accordo. E se non si accordano? L’organo che si riterrà leso nelle proprie prerogative farà ricorso alla Corte costituzionale. Sarebbe questa la “semplificazione” del Senato?
Lentezze e rimpalli
Se poi andiamo a vedere i dati degli uffici parlamentari sull’attività legislativa, emerge ancor più nettamente l’insostenibilità della tesi sulla “lentezza” del Senato. Il “rimpallo” da una Camera all’altra (cosiddette navette) interessa il 20-25 per cento delle leggi approvate e per molte di queste l’intesa viene raggiunta alla terza votazione: molto spesso ciò serve a correggere errori non rilevati in sede di prima votazione. Ciò fa sì che per approvare la maggior parte delle leggi siano necessari in media 100-150 giorni, un tempo in linea con l’attività legislativa di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna.
In sintesi, dunque, la lentezza del procedimento legislativo attuale è una tesi falsa e la rapidità di quello futuro può essere al massimo un auspicio, della cui realizzabilità è tuttavia lecito dubitare (e noi appunto ne dubitiamo). Ci pare importante ribadire questi punti quando vengono utilizzati come premesse del ragionamento: altrimenti si continueranno ad alimentare nell’opinione pubblica convinzioni che non hanno alcun fondamento nella realtà. Non certo un buon modo per decidere razionalmente il prossimo ottobre.
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Guido Giuliani
Avete scritto una cosa falsa. Questa:
“La lentezza del procedimento legislativo attuale è una tesi falsa”
Perché avete considerato solo quelle leggi che sono riuscite a completare il percorso tra le due Camere, non contando le migliaia che si sono arenate nell’acquitrino. O che hanno cambiato nome e matricola dopo essere state incagliate per anni, e che sono rinate e ce l’hanno fatta grazie ad accordi politici preventivi, non certo perché favorite da un meccanismo virtuoso.
Corrado Del Bò
Se parlo di lentezza del procedimento di viaggio, implica che sono arrivato a destinazione. Se no, parlo di fallimento del procedimento di viaggio. Trasferendo il ragionamento al caso di cui parliamo nell’articolo, ci siamo espressi sul primo punto (sostenendo in maniera dimostrabile che non è vero che il viaggio delle leggi è troppo lento), ma non sul secondo (non ci siamo espressi sulla questione se sia vero o falso che il viaggio di troppe leggi non si conclude). Anche dunque ammettendo che sia vero che troppe leggi non giungono a destinazione (rectius: che troppe leggi *necessarie* si impatanino in Parlamento), non riusciamo a capire in quale modo ciò possa falsificare la nostra tesi che il viaggio delle leggi è troppo lento. Forse chi vuole portare avanti le ragioni del Sì su questo punto dovrebbe sostenere non che il procedimento legislativo è troppo lento, ma che il procedimento legislativo fallisce troppo spesso (nel senso che non genera leggi che sarebbero necessarie): ma forse questo, in un Paese caratterizzato da una certa ipertrofia legislativa, sarebbe una tesi difficile da difendere.
Mario Alemi
In conclusione, esistono argomenti a favore e contro.
Propongo a Facchini/Testa e Del Bo/Pallante una sfida inaudita nel panorama retorico Italiano (se si esclude l’eretico Galileo): basatevi su dati. Sembrate (senza offesa) quattro Simplicio. Esistono centinaia di migliaia di leggi presentate in passate, arenate o meno. Cosa sarebbe accaduto con i diversi sistemi?
Oggigiorno, software di analisi del linguaggio permetterebbero di mettere su una simulazione con buona validità (data la mole vari errori si cancellerebbero a vicenda).
Capisco che questo lavoro lo avrebbe dovuto fare il governo prima di presentare la legge… ma è chiedere troppo!
Un caro saluto
fatti neri
il senato andava abolito invece così avremo degli assessori e sindaci senatori che abbiamo visto come e quanto possono rubare=una follia
Mario
1) I temi di pertinenza sono molto pochi rispetto a tutte le aree di intervento legislative.
2) Sottolineate l’ “importanza” dei temi su cui il Senato resta partecipe. E’ chiaro che sono importanti ed è proprio per questo che si è conservato il Senato, con rappresentanza, competenze e funzioni in parte diverse da quelle della Camera.
3) Ciò che a voi sembra una babele è in realtà un meccanismo molto semplice: se i senatori ritengono che c’è una legge che va discussa, l’iter diventa simile a quello attuale, ma con tempi più brevi, visto che sono fissati limiti di tempo per intervenire e per le modifiche e la discussione. Altrimenti, la legge passa.
Un altro articoletto di parte da parte di una casta, quella dei professori universitari, che teme governi forti che riformino l’università e introducano strumenti di valutazione che tanto terrorizzano professori poco brillanti nel lavoro di ricerca.
Giuseppe Trippitelli
Corrado del Bo’ e Francesco Pallante spiegano in modo trasparente ed esaustivo quali saranno le conseguenze di un Referendum che appare un guazzabuglio. Non sono un nostalgico della nostra Costituzione e risalendo ai miei anni giovanili ebbi modo di ascoltare numerosi Costituenti convinti di aver redatto un testo intoccabile. La loro preoccupazione fu quella di proporre un testo blindato che impedisse il ritorno di qualsiasi autoritarismo. Nelle stesse aule universitarie non esitavano a ipotizzare future possibili revisioni del testo. E’ presumibile che qualsiasi persona di buon senso sia convinta che vadano apportazte modifiche all’attuale Costituzione.. Mi pare che il quesito referendario proponga soluzioni confuse e farraginose.