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Quei bambini vittime della violenza sulle donne

L’indagine dell’Istat sulla violenza contro le donne permette di capire la vastità e le caratteristiche del fenomeno. Nonostante la maggiore consapevolezza, resta molto da fare. A subirne le conseguenze sono anche i bambini ed è urgente una politica seria per tutelare gli orfani di femminicidio.

Violenza sulle donne: i dati

Il fenomeno della violenza di genere contro le donne è imponente. Quasi 10 milioni di donne hanno subito violenza sessuale, fisica o psicologica nel corso della vita e spesso l’autore è il partner o l’ex. La violenza di genere è espressione della volontà di dominio maschile nei confronti della donna. È sommersa nel 90 per cento dei casi, il che vuol dire non denunciata.
I dati emergono dalla seconda indagine Istat sulla violenza contro le donne, l’unica che permette la stima del sommerso e fornisce numerosi elementi utili alle politiche. È infatti difficile aprirsi per una donna quando subisce violenza, soprattutto quando l’autore è una persona cara. E molte non riescono a riconoscere la violenza subita.
La situazione sta migliorando: in otto anni sono raddoppiate le donne che considerano la violenza subita un reato, ma sono ancora una minoranza, il 36 per cento. Il che vuol dire che è cresciuta la coscienza femminile, ma ancora di strada se ne deve fare tanta. La violenza del partner è la più grave e riguarda la maggioranza delle violenze fisiche così come la maggioranza degli stupri. Molte donne sperano che le cose cambino, non riescono ad accettare che la persona amata possa arrivare a tanto. E purtroppo in molti casi pagano con la vita questa speranza illusoria. Ricerche internazionali e nazionali dimostrano che la violenza ha una escalation. Non si tratta di episodi isolati. Quando raggiunge livelli alti è difficile interromperla, cosa che le donne purtroppo non sanno. Per questo è preoccupante il fatto che cresca la percentuale di donne che hanno subito violenza e che dicono di aver avuto timore per la propria vita. Perché vuol dire che l’escalation è in atto e potrebbe preannunciare l’irreparabile.

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Politiche per gli orfani da femminicidio

Ma c’è un’altra cosa che le donne non sanno e invece dovrebbero sapere. Dai dati emerge che molte non sono coscienti di quanto possa far male ai figli assistere alla violenza subita dalla madre a opera del padre. Anche in questo caso le ricerche criminologiche internazionali convergono con quella italiana: il figlio maschio che assiste alla violenza ha maggiore probabilità di diventare da adulto lui stesso autore di violenza e la figlia femmina di diventarne vittima. In Italia per chi ha assistito a violenza sulla propria madre si riscontra una probabilità di diventarne autore contro la propria compagna quattro volte più alta rispetto a chi non vi ha assistito.
Escalation della violenza e problematiche relative all’avervi assistito dovrebbero essere due temi fondamentali da affrontare in campagne di sensibilizzazione permanenti, che vadano al di là dei singoli governi. Perché, purtroppo, le vittime della violenza non sono solo le donne, ci sono anche i bambini. E in particolare ci sono quelli il cui padre è arrivato a uccidere la madre, gli orfani dei femminicidi. Secondo le stime della ricerca condotta da Anna Baldry dell’università di Napoli nell’ambito del progetto europeo “Switch off” sarebbero 1.600 gli orfani di femminicidi dal 2000. Per questi bambini e per i parenti che spesso diventano affidatari si apre un percorso di vita molto complicato, con grandi sofferenze, ma soprattutto con scarsissimo sostegno da parte delle istituzioni. Le pagine dei giornali sono piene di dettagli quando di tratta di raccontare la cronaca dei fatti relativi al femminicidio, ma poi sono le nuove famiglie che si trovano di fronte la grande fatica di ritornare alla normalità. I bambini non possono essere dimenticati e i parenti affidatari devono essere sostenuti. Purtroppo ciò non succede. La violenza di genere è stata invisibile per tanto tempo, ma ora i media ne parlano molto di più, se ne discute nei tg, nelle trasmissioni di intrattenimento ed è cresciuta la condanna sociale contro la violenza. Le donne sono meno sole e meno invisibili. Anche i bambini non devono rimanere invisibili, specialmente se orfani di femminicidi. Il numero è grande, ma relativamente piccolo, e ciò potrebbe favorirebbe un serio investimento in politiche di sostegno ai percorsi d’amore che spontaneamente si creano. Ma è un percorso impegnativo, anche costoso e purtroppo la ricerca di Baldry riporta anche storie di nonni che sono stati costretti a interrompere l’affido per problemi economici. È uno di quei casi rispetto ai quali urge legiferare, stanziare velocemente fondi, senza guardare a maggioranze e minoranze, per il bene dei bambini.

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  1. Emanuele

    Il tema può essere meritevole di discussione ma citare con nonchalance il numero “10 milioni” e usare il termine “femminicidio” non è adeguato a un sito come il vostro dove ci si attendono riflessioni pacate, intellettualmente oneste e scevre di condizionamenti ideologici. Ragionando in questo modo in altri ambiti si arriva per esempio a brindare al ponte sullo stretto che porterà 100000 posti di lavoro.

  2. Lorenzo

    Gentile dott.ssa Sabbadini,
    lei dice “La violenza di genere è espressione della volontà di dominio maschile nei confronti della donna”; La mie considerazioni ruotano intorno a due domande:
    Questa violenza nasce dal ruolo di genere che l’uomo pretende che la donna rivesta?
    I fautori della cosiddetta “ideologia gender” in realtà non accettano che si argomenti, fin dall’infanzia, di identità di genere?
    Grazie, comunque per il faro che accende ogni volta su queste problematiche.

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