Tony Atkinson mancherà molto all’Europa e a quanti credono in un europeismo che mette al centro le persone e il loro benessere. Con i suoi studi ha contribuito allo sviluppo del modello sociale europeo. E ha promosso lo sviluppo e l’utilizzo di strumenti statistici rigorosi a livello europeo.
Anticipatore del modello social europeo
Tony Atkinson mancherà a molti. Innanzitutto a chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e di apprezzarne la sagacia intellettuale mai disgiunta da una gentile e attenta raffinatezza che creava un livello di empatia unico, fin dal primo incontro, anche con il più giovane studente.
In questi giorni, molti di coloro che hanno lavorato con lui – da Myles Corak, a Thomas Piketty, a Francisco Ferreira, ai colleghi della Lse, agli amici del Luxembourg Income Studies – hanno ricordato la figura dell’eminente studioso che più di ogni altro ha contribuito allo sviluppo della letteratura teorica ed empirica sull’analisi della diseguaglianza e della povertà.
Mi sembra, tuttavia, che ci sia un aspetto parzialmente tralasciato in quei messaggi.
Tony Atkinson mancherà molto anche all’Europa e a quanti, come lui, hanno creduto e credono in un europeismo che mette al centro le persone e il loro benessere.
Il curriculum scientifico di Tony Atkinson accompagna, e spesso anticipa, lo sviluppo del modello sociale europeo con contributi determinanti sull’inclusione sociale (The EU and Social Inclusion, Policy Press 2006) e sugli indicatori per monitorarne l’andamento (Social Indicators: The EU and Social Inclusion, Oxford University Press 2002).
L’attenzione agli strumenti statistici
Sempre rigoroso nelle sue analisi, ha creduto allo sviluppo di strumenti statistici e dati economici a livello europeo (anche e ben oltre l’interesse dimostrato dal suo stesso paese) impegnandosi direttamente come membro dell’European Statistics Governance Advisory Board e dal 2008 animando, con Eric Marlier, Net-Silc, il network per l’analisi dei dati EU-Silc (European Union Statistics on Income and Living Conditions) che ha dato luogo a due volumi recentemente editi da Eurostat.
Negli ultimi venti anni ha sempre sostenuto con entusiasmo gli sviluppi di Euromod, il modello di microsimulazione fiscale per i paesi dell’Unione europea, che ha contribuito a fondare nel 1996 con Holly Sutherland e di cui ha sempre rivendicato di essere “one of the original gang” (“uno della banda originale”). Ed è anche grazie alla sua visione – e all’importanza da lui sempre sottolineata della cooperazione tra accademici, politici e i vari attori a livello nazionale ed europeo – se strumenti analitici quali la microsimulazione fiscale sono ormai parte integrante del processo politico a livello europeo.
Attento alle persone, al benessere dei più poveri e alle ricadute sugli stessi delle politiche economiche (“Putting People First and Macro-Economic Policy”, 2013), all’inizio della grande recessione ha promosso e incentivato l’applicazione delle metodologie di stress testing, proprie delle istituzioni finanziarie, ai sistemi di welfare dei paesi europei per promuovere una maggiore consapevolezza dei rischi sociali che la disoccupazione stava per rinvigorire.
La comunità accademica europea gli ha tributato tredici lauree ad honorem che testimoniano la riconoscenza per chi ha continuato a proporre in modo appassionato e rigoroso nuove misure di lotta contro la povertà: dalla pensione minima europea, al reddito di partecipazione, a uno schema europeo di sostegno universale a favore dei bambini. Misure che Tony Atkinson non si è mai stancato di promuovere per rendere una realtà più concreta l’obiettivo di Europa 2020 di ridurre il numero di persone a rischio di povertà e di esclusione sociale.
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