Il “sisma bonus” si basa sulla classificazione del rischio per ogni abitazione. Dà ai cittadini la consapevolezza della vulnerabilità della propria casa e li mette in grado di attuare un piano preventivo di interventi, usufruendo di detrazioni crescenti.
Cos’è il sisma bonus
La legge di bilancio 2017 ha previsto il “sisma bonus”, includendo tra le spese per gli interventi edilizi che danno la possibilità di detrazione Irpef anche quelle finalizzate all’adozione di misure antisismiche.
Non si tratta dell’introduzione di un nuovo strumento poiché la detrazione era già prevista nel Testo unico per le imposte sui redditi (articolo 16, comma 1, lettera i), ma di un suo “potenziamento” in una direzione del tutto nuova.
In passato, l’agevolazione fiscale nelle aree ad alta pericolosità sismica è stata scarsamente utilizzata per diverse ragioni, quali l’applicazione solamente alle prime case, le procedure burocratiche, la diluizione in ben dieci anni. Ma il recente terremoto nel Centro Italia ha riproposto la questione ed è apparso chiaro che, di fronte all’accadimento dei disastri naturali e alle drammatiche conseguenze in termini di vittime e di danni, è quanto mai necessario stimolare l’adozione di misure preventive da parte degli stessi proprietari degli immobili.
Il nuovo “sisma bonus”, così come definito nel decreto di attuazione, sembra andare nella giusta direzione in quanto prevede un sistema in grado di mettere a conoscenza i cittadini del grado di rischiosità delle proprie abitazioni e di incentivarli al miglioramento attraverso detrazioni fiscali commisurate all’efficacia degli interventi realizzati.
Vediamo come.
Si parte da una detrazione “base” del 50 per cento per le spese sostenute dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2021 (dunque, solamente cinque anni) fino a un importo massimo di 96mila, incluse quelle per la classificazione e la verifica sismica (così il costo del nuovo sistema non graverà sui richiedenti).
La prima novità consiste nella previsione di un aumento della percentuale di detrazione qualora, in virtù delle misure antisismiche adottate, si ottenga una riduzione del rischio sismico. È stato perciò proposto un nuovo sistema di classificazione delle abitazioni che non si basa solamente sulle caratteristiche di sismicità della zona dove è stato costruito l’immobile, ma anche sulla tipologia dell’abitazione.
In pratica, ogni immobile viene posto in una delle otto “classi di rischio” (A+, B, C, D, E, F, G). La differenziazione permette una valutazione preventiva della classe di appartenenza, nonché un’ulteriore analisi della nuova classe che si può raggiungere grazie a lavori di adeguamento. Se poi avviene un miglioramento di una singola classe di rischio, la detrazione viene maggiorata in misura pari al 70 per cento; nel caso di due classi di rischio, all’80 per cento. Per determinare l’efficacia degli interventi edilizi, ogni attività è sottoposta a un’accurata analisi di rischiosità che deve essere compiuta da parte di tecnici abilitati. Inoltre, per evitare eventuali dichiarazioni false, che attestino cioè uno stato dell’edificio differente dalla reale condizione, è prevista una commissione permanente di monitoraggio, istituita presso il Consiglio superiore dei lavori pubblici, che avrà il compito di esaminare e giudicare l’efficacia dell’intervento di prevenzione, convalidando o meno le dichiarazioni effettuate dai periti.
Perché può funzionare
La normativa presenta un sistema di detrazioni premianti: il “sisma bonus” si basa, infatti, su una classificazione del rischio per ogni abitazione che fornisce ai cittadini la consapevolezza della propria vulnerabilità e li mette in grado di attuare un piano preventivo che specifica gli interventi per migliorare la propria classificazione e usufruire di detrazioni crescenti.
Dal punto di vista di una valutazione costi-benefici dei proprietari, i vantaggi di una diminuzione dell’esposizione al rischio dei loro immobili sono difficilmente quantificabili, ma sicuramente rilevanti, data anche la pericolosità per le persone che vi abitano. D’altra parte, i costi per le misure antisismiche vengono coperti da detrazioni Irpef che consentono nell’ipotesi migliore di sobbarcarsi solamente il 20 per cento delle spese totali (per di più anche per le seconde case).
Il provvedimento apre nuovi scenari d’intervento, nella prospettiva di sviluppare e diffondere metodologie nella direzione della cosiddetta “mitigazione” dei danni derivanti da disastri naturali secondo una significativa strategia di incentivazione dell’iniziativa privata.
Si tratta di un importante passo avanti e nello stesso tempo di un “apripista”.
Se ci lasciamo prendere dall’ottimismo, possiamo pensare a uno scenario futuro caratterizzato dalla diffusione di provvedimenti simili attraverso i quali lo stato potrebbe farsi propulsore di iniziative private volte a migliorare la situazione di vulnerabilità che caratterizza molte aree del nostro paese, e non solo per il rischio sismico, per rendere le nostre abitazioni sempre più sicure e limitare i danni di eventuali disastri naturali.
Il sistema potrebbe funzionare anche per gli edifici pubblici e storici e prevedere un coinvolgimento del settore assicurativo nell’ottica di garantire le risorse per gli interventi di ricostruzione dopo l’eventuale disastro.
Per il momento, però, attendiamo di vedere quale effetto avrà il “sisma bonus”.
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antonio
Speriamo.
Io devo abbattere un rudere per ricostrure una piccola abitazione per mio figlio (prima casa).
Ma, visto che c’e’ la demolizione, l’intervento non puo’ usufruire di nessuna detrazione Irpef, perché non e’ ristrutturazione e nemmeno posso chiedere i benefici per il fatto che il nuovo stabile e’ antisismico.
L’ Italia e’ piena zeppa di case vecchie da abbattere e ricostruire con tutti i criteri di sicurezza.
Questo dovrebbe essere finanziato ad hoc.
Meno terreno sfruttato per nuovi insediamenti e piu’ recuperi dell’esistente.
Mi chiedo spesso chi avra’ il coraggio di mettere mano a tante vecchie case che devono essere completamente aggiornate per la vita di oggi.
bob
il sisma bonus come il Libretto dell’ edificio è solo burocrazia sopra ad altra burocrazia, modo di fare di un paese senza più progetti reali…basta vedere quanti Enti “decidono” su Amatrice. Dopo un anno esluse interventi di privati non si è fatto nulla