Jerome Powell, un avvocato, è il nuovo presidente della Fed. Nell’immediato è una scelta di continuità. Ma nel medio periodo, l’incertezza sulle sue posizioni potrebbe diventare un fattore rilevante. Soprattutto se ci fosse da affrontare una crisi. 

Da Yellen a Powell

È stata una settimana densa di avvenimenti nel mondo delle banche centrali. Negli Stati Uniti, il presidente Trump ha nominato il candidato successore di Janet Yellen alla presidenza della Federal Reserve. Nel Regno Unito, la Bank of England ha deciso di alzare i tassi per la prima volta dal 2007. Il 27 ottobre la Banca centrale europea ha annunciato un importante aggiustamento nella sua politica di Quantitative easing.

Non rinnovando l’incarico a Janet Yellen, il presidente Trump rompe con la recente tradizione: il mandato dei tre precedenti governatori infatti è stato sempre confermato, nonostante il cambio di colore politico della presidenza. La nomina di Jerome Powell – un interno, membro del Fed Board of Governors dal 2012 – come nuovo “Chair” della banca centrale americana è tuttavia una scelta di continuità. Powell ha pubblicamente sostenuto il percorso di aumento paziente dei tassi d’interesse iniziato da Janet Yellen. In un discorso tenuto al meeting annuale dell’Institute of International Finance il 12 ottobre scorso, Powell ha discusso l’impatto della normalizzazione della politica monetaria globale sui paesi emergenti, sottolineando come il loro aggiustamento sia favorito dal fatto che la normalizzazione della politica monetaria americana “è stata e dovrebbe continuare a essere graduale”. C’è consenso anche sul fatto che Powell continuerà il graduale processo di riduzione del bilancio della Fed, annunciato a settembre.

Dal punto di vista delle preferenze in tema di politica monetaria, il nuovo presidente è visto dai più come un pragmatico “centrista”, a metà strada tra falchi e colombe. Sicuramente, molto più neutrale dell’altro candidato alla carica, John Taylor, noto nell’ambiente economico come padre della “regola di Taylor”, una funzione di reazione che prescrive i movimenti del tasso d’interesse in risposta a deviazioni del tasso d’inflazione dal target della banca centrale o deviazioni del prodotto interno lordo dal suo potenziale. La scelta di Taylor avrebbe costituito uno scostamento più significativo dalla politica monetaria attuale, con la prospettiva di un aumento dei tassi più rapido.

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Cosa accadrà nel medio periodo

Ciò non significa che l’orientamento della Fed rimarrà invariato nel medio periodo: l’amministrazione Trump avrà infatti la possibilità di nominare tre governatori, che potrebbero alterare in modo significativo l’equilibrio del Board, a partire dalla possibile nomina dello stesso Taylor.

La formazione e il background di Powell potrebbero essere un ulteriore fattore di cambiamento. A differenza dei suoi predecessori, infatti, il neo-nominato è un avvocato e non un economista. Sottosegretario nell’amministrazione di George H. W. Bush, ha trascorso parecchio tempo nel settore privato, in particolare in finanza, passando per la banca d’investimento Dillon Read & Co. e poi per il Carlyle Group.

Questo background, da un lato, rende Powell un esperto di regolamentazione finanziaria. Dall’altro, implica che le sue posizioni in materia di politica monetaria siano meno trasparenti, per i mercati, di quelle dei suoi (accademici) predecessori.

Nel breve periodo i dati di crescita, inflazione e disoccupazione per l’economia americana suggeriscono che la Fed potrà continuare sulla traiettoria di graduale normalizzazione iniziata da Janet Yellen. Ma le opinioni riguardo a quanto il tasso d’interesse debba salire e di quanto il bilancio debba ridursi sono tutt’altro che unanimi, e la decisione di quando arrestare il processo di normalizzazione non sarà ovvia.

Nel medio periodo, inoltre, i timori che gli attuali squilibri sui prezzi di alcune asset class si traducano in una bolla potrebbero farsi più forti, e se la bolla dovesse scoppiare, la Fed di Powell si troverà ad affrontarla con un arsenale ridotto rispetto alla Fed di Ben Bernanke – soprattutto per quanto riguarda lo spazio di manovra con i tassi di interesse. A quel punto, l’incertezza sulle posizioni di Powell potrebbe diventare rilevante.

La scelta di Powell come nuovo presidente della Federal Reserve può quindi sembrare conservativa, ma le incognite a cui potrebbe trovarsi di fronte renderanno il suo compito tutt’altro che scontato.

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