Un esperimento su un campione di contribuenti ne ha valutato i comportamenti rispetto al 5×1000. Per esempio, quando si conoscono le somme raccolte in precedenza, le donazioni si spostano dalle organizzazioni più ricche a quelle che ricevono di meno.
Il 5×1000 in Sardegna
Il meccanismo del 5×1000 consente a ogni contribuente di destinare una piccola parte del suo gettito fiscale al finanziamento di organizzazioni che operano in settori ad alto valore sociale, come le associazioni di volontariato, quelle che si occupano di ricerca scientifica, di sport dilettantistico, di beni culturali e paesaggistici, per esempio. In questo modo, il contribuente può premiare con il proprio trasferimento attività che ritiene particolarmente meritorie. Nel 2017 il meccanismo è stato riformato in alcuni aspetti del suo funzionamento. In quest’ottica, e per ricavare eventuali elementi per la progettazione dei nuovi interventi, abbiamo condotto uno studio volto a analizzarne alcuni elementi chiave.
Si è considerato un campione rappresentativo della popolazione della Regione Sardegna, per verificare l’effetto di tre elementi tipici del meccanismo sia sulla disponibilità ad aderire al programma, sia sulla scelta della organizzazione da finanziare: l’informazione circa i fondi ricevuti dalle singole organizzazioni nell’anno precedente, il livello di competizione tra organizzazioni e l’imposizione del tetto massimo ai contributi da distribuire, fissato annualmente dal governo.
Ai partecipanti allo studio è stata data la possibilità di partecipare a una lotteria con la regola che, in caso di vincita, avrebbero dovuto decidere se assegnare oppure no il premio a una organizzazione non profit tra una lista di nove, composta da organizzazioni note, ma eterogenee per tipologia di attività. Nel caso di mancata assegnazione, il premio sarebbe rimasto agli organizzatori della lotteria.
Per replicare la decisione di aderire o meno al 5×1000, la scelta si è svolta con modalità differenti: il gruppo di controllo l’ha fatta con le informazioni di base; un secondo gruppo ha compiuto la scelta dopo essere stato informato delle somme raccolte l’anno precedente da ciascuna delle organizzazioni della lista; un terzo gruppo ha compiuto la scelta dopo aver elaborato una classifica circa le donazioni raccolte da ciascuna organizzazione basata su stime soggettive; un quarto gruppo ha compiuto la scelta dopo aver elaborato la classifica soggettiva e sapendo dell’esistenza di un tetto, vale a dire della possibilità che solo una parte del premio sarebbe stata effettivamente distribuita.
Dai più ricchi ai più poveri
Il confronto tra il livello di adesione e la distribuzione delle donazioni alle varie organizzazioni nei diversi trattamenti consente di valutare l’effetto di ogni singolo fattore, informazione, credenze e tetto, sui comportamenti dei partecipanti. I dati ottenuti riguardano sia la probabilità che la distribuzione delle donazioni. L’introduzione dell’informazione, così come la richiesta di elaborare una propria stima soggettiva, fanno aumentare la disponibilità a donare, rispettivamente del 7 e del 6 per cento. Al contrario l’introduzione del meccanismo del “tetto” scoraggia le donazioni facendole calare del 6 per cento.
Il risultato più interessante, emerge nell’analisi delle distribuzioni delle donazioni (figura 1). Se vengono rese note le informazioni circa la raccolta effettiva (NoInfoT vs InfoT), le donazioni si spostano dalle organizzazioni più ricche (A e B) a quelle che ricevono di meno (C). In secondo luogo, quando vengono utilizzate nella procedura di scelta le stime soggettive (NoInfoT vs BeliefT), allora si ottiene una distribuzione polarizzata nella quale ottengono di più sia le più ricche (A) che le più povere (C). Infine, l’introduzione del “tetto” (confronto BeliefT vs Belief&ThresholdT) pur scoraggiando le donazioni, è neutrale dal punto di vista della loro distribuzione.
Figura 1 – Distribuzione delle donazioni nei trattamenti

Nota: Le organizzazioni sono suddivise in clusters al fine di offrire una rappresentazione qualitativa circa la composizione dell’universo delle organizzazioni: (A) sono le pochissime organizzazioni leader che raccolgono la maggioranza dei fondi, > € 5 mln; (B) le poche che raccolgono fondi relativamente esigui ma comunque significativi, ≈ € 1 mln, (C) le innumerevoli organizzazioni che intercettano un volume marginale di fondi, < € 200.000
Questi dati mostrano un significativo effetto dell’informazione sociale sulle nostre scelte, un’influenza cioè delle scelte fatte dagli altri cittadini e desumibili dall’entità dei fondi raccolti dalle organizzazioni negli anni precedenti. Il fatto che il ministero dell’Economia, quindi, fornisca i dati tempestivamente oppure no, come è avvenuto in questi anni, può avere un impatto molto ampio sull’utilizzo del quasi mezzo miliardo di euro che ogni anno i contribuenti destinano alle organizzazioni non profit e di volontariato: può agevolare un trasferimento delle assegnazioni dalle grandi associazioni, che ricevono ingenti somme, alle organizzazioni medio piccole e, in questo modo, può favorire un maggiore pluralismo nella tipologia di beni e di servizi prodotti.
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                 Ordinario di Economia Politica presso l'Università Tor Vergata di Roma, è co-fondatore di Next e Gioosto. Autore di circa 500 lavori tra pubblicazioni scientifiche, working paper e numerosi volumi divulgativi, è consigliere economico del ministro dell’Ambiente e membro della task force LazioLab per la programmazione Europea della regione Lazio e del “Comitato di esperti per la promozione dell'impresa sociale e il rafforzamento dell'economia sociale e solidale” del Ministro del Lavoro. Fa parte del Sustainable Development Solution Network's European Green Deal Senior Working Group ed è tra i promotori della Scuola di Economia Civile. Editorialista di Avvenire e blogger di Repubblica.it, è membro del comitato scientifico del Corriere della Sera "Buone Notizie" e del comitato organizzatore delle Settimane Sociali. È direttore del Master in Economia dello Sviluppo e Cooperazione Internazionale (MESCI) e presidente del comitato Etico di Etica Sgr.
 Ordinario di Economia Politica presso l'Università Tor Vergata di Roma, è co-fondatore di Next e Gioosto. Autore di circa 500 lavori tra pubblicazioni scientifiche, working paper e numerosi volumi divulgativi, è consigliere economico del ministro dell’Ambiente e membro della task force LazioLab per la programmazione Europea della regione Lazio e del “Comitato di esperti per la promozione dell'impresa sociale e il rafforzamento dell'economia sociale e solidale” del Ministro del Lavoro. Fa parte del Sustainable Development Solution Network's European Green Deal Senior Working Group ed è tra i promotori della Scuola di Economia Civile. Editorialista di Avvenire e blogger di Repubblica.it, è membro del comitato scientifico del Corriere della Sera "Buone Notizie" e del comitato organizzatore delle Settimane Sociali. È direttore del Master in Economia dello Sviluppo e Cooperazione Internazionale (MESCI) e presidente del comitato Etico di Etica Sgr. Ricercatore in economia comportamentale presso Cardiff University - Cardiff Business School. Ha conseguito il PhD in Economics presso l’Università di Bologna e svolto attività di ricerca presso la Toulouse School of Economics, University of Cologne, Masaryk University e IZA Institute of Labor Economics. Le sue ricerche nell’ambito dell’economia comportamentale si concentrano sull’analisi dei comportamenti pro-sociali.
 
Ricercatore in economia comportamentale presso Cardiff University - Cardiff Business School. Ha conseguito il PhD in Economics presso l’Università di Bologna e svolto attività di ricerca presso la Toulouse School of Economics, University of Cologne, Masaryk University e IZA Institute of Labor Economics. Le sue ricerche nell’ambito dell’economia comportamentale si concentrano sull’analisi dei comportamenti pro-sociali.
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