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Convergenze parallele stile Terza Repubblica

Nella scorsa legislatura quali partiti hanno votato più spesso nello stesso modo? Saperlo potrebbe dare indicazioni su possibili alleanze nel Parlamento eletto il 4 marzo? Il tempo passa e si potrebbero creare le condizioni per coalizioni inattese.

Chi vota con chi

Nel corso dei suoi tentativi per dividere Matteo Salvini da Silvio Berlusconi, Luigi Di Maio ha dichiarato a più riprese che Lega e Forza Italia sarebbero già due partiti molto lontani, avendo votato in maniera difforme in circa il 70 per cento delle volte durante la passata legislatura. Un recente fact-checking de lavoce.info ha corretto il leader dei 5 stelle: Lega e Forza Italia hanno votato insieme ben oltre il 50 per cento delle volte, pur essendo state una all’opposizione e l’altra al governo nei primi sei mesi della scorsa legislatura. Che due partiti, seppur alleati, non votino sempre in maniera identica appare abbastanza naturale: perché altrimenti dovrebbero essere due partiti e non uno solo? Tuttavia, resta la curiosità di sapere quale è stato il grado di convergenza in termini di votazioni espresse tra i principali partiti della XVII legislatura: un possibile aiuto per il Presidente della Repubblica o per eventuali incaricati?

I dati

La piattaforma web OpenParlamento dell’osservatorio Openpolis consente di verificare le espressioni di voto dei singoli senatori e deputati nei due rami del Parlamento. Per esaminare le convergenze, è interessante mettere a confronto esponenti di gruppi parlamentari differenti che abbiano un basso numero di voti ribelli (differenti rispetto alle indicazioni del loro gruppo) e, al contempo, un’alta percentuale di presenze alle votazioni elettroniche. I dati riguardano le sole votazioni in aula alla Camera (24.836 votazioni in totale) e non quelle nelle commissioni parlamentari e sono quindi da prendere con le dovute cautele.
Dall’analisi emerge come il grado di convergenza dei diversi partiti sia molto simile tra Forza Italia e Partito democratico (54 per cento di convergenze) e tra Forza Italia e la Lega (59,6 per cento), mentre i partiti più distanti sono Pd e M5s (poco più di 26 per cento), come è normale per forze politiche che sono sempre state su schieramenti opposti. La distanza tra Lega e Pd potrebbe invece dipendere dal fatto che le rilevazioni si basano su votazioni che non sono necessariamente identiche (per esempio, un partito può esprimere il dissenso anche uscendo dall’aula, non solo votando “no”). Sulla base di questi dati, e applicando il “metodo Di Maio”, per il Movimento 5 stelle una coalizione con Forza Italia dovrebbe risultare molto meno indigesta di una col Pd.

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Tabella 1 – Grado di convergenze nelle votazioni dei partiti

Pd M5s Fi Lega
Pd X
M5s 26,2 X
FI 54,1 38,7 X
Lega 33,0 50,2 59,6 X

Fonte: OpenParlamento, votazioni elettroniche alla Camera

Indicazioni per il prossimo governo

In effetti, l’eventualità di una coalizione tra Pd e M5s è stata finora esclusa più volte dal Pd; tuttavia, è ancora considerata possibile proprio dal M5s. In modo analogo, apparirebbe molto difficile una coalizione in cui siano presenti il Pd e la Lega (non a caso, almeno su questo Salvini e Maurizio Martina sembrano convergere). Piuttosto vicini appaiono invece M5s e Lega, concordi già per la metà delle votazioni, mentre si conferma una certa distanza tra M5s e Forza Italia.
Tuttavia, è evidente che la prospettiva di un governo, a costo di eccedere con la realpolitik, deve guardare più al futuro che al passato. Inoltre, risente anche dei rapporti di forza tra chi vi partecipa, in quanto le coalizioni si formano non solo sulla base delle convergenze programmatiche, ma anche della spartizione delle cariche (o più in generale, come dicono gli economisti, su quella delle rendite di posizione).
Quello che succederà nei prossimi giorni dipenderà quindi principalmente dalla prospettiva che le forze politiche si vorranno dare. Più passa il tempo, più la fretta che il Presidente della Repubblica e le scadenze e i doveri politici e istituzionali imporranno ai leader potrebbero portare alla nascita di coalizioni che, sulla base delle convergenze passate, risulterebbero davvero poco intuitive.
Non certo una novità, nel paese che ha inventato le “convergenze parallele”.

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  1. Savino

    Il Presidente del Consiglio è di nomina del Capo dello Stato e spetta a quest’ultimo farne il nome ed indicarlo alle forze politiche. Nessuno sta dicendo nulla, invece, sugli sgarbi istituzionali reiterati di Di Maio e Salvini in questo senso. I riti sono tornati quelli di 30 anni fa, ma i partiti sono peggiorati anche rispetto a solo 10 anni fa.
    Non si può, inoltre, in questa fase delicata, continuare ad esercitarsi nel rompicapo dell’incastro tra programmi elettorali confrontati. Pensate se, quando fu scritta la Costituzione, le forze politiche di allora avessero cominciato a convocare i professoroni per confrontare i programmi i progetti e le utopie reciproche! Non ne sarebbero usciti più! Invece, l’arte del compromesso è tale anche per la concretezza dei metodi e della tempistica non sterile. In questo senso, è stato più utile e, più snello e più moderno il manuale Cencelli che la negoziazione pletorica grillina. Ultima considerazione è che, in questa fase, sarebbero tornati utili dei partitini presenti in Parlamento, in grado di smussare l’ortodossia tripartita in minoranze di media grandezza di composizione.

    • Marco

      Apprezzabile il tentativo di confrontare la linea di un partito basandosi sui voti espressi in parlamento. Purtroppo tale analisi non è applicabile ad un confronto tra partiti fuori e dentro la maggioranza. Come è noto, chi sta all’opposizione cerca ogni minimo cavillo pur di votare no a provvedimenti che in gran parte condivide e questo solo per fare polemica e dimostrare che chi è al governo sta lavorando male. Dunque dai conti presentati, veramente poco significative sono le relazioni tra il PD (partito di maggioranza) e gli altri partiti, ed in parte anche tra Forza Italia e gli altri partiti, visto che per la fase di riforme istituzionali ha votato assieme alla maggioranza. Su numerose leggi, parte dell’opposizione è passata dal quasi strapparsi i capelli per dimostrare quanto sbagliato fosse approvarle, a posizioni prima più morbide, poi di quasi condivisione. Questo è ancor più vero per i partiti che dall’opposizione si vedono proiettati a governare.
      Fatti questi aggiustamenti, penso che le sorprese sarebbero ben diverse da quelle presentate.

  2. Bruno

    Piccola avvertenza: le convergenze significative sono quelle tra forze di governo e forze di opposizione (soprattutto se su ddl del Governo). Le convergenze tra partiti che sono all’opposizione non sono significative dato che possono votare contro per motivi molto differenti

  3. mari arena

    Nell’articolo si afferma: …piuttosto vicini appaiono invece M5s e Lega, concordi già per la metà delle votazioni…
    Questa affermazione assume valore completamente diverso se si aggiunge che anche Sinistra italiana e Lega (al senato) “appaiono concordi per la metà delle votazioni (48%)”. Se io mi metto ad evidenziare i dati/fatti delle votazioni relative alla precedente legislatura per arrivare alla conclusione che lega ed m5s sono “piuttosto vicini” e ne faccio addirittura un articolo su lavoce.info, ho l’obbligo di indicare al mio elettore più dati possibile per renderlo effettivamente consapevole della realtà. E voi non l’avete fatto.

  4. Michele

    Si parla solo di formule di governo. Non si parla di contenuti su cui è molto più difficile trovare intese se i partiti avranno un minimo di coerenza. Tutto tempo perso. Si vada presto a nuove elezioni

  5. Henri Schmit

    L’articolo illustra i limiti dell’econometria applicata alla politica. Le statistiche di convergenza del voto fra partiti (gruppi parlamentari) è interessante, ma a prendere con le pinze perché non distingue fra provvedimenti importanti, economici, societarie etc e senza alcun valore per convergere sui temi futuri. La differenza è fra misura statistica e DECISIONE. In America (come in tutti i paesi con preferenza individuale) sono i singoli rappresentanti che, nella campagna elettorale per la loro rielezione, rendono conto delle loro posizioni sulle deliberazioni più importanti durante la precedente legislatura. La nuance dovrebbe far riflettere gli studiosi più attenti.

    • Henri Schmit

      Intendevo “senza alcun valore per – determinare il potenziale di convergenza – su temi futuri”.

  6. Savino

    La personalizzazione di Di Maio è sempre più impressionante.
    L’unico motivo per cui lo stallo non si sblocca è che Luigi Di Maio vuole fare per forza lui il Presidente del Consiglio.

  7. ROSALIA

    BEGHE DI PARTITO

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