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Convergenze tra rapporto Cottarelli e contratto Lega-M5s

Lega e M5s lanciano fuoco e fiamme contro l’incarico di governo a Cottarelli. Ma nel loro contratto ci sono anche idee riprese dal rapporto che l’allora commissario alla spending review presentò nel 2014, per esempio su sanità e costi della politica.

Lo strappo

Lo strappo che si è consumato domenica 27 maggio tra il Presidente della Repubblica e i leader dei due partiti che sostenevano il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte ha reso ancora più ingarbugliata la possibilità di trovare una maggioranza nel Parlamento-spezzatino che ci ha restituito (come ampiamente prevedibile) il nuovo (ma già da riformare) Rosatellum. Mentre diversi partiti hanno già ripreso la campagna elettorale, il Presidente Mattarella si è giocato la carta Carlo Cottarelli, affidando l’incarico di formare il nuovo governo al penultimo della lunga lista di commissari alla spending review. Certamente una figura rassicurante per i partner europei, visto che Cottarelli si è sempre dichiarato apertamente contrario a una uscita del nostro paese dall’euro e vanta una grande esperienza nelle istituzioni internazionali. Riuscirà nell’impresa? Lo sapremo nei prossimi giorni, anche se la strada è impervia e quasi sicuramente corta.

Convergenze tra documenti

Eppure, nel contratto di governo firmato dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle ci sono anche idee riprese dal rapporto del 2014 dell’allora commissario Carlo Cottarelli. E sono idee importanti e utili per il paese, che vale la pena rileggere.
Per esempio, tra le proposte generali per gestire meglio la spesa, Cottarelli indicava: i) un miglioramento della trasparenza, perché la pressione dell’opinione pubblica è essenziale per evitare gli sprechi; ii) l’introduzione di vincoli di qualità e quantità per la spesa, in particolare la “piena introduzione del performance budgeting con identificazione di indicatori di risultato per programmi e responsabilizzazione dei dirigenti pubblici”; iii) una migliore programmazione della spesa per investimenti pubblici, risolvendo il problema delle opere ferme e ottimizzando la scelta dei progetti e di affidamento dei lavori. Sono tutti temi generali che riappaiono anche nel contratto di governo. E su certi argomenti, come la sanità e i costi della politica, il rapporto appare ancora più stretto.
Nel capitolo del contratto di governo tra Lega e M5s dedicato alla sanità, dopo aver professato fede indiscussa in un modello basato sul finanziamento pubblico e sulla autonomia regionale, i due partiti affermano cha la sanità deve essere finanziata prevalentemente dal sistema fiscale e che deve essere ridotta al minimo la compartecipazione dei cittadini (il ticket). Per farlo “è necessario recuperare integralmente tutte le risorse economiche sottratte in questi anni con le diverse misure di finanza pubblica (…). Il recupero delle risorse avverrà grazie ad una efficace lotta agli sprechi e alle inefficienze, e grazie alla revisione della governance farmaceutica, all’attuazione della centralizzazione degli acquisti, all’informatizzazione e digitalizzazione del Ssn, alla revisione delle procedure di convenzionamento e accreditamento, alla lotta alla corruzione e alla promozione della trasparenza”. Nel suo rapporto, Cottarelli suggeriva che si poteva cambiare il modo di gestire la spesa “senza stravolgere il welfare state e senza tagli all’educazione pubblica”, ponendo al centro dell’attività di spending review proprio la centralizzazione degli acquisti per l’intera pubblica amministrazione. Aggiungeva inoltre che “è necessaria una piena applicazione dei costi standard nella sanità”, un tema certamente caro agli elettori della Lega, come il fatto che “i risparmi per la sanità verrebbero mantenuti a livello regionale col fine di ridurre la tassazione regionale”.
Sul taglio dei costi della politica e delle pensioni d’oro si legge nel contratto: “riteniamo doveroso intervenire nelle sedi di competenza per tagliare i costi della politica e delle istituzioni, eliminando gli eccessi e i privilegi. Occorre ricondurre il sistema previdenziale (dei vitalizi o pensionistico) dei parlamentari, dei consiglieri regionali e di tutti i componenti e i dipendenti degli organi costituzionali al sistema previdenziale vigente per tutti i cittadini, anche per il passato. Occorre razionalizzare l’utilizzo delle auto blu e degli aerei di stato, oltre che l’utilizzo dei servizi di scorta personale. Per una maggiore equità sociale riteniamo altresì necessario un intervento finalizzato al taglio delle cd. pensioni d’oro (superiori ai 5.000,00 euro netti mensili) non giustificate dai contributi versati”. Anche queste proposte ricalcano quelle del Gruppo di lavoro sui costi della politica nell’ambito della revisione della spesa targata Cottarelli. Anzi, nel rapporto sui costi della politica si avanzavano proposte dettagliate sulla riduzione del numero di consiglieri, degli emolumenti e dei vitalizi, così come azioni di monitoraggio per evitare raggiri da parte degli enti locali. Addirittura, sulle auto blu, il commissario alla spending review prevedeva di “adottare un modello misto tedesco-inglese (auto solo al ministro più un massimo di 5 auto per amministrazione) con periodo di transizione per contratti di noleggio già in essere” attraverso la “approvazione per Dpcm e accordo con enti territoriali per misure analoghe”. Adesso ha l’incarico, vediamo che succede.

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18 commenti

  1. Savino

    In questo momento bisogna porre pedagogicamente l’attenzione sulle scelte (di comportamento prima e elettorali poi) prossime degli italiani.
    Gli italiani devono assumersi la responsabilità di quanto sta accadendo ai loro stessi interessi.
    Se gli italiani hanno intenzione di sfasciare le istituzioni statali e comunitarie, politiche ed economiche debbono sapere che per loro non ci saranno nè altre opportunità nè aiuti dall’esterno di qualsiasi tipo, nemmeno umanitari, a causa della aggressività eccessiva ed esagerata utilizzata dalle masse e da chi le guida nel conflitto politico a livello sia interno che internazionale.
    Gli italiani hanno voluto ingigantire con una sceneggiata una situazione di malessere che nei fatti non c’era.
    Quanto si sveglieranno dal loro torpore, gli italiani capiranno che non era della loro situazione attuale che dovevano lamentarsi.
    Si pensi al futuro dei figli e dei nipoti anzichè criticare e minacciare addirittura di morte il Capo dello Stato.
    Ci si guardi allo specchio prima di fare queste critiche alle istituzioni.

  2. Savino

    In questo momento bisogna porre pedagogicamente l’attenzione sulle scelte (di comportamento prima e elettorali poi) prossime degli italiani. Gli italiani devono assumersi la responsabilità di quanto sta accadendo ai loro stessi interessi. Se gli italiani hanno intenzione di sfasciare le istituzioni statali e comunitarie, politiche ed economiche debbono sapere che per loro non ci saranno nè altre opportunità nè aiuti dall’esterno di qualsiasi tipo, nemmeno umanitari, a causa della aggressività eccessiva ed esagerata utilizzata dalle masse e da chi le guida nel conflitto politico a livello sia interno che internazionale. Gli italiani hanno voluto ingigantire con una sceneggiata una situazione di malessere che nei fatti non c’era. Quando si sveglieranno dal loro torpore, gli italiani capiranno che non era della loro situazione attuale che dovevano lamentarsi. Si pensi al futuro dei figli e dei nipoti anzichè criticare e minacciare addirittura di morte il Capo dello Stato. Ci si guardi allo specchio prima di fare queste critiche alle istituzioni.

    • Gabriele

      Esatto Purtroppo la maggioranza dei votanti e’ ignorante nelle materie economiche/finanziarie . I pifferai magici Salvini e Di Maio , per puri interessi personali e dei loro partiti , illudono le masse come nel libro dei sogni. Chi li vota , ignavo , non vede i rischi finanziari elevatissimi che corrono, con loro programma di spesa , a debito e con il continuo dire non dire su uscita dall’euro. Hanno ragione , i Mercati non votano , ma vanno rispettati come il popolo, in particolare noi che abbiamo un debito elevatissimo. Ha detto Cottarelli , forse entrare nell’euro e’ stato un errore , ma uscire oggi e’ ancora peggio , avrebbe dei costi finanziari e sociali enormi. Spero che quella parte di italiani , che in realta’ non stanno male , capiscano il rischio che si corre . Dovrebbero votare lo sfascio non piu’ del 10/20% di italiani che stanno effettivamente male . Perche’ la percentuale degli italiani che hanno ragione di lamentarsi non supera il 10/20%. Il resto sono solo degli idioti che oggi hanno lavoro o pensione , casa di proprieta’ , un po’ di risparmi , eppure si lamentano . Cadranno dalla padella alla brace. Da mesi i miei risparmi sono investiti legalmente su azioni e obbligazioni estere e denominate in dollari ( perché oltre ai nostri titoli di stato rischia anche di deflagrare l’ euro ) Lo consiglio a tutti . Vedo che tutti quelli a cui spiego i rischi ora hanno PAURA. ed hanno cambiato idea su chi votare. Lo facciano tutti quelli che capiscono

    • Ezio

      Tutto vero ma manca un punto rilevante, il ruolo dei media. Prima delle elezioni abbiamo visto TV e giornali e riviste colpire a man bassa i partiti ed i parlamentari che non erano del M5S e della Lega. Questi media hanno scritto e gestito talk show presentando i partiti che sono usciti disfatti come responsabili di tutti i mali e per di più incapaci di cambiare la situazione del paese. La continua presenza di personaggi del M5S e, o suoi sostenitori alla TV “la7” ne è un caso esemplare, basta osservare i tempi a loro dedicati e il numero di interventi per rendersi conto del sottile limite tra l’informazione e il sostegno propagandistico quando quest’ultimo rasenta l’irresponsabilità socio-politica. Allo stesso modo la carta stampata con “Il Fatto Quotidiano”. Si ricorda inoltre il richiamo letto dal conduttore nella trasmissione “diMartedì” di qualche mese fa, in cui non ricordo quale istituzione ha richiesto che fosse letto un messaggio in cui si dichiarava un eccesso di partigianeria.

      • Savino

        Certo. Se, poi, i mass-mediologi sono tutti come Freccerno, che elogia il m5s per la sua “narrazione” e per le sue doti camaleontiche e di adattabilità c’è da rimanere davvero di stucco.
        Di Maio da domenica sera ha intrapreso una clamorosa campagna di delegittimazione di Mattarella, aizzando le offese irripetibili apparse sul web, onde, poi, martedì sera ripensarci e provare a ricucire con chi voleva incriminare per alto tradimento e attentato alla Costituzione.
        Mi chiedo: ma che razza di politico è Di Maio? Ma che razza di esperto di media è Freccero? E che razza di direttore di giornale è il loro amico Travaglio che piazza il mostro in prima pagina parlando inopportrunamente di “Re Sergio”?

  3. Savino

    Nessun osservatore ha ancora chiesto un passo indietro a Di Maio e ai vertici m5s.. Credo sia arrivato il momento opportuno per aprire questo dibattito. Tale movimento si è presentato in campagna elettorale con un volto nè di destra nè di sinistra, dicendo che non faceva alleanze o patti, con una propensione economica all’assistenzialismo puro e mostrando sia, da un lato, aspetto moderato verso Euro e Ue, sia, dall’altro esplicitando la volontà di procedere in deficit e di sforare. Le ambizioni del leader lo hanno portato a contattare il cdx per intero, il pd, porre veti su Berlusconi, rappresentare amore eterno per Salvini, cercare di coinvolgere la Meloni per fare il premier, sacrificare il Governo Conte per l’impuntatura su Savona.
    Va bene essere il nuovo dc, va bene essere camaleontico e adattabile.
    Ma la prossima volta al partito di onestà onestà non sarebbe meglio sovrapporre il partito di coerenza coerenza?

  4. Michele

    Mi sembra corretto che il “contratto” prenda spunto dalle buone idee, da qualunque parte arrivino. Certamente di buone idee nel rapporto di Cottarelli ce ne sono molte. Bisognerebbe invece sottolineare che gli ultimi governi delle buone idee di Cottarelli ne hanno applicate zero, tanto che la spesa pubblica è cresciuta ben più dell’inflazione, l’ efficienza degli apparati pubblici non è migliorata e Cottarelli ha dato le dimissioni

    • Savino

      Diciamo che chi grida onestà e pulizia dovrebbe stare più dalla parte di Cottarelli che di Di Maio e Salvini.

  5. Michele

    Il punto centrale è che il governo giallo-verde non lo voleva nessuno di quelli che “contano”. In particolare non si voleva il M5S, perché invece la Lega ha già governato lunghi anni con Berlusconi, contribuendo pesantemente allo stato di prostrazione attuale del paese. Pertanto Savona è stato un pretesto. Risolto il problema Savona, se ne sarebbe trovato un altro per impedire la formazione del governo. Un po come la favola del lupo e dell’agnello. Certo sarebbe stato meglio dichiarare questa determinazione molto più apertamente. Nascondersi dietro le gonne dell’Europa, dello spread, dell’Euro e della perfida speculazione non rende un buon servizio all’Italia. Inoltre è manovra miope perchè prepara ben maggiori avanzate dei così detti “populisti”. La politica del “chi la rimanda la scampa” è un po’ miope.

    • Savino

      Gli italiani non possono restare Peter Pan e ci devono dire con chiarezza cosa vogliono fare da grandi.
      Se il cambiamento per risolvere i loro problemi è inteso dagli italiani come il ritorno alla prima Repubblica e alle sue spese folli e inutili in deficit a me pare un’idea un pò balzana e gattopardesca di cambiamento.
      Gli italiani hanno inscenato una protesta la cui consistenza esagerata non aveva fondamento.
      Avranno una seconda chance, ma dovranno assumersi la responsabilità di quello che decidono.
      Siamo andati oltre il malcontento legittimo e le minacce a Mattarella lo dimostrano.
      Mattarella a Capodanno definiva le elezioni una pagina bianca, gli italiani, coi problemi che hanno, l’hanno riempita di parolacce e disegni osceni.
      Promettere l’abolizione della Legge Fornero oggi, con le statistiche demografiche di cui disponiamo, o è una carnevalata fuori stagione o è un macigno per figli e nipoti. Se per adempiere queste assurde promesse si ipotizza anche un piano B di fuoriscita in un week end dalla zona Euro, con annessa stampa clandestina di lire, stile Totò e Peppino cosa volete che faccia Mattarella?
      Io credo che il problema sia proprio l’ambiguità del m5s, per cui, al di là del risultato elettorale, bisognava applicare una conventio ad excludendum, in virtù della sua mancata autorevolezza, più volte dimostrata, come forza di governo. Oggi vuole ricucire con Mattarella dopo averlo accusato di tradire la Costituzione. Ma che politici sono questi?

  6. Henri Schmit

    Ottimo intervento, originale e costruttivo. E se il Presidente della Repubblica avesse nominato Carlo Cottarelli subito dopo il primo giro di consultazioni andate a vuoto? Chi avrebbe avuto il coraggio di opporsi a chi rappresenta il rigore dei conti, la lotta agli sprechi e le vere riforme a favore dell’efficienza dell’economia e della sostenibilità sociale? Cottarelli può essere il comune denominatore fra M5s e PD, o fra M5s e Lega, senza escludere altri.

  7. Savino

    Spero che Cottarelli o comunque un premier in pectore vada quanto prima in Parlamento a chiedere la fiducia. Perchè finora abbiamo solo sentito parlare 3 o 4 leader anche per 10 volte al giorno. Io voglio sapere cosa ne pensano i quasi mille parlamentari, che non hanno vincolo di mandato, di Cottarelli o di un altro premier e del suo programma.
    Io non voglio pensare che ci siano solo yes men o peones di Di Maio, Salvini, Renzi, Berlusconi o Meloni, ma ci siano parlamentari competenti che vogliono fare qualcosa per l’Italia (ovvio, anvhe per sè stessi) e avviare la legislatura. Ma finchè non si porterà un premier in pectore in Parlamento questi dubbi non li scioglieremo mai.

  8. Michele

    Vedo dai commenti che si fa sempre più largo uno strano concetto di democrazia. In estrema sintesi la teoria è la seguente: se gli elettori votano in maggioranza chi non ci piace, occorre prescindere dai risultati delle elezioni e inventarsi qualcosa di diverso per applicare una convetio ad escludendum ai vincitori delle elezioni. Perfetto. Perché non ci abbiamo pensato prima?

    • Savino

      Adesso hanno ottenuto la poltrona, la ricreazione è finita. Non accettabile più dire “non vedo l’ora di cominciare a lavorare”

    • Henri Schmit

      Sono d’accordo con Michele. Aggiungo che ci avevano pensato, e come! ma non ha funzionato ….

  9. Sandro

    Buonasera.

    Una recemte sentenza del Consiglio di Stato ha vietato ai comuni di imporre addizionali sulla tassa rifiuti ale seconde case dei non residenti.

    Non sarebbe il caso di vietare agli enti locali di imporre la TARI o comunque denominata ai nuclei famigliari monoreddito con unica casa di proprietà e ISEE non superiore alla pensione sociale inps*13 mensilità??
    Ora non è così. I comuni virtuosi in questo senso sono ben pochi.

    Se come diceva Margareth Thatcher è giusto responsabilizzare tutti sul bene pubblico, è più che sufficiente un contributo forfettario di 50 euro l’anno per evitare sprechi e abusi. Certamente non una tariffa di 300 euro a chi ne prende 500 al mese di pensione con una casa di 60-70 metri quadri calpestabili. In base a cosa sono stimati i consumi, di chi nin ha da vivere e al likite fruga nella spazzatura per mangiare?? Cioè il contrario che produrre rifiuti..

    Vi pare??

  10. Sandro

    Aggiungiamo che un approvviggionamento dei farmaci direttamente in India abbaterebbe la spesa farmaceutica. SI pensi solo al fatto che una fiala di chemioterapico costa alcune migliaia di euro..

    I titolari dei brevetti non sono italiani. Ed è giusto dare priorità al diritto alla salute deic cittadini.

    Magari creando un’anagrafe sanitaria unica nazionale, un unico numero verde e lista d’attesa per ottimizzare da subito le risorse disponibili. Oltre ad imporre il secondo turno per i centri di radiologia, assumendo ir necessari specialisti.

    E più di tutto il conferimento al giudice di pace di un potere di requisizione delle strumentazioni e attrezzarure presso i privati per garantire a tutti il diritto alla vita e alla salute. Come dieci anni orsono fece il governo Jospain in Francia, contro equo indennizzo agli operatori.

  11. Henri Schmit

    Gli elettori hanno penalizzato PD, FI e LU, e premiato 5s e Lega. Perché? Difficile dire. Un mix di perdita di fiducia nei partiti dell’establishment, di voto di protesta quindi, e di adesione ai programmi e slogan dei “vincitori”. La peggior ignoranza è di accusare gli elettori di ignoranza. Soprattutto se viene dai precedenti governanti e in particolare dal grande manipolare dell’ultima legislatura. Perché il PD non ha trattato con i 5s? Bisogna affermare con orgoglio l’irrinunciabile, Jobs Act, riforma delle pensioni. Ma non l’hanno fatto. Un errore storico (a meno che il governo gialloverde fallisca in 6 mesi). Penso di capire perché: è la strategia del tanto peggio, un gioco al massacro, che può far fuori qualunque giocatore. E se il PD avesse invece puntato su un governo di coalizione con il M5s sotto la presidenza o solo il MEF a Cottarelli? Non l’ha fatto perché Renzi TEME Cottarelli.

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