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Col piano Savona l’uscita dall’euro è un regalo ai ricchi

Diventato di dominio pubblico in questi giorni, a una lettura attenta il piano Savona per l’uscita dell’Italia dall’euro si rivela un danno per i partner europei e per la parte più debole della popolazione italiana. Protegge invece le fasce più ricche.

Il piano Savona

Paolo Savona è il ministro per gli Affari europei nel nuovo governo Lega- Movimento 5 stelle, ma è anche il principale autore di un piano che illustra come l’Italia potrebbe uscire dall’euro. Il piano è del 2015, ma solo ora è diventato di dominio pubblico. Ed è interessante perché apparentemente riflette le strategie della Lega, che infatti molto ha insistito per la partecipazione di Savona al governo.
La lettura del piano mette in evidenza otto punti particolarmente critici (i numeri in parentesi si riferiscono alla slide corrispondente nella presentazione fatta da Savona nel 2015).

Otto punti critici

 Piano B? Nell’introduzione si afferma che l’Italia ha bisogno di un “piano B” sia come strumento “deterrente” sia come base per la negoziazione con i partner europei (slide 7). Ma ciò che segue è una dimostrazione dell’assoluta necessità di una svalutazione sostanziale. Non vi è alcuna indicazione di quali sarebbero le “concessioni” necessarie da parte degli altri partner europei perché l’Italia possa rimanere nell’euro. Sembra dunque una proposta che dovrebbe essere attuata in ogni caso, a prescindere da qualsiasi riforma dell’unione monetaria.Una curiosa visione della democrazia. Per quanto riguarda l’aspetto giuridico, il piano enfatizza la Lex monetae, intesa come il potere assoluto del governo di determinare la moneta nazionale. Per uscire dall’euro, non dovrebbe essere indetto alcun referendum (incostituzionale per Savona, slide 21). Sarebbe sufficiente una semplice decisione del governo, non si menziona neanche un voto in Parlamento.No agli eurobond. Il piano si oppone a qualsiasi eurobond perché, in qualunque forma venissero emessi, non sarebbero comunque sotto esclusiva giurisdizione italiana (e ciò renderebbe più difficile una riduzione del debito attraverso un hair cut, slide 21). Restare nella UE. Nell’introduzione si accenna in termini generali alla necessità di mantenere buoni rapporti con i partner dell’UE e all’importanza di rimanere all’interno dell’Unione (slide 32). Ma sembra un obiettivo impossibile, alla luce del default sul debito ufficiale previsto nel piano .Controlli sui movimenti di capitale. Il piano operativo è abbastanza standard: dal momento dell’annuncio dell’intenzione di lasciare l’area dell’euro scatta l’imposizione di rigorosi controlli sui movimenti di capitale e sui conti bancari. Il tutto programmato per un fine settimana, con il cambio di valuta che segue quasi immediatamente. Savona prevede che il tasso di cambio iniziale della nuova valuta con l’euro sarebbe 1 a 1, per poi deprezzarsi (slide 40).Ridenominazione solo sul debito pubblico. Solo il debito pubblico verrebbe ridenominato nella nuova valuta, che dovrebbe deprezzarsi di circa il 15-25 per cento (slide 43), per ristabilire la competitività perduta nei confronti della sola Germania, e non rispetto a una media ponderata degli altri paesi euro. Seguirebbe poi un hair cut sul debito pubblico, per portare il rapporto debito-Pil al 60-80 per cento (slide 52). Non è scritto nel documento, ma questo significa una riduzione nominale del debito di circa il 50 per cento, visto che oggi il debito pubblico supera il 130 per cento del Pil. Dato che il debito residuo verrebbe pagato nella nuova lira svalutata, la perdita complessiva per gli investitori dovrebbe essere quindi superiore al 50 per cento. Savona “dimentica” che dal 1° gennaio 2013 le nuove emissioni di titoli pubblici superiori ai dodici mesi sono soggette a una clausola di azione collettiva che richiede l’accordo dei tre quarti dei creditori per qualsiasi modifica dei termini, inclusa la ridenominazione.Default sul debito ufficiale e sui saldi Target2. Nel piano si dice che anche i creditori ufficiali stranieri (tranne il Fondo monetario internazionale) dovrebbero accettare un taglio dei loro crediti (haircut), menzionando esplicitamente i saldi Target 2, che dovrebbero essere denominati nella nuova valuta (e tagliati). Per giustificare l’azione su questi saldi, si fa riferimento al libro di Hans-Werner Sinn, che giudica debole sul piano legale l’impegno a restituire i debiti contratti sotto Target 2 (slide 55)Dare ai ricchi, togliendo ai poveri. Il piano prevede esplicitamente una redistribuzione dal basso verso l’alto (slide 58, 59 e 60). Le attività estere del settore privato (che sono sostanziali) non sarebbero ridenominate in nuove lire, con importanti guadagni in conto capitale per le fasce “medio-alte” (così le definisce Savona) della popolazione, che non vengono tassate. Nel contempo, però, i salari reali dovrebbero ridursi.

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Chi paga

Tutto sommato, il piano Savona conferma i peggiori timori dei tedeschi: l’uscita dell’Italia dall’euro sarebbe accompagnata da un massiccio default sul debito pubblico, incluso quello ufficiale estero, come i saldi Target2. Ma le “fasce medio-alte” che hanno un patrimonio considerevole all’estero potrebbero mantenere i loro conti in un euro forte (e senza alcuna tassazione compensativa).L’insistenza sul default sui creditori ufficiali stranieri è difficile da capire, dato che la posizione patrimoniale netta sull’estero dell’Italia è quasi in pareggio (negativa per solo circa l’8 per cento del Pil). Non vi è quindi alcuna ragione obiettiva per cui l’Italia avrebbe bisogno di tagliare il suo debito estero. Nel caso della Grecia la maggior parte del debito era detenuta all’estero e una sua riduzione era quindi inevitabile. Ma nemmeno Yanis Varoufakis aveva considerato un default sul debito ufficiale ellenico. Alla fine, ciò che è particolarmente sorprendente del piano non è tanto l’idea che l’Italia possa aver bisogno di una svalutazione, quanto l’intenzione dichiarata di farla pagare “agli altri”, e in particolare ai partner nella zona euro. Pagherebbe però anche la parte più debole della popolazione italiana, a beneficio di quella più ricca.

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16 commenti

  1. Savino

    Se a Savona non piaceva l’Euro dall’inizio poteva ben evitare di far parte di un Governo che faceva i trucchi contabili per, qualche anno dopo, entrarvi. Negli anni ’90, infatti, non avevamo dignità di stare nemmeno nella zona pre-Euro e, probabilmente, dovevamo fermarci a quello stato di fatto per ragionare sui nostri problemi.
    A distanza di un quarto di secolo, dopo che la frittata è stata fatta, Savona, a 81 anni, fa la parte del pentito e si butta col nuovo che avanza di Salvini e Di Maio.
    Ad una classe dirigente che così tanto male ha fatto in passato all’Italia non dovrebbero essere permesse queste sette vite.

  2. Henri Schmit

    Si Savona è questo. Temo che sia purtroppo il meno pericoloso, il più”rassicurante” dei cinque ministri più importanti del nuovo governo. Salvini, amico di Len Pen, Brennan, Putin, Orban, rovinerà quel poco di fiducia che rimane da parte dei partner europei, Di Maio è troppo debole, troppo inconsistente per frenarlo, Conte non conterà, e Tria aggiunge al programma e alla squadra euroscettica l’avallo governativo della flat tax “non per favorire il reddito delle famiglie e delle imprese (sic), ma per rinforzare la produttività del capitale e delle risorse umane con l’effetto di incentivare indirettamente anche gli investimenti” (LeFormiche di qualche mese fa). Davanti a questi programmi allucinanti (da drogati), il mondo accademico ha una grave responsabilità, di cercare, spiegare e diffondere la verità, cioè i rischi che queste idee, se realizzate, rappresentano per la tenuta dei conti, i rapporti internazionali e il benessere degli Italiani.

    • Motta Enrico

      Del commento di Henri Schmit mi sembra molto interessante l’affermazione che “il mondo accademico ha una grave responsabilità,…”. In effetti su temi come l’Euro, il debito pubblico, e (molti) altri regna la più totale confusione a livello teorico e accademico, e qualsiasi uomo politico può trovare sostegno ai propri programmi bislacchi in un economista più o meno famoso. È come se gli astrofisico discutessero ancora tra modello eliocentrico e geocentrico, oppure i biologi tra darwinismo e lamarckismo. I casi sono due: o tra gli economisti c’è un sacco di ignoranti, oppure le posizioni in questa materia sono nient’altro che opinioni prive di valore.

    • Henri Schmit

      Dopo l’intervista del ministro Tria sul Corriere della Sera correggo il mio (pre-)giudizio da negativo in provvisoriamente positivo. Sulla copertura delle politiche del governo, sul deficit e sul debito, sull’importanza di una politica fiscale favorevole agli investimenti, ritengo che siano esattamente le idee che servono, per inquadrare le politiche future, per rassicurare i mercati, per far scendere lo spread, freno dell’attività economica e penale sui risparmi.

  3. Massimo Tozzi

    SI parla di debito pubblico e non si dice niente e ci si dimentica di tutti quelli che come me hanno un mutuo erogato in EURO, che dovrò restituire in EURO.
    Sono nei guai.

  4. Il Piano “B” probabilmente è stato messo nero su bianco solo come moral suasion se non fosse stato possibile il piano “A”; inoltre un bravo economista studia sempre i rischi massimi da “Cigno Nero”, studiare il worst case non implica volerlo necessariamente, anzi…la finanza si basa proprio sull’analisi dei rischi per qualsiasi decisione futura. L’Europa così come è non va bene, va cambiata il che non vuole dire Italexit come sostengono i catastrofisti

  5. Umbe

    Il materiale è a disposizione da 2015.
    Il fatto che lei non lo conoscesse non signifca che fosse “segreto”.
    Il piano B si chiama B perché è messo a protezione tecnica del piano A che è la vera politica proposta.
    Se non lo conosce posso indicarle dove trovarlo.

  6. Michele

    Molte idee Leghiste di questo governo penalizzano i poveri a vantaggio dei più abbienti: la flat tax soprattutto, ma anche l’idea di Tria di finanziare con le imposte indirette la riduzione di quelle dirette etc. Riuscirà il M5S a tenere a freno Salvini e i suoi? Difficile dirlo. Ora ci sarà una breve luna di miele. Poi il governo Conte sarà travolto dalle contraddizioni del Contratto di governo e saranno nuove elezioni nel 2019.

    • Henri Schmit

      Condivido il giudizio seconda il quale la pseudo-flat tax e la presenza di Tria siano oltre le numerose promesse senza copertura l’aspetto più grave e preoccupante del programma di governo. Sapranno gli Italiani opporsi a questo evidente regresso sociale? Avranno l’energia dimostrata questi giorni dai Giordani? Quale ruolo quale responsabilità spetta al mondo accademico, agli autodichiarati esperti?

  7. Giovanni

    In sostanza il piano prevede di liberarsi dei debiti pregressi per poter liberamente farne dei nuovi. A quel punto chi presterebbe i soldi all’Italia?

  8. Amegighi

    E’ molto interessante la posizione di noi cittadini italiani, di cui Savona è ora anche rappresentante. Nei suoi scritti cita che siamo dentro la “gabbia tedesca”. Mi piacerebbe sapere di che “gabbia” parla, dal momento che forse siamo dentro la sua, di “gabbia”, non permettendo a nessuno di noi di decidere, ma semplicemente mettendoci di fronte al fatto compiuto di mandare in fumo i nostri risparmi di una vita, le nostre pensioni, e il futuro dei nostri figli. Pensa forse che dopo una simile botta, tutto riprenderà come prima, con imprese avanzate tecnologicamente, pronte ad assumere giovani laureati meritevoli e ad investire nella ricerca e sviluppo ? O, invece, capannoni per stampare magliette o fabbricare giocattoli da inondare l’UE ? Perchè, in tutti questi salti finanziari e giri di conti, mi sembra che questi punti siano bellamente glissati e si consideri la gente semplicemente come un numero, un accessorio, direi quasi un “fastidio”.
    L’Economia è Scienza Sociale. Dovrebbe far riflettere questo termine. Non è Scienza sperimentale, e quindi i risultati non sono riproducibili. Ciò implica che tutto quello che dice Savona è appunto una pura ipotesi, un salto nel buio. Anche nella miglior valutazione statistica può andare completamente storta, proprio perchè ipotesi. Ma Economia è Scienza Sociale, dove sociale sta per persone, individui, con una loro capacità decisionale, loro interazioni sociali, individui come società sociali in cui condividere aspetti positivi e no

  9. Maurizio Cocucci

    Non so se meriti tanta attenzione questo “Piano di uscita dall’euro” a prescindere che sia A, B o altro. Già leggendolo fa capire (a chi è competente in materia) che è del tutto irrazionale, è un puro esercizio accademico però privo di basi solide di sostegno che qui sono state in gran parte menzionate.
    Se vogliamo proseguire a dare la caccia ai ‘mulini a vento’ si faccia pure ma così non si prenderanno in considerazione i problemi veri ed il Paese non migliorerà di certo.
    Ma evidentemente c’è chi ha tempo da perdere.

  10. Maurilio Menegaldo

    Mi sembra che la proposta del prof. Savona attribuisca un ruolo eccessivo al fattore valutario nelle difficolta dell’Italia: in fondo, il boom economico degli anni ’50/’60 si ebbe con una moneta forte e cambi molto stabili. Certo, avere un cambio favorevole ha il suo peso; ma mi pare che la perdita di competitività del nostro Paese, più che all’impossibilità di svalutazioni competitive, sia dovuta al fatto che vi è stato negli ultimi un deficit d’investimento nei settori innovativi, quali elettronica e chimica fine, dai quali l’Italia è ormai fuori; si continua poi con modelli organizzativi vecchio stile, e si è spostata una quota considerevole di reddito nazionale dal monte salari e dall redisstribuzione verso il basso verso i profitti e le rendite, anche tramite l’alto ammontare degli interessi sul debito pubblico. A ciò si aggiungano precarizzazione e invecchiamento della popolazione e si vedrà come il mercato interno risulti depresso, mentre si subisce forte concorrenza su quello esterno. Ciononostante l’Italia ha ancora un’ottima bilancia commerciale. Penso quindi che il ritorno alla lira, anche se fosse un caso di successo, risolverebbe solo in minima parte i problemi dell’economia del nostro Paese, dato che rimarrebbero intatti tutti gli altri fattori di debolezza oggi presenti.

  11. Asterix

    Credo che sarebbe ora di liberarci delle ideologie e ragionare sui fatti. Piani B sull’uscita dall’Italia dall’euro li hanno fatti tutte le banche di affari mondiali, le grandi imprese e molte stati Ester i. Solo da noi non se ne può parlare. Solo Claudio Siciliano responsabile centro studi Consob che scriveva sulla voce per criticare i no euro ne ha recentemente pubblicato uno. Nel suo libro ammette che bagnai e co avevano ragione e prova da tecnico a proporre una italexit concordata con i creditori senza strappi ma costosa per lo stato che dovrà aiutare le famiglie e le imprese in difficoltà. Perché voi della voce, invece che negare che il futuro dell’euro è l’implosione o la fuoriuscita di più stati non provate a commentarlo da tecnici??

  12. Mario Angli

    Domanda, supponiamo che davvero l’uscita dall’euro sia un regalo ai ricchi. Allora l’elite globalista dovrebbe volerlo a tutti i costi, perché ci guadagnerebbero. O sbaglio? Invece vogliono che l’Italia rimanga nell’euro, rinunciando a un guadagno secondo la logica dell’articolo. Quindi una massa di evasori fiscali sta rinunciando a un guadagno facile? Mah

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