Che cosa è “debito”
Ringrazio i lettori per i tanti commenti al mio articolo. Rispondo qui ad alcuni rilievi.
Per quanto si poteva dedurre dagli articoli di stampa, gli ideatori dei mini-bot e dei certificati di credito fiscali sembravano ritenere che la loro emissione potesse non essere considerata debito secondo i parametri europei. Ma non è così, in qualunque modo si intenda classificarli: titoli, cambiali o moneta.
Sarebbero moneta nel caso in cui vi fosse obbligo ad accettarli da parte di soggetti italiani e fossero usati in alternativa alla moneta stessa. Ma anche tralasciando il fatto che gran parte delle imprese italiane importano ed esportano in modo massiccio, è difficile pensare che accetterebbero di buon grado di utilizzare questo mezzo di pagamento, senza comportare penalizzazioni di valore.
È evidente che anche i debiti commerciali sono debito, ma non debito finanziario e per questo non sono inclusi nel parametro di Maastricht. Il principale motivo dell’esclusione risiede nel fatto che il loro effettivo valore non è semplice da rilevare. E infatti quando in Italia, nel 2013, venne affrontato il problema del loro smaltimento previa certificazione, emersero molte duplicazioni e irregolarità.
Una eventuale società paravento che emetta certificati di credito fiscali non sarebbe considerata da Eurostat un soggetto privato, data la piena e incondizionata garanzia dello stato. Anche nel caso di cartolarizzazioni pubbliche, dove quella garanzia era assente, poiché il surplus di valore rispetto al prezzo di cessione sarebbe comunque tornato allo stato, Eurostat ha stabilito che le società veicolo dovevano rientrare nella pubblica amministrazione e i relativi titoli dovevano essere considerati debito pubblico.
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Bruno Puricelli
Ho formulato una proposta capace di generare 1500 mlds di Pil aggiuntivo a quello del DEF annuale agendo su un sottostante congruo che giustifica l’emissione di nuovi titoli ad hoc senza minare il debito. Certamente la circolazione di tali titoli paralleli alle banconote in euro avverrà in Italia e siccome ci coinvolgerebbe tutti, tutti saremmo coinvolti nell’utilizzo. Ciò avverrebbe, nella mia proposta, in un periodo di 30 anni. Al termine, lo Stato avrà ridotto il debito di almeno 690 mlds, aumentato il Pil di 1500mlds e tanto altro sulla crescita civile e culturale degli italiani a cominciare da alcune città prima che in altri luoghi. Parafrasando i Ccf, i nuovi titoli sarebbero Cdf (Certificati di debito fiscali). Mi piacerebbe poter inviare la mia proposta alla dottoressa Cannatà per una Sua opinione.