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A che punto è la notte dei crediti deteriorati

La garanzia cartolarizzazione sofferenze è formalmente scaduta il 6 settembre. Il Tesoro ha richiesto un’estensione alla Commissione europea, che l’ha accordata. Ma come va il mercato italiano dei crediti deteriorati? E cosa possiamo aspettarci?

Una garanzia per i crediti deteriorati

La crisi economica ha avuto importanti ripercussioni sui bilanci delle banche italiane, che ancora fanno i conti con il fardello dei prestiti deteriorati (non-performing loans, Npl) accumulati negli anni passati. Per far fronte al problema, a febbraio 2016 è stato introdotto un meccanismo noto come “Gacs”, garanzia cartolarizzazione sofferenze.

Lo schema è formalmente scaduto il 6 settembre, ma il Tesoro ha richiesto un’estensione alla Commissione europea, che pare aver dato il suo assenso.

La Gacs ha l’obiettivo di facilitare lo smaltimento dei Npl grazie alla concessione di garanzie statali nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione che abbiano come sottostante crediti in sofferenza. Le garanzie possono essere richieste solo per le tranche senior– le meno rischiose – e le banche richiedenti sono tenute a pagare una commissione al Tesoro, a prezzo di mercato (motivo per cui la misura non costituisce aiuto di stato secondo le regole europee).

Come sta andando, quindi, il mercato dei crediti deteriorati? Dopo un continuo aumento nel periodo 2008-2016, lo stock dei crediti deteriorati nel sistema bancario italiano ha infatti iniziato a ridursi significativamente nel 2017 e 2018. Stando alle recenti statistiche della Banca d’Italia, il totale dei crediti deteriorati alla fine del primo trimestre di quest’anno era di 195 miliardi di euro (figura 1, sinistra). Le cosiddette “sofferenze” – che costituiscono il nocciolo più duro dei prestiti deteriorati – erano circa 132 miliardi a giugno 2018, in discesa del 34 per cento dalla fine del 2016 (figura 1, destra).

Figura 1 – Crediti deteriorati e sofferenze – Aggregato (miliardi di euro)

Fonte: Banca d’Italia

Nota: i grafici usano due serie diverse della Banca d’Italia.

L’Italia resta il paese con lo stock di crediti deteriorati più voluminoso in termini assoluti (figura 2, destra) ed è il quarto in Europa quanto a rapporto tra prestiti deteriorati e prestiti totali, ma il Npl ratio italiano si è ridotto in due anni di ben 5 punti percentuali (dal 16 all’11 per cento).

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Figura 2 – Npl in Europa – Valori assoluti e rapporto percentuale

Nel 2017, il mercato Npl ha registrato transazioni per 72 miliardi di euro – contro un totale di 17 miliardi per il 2016 (figura 3). Anche il 2018 è iniziato bene: secondo ricerche di mercato, 37 miliardi di transazioni sarebbero già state concluse nei primi sei mesi dell’anno e il totale di fine-2018 potrebbe essere vicino a quello dell’anno scorso.

Sviluppi positivi sul mercato NPL, quindi. Ma quant’è il contributo della GACS? Alcuni aspetti problematici della garanzia erano stati discussi sul nostro sito in passato. Secondo una recente analisi della Commissione europea, si sono verificati alcuni problemi operativi sul fronte GACS: per esempio, l’assenza di dati dettagliati sui prestiti in portafoglio, soprattutto per le banche più piccole, ha rallentato le transazioni Gacs e il processo di valutazione da parte delle agenzie di rating. Al tempo stesso, la Commissione rileva che alcune banche esitano di fronte al costo dei miglioramenti nella qualità dei dati e della gestione dei Npl, necessari per partecipare alla Gacs.

La prima transazione Gacs si è avuta su richiesta della Banca Popolare di Bari, e successivamente l’uso della garanzia è aumentato fino a 20 miliardi nel 2017 ed è in rotta verso i 40 miliardi quest’anno. Nel 2017, la Gacs è stata usata per il 5 per cento delle transazioni Npl, ma si è trattato tendenzialmente di operazioni ridotte, in termini di volume (figura 4).

Figura 3 – 2017, transazioni Npl per tipo di portafoglio – Volume e numero di transazioni

Fonte: Banca Ifis

Figura 4 – 2017, transazioni Npl per metodo di disposizione

Fonte: Banca Ifis

Una tendenza destinata a continuare?

I recenti dati sul mercato Npl sono decisamente positivi. La ripresa economica ha senz’altro giocato un ruolo fondamentale nello smaltimento dei crediti deteriorati osservato durante gli scorsi due anni. Sulla Gacs, la valutazione è più mista: da un lato è stata applicata finora a transazioni relativamente limitate, dall’altro l’uso della garanzia è aumentato nel tempo e i problemi rilevati nel rapporto della Commissione Europea potrebbero essere mitigati in futuro, se la Gacs si dimostrasse strumento efficace per lo smaltimento dei Npl.

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Affinché ciò avvenga, occorre però prima di tutto garantire certezze sul fronte economico e politico. Le aspettative degli investitori sono infatti fondamentali per un mercato come quello dei Npl. Un recente rapporto di PwC, per esempio, sottolinea come ci siano stati importanti cambiamenti nel mercato di gestione e recupero dei crediti deteriorati con l’ingresso di “servicer” internazionali, in cerca di opportunità soprattutto nella gestione e recupero delle inadempienze probabili (unlikely to pay), attualmente circa il 22 per cento dei crediti deteriorati italiani (figura 1).

Queste aspettative potrebbero però cambiare alla luce delle posizioni del nuovo governo in materia di recupero dei crediti da parte di banche e società: il programma di governo per esempio include l’intenzione di sopprimere qualunque norma che consenta l’azione nei confronti dei cittadini debitori senza preventiva autorizzazione dell’autorità giudiziaria – un provvedimento che potrebbe rallentare e complicare il processo di recupero crediti.

In due anni, i crediti deteriorati in rapporto ai prestiti totali sono diminuiti di 5 punti percentuali. Si tratta di un miglioramento certamente significativo e suggerisce che il mercato Npl in Italia sia avviato nella giusta direzione. Ma la strada è ancora lunga e sarebbe sbagliato pensare che la garanzia statale sia una panacea per il settore bancario italiano, se non ci sono certezze sul fronte economico e politico. I prossimi mesi, le prossime mosse del governo, giocheranno il ruolo più importante nel determinare se la tendenza positiva che abbiamo visto negli ultimi due anni continuerà.

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  1. gerardo coppola

    Lei sottolinea gli indubbi progressi sul versante degli NPL. Tuttavia e’ da riflettere anche sulle altre poste di bilancio. Il deleveraging messo in atto da alcune banche e’ rilevantissimo. Ha comportato una riduzione massiccia di impieghi a vantaggio dei titoli di Stato. Se non riparte l’intermediazione creditizia molti si chiedono a che servono le banche.

  2. Henri Schmit

    L’articolo è interessante ma non deve creare l’illusione la cartolarizzazione dei NPL risolva i veri problemi del sistema bancario. Lo smobilizzo è un’operazione positiva perché utile ai bilanci delle banche ma non risolutiva della radice del problema. Fino a un anno fa i FSR di BdI riconducevano la situazione disastrosa delle proprie vigilate (in percentuale un multiplo della media €-zona, in valori assoluti la metà di tutto lo stock di NPL) alla crisi finanziaria globale, scoppiata oltreoceano con i subprime, si sottolineava. Spiegare il volume esorbitante di NPL con la crisi del debito è alquanto tautologico. Pensare di superarlo attraverso la cartolarizzazione è illusorio, se non ingannevole. L’OCSE e studi commissionati dall’UE (tutto in rete) hanno individuate ragioni diverse che la cartolarizzazione non risolve: le procedure di realizzazione delle garanzie (quindi il sistema giuridico in senso lato, norme e cultura, in particolare le procedure fallimentari) oltre alle pessime abitudini nella concessione del credito (negligenza, favoritismo, frode), non adeguatamente vigilate. Per superare la crisi degli NPL – fonte di tutti i vizi del sistema bancario (in particolare delle emissioni truffaldine) – bisogna rimuovere le cause endogene, i fattori evidenziati dalle organizzazioni internazionali. Servirebbe un bell’articolo su quello che finora è stato fatto e su quello che manca; le statistiche saranno meno abbondanti, gli effetti più lenti.

    • Henri Schmit

      A pagina 26 (=p. 28 pdf) del FSR n. 1/2018 BdI menziona (in termini estremamente succinti) le misure normative (allora! = fine 2017) in preparazione in Parlamento – dopo che per 18 mesi si era parlato solo di riforma costituzionale ed ora di flat tax e reddito per i cittadini). Quel tipo di riforme sono la vera leva per superare il problema strutturale “country specific” alla radice dell’eccesso di NPL. Bisognerebbe quindi monitorare quelle riforme, difficili perché complesso, molto tecniche e ad effetto non immediato. Perché questo sembrare interessare solo il sottoscritto?

  3. avvocato del diavolo

    mi scusi ma si omette il dato essenziale. Le Banche hanno risottoscritto per intero la quota della GACS, quindi gli NPL sono diventati NPL rischio Stato Italiano. A livello di rischio, nella sostanza, non è cambiato nulla perchè un downgrade dello stato italiano renderebbe la GACS spazzatura e la ponderazione delle tranche delle Banche sarebbe peggiore che gli NPL originali. Queste non sono vere cessioni, ma trucchi contabili per spostare il problema nel tempo ed attendere, tipica mentalità italiana, i crediti davvero ceduti a terzi sono sempre sotto il 10% del totale. E vengono vendute al mercato come successi e Banche con meno rischi…

  4. Giuseppe

    Perché “pare” aver dato il consenso? Basta leggere il comunicato stampa ufficiale: http://europa.eu/rapid/press-release_MEX-18-5375_en.htm

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