Nella legge di bilancio per il 2019 oltre due miliardi sono destinati all’assunzione di nuovo personale delle forze dell’ordine. Un provvedimento del governo del cambiamento che però si inserisce in un percorso già avviato dall’esecutivo precedente.
Più di 2 miliardi nella legge di bilancio
Più poliziotti in strada uguale più sicurezza. È l’equazione scelta dal ministro dell’Interno Matteo Salvini per garantire agli italiani la possibilità di sentirsi più al sicuro. Infatti, nella legge di bilancio 2019 sono stati stanziati 2 miliardi di euro per coprire i costi fino al 2029 di 6.150 nuove assunzioni di forze di polizia, ossia polizia di stato, carabinieri, guardia di finanzia e polizia penitenziaria programmate per il quinquennio 2019-2023. Inoltre, al fine di migliorare subito il funzionamento e l’efficienza delle carceri, sono stati previsti ulteriori 194 milioni per l’assunzione anticipata di 286 unità di polizia penitenziaria. Per un totale di quasi 2,2 miliardi di risorse.
Una cifra notevole, ma che comunque non garantisce i 10 mila nuovi posti di lavoro nelle forze dell’ordine promessi da Salvini fino a un mese fa.
A prescindere dagli annunci sensazionalistici, il provvedimento serve effettivamente a ripianare un’oggettiva carenza di organico. È utile quindi provare ad analizzare i cambiamenti che nel tempo hanno riguardato le forze di polizia per dipingere il quadro generale in cui le nuove misure si inseriranno.
Quante divise ci sono oggi
Secondo i dati del Conto annuale della Ragioneria generale dello stato, che purtroppo sono aggiornati solo fino al 2016, rispetto al 2001 le forze di polizia si sono ridotte gradualmente di circa 27 mila unità, fino a raggiungere nel 2016 un minimo di circa 300 mila (figura 1). A oggi, i dati della relazione tecnica alla legge di bilancio segnalano una forza effettiva pari a 303.635, in leggero aumento ma pur sempre ai minimi.
Il corpo che più ha risentito dei tagli è stato quello della polizia penitenziaria, che in quindici anni ha dovuto rinunciare all’11 per cento del suo organico, seguito dalla polizia di stato, che ha perso circa il 10 per cento.
Figura 1 – Forze di polizia (Ps, Carabinieri, Gdf, Pp)
Nonostante il calo dell’organico, il costo a carico delle finanze pubbliche è cresciuto di circa 4,5 miliardi in quindici anni. Sicuramente, come si nota dalla figura 3, il sensibile aumento degli stipendi medi delle quattro categorie è stato uno degli elementi che ha maggiormente influito. Aumento che però non stupisce in modo particolare perché in linea con quanto avvenuto agli stipendi di molte altre categorie di dipendenti pubblici.
Figura 2 – Costo delle forze di polizia (Ps, Carabinieri, Gdf, Pp)
Figura 3 – Retribuzione media forze di polizia per contratto
Il piano del governo
In questo quadro di decrescita dell’organico delle forze di polizia sembra che il ministro dell’Interno agisca in controtendenza. Ma è davvero così?
All’articolo 30 della legge di bilancio è inserito il programma di assunzioni ideato dal governo. Si tratterebbe di assumere 6.150 nuove unità (più 286 poliziotti penitenziari) nel corso di cinque anni, con l’obiettivo di contribuire a colmare la mancanza di risorse attualmente esistente, definita come carenza organica. Il numero è calcolato come differenza tra la dotazione organica, ossia il tetto massimo stabilito per ogni corpo di polizia, e le risorse effettivamente operative.
Il piano del governo prevede nei cinque anni un incremento costante di ognuna delle forze di polizia. Per esempio, la polizia di stato aumenterà il suo organico di 1.943 unità, 389 persone ogni anno. Con l’eccezione della polizia penitenziaria, che beneficia di un’iniezione immediata di risorse più ingenti nel 2019 e nel 2020, per le “indifferibili necessità di prevenzione e contrasto della diffusione dell’ideologia di matrice terroristica in ambito carcerario” (articolo 30 legge di bilancio).
Ma la carenza di organico non è una novità
Per quanto il ministro degli Interni si erga a paladino dell’ordine pubblico, l’esigenza di colmare la mancanza di personale nelle forze dell’ordine era già stata accolta dal governo di Paolo Gentiloni. Che aveva predisposto proprio nell’ultima legge di bilancio una misura che avviava a sua volta un percorso quinquennale di assunzioni straordinarie nelle forze di polizia (articolo 1 commi 287 e 299, legge 205/2017), per un totale di 7.394 reclutamenti. Quindi, come si nota dalla tabella 1, le due misure sono pressoché equivalenti e la nuova disposizione si inserisce in un progetto più ampio, concludendo il ripianamento della carenza di organico già avviato dal governo precedente.
Tabella 1 – Ripianamento della carenza organica: il contributo dei governi Gentiloni e Conte
È anche importante sottolineare come la dotazione organica, ossia il numero massimo e ideale dei dipendenti di cui le forze dell’ordine hanno bisogno per poter svolgere le loro funzioni, a cui l’attuale governo fa riferimento per calcolare la carenza di personale sia quella stabilita dalla riforma Madia (articolo 8, legge 124/2015). Riforma che ha ridotto tramite il decreto attuativo 95/2017 il numero massimo di unità in tutti e quattro i corpi di polizia del 6 per cento, per un totale di circa 20 mila unità in meno. Quindi il piano di assunzioni si muove sulle fondamenta istituzionali di una riforma molto contestata a suo tempo dagli attuali membri del governo, perché volta a razionalizzare la pubblica amministrazione e quindi anche le forze di polizia. Non è stato avviato un piano sistematico di aumento delle dotazioni di personale in divisa. Niente di coraggioso, dunque.
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Cicci Capucci
Nel confronto con i principali Paesi europei le forze di polizia italiane risultano sovradimensionate rispetto alla popolazione. A fare la differenza sono l’organizzazione, le dotazioni digitali, la gestione manageriale. Se si vuole potenziare l’ efficacia della loro azione si deve investire su queste cose. Aumentare solamente gli organici appare il solito voto di scambio.
Savino
Un poliziotto o un carabiniere abile e arruolato non può stare in ufficio. Per scrivere sul pc può essere assunto personale civile (che deve prestare giuramento).